nella ricchezza e nella genialita di mille culture dalle radici remote, Mecca di tutte le popolazioni dei sette pianeti abitati di Aldebaran. E la sua bellezza era reale. Dietro i magnifici edifici non vi erano vicoli bui e malsani, non catapecchie, non miseria, non brutture. I Vardda avevano viaggiato un po’ dovunque, avevano visto molti paesi, facendone tesoro. Da un punto di vista unico nella storia, avevano studiato e paragonato l’inizio, l’espansione e il crollo di piu imperi, razze e culture di quanti un uomo possa enumerare nel giro di un anno, e il lavoro continuava tuttora sotto la direzione delle loro menti migliori, impegnate in un’opera di coordinamento, di studio, di indagine delle cause, di scelta, tra la massa degli elementi raccolti, dei modi e dei mezzi piu adatti a mantenere integro l’impero dei Vardda. Da secoli procedevano sicuri, e Trehearne sentiva per loro una grande ammirazione, specialmente pensando che dovevano lottare contro le naturali difficolta di una societa essenzialmente chiusa. Il loro governo era elettivo, e lo mantenevano incorrotto. Le loro leggi erano relativamente poche e semplici, e venivano rispettate. Essi non opprimevano nessuno e facevano in modo che i loro vicini non-Vardda traessero vantaggi dai loro traffici.

«Non e vero affatto» gli aveva detto Edri una volta «che siamo cosi piu dannatamente nobili degli altri. In realta probabilmente nessuno ci supera nel nostro fondamentale egoismo. E un buon affare per noi, vedete. Rendete ognuno il piu felice possibile, trattateli meglio che potete, fateli tutti ricchi, e non avrete guai; il che nuocerebbe al commercio. Le razze estere non hanno probabilmente alcuna simpatia per noi, ma non intendono certo tentare di fare a meno di noi. Quanto alla politica interna e all’amministrazione, far andare bene le cose e un semplice impulso di autoconservazione. Noi non siamo degli utopisti, per usare uno dei termini cari a voi della Terra, noi cerchiamo semplicemente di agire con buon senso.»

Guardando la citta, Trehearne pensava che avevano compiuto un’opera notevole. In effetti pochi tra i Vardda amavano la vita della citta. Llirdis era essenzialmente un mondo di proprieta separate e di piccole comunita. I sociologi vardda non erano stati ciechi di fronte al pericolo di quel corrosivo stato finale della civilta che Spengler defini megalopoli. La citta non era destinata a offrire dimora a grandi masse di popolazione. Essa era essenzialmente costituita da banche, magazzini, uffici, fabbriche totalmente destinata agli affari. La popolazione era formata principalmente da non- Vardda che vi trascorrevano soltanto le ore di lavoro. Le loro case sorgevano sui loro propri pianeti. Abitavano nella citta senza esserne prigionieri.

Quanto a Trehearne gli pareva, quella notte, che avrebbe potuto passarvi tutta una vita senza mai esserne stanco. Le piccole astronavi che percorrevano le anguste vie planetarie si posavano accanto ai superbi giganti delle vie stellari, e riversavano nella metropoli una inesauribile fiumana di visitatori, venuti a godersi i riflessi di una gloria che non avrebbero mai potuto conquistare, a sperimentare piaceri diversi, ad acquistare gemme, spezie e sete finissime di mondi che non avrebbero mai visto. La maggior parte di loro aveva aspetto umano o quasi, con la pelle di vari colori, gli abiti bizzarri o semplici, secondo le singole usanze nazionali. Altri non erano umani affatto, tranne che per intelligenza e dignita di portamento.

«Vedi quei tipi dalla pelle nera, il naso aquilino, e le ali bronzee?» Edri rispose con un cenno della mano allo sguardo interrogativo di Trehearne. «Sono di Suumis, e i tre argentei laggiu con le creste lucenti e gli abiti cremisi? Sono la razza dominante del secondo pianeta di Aldebaran, orgogliosi come Lucifero perche hanno scaglie d’argento al posto della pelle. Quel piccolo individuo bluastro e un principe mercante di Zaard, il pianeta piu lontano. Vedi il diamante, segno della sua casta?»

Trehearne vedeva tutto. Il cervello gli turbinava dal troppo vedere, udire e sentire il palpito e il fremito della citta, le folle caleidoscopiche, i gruppi dei Vardda superbi come pavoni nelle loro tuniche, splendenti di gioielli, la babele delle lingue piu bizzarre, l’onda invadente di una musica strana e dolce. E i quattro se ne andavano di luogo in luogo senza fretta, vagando dove l’umore li portava, bevendo l’oscuro vino di Antares, la frizzante birra candida di Fomalhaut, e gli innumerevoli vini di vari colori dei sistemi planetari piu remoti. Shairn si dimentico di tenere il broncio. A Trehearne ella sembrava fluttuare tra risa e chiaro di luna, seducente e irraggiungibile come una creatura apparsa in sogno. Il vino gli saliva alla testa. L’emozione, la novita, la selvaggia gioia della liberta gli mettevano indosso una specie di febbre, e le cose attorno a lui perdevano realta, turbinando sempre piu veloci in colori sempre piu vividi, come visioni evocate da una nebbia evanescente. Visi umani, semiumani, inumani, belli, grotteschi, comici. Maschere di carnevale, volteggianti come in una danza. Le donne vardda dolci come il peccato, in mille abbigliamenti di mille mondi diversi, sorridenti con bocche scarlatte. Musiche ritmate, scandite, lamentose, melodie sconosciute di ignoti strumenti, appassionate, lievi, mescolate all’odore del vino, ai profumi, all’aspro vento del mare. Danzatrici dalla pelle di smeraldo, strane bestie che si esibivano in salti di una prodigiosa abilita, un turbinare di parchi di divertimenti, di terrazze di giardini, di piazze, di alberi sconosciuti oscillanti al lume delle tre lune. Il viso ridente di Shairn, Joris animato e gioviale, e Edri con l’aria di un vitello che venisse portato al sacrificio.

Qualcosa non andava in Edri. Forse il vino aveva acuito la sensibilita di Trehearne, o forse si trattava soltanto del fatto che gli stimoli esterni avevano raggiunto una cosi folle intensita che egli ne rifuggiva infine, inconsciamente rivolgendosi a quelli familiari personificati dai suoi amici. Comunque fosse, si riscosse un poco dal suo stupore e si rese conto che mentre egli stesso e Shairn e Joris erano divenuti sempre piu allegri, Edri s’era fatto sempre piu serio rinchiudendosi in se stesso. Edri non era sobrio d’abitudine, ma Trehearne non l’aveva mai visto veramente ubriaco. Ora lo era, e continuava a bere come se su Llirdis non esistesse abbastanza vino da saziarlo, seduto in silenzio, gli occhi fissi su qualche lontananza interiore. Un’espressione preoccupata sul volto privo di bellezza. Trehearne gli rivolse la parola ed egli rispose, ma fu solo un riflesso meccanico, un suono senza significato.

Si trovavano in un luogo d’alberi e colonne di cristallo con pergolati fioriti e il cielo aperto al di sopra. Trehearne guardo gli altri. Erano felici, senza un pensiero al mondo. Poi osservo di nuovo il volto di Edri cupo e triste con lo sguardo vuoto e si acciglio. Era affezionato a Edri. Come d’improvviso, questo affetto per Edri lo invase. Chinandosi in avanti chiese: «Che cosa c’e, Edri? Che cosa c’e che non va?»

«Non ha bevuto abbastanza» rise Joris. «Ha bisogno di un po’ di vino.» Prese la bottiglia e verso un liquido color rubino nel bicchiere di Edri. Bruscamente Edri scosse il capo e respinse il bicchiere Ora egli stava fissando qualcosa dietro Trehearne. «No» disse. «Me ne vado a casa.»

«Non c’e fretta, Edri. Fermati un momento.» Era la voce di Kerrel. Trehearne trasali e voltandosi lo vide li fermo come se vi fosse stato da lungo tempo. Ora si fece avanti e sedette con loro. Trehearne non avrebbe potuto dire a che cosa stesse pensando. Non gli piaceva aver a che fare con persone di cui non poteva neppure approssimativamente immaginare i pensieri.

«Congratulazioni» disse Kerrel. «Non ne credo una sola parola, naturalmente, ma quella storia di Trehearne e davvero una bella trovata strategica.»

Joris si mise a ridere. «Il Consiglio ci ha creduto. Per di piu io ci credo, Shairn ci crede… anche Trehearne ci crede, non e vero, Trehearne?»

«Ma certo.»

«Bene, ormai e fatta» disse Kerrel come se la cosa non avesse piu importanza.

Shairn raccolse uno di quei fiori fragranti e lo lancio sulle ginocchia di Kerrel. «Mi hai dimenticata?» gli chiese con insinuante dolcezza. «Lo so. Sei un cattivo giocatore, ed e inutile affermare il contrario. Inoltre, ti ho visto di questo umore altre volte. Cosa stai rimuginando ora nella tua piccola mente?»

«Nient’altro che le solite profonde speculazioni sulla vita. E curioso quali alti e bassi presenta. Prendi oggi. Uno sfugge al bando, e un altro, un rispettabile membro della nostra comunita, vi incorre.»

«Chi?» chiese Joris, scrutando acutamente Kerrel come attraverso una nebbia.

«Arrin.»

Cadde un breve silenzio. Poi Shairn disse: «Una volta io l’ho conosciuto. E una brava persona. Non potete mandarlo a Thuvis.»

«Temo non vi siano dubbi su cio. E uno dei capi orthisti, non lo sapevate questo, no?»

La domanda non era diretta ad alcuno in particolare. «Lo sospettavamo da qualche tempo e oggi l’hanno preso. Strano comunque. Non sono riusciti a trovare nessuna delle sue carte.» Si rivolse casualmente a Edri. «Arrin e vostro amico, non e vero?»

«Lo conosco.»

«Ma come! Lo conoscete da anni.»

Edri rispose rudemente: «Conosco anche voi da tanto tempo. Non giocate al gatto e al topo con me, Kerrel. Se dovete dirmi qualcosa, ditemela.»

Kerrel si strinse nelle spalle. «Stavo solo pensando che si possono avere troppe amicizie disgraziate…»

«Volete comprendere anche me nel numero?» sbotto Trehearne, balzando in piedi.

«Oh, che vada al diavolo» disse Edri. Si alzo barcollando e getto una occhiata di fuoco a Kerrel, ma fu a Trehearne che si rivolse. «E un instancabile e degno investigatore, un buon poliziotto, come si direbbe sulla Terra, ma prende troppo gusto al suo lavoro. Me ne vado.»

Si allontano, vacillando un poco, ma sforzandosi di tenersi rigidamente eretto. Trehearne segui con lo sguardo la solitaria figura che scendeva per il viale alberato, chiazzato di ombre e di luci dorate. Esito un attimo e poi lo segui.

Edri si fermo quando si senti toccare dalla mano di Trehearne. Lo guardo in un modo curioso come se non l’avesse mai visto prima. E ora che era li, Trehearne non sapeva che cosa dire. Piuttosto goffamente gli chiese: «Posso fare qualcosa?»

«No. Grazie.»

«Mi rincresce per il vostro amico.»

«Perche mai? E un Orthista, un traditore. Merita di essere mandato a Thuvis.» Ricordando il desolato quadro di quel mondo ai confini della Galassia, e come per poco egli stesso vi fosse sfuggito, Trehearne rabbrividi. «Non ha importanza per me. Non mi sembra giusto mandare nessuno a marcire per sempre in quel cimitero. Oltretutto, poi, non riesco a convincermi che gli Orthisti siano cosi nocivi.»

Edri pose le mani sulle spalle di Trehearne. «Odiali» disse in un tono serio. «Odiali con tutto te stesso.»

Si giro e Trehearne disse quasi esasperato: «Odiarli o no, non vedo come possano costituire un cosi grave pericolo.»

«Vi e stato un messaggio, Trehearne. Molto tempo dopo la scomparsa di Orthis una delle scialuppe della sua astronave fu ritrovata nello spazio. Non vi era nulla in essa se non un messaggio, scritto a grandi lettere sulle pareti. Era rivolto ai suoi nemici e diceva: 'Non mi avete eliminato. Ai popoli della Galassia sara data un giorno la liberta delle stelle'. Capisci? C’e ancora speranza dal punto di vista di un Orthista.»

Continuo, un ubriaco che non parlava a Trehearne ora, ma a se stesso al vento, alle lune vagabonde, e a un mondo che si era fatto amaro intorno a lui. «Arrin lavorava. Tutta la vita ha lavorato, come tanti prima di lui. Studiava i documenti, le carte segrete che nessuno ha il permesso di consultare, e poi lo hanno preso. Non ha trovato cio che cercava, ma avrebbe potuto trovarlo. Ancora un po’ di tempo e avrebbe potuto scoprirlo!» Alzo lo sguardo al cielo, il cielo vuoto che si stendeva fino al limite dell’Universo. «In qualche luogo lassu, Orthis sta nella sua nave ad aspettare, ad aspettare di essere ritrovato. Ma dove? Questa e la domanda a cui nessuno ha risposto in centinaia di anni. Dove?»

Si scosto un poco, e d’improvviso fu assalito da un violento urto di vomito. Trehearne attese. Poi Edri borbotto: «E curioso, le cose che uno dice quando e ubriaco.»

«Non so niente» disse Trehearne. «Non ho sentito niente.»

«Non sentire mai niente, per il tuo bene e per il mio.» Cerco di sorridere. «Grazie. Ora sto bene. Vado a casa.»

Si allontano lentamente e Trehearne ritorno dagli altri. I fumi del vino erano un poco svaniti e la sera aveva perduto parte della sua magia. Era preoccupato per Edri.

Shairn alzo lo sguardo su di lui, gli occhi annebbiati. «Te ne sei stato via un bel po’, Michael.»

«A reggere la testa a Edri.» Kerrel era ancora li. Un umore tetro sembrava gravare su tutti. Joris sedeva con la testa chinata in avanti. Teneva gli occhi aperti, fissi tristemente sul vino rovesciato, ma evidentemente era sul punto di perdere coscienza. Shairn aveva fatto a pezzetti i pallidi fiori che aveva in grembo, spargendoli sull’erba. Nessuno parlava. Kerrel non aveva toccato il vino. Guardava Shairn, sedeva immobile e la guardava. Trehearne gli chiese: «Non avete rinunciato a lei, non e vero?»

«No.»

«Lo pensa soltanto» disse Shairn sdegnosamente. Si alzo e ando a mettersi di fronte a Kerrel. «A che cosa non te la senti di rinunciare; a me o alle mie trenta astronavi?»

Kerrel balzo in piedi. Alzo la mano e la schiaffeggio con violenza sulla guancia. Per un momento nessuno si mosse, mentre gli occhi di Shairn fiammeggiavano sempre piu grandi e poi Trehearne la spinse da parte e si fece avanti. Kerrel non aveva bevuto un solo bicchiere, la sua reazione fu pronta. Quando riusci a vedere qualcosa, pur tra un vortice di nebbia, Trehearne scorse Kerrel che si allontanava, lasciando piccole orme sul tappeto erboso la dove i suoi tacchi affondavano.

«No» lo trattenne Shairn. «Non questa volta, Michael. Lascialo andare.»

La testa gli doleva. Il vino lo appesantiva e provava un senso di vergogna. Avrebbe voluto uccidere Kerrel e non poteva.

Shairn disse penosamente: «Non sono arrabbiata. E comico, Michael. Non sono affatto arrabbiata, ho solo paura.»

«Di che?»

Вы читаете La legge dei Vardda
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату