«Non so» ella disse a Trehearne «se qualcuno ve ne abbia parlato, ma a Llirdis io sono una persona alquanto importante.»
Kerrel disse: «Ti dispiacerebbe lasciarci soli?»
«Si. Vedi Kerrel, lo sento un po’ cosa mia. In un certo senso e per colpa mia che si trova qui e intendo proteggerlo, lo voglia o no.»
«La cosa non mi garba» commento Trehearne «vengo a trovarmi nel mezzo.»
«Lo siete comunque. Non e vero, Kerrel?»
«Shairn, non voglio litigare con te qui…»
«Non intendo litigare. Sto solo facendo un’affermazione. Michael e divenuto un vero Vardda e non permettero che sia relegato a Thuvis finche non abbia fatto qualcosa che giustifichi tale provvedimento.»
Kerrel disse, come se facesse una affermazione piu che una domanda: «Ne stai facendo una questione capitale.»
«Io lottero contro di te per lui. Si deve lottare contro di te, Kerry. Stai diventando troppo sicuro di tutto.»
Kerrel ando a mettersi di fronte a lei. Trehearne non aveva visto mai nessuno cosi in collera eppure cosi completamente controllato. In quel momento incomincio a capire che Kerry era un uomo pericoloso. Shairn trasse un profondo sospiro e getto indietro il capo, e Trehearne seppe che ella pensava a tutto questo da lungo tempo, progettando, elaborando, aspettando l’occasione opportuna e che ora era soddisfatta. Non si trattava di lui, della sua vita o della sua morte. Egli non rappresentava altro che lo strumento adatto. Si trattava di Kerrel e Shairn e di una vecchia situazione.
Kerrel disse: «Ho sopportato molte cose da te, Shairn, ma vi e un limite. Io l’ho raggiunto.»
«Speravo che te la saresti presa cosi.»
Egli la guardava ed ella non parlava, ricambiando il suo sguardo con fermezza e con una strana espressione divertita.
Finalmente Kerrel disse: «Speravo non avresti agito in questo modo. Non per lui. Non per un…»
«Ma Kerrel» replico lei gentilmente: «doveva accadere qualcosa di simile, altrimenti non avresti accettato il mio rifiuto. Lo so, da tanto ho cercato di convincertene.»
Kerrel si giro e usci. Non disse niente di piu e non rivolse neppure un’occhiata a Trehearne mentre se ne andava. Trehearne lo segui con lo sguardo e rabbrividi.
«Mi siete stata di grande aiuto» disse con amarezza a Shairn. «La prima volta per poco non mi avete fatto morire, ma io credo che ora siate sulla via di riuscirci.»
«Kerrel non e cosi importante. Tutto quanto puo fare e dare un consiglio, e avrebbe suggerito Thuvis in ogni modo.» Scoppio a ridere. «Mi sento magnificamente. In realta cominciava a pesarmi.»
«Congratulazioni. E che cos’e Thuvis?»
«Ve lo mostrero.» Cerco tra gli scaffali lungo la parete finche trovo la pellicola che voleva e la inseri in un proiettore. «Questo e l’astromanuale per un settore dello spazio che fortunatamente e assai poco utilizzato. Su, date un’occhiata.»
Trehearne si curvo sulla lente. Man mano che la pellicola si svolgeva, equazioni passavano lentamente attraverso lo schermo, coordinate di una posizione dello spazio.
«Non abbiamo pena capitale a Llirdis» disse. «In effetti ci sono pochissimi criminali. Ma quei pochi vengono esiliati a vita qui.»
Premette un bottone e ogni movimento cesso. Sullo schermo apparve l’immagine di un nebuloso sole rosso sperduto in una scura solitudine, di cui a malapena una stella lontana rompeva la desolazione. Intorno a esso ruotava un unico pianeta solitario, grigio, abbandonato, senza speranza.
Dopo una lunga pausa Trehearne obietto: «Ma io non sono un criminale. Non possono…»
«Possono giudicarvi un pericolo per la societa, come gli Orthisti. Kerrel fara il possibile per spedirvi la: ne fara una questione di principio.»
Un astro morente, un mondo morente, solo sull’orlo del nulla. Trehearne lo guardava.
«Che fanno la?»
«Niente. Aspettano.»
«Che cosa?»
Indovino la risposta prima che lei parlasse. Niente piu astronavi, niente piu viaggi, nulla a cui guardare se non l’estrema liberazione della morte. Trehearne si allontano dallo schermo. Shairn sorrise.
«Paura?»
«Si.»
«Io sono dalla vostra parte.»
«Davvero? State semplicemente servendovi di me per punire Kerrel di avervi infastidita?»
«Non vi fidate di me?»
«No!»
«Ma non potete farci nulla, vero?»
«Immagino di no.»
«Allora tanto vale che cerchiate di trarne il maggior profitto.»
8
La lunga curva di decelerazione era compiuta. L’astronave ora fendeva gli spazi a una velocita planetaria. Aldebaran si era trasformato da un remoto punto di fuoco in un sole gigantesco, spaventosamente vicino. Il piccolo satellite era visibile soltanto come un pallido disco sopra di esso; la sua luce azzurrastra si distingueva appena nel dilagante bagliore dell’astro.
I Vardda si erano affollati nell’osservatorio ansiosi di cogliere una prima visione della patria. Un pesante schermo riparava ora la cupola dalla intensa luce di Aldebaran e all’ombra i viaggiatori si accalcavano a chiacchierare. Trehearne stava tra loro, interessato alla loro eccitazione, sentendosi un po’ sperduto. I loro discorsi erano discorsi di stranieri, pieni di nomi e di riferimenti che non avevano significato per lui, echeggianti di una gioia cui egli non poteva partecipare. Ritornavano a casa, ed egli non aveva casa, era l’uomo piu solo della Galassia. Su di lui incombevano i volti immaginati dei membri del Consiglio, nell’atto di pronunciare il verdetto, e, dietro di loro, nelle desolate solitudini dello spazio, il mondo morente di Thuvis lo aspettava.
Shairn lo tiro per una manica. «Eccolo la» grido. «Eccolo la, Michael, Llirdis!»
Egli segui la direzione che la mano di lei indicava, socchiudendo gli occhi per difendersi dal fulvo splendore e vide un pianeta dorato roteare intorno a loro, luminoso e bello, accompagnato nel suo moto da tre lune. Improvvisamente la maesta e la magnificenza di questa discesa dagli spazi lo invasero, dissipando i suoi timori. Era una cosa divina, entrare in un sistema solare dall’esterno, e vedere i pianeti da lontano, non piu grandi di una palla da gioco, rotanti intorno al loro sole in lente orbite eterne. L’eccitazione dei Vardda si comunico anche a lui, ma per ragioni differenti. Tra poco egli avrebbe calcato il suolo di un mondo straniero, illuminato dalla luce di un altro sole, e i venti che vi soffiavano sarebbero giunti da vette senza nome e da oceani sconosciuti. Si mise a guardare con gli altri, con la stessa intensita.
Edri getto un’occhiata al suo viso intento e sorrise. «Mirris e dall’altra parte del sole, ma se aguzzerete lo sguardo la, a destra, lontano, vedrete Suumis, il piu esterno dei nostri due prossimi vicini.»
Suumis apparve sullo sfondo delle lontane distese di spazio come una piccola mela rossa, accompagnato da un nugolo di granelli luminosi che, Trehearne lo capi subito, erano lune. Lo fisso a lungo, cercando di convincersi che la piccola mela rossa era un mondo grande come la Terra; vi rinuncio, e volse di nuovo lo sguardo a Llirdis. Si era ingrandito. Come la nave calava parve che balzasse incontro a loro, e Trehearne comincio a distinguere continenti avvolti nella nebbia, e le grandi ombre degli oceani, immersi in un’atmosfera di vapori che si accendevano di un riflesso dorato nella luce di Aldebaran. Poi si avvicino ancor piu, riempi il cielo, si estese mostruosamente e comincio a cadere…
Edri rise. «Illusione ottica. Ma impressionante, vero?»
Trehearne si passo le mani attorno alle ginocchia e assenti. Aveva il cuore in gola, le sue viscere erano sprofondate chissa dove e l’astronave piombava a una velocita spaventosa incontro al pianeta. Raggiunse l’atmosfera e vi penetro come in un bagno di fuoco. Poi vi si affondo, a precipizio, lacerandola con un lungo sibilo trionfante e negli strati piu bassi le nubi rotolavano e s’attorcevano in una furia lampeggiante la dove il nero scafo le fendeva. Trehearne chiuse gli occhi. Quando li riapri l’astronave sorvolava lentamente un oceano colore del peltro e lontano, dinanzi a se, egli scorse una costa bassa oltre la quale si stendeva un pianoro ondulato, circondato da alte montagne. Su quel pianoro distinse la balenante immensita di una citta a paragone della quale New York sarebbe sembrata un villaggio.
«Ecco» disse Edri. «Il perno e il centro della Galassia.»
Trehearne si limito a scuotere il capo. Ormai non aveva piu parole. Osservava i confini della citta estendersi sempre piu, contemplava le torri dei suoi edifici lanciate verso l’alto come a sostenere il cielo e taceva. Sempre in discesa, ma senza rumore, in un silenzioso scivolare, l’astronave si dirigeva a sud. Laggiu si stendeva per miglia la base di atterraggio delle astronavi, gli imponenti docks tra cui si cullavano i giganti delle stelle. Laggiu era un ordinato incessante, formicolante andirivieni di uomini e di macchine che, visto dal posto di Trehearne pareva ora una specie di spuma in fermento tra le file interminabili dei docks.
I campanelli di allarme squillarono. Trehearne si riscosse dal suo stupore e scese con gli altri ad attendere il momento dell’atterraggio. I secondi trascorrevano implacabili, il sangue gli martellava le tempie e i suoi muscoli si contraevano per l’eccitazione nervosa. Atterrare. Atterrare in un mondo strano, sotto uno strano sole nuovo…
Pianamente, dolcemente la grande chiglia tocco il suolo, reduce dai confini dell’Universo.
Trehearne si alzo. Gli altri si muovevano gia, riversandosi nei corridoi, ridendo, parlando, ansiosi che l’uscita di sicurezza si aprisse, ansiosi di essere a casa. Trehearne li avrebbe seguiti, ma la mano di Edri lo tratteneva e Kerrel gli stava di fronte.
«Aspetterete qui» disse Kerrel. «Edri, ne sei responsabile. Bada che non scenda dalla nave.»
Usci e di colpo per Trehearne quella punta acuta di meraviglioso stupore era svanita. Shairn gli si avvicino e gli sorrise in modo rassicurante. «Non preoccupatevi, Michael. Il vecchio Joris e mio amico.» Usci anche lei e Trehearne chiese a Edri: «Chi e Joris?»
«Il coordinatore della base. Quand’era giovane volava agli ordini del padre di Shairn.» Edri si sprofondo di nuovo in una poltrona. «Tanto vale non prendersela. Kerrel e andato a fare rapporto a Joris in persona. Non e il genere di cose a cui si vuol dare troppa pubblicita.»
«Perche a Joris? Pensavo che Kerrel dipendesse direttamente dal Consiglio.»
«Certo. Ma tutto quanto avviene in questa base deve essere notificato all’ufficio del Coordinatore. Sedete Trehearne, mi rendete nervoso.»
«Pensate che Shairn potra far qualcosa per me?»
«Lo spero. Dannazione, sedete!»
Sedette. Si udivano rumori a bordo, ma erano rumori inconsueti, l’impersonale clangore dei portelli della stiva sbattuti, il fremito delle macchine, i passi invadenti e le voci sconosciute dei portuali. I rumori della base, al di fuori, gli giungevano attutiti e smorzati come l’incessante rombo di un tuono lontano. C’era un’aria di congedo: il viaggio era compiuto. La fuori un nuovo sole splendeva, circolava un’aria mai respirata da uomini nati sulla Terra, e un intero vasto mondo aspettava, un mondo vardda, suo quanto loro; ma egli ne era tenuto lontano, egli era rinchiuso qui come un criminale, cui si impediva perfino di parlare, mentre degli stranieri stavano decidendo del suo destino. Ne era spaventato e irritato e piu si sentiva preso in trappola e impotente a liberarsi, piu s’infuriava. Il suo corpo non riusciva a star fermo. Balzo in piedi e si diede a percorrere a lunghi passi il pavimento, mentre Edri lo osservava assorto.