«Oh, vada al diavolo» brontolo Trehearne con impazienza. Era difficile discendere dalle stelle ai pettegolezzi meschini e la cosa gli seccava. «Non vedo come tutto questo mi riguardi.»

«Ve l’ho detto, so che tipo di donna e. E conosco Kerrel. E gia vostro nemico…»

Trehearne rimase stupito. «Perche?»

«Perche e suo dovere esserlo. Perche l’intera struttura dello stato vardda, che ha giurato di proteggere e basata su poche ferree leggi e voi siete in procinto di violarle tutte. Oh, non proprio voi. Vi sono coinvolti piu vasti problemi e voi sarete automaticamente immischiato. Kerrel e un uomo giusto, come egli stesso si considera, ma la sua e una giustizia non temperata dalla pieta. L’ho visto in azione troppo spesso, Trehearne. Avrete guai a sufficienza. Non offritegli anche un motivo di rancore personale.»

Il tono di Edri era cosi serio che Trehearne comincio a sentirsi a disagio. Un’alta cieca muraglia si alzo davanti a lui, al di la della quale erano la vita con le sue complicazioni, la politica e la filosofia e le lotte dello stato dei Vardda ed egli non poteva vedere attraverso o al di sopra di essa. Disse: «Ho una quantita terribile di cose da imparare. Mi sgomenta quante. Voi e Kerrel non avete simpatia l’uno per l’altro, vero?»

Edri si strinse nelle spalle. «Sospetta che io abbia delle idee non propriamente in accordo con le sue. A Llirdis, come sulla Terra, e bene stare in guardia da un uomo che abbia un suo credo.» Improvvisamente si mise a ridere. «Bene, adesso basta. Come voi stesso avete detto, dovete imparare un sacco di cose. Possiamo incominciare fin da ora.»

Trehearne lo segui prontamente per iniziare la sua rieducazione di Vardda.

7

Era straordinario con quale rapidita la Terra, con tutte le sue abitudini e le sue memorie, svanisse dalla mente di Trehearne. La lacerante angoscia della nostalgia lo riassaliva di tanto in tanto, specialmente quando giaceva solo nella sua cuccetta. Poi l’angoscia spari ed egli comincio a sentire per il suo pianeta d’origine il nostalgico affetto che si puo nutrire per un genitore adottivo il quale, pur non assolvendo perfettamente i suoi compiti, fa pur sempre parte della nostra vita; una parte conclusa, ora, ma ai cui intermezzi luminosi e gai si puo tuttavia ripensare. Non gli dispiaceva di averlo lasciato. Per un capriccio della genetica era stato fin dalla nascita straniero a quel mondo e non vi si era mai sentito veramente a casa sua. Ora rapidamente e facilmente andava ritrovando se stesso.

All’inizio vi furono periodi in cui gli pareva di sognare, gli pareva che l’astronave e tutto il resto sarebbero scomparsi ed egli si sarebbe destato. Ma via via che il suo spirito si riattivava, liberandosi dagli angusti orizzonti in cui era imprigionato, l’orgoglio e le aspirazioni ancestrali cominciavano a fremere in lui. E con questi fermenti gli nasceva dentro un insaziabile desiderio di conoscenza.

Edri era il suo miglior maestro. Chissa per quali ragioni quell’uomo brutto, dagli occhi tristi e dalla parola invariabilmente incoraggiante, l’aveva preso in simpatia! Trehearne ne era contento. Aveva bisogno di amici. Ma ce n’erano altri. Uomini e donne, per lo piu giovani, sani e pieni di se, che amavano la vita che vivevano e si divertivano un mondo alle sue stupite reazioni. Per qualche tempo lo considerarono come un animale che abbia improvvisamente imparato a parlare e a far di conto, ma poi si abituarono a lui, e non c’era mai malizia alcuna nel loro comportamento. A lui piacevano. Erano il tipo di gente che faceva per lui. Erano la sua gente.

Kerrel era corretto, ma distante. Shairn gli rivolgeva la parola quando le garbava, casualmente, come se si conoscessero da sempre e nulla di importante fosse mai accaduto tra loro. Ma talvolta gli pareva che lo guardasse in un modo che non era affatto casuale e non avrebbe saputo immaginare i pensieri di lei. Egli stava al gioco. Era difficile, quando gli ritornavano in mente tante cose. Ma resisteva. E aveva abbastanza da fare per badare alle donne. Le giornate a bordo della nave non avevano sufficienti ore per lui.

Imparava la lingua dei Vardda. Imparava i rudimenti della storia dei Vardda e le linee essenziali della loro struttura sociale. Ma, soprattutto, con innata sicurezza, imparava a conoscere lo spirito dei Vardda, il punto di vista dei Vardda, e il suo carattere si espandeva, avendo trovato un proprio scopo. Era un Vardda, e i Vardda erano gli Stellari: l’Uomo Galattico, come Edri li aveva definiti una volta, una specie unica, preparata e adatta al piu splendido tra i compiti: la conquista delle stelle.

La forza, la magnificenza di quel viaggiare! Non c’era da stupirsi che le piccole navi e i piccoli cieli della Terra gli fossero sembrati cosi meschini! Questo era il suo retaggio, la liberta delle stelle, le lunghissime vie degli spazi infiniti, le veloci astronavi che collegavano l’uno all’altro i continenti solari, aggirandosi nel golfo immoto, illimitato, senza tempo che bagnava le rive di un universo galattico.

Rimaneva a lungo, sul ponte del vascello spaziale, a studiare le complicate manovre di comando e a rompersi il capo sulle complesse difficolta dell’astronautica. Nel reparto generatori imparava a memoria il pulsare dell’astronave, ascoltando il silenzio del libero volo dopo che la manovra di accelerazione era stata compiuta. Faceva impazzire gli ingegneri, i piloti, i tecnici con domande delle cui risposte comprendeva solo la meta, ma gli rimaneva sempre una grande avidita di sapere di piu. Apprendeva molto, eppure gli pareva nulla, ed era pazzamente desideroso di imparare, di tenere in suo dominio uno di questi orgogliosi giganti degli spazi interstellari.

I Vardda lo comprendevano. La sua avidita era anche la loro, ma a loro era mancata la naturale soddisfazione. Lo accettavano. Amavano parlare, e cosi a Trehearne non mancava certo chi gli insegnasse la lingua. La sua testa pullulava delle storie che gli raccontavano: viaggi attraverso la Galassia, mondi ignoti, avvenimenti nei lontani grappoli di astri, stelle spente rotanti per l’eternita, oscure nell’oscurita con i loro nuclei congelati, improvviso spaventoso dal dardeggiare di novae; collisioni di astronavi con stelle vaganti a una velocita molto superiore a quella della luce.

Trehearne era felice. Viveva come puo vivere un bambino, in un mondo di meraviglie, dove tutto appare nuovo, vivido e ancora intatto. Ma una nuvola oscura gravava su di lui: la minaccia della legge dei Vardda e del Consiglio. Era possibile che tutto quanto egli aveva trovato gli venisse tolto. Piu si avvicinava alla fine del viaggio, piu la minaccia diveniva grande e cupa, e quando la nave entro in fase di decelerazione essa crebbe tanto da oscurare tutto il suo orizzonte.

Ormai egli sapeva di piu. Capiva come l’intera possente struttura dell’economia dei Vardda si fondasse sull’intaccabile posizione degli Stellari stessi e sulla loro abilita unica nell’Universo ad affrontare le velocita interstellari. Nel loro caso, il sangue, la razza erano tutto. Non ci poteva essere compromesso alcuno, nessuno poteva sfidare questa superiorita. Ed ecco lui stesso, un nato di razza terrestre, legato ai Vardda soltanto da alcuni geni bastardi, un compromesso e una sfida in se stesso.

«Dannazione» disse un giorno a Edri, rabbiosamente «non possono rifiutarsi di accogliermi, ora! E poi, a pensarci bene, un Vardda in piu o in meno che importanza avrebbe? Il processo di mutazione e andato perduto, io non posso certo trasmetterlo a qualcun altro e non vedo di che cosa possano aver paura.»

Edri gli getto uno sguardo cupo. «Ascoltate, Trehearne, esservi amico non mi ha certo giovato, cosi come stanno le cose, e non voglio peggiorare la situazione di ambedue aggiungendo al resto un complotto di tradimento. Se volete la risposta chiara e ufficiale, rivolgetevi a Kerrel.»

«Lo faro.»

Trovo Kerrel nel salone, assorto con Shairn e alcuni altri nel complicato gioco che per i Vardda sostituiva il bridge. In un gigantesco globo di cristallo erano sospesi alcuni piccoli sistemi solari. Attivati da una corrente magnetica, i minuscoli soli roteavano e i loro pianeti descrivevano orbite intorno a essi; guardarli dava le vertigini. Entro quel microcosmo vi erano una dozzina circa di minuscole astronavi azionate dai giocatori a distanza, e a complicare il gioco vi erano nebulose in miniatura, nubi di oscurita, e piccole comete. Lo scopo del gioco consisteva nel far circolare le astronavi senza perderne alcuna; ogni squadra cercava di raggiungere una meta fissata prima della flotta dell’altra. Trehearne aveva giocato qualche volta, ma senza alcun successo.

«Voglio parlarvi» disse, e Kerrel gli fece cenno di attenderlo. Con estrema rapidita e destrezza premette una serie di bottoni sul quadrante di controllo che gli stava di fronte. Dentro il globo un’astronave si abbasso per permettere a una lucente cometa di passare senza incidenti al disopra, sfioro una nebulosa oscura, devio di 35 gradi e compi un atterraggio perfetto su un minuscolo mondo roteante, non piu grande di un ciottolo. Alla sommita del quadrante di Kerrel un segnale luminoso si coloro di verde.

Accanto a lui Shairn perdette due astronavi in una collisione e due luci rosse marcarono i punti perduti mentre i relitti uscivano automaticamente dal gioco. Shairn non guardava il globo. Osservava Trehearne e i suoi occhi erano pieni di luce.

Kerrel cedette il suo posto a un altro e si alzo. «La biblioteca e un posto tranquillo» disse. «Possiamo andare a parlare la.» Si allontano con Trehearne. Shairn rinuncio al gioco e li segui.

La biblioteca dell’astronave tra piccola, con microlibri allineati lungo le pareti. Si trattava per lo piu di libri tecnici e Trehearne non era riuscito a cavarne fuori gran che. Si era accanito su alcuni in cui si esponeva la teoria e il funzionamento pratico delle astronavi, ma era un’impresa disperata ed egli non aveva insistito oltre. Il suo vocabolario era ancora limitato, e anche se non si fosse trattato di tecnologia la cosa era decisamente al di la delle sue capacita.

Ora egli affronto Kerrel: «Ho fatto una domanda a Edri ed egli mi ha rimandato a voi. Cosi la faro di nuovo. Perche il Consiglio dei Vardda dovrebbe aver timore di accettarmi?»

Kerrel s’appoggio con le mani alla spalliera di una sedia e riflette un momento.

«Voi vi rendete certamente conto di quale sia la posizione dei Vardda tra tutte le altre razze della Galassia.»

«Si. E non vedo in che modo potrei intaccarla.»

«La vostra visione non e chiara. Vi sono molti mondi nello spazio, Trehearne. Milioni e milioni di persone vivono in essi. Sapete che ne pensano di noi?»

«Non ci ho mai riflettuto.»

«Ci odiano. Ci invidiano. E abbastanza naturale. Sono prigionieri nei loro sistemi solari, costretti ad assistere allo spettacolo di stranieri che monopolizzano i loro rapporti commerciali con altre stelle, ma naturale o no, e un fattore di cui dobbiamo tener conto.»

Trehearne disse con impazienza: «Che ci possono fare? Non possono mutare e non possono neppure tentare di obbligarvi a rivelare il vostro segreto. Esso ando perduto migliaia di anni fa. Voi siete al sicuro.»

«Ci sono pero gli Orthisti.»

«Chi sono?»

Kerrel parve lievemente sorpreso. «Pensavo che Edri ve lo avesse detto. No? Ma avete naturalmente sentito parlare di Orthis, lo scopritore del processo di mutazione. Era un grand’uomo, Trehearne. Un uomo brillante, un genio, il fondatore della nostra razza, ma non era un uomo pratico. Per troppo tempo visse solo nello spazio, per troppo tempo lavoro solo a bordo di un’astronave. Non conosceva gli esseri umani, non capiva le dure, aspre necessita della vita, la legge dell’autoconservazione. Egli voleva trasmettere il segreto — e con esso la liberta delle stelle — a tutti.»

Si interruppe, come aspettando che Trehearne parlasse. Ma Trehearne, pur riflettendo intensamente sul problema, non disse parola.

«Orthis» riprese Kerrel «non seppe vedere quello che fortunatamente altri videro, cioe che rivelare il segreto a tutte le razze della Galassia avrebbe significato guerre e conflitti di cosi dilaganti proporzioni che tutti i sistemi solari, incluso il nostro avrebbero potuto esserne distrutti. Egli rimase accanitamente fedele alle sue idee e infine fuggi da Llirdis in urto col governo, deciso a fare di testa sua. Fu inseguito, naturalmente, e gli fu impedito di attuare i suoi progetti cosicche il suo tentativo falli, ma non fu mai catturato. Disparve lontano, ai limiti estremi della Galassia, e il segreto disparve con lui. Ed ecco da dove nascono i guai, Trehearne. Qualche tempo dopo Orthis mando un messaggio che suscito nei suoi seguaci la speranza che la sua astronave non fosse stata distrutta, che stesse invece aspettando in qualche luogo di essere rintracciata, insieme al segreto. Ora, dopo mille anni, sperano ancora.»

Trehearne scosse il capo. «Io certo non posso dir loro dove si trovi l’astronave, cosi, che cosa c’entro io in tutto questo?»

«Ma non vedete in che modo potrebbero servirsi di voi? Uno straniero, un bastardo, ma in grado di affrontare voli interstellari, l’effetto sul movimento orthista sarebbe enorme, e non solo a Llirdis. Gli abitanti di tutta la Galassia, avidi di possedere quel che noi possediamo, vi sfrutterebbero come un simbolo di quanto considerano la loro emancipazione. Io ho una fantasia fervida, ma mi perdo se provo a immaginare tutti i guai che potrebbero nascere da questa situazione.»

Un senso di freddo si insinuava in Trehearne, afferrandolo allo stomaco. Quel che Kerrel diceva era logico. Gli ripugnava doverlo ammettere, ma era logico. Disse aspramente: «Benissimo, ma ci deve essere una scappatoia, un mezzo per sistemare la mia posizione, intendo. Da quel che ho capito il Consiglio dei Vardda e costituito da uomini politici, e un uomo politico puo aggirare qualsiasi ostacolo voglia.»

«Si» disse Shairn dalla soglia «particolarmente quando le persone adatte li convincono che e bene fare cosi.»

I due uomini si volsero sorpresi. Ella avanzo, sorridendo imparzialmente a entrambi. Trehearne s’accontento di sorriderle, ma il volto di Kerrel si induri improvvisamente.

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