«Anche» assenti Edri gentilmente «per un Vardda. Trehearne, siamo soli nella Galassia. Secoli fa la nostra stirpe fu fondata da un uomo a nome Orthis, il cui sistema di mutazione controllata ci rese quel che siamo, i Vardda: gli Stellari. Esiste in noi una diversita, una condizione particolare della carne. Per noi non c’e dubbio. Per voi… il vostro sangue e misto. Ma sotto ogni altro aspetto siete in possesso di tutti i nostri caratteri ancestrali. E puo anche darsi che la mutazione sia riuscita in voi.»

La sua voce era piena di speranza, ma non di convinzione. Trehearne aggrotto la fronte, nel tentativo di afferrare il senso di quelle parole. Era difficile riflettere, difficile credere razionalmente, malgrado quanto i suoi sensi gli dicevano. Tutto era accaduto troppo in fretta. Troppo in fretta e troppo stranamente. Intravide il volto di Shairn. Era pallida e comprese che d’improvviso ella cominciava ad aver paura.

«Lottate» ripete Edri. «Ricordatevi di questo.»

In tutta la nave i campanelli risonarono acuti.

Trehearne si aggrappo ai braccioli della sedia su cui si era adagiato. Per un breve attimo di panico desidero alzarsi e fuggire, ma udi il sonoro fragore degli sportelli che si chiudevano e capi che non c’era piu nulla da fare. Tutti ora erano seduti. I campanelli echeggiarono di nuovo. Si strinse le braccia attorno al corpo tenendo lo sguardo fisso su Shairn.

Rapida, lieve e maestosa come la mano di Dio, l’accelerazione lo schiaccio. Emettendo un tuono immenso, ma sopportabile, la nave si lancio nel cielo e per la prima volta nella storia orecchie terrestri udirono il fantomatico sibilo dell’atmosfera contro lo scalo saettante.

5

Quel grido lamentoso sali in un crescendo e poi si spense. La Terra era sparita. Se ne erano allontanati. Anche il suo cielo era ormai dietro di loro. Un peso come una montagne opprimeva Trehearne, ed egli aveva terribilmente paura.

Attese che la pressione diminuisse. Le tempie gli scoppiavano, respirare era un’agonia e pensava: non puo continuare cosi, bisogna che finisca. Ma non finiva. Ci fu un mutamento di tono nella vibrazione dei motori. Lo senti salire, sempre piu in alto, finche supero la barriera del suono e, mentre saliva, la pressione aumentava. La cassa toracica gli comprimeva i polmoni. Ogni cosa intorno a lui comincio a ondeggiare e ad annebbiarsi, a svanire in un crepuscolo rossastro.

E la pressione cresceva.

Qualcosa gli stava accadendo. Qualcosa di strano e di inumano. Era un aviatore, un pilota provetto. Gli era gia capitato di sperimentare gli effetti della pressione. Aveva affrontato tutti i rischi che un potente apparecchio puo affrontare e non gli era mai capitato di venir meno. Ma questo era diverso. Questo se lo sentiva nelle fibre, negli atomi stessi del suo essere. Questa era una velocita di fronte a cui le velocita dei razzi piu rapidi erano nulla. Questa era la velocita di un volo interstellare. Ed egli la sentiva lacerargli le cellule della sua propria carne, strapparle, fendere il tessuto della sua esistenza fisica. Una diversita, una condizione particolare della carne. 'Per noi non c’e dubbio, ma per voi…'.

L’angoscia divenne terrore, il terrore si muto in panico cieco. Il suo corpo era sul punto di scindersi, di dissolversi in un’informe rovina, in un mucchio di brandelli sanguinolenti. Quel corpo di cui era stato tanto orgoglioso, questo essere stellare che era solo una beffa, un inganno. La mutazione non era riuscita. Sarebbe morto, avrebbe finito di essere. Sarebbe…

Lontano, lontano una voce, la voce di Shairn gridava: «Io l’ho ucciso. Povero Michael, non volevo che morisse!»

Povero Michael. Un bastardo, un simulacro vivente. Orgoglioso Michael, che pensava di essere cosi dannatamente in gamba e non valeva nulla. Idiota di un Michael che era corso dietro a una strega. Ed ella non aveva inteso farlo morire. Non si era adirata fino a questo punto perche egli l’aveva trattata da pari; non era stato bello forse, ma l’aveva trattata da pari a pari, benche non lo fosse. Era gentile da parte sua non desiderare realmente che morisse. Incomincio di nuovo a distinguere il suo viso. Non era sicuro se si trattasse di una visione reale o solo del ricordo di come gli era apparsa prima di entrare in agonia. Ma poteva vederla pallida, sconvolta. Era contento di poterla vedere. Sedeva di fronte a lui e non era molto lontana. In qualche modo, pressione o non pressione, l’avrebbe raggiunta. Avrebbe stretto le mani intorno al suo bianco collo e poi avrebbero dimenticato il volo interstellare e non sarebbe importato nulla che lui fosse un bastardo e lei no. Comincio di nuovo a lottare contro la pressione.

Desiderava cosi poco! Solo alzarsi e percorrere la breve distanza che li separava e serrare le dita intorno alla nuca di lei premendo i pollici sulle grandi arterie. Cosi poco. Ed era rabbiosamente deciso a farlo. Lotto. Non aveva nulla con cui battersi se non la forza di volonta e l’istintivo impulso dell’organismo ad aggrapparsi alla vita sinche ne rimaneva anche un solo barlume. Voleva alzarsi, e lottava, una lotta interna senza suoni, ne gesti, una cieca battaglia per riconquistare il controllo del proprio corpo. Il suo volto si contorceva come quello di un uomo che sollevi qualcosa di estremamente pesante e il sudore colava su di esso. Lentamente, le sue mani si mossero lungo i braccioli della poltrona, si contrassero, si serrarono a pugno. I muscoli delle braccia si tesero e poi anche i grandi fasci del torace e dell’addome in uno strenuo sforzo di movimento e i polmoni ripresero faticosamente a sollevarsi, inspirando, espirando e inspirando ancora e il debole battito del suo cuore si arresto per un attimo, riprese vigore e torno a farsi sentire con maggiore regolarita. La rossa nebbia che l’avvolgeva si dissipo un poco e riusci a vedere Shairn piu distintamente. Ella lo fissava con intensita, la bocca e gli occhi spalancati, comicamente sbalordita. Poi la testa di Edri si frappose tra loro, celandola al suo sguardo, e Edri gridava ma il sangue pulsava cosi violento nelle orecchie di Trehearne che non riusciva a distinguere le parole. Alzo una mano e cerco di respingere Edri. Non voleva perder di vista Shairn. Una terribile esaltazione lo possedeva. Stava per vincere. Stava per alzarsi e per fare cio che desiderava. I tendini delle sue gambe si contorsero e si tesero. La pressione non lo opprimeva piu cosi forte e le terribili vibrazioni della velocita non lo sconvolgevano piu con tanta violenza. Si piego un poco in avanti, traendo profondi, affannosi respiri e il suo corpo si irrigidiva e si tendeva…

«Vivra, ce l’ha fatta. Michael…»

La voce di Shairn sottile e cauta gli giunse attraverso il rombare dei timpani. Per un momento non comprese il significato della frase. Poi lentamente gli si chiari che cosa avesse inteso dire. E poi, ancora piu lentamente, si rese conto che era vero. Sentiva la vita rifluire in lui. Ne riprendeva il controllo, un semplice fatto di tendere i muscoli in un certo modo e l’agonia delle vibrazioni diminuiva, gli atomi del suo corpo erano salvi da quella terribile dissoluzione. Era solo una questione di forza, non quel genere di forza che puo sollevare enormi pesi, ma una forza piu penetrante, una forza elastica che legava insieme i tessuti del corpo, rendendoli flessibili come l’acciaio. Da bambino se ne era servito senza saperlo, poi per anni nel collaudo di apparecchi a grandi velocita. Ecco perche non era svenuto, ne era mai stato atterrito, come gli altri, dallo spettro dell’inerzia che li attendeva alla fine della picchiata. Ora infine aveva scoperto lo scopo cui il suo corpo era destinato. Dimentico Shairn. Non gliene importava piu nulla. Aveva vinto, era vivo, avrebbe vissuto e non era un inganno o un capriccio della natura e neppure un bastardo. La mutazione era riuscita. La vista gli si andava schiarendo rapidamente. Sollevo il capo e si guardo intorno e tutti lo fissavano intensamente, i Vardda, gli Stellari, che si erano dimostrati cosi sicuri della sua morte. Parlavano tra loro con voci eccitate, si alzavano e gli si avvicinavano ed Edri gli batteva sulle spalle. Li allontano tutti e si alzo a sua volta.

«Sono uno di voi, ora» dichiaro. «Ho superato la prova.» Improvvisamente si senti esausto e stremato dall’emozione ma non voleva mostrarlo. Stava eretto di fronte a loro; Shairn lo prese tra le braccia e lo bacio. Trehearne disse: «Siete contenta che non sia morto?»

«Certo. Oh, certo.»

«Vi sareste sentita un po’ colpevole, non e vero?» L’allontano da se e la guardo. Era molto bella. La sua gola palpitava bianca. Fissandola penso a quanto avrebbe voluto fare solo pochi minuti prima, e poi scosse il capo. Disse lentamente: «Vi devo qualcosa, Shairn. Non lo dimentichero.»

Il tono di lui non le piacque e corrugo la fronte in una linea oscura. Poi si giro e alle sue spalle Trehearne vide Kerrel, intento a fissarlo con uno strano sguardo che ricambio come una sfida. «Non trovo nessun gusto a condannare un uomo, specialmente se non ho nulla contro di lui. Ma si creano altri problemi. Voi non potete averne un’idea, Trehearne, ma quello che avete compiuto vi mette automaticamente in conflitto con le norme fondamentali della legge dei Vardda, e non so come il Consiglio risolvera la questione.» Volse lo sguardo a Edri e disse con una voce curiosamente piana: «Ne potrebbero derivare le piu gravi conseguenze.»

Se era un’esca, Edri non abbocco. Sorrise e osservo: «Non e il momento di preoccuparsi delle conseguenze. Andro a cercare una cabina per Trehearne e una bottiglia per me e ci apparteremo per una piccola celebrazione. Un uomo non diventa un Vardda tutti i giorni.» Prese Trehearne per il gomito e lo sospinse verso la porta. «Andiamo.»

La nuova forza di Trehearne non l’aveva abbandonato — era in apparenza automatica, una volta in moto, come il battito del cuore — ma le sue risorse naturali gli sfuggivano come acqua da un setaccio. Usci nel corridoio senza barcollare, ma dopo pochi passi si aggrappo alla parete e disse tristemente: «Penso che non ce la faro.»

Il corridoio gli sembrava lungo un miglio ma infine giunsero a una cabina, piccola e funzionale, e Trehearne si lascio cadere sulla cuccetta. Edri si allontano e ritorno dopo un minuto con una bottiglia. Il liquido, qualunque fosse, gli ando giu come fuoco ardente e Trehearne si senti meglio. Depose il bicchiere e incomincio a guardarsi le mani, girandole e rigirandole come se non le avesse mai viste prima.

«Potrebbero essere le mani di chiunque» mormoro.

«Ma non lo sono. E voi non siete un uomo qualunque. Come Kerrel vi ha detto, non avete ancora idea di cio che avete compiuto, ma col tempo ve ne renderete conto.»

«E vero, allora, della mutazione?»

«Oh, certo, del tutto vero. La forma e la struttura delle cellule del vostro corpo e del mio sono diverse da quelle degli altri uomini. A causa di questa diversa forma e struttura i vostri tessuti e i miei hanno nell’involucro delle cellule una forza di tensione che puo resistere senza collassi all’incredibile pressione dell’accelerazione. E io credo non sappiate quale fortuna sia stata per voi che la mutazione fosse un carattere recessivo che alla fine si e affermato.» Riempi di nuovo i bicchieri lentamente, momentaneamente distratto da qualche suo remoto pensiero, poi aggiunse oscuramente: «Un giorno vi narrero la storia di Orthis, che scopri il segreto della mutazione. E una nobile e gloriosa storia ma ha una fine vergognosa. Egli… No. Dimenticate. Meno ne sapete meglio e. Inoltre stiamo celebrando l’avvenimento. Beveteci su.»

Trehearne bevve. La testa gli girava e si sentiva un vuoto dentro. Il bicchiere era pesante nelle sue mani. Chiese: «Vi saranno guai quando giungero a Llirdis?»

«Abbastanza per allora, Trehearne. Preoccupatevene quando verra il momento.»

Ma egli gia non se ne dava piu pensiero. Llirdis: pronuncio ancora quel nome ed esso suono strano in bocca sua. Llirdis. Un nome e un mondo dei quali nulla aveva mai sentito fino a poche ore prima, e ora… il vuoto dentro di lui si riempi improvvisamente di una nostalgia, di un anelito misto a terrore. Giro lo sguardo sulle pareti di acciaio che lo rinchiudevano, e seppe dov’era, in una irreale astronave, con gente straniera, lanciata a una velocita superiore a quella della luce attraverso il nulla, verso una stella ignota… lo stomaco gli si contrasse, facendogli fluire un sapore amaro che gli brucio la gola e le sue mani erano fredde come quelle di un morto. La Terra era scomparsa. La sua terra, il cielo, le montagne, l’alba, le vie delle citta, le strade di campagna, i volti e le voci della gente, gli uomini con i quali aveva lavorato, le donne che aveva avute o che aveva desiderate, tutte le cose familiari: il traffico, i bar, i nomi delle nazioni i libri, i quadri, la storia; a che gli serviva ora tutta la storia che aveva studiato, dove collocare Cesare tra le stelle? La Terra era scomparsa e pure il Sole con lei e in un certo modo era come se fosse morto; e come ricominciare a vivere poi di nuovo, da straniero? Vi era questa cabina e al di la delle sue pareti non vi era mondo, ne luce del Sole, nulla. Nulla.

Nulla…

Edri lo condusse rapido in una cameretta attigua, lasciandolo solo con i suoi pensieri, e poi premette un bottone accanto alla porta della cabina. Immediatamente comparve il medico di bordo. Lo sdraiarono di nuovo sulla cuccetta e un ago baleno nella luce sospingendolo in un mondo dove non vi erano neppure sogni.

Sullo schermo numero Quattro della cabina di comando dell’astronave un piccolo punto che rappresentava un isolato sole giallo, tremolo, impallidi e scomparve.

6

Trehearne guardo in su dalla cuccetta e chiese: «Quanto tempo ho dormito?»

«Circa ventiquattro ore secondo un calcolo terrestre» rispose Edri. «Ne avevate bisogno.» Si chino su Trehearne e gli porse un prosaico pacchetto di sigarette americane. «Fumate?»

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