«Peccato.»
Hunter la aiuto ad assumere una posizione eretta. «Be’,» commento Porta insonnolita «ci aveva avvertiti che era forte.»
Poi Porta si sveglio completamente, di colpo, in fretta. Afferro la spalla di Richard e punto il dito verso lo stemma sul muro, la S sinuosa come un serpente circondata di stelle. Rimase senza fiato, e sembrava in tutto e per tutto un topo che si e appena accorto di essersi svegliato in un allevamento di gatti.
«Serpentine!» disse a Richard, a Hunter. «E il cimiero di Serpentine. Richard, alzati! Dobbiamo scappare — prima che scopra che siamo qui…»
«E tu pensi» disse una voce asciutta dalla soglia «di poter entrare nella casa di Serpentine senza che Serpentine lo sappia, bambina?»
Porta indietreggio contro il legno che copriva i muri della scuderia. Tremava. Nonostante il martellamento che aveva in testa, Richard si rese conto di non aver mai visto Porta spaventata, finora.
Serpentine era rimasta sulla soglia. Indossava un corsetto di pelle bianca, alti stivali di pelle dello stesso colore e i resti di quello che sembrava essere stato, tanto tempo prima, un vestito da sposa in seta e pizzo decisamente fru fru, e che ora era ridotto a brandelli, strappato e macchiato di fango. Torreggiava su tutti loro: la folta e arruffata massa di capelli che cominciavano a ingrigire sfiorava l’architrave della porta. Aveva occhi penetranti, e la bocca era uno squarcio crudele su un volto autoritario.
Guardo Porta come se pensasse che il terrore le fosse dovuto, come se non fosse solo avvezza alla paura, ma se l’aspettasse, addirittura la desiderasse.
«Calmati» disse Hunter.
«Ma e Serpentine» piagnucolo Porta. «Delle Sette Sorelle.»
Serpentine inclino cortesemente il capo. Poi si allontano dalla soglia. Dietro di lei c’era una donna magra dal viso severo e dai lunghi capelli scuri, che indossava un vestito nero stretto alla vita sottile. La donna non disse nulla.
Serpentine raggiunse Hunter.
«Hunter ha lavorato per me, tanto tempo fa» disse Serpentine. Allungo un dito bianco e accarezzo dolcemente la guancia bruna di Hunter, un gesto di possesso e di affetto. Poi, «Hai badato al tuo aspetto meglio di me, Hunter.»
Hunter abbasso lo sguardo.
«I suoi amici sono miei amici, bambina» disse Serpentine. «Sei Porta?»
«Si» rispose Porta, la bocca arida.
Serpentine si rivolse a Richard. «E tu cosa sei?» chiese, per niente impressionata.
«Richard» rispose lui.
«Io sono Serpentine» gli disse con cortesia.
«Cosi ho arguito» commento Richard.
«C’e del cibo che vi aspetta» disse Serpentine «se desiderate interrompere il vostro digiuno.»
«Oddio, no» gemette educatamente Richard.
Porta non apri bocca. Era ancora con le spalle contro il muro, e ancora tremava dolcemente, come una foglia nella brezza estiva.
«Che c’e da mangiare?» chiese Hunter.
Serpentine guardo la donna dal vitino di vespa rimasta sulla soglia. «Be’?» fece.
La donna ammicco con il sorriso piu freddo che Richard avesse mai visto solcare un volto umano. Quindi disse «Uova fritte uova in camicia uova in salamoia cervo al curry cipolle in salamoia aringhe in salamoia aringhe affumicate aringhe sotto sale funghi in umido bacon salato cavolo ripieno stufato di montone gelatina di stinco di vitello…»
Richard apri la bocca per implorarla di smettere, ma era troppo tardi. Improvvisamente, violentemente, disperatamente, diede di stomaco.
Voleva qualcuno che lo sostenesse e gli dicesse che sarebbe andato tutto bene, che presto si sarebbe sentito meglio; qualcuno che gli desse un’aspirina e un bicchiere d’acqua, e lo riportasse nel suo letto. Ma nessuno lo fece; e il suo letto distava un’altra vita da li. Si lavo il vomito dal viso e dalle mani con l’acqua del secchiello. Poi si sciacquo la bocca con cura. Quindi, oscillando lievemente, segui le quattro donne per la prima colazione.
«Passami la gelatina di stinco di vitello» disse Hunter con la bocca piena.
La sala da pranzo di Serpentine era posta su quella che a Richard parve la piu piccola banchina di metropolitana mai vista. Era lunga circa quattro metri, la maggior parte dei quali era occupata da un tavolo da pranzo su cui era stata stesa una tovaglia di damasco bianco, apparecchiato in modo molto formale e ricco di argenti. Il tavolo era sommerso di cibarie maleodoranti. Secondo Richard, la puzza peggiore proveniva dalle uova di quaglia in salamoia.
La pelle di Richard sembrava appiccicaticcia, gli occhi parevano essere stati inseriti male, mentre il cranio dava la vaga impressione di essere stato scambiato con uno di due o tre misure piu piccolo.
Un treno della metropolitana passo a qualche centimetro da loro, e il vento causato dal suo passaggio sferzo la tavola imbandita. Il rumore del treno attraverso la testa di Richard come un coltello rovente che sezioni un cervello. Emise un lamento.
«Il tuo eroe non regge il vino, a quanto pare» osservo imperturbabile Serpentine.
«Non e il mio eroe» disse Porta.
«Invece ho paura che lo sia. Si impara a riconoscere il genere. Qualcosa negli occhi, forse.» Si rivolse alla donna in nero, che a quanto pareva fungeva da una sorta di maggiordomo. «Un tonico per il signore.»
La donna fece un sorriso secco e scivolo via.
Porta si servi dal piatto di funghi. «Ti siamo molto grati per tutto questo, Lady Serpentine» disse.
Serpentine arriccio il naso con disprezzo. «Solo Serpentine, bambina. Non ho tempo per stupidi titoli onorifici. Dunque, tu sei la figlia maggiore di Portico.»
«Si.»
Serpentine tuffo un dito nella salsa salmastra che conteneva quelle che sembravano numerose piccole anguille. Si lecco il dito e fece un cenno di approvazione. «Non ho mai avuto molto in comune con tuo padre. Tutte quelle ridicolaggini sul fatto di riunire il Mondo di Sotto. Stupidaggini, balle! Che uomo sciocco. Andava solo in cerca di guai. L’ultima volta che l’ho visto gli ho detto che se avesse rimesso piede qui l’avrei trasformato in un orbettino.» Si rivolse a Porta. «A proposito, come sta tuo padre?»
«E morto» rispose Porta.
Serpentine sembrava molto soddisfatta. «Visto?» commento. «Proprio come dicevo io.»
Porta, invece, non disse nulla.
Serpentine afferro qualcosa che aveva tra i capelli e lo esamino con attenzione, per poi schiacciarlo tra pollice e indice e lasciarlo cadere sulla banchina. Quindi si rivolse a Hunter, che stava divorando una montagnola di aringhe in salamoia. «Sei a caccia della Bestia, allora?» disse.
Hunter fece cenno di si, con la bocca piena.
«Di sicuro ti servira una lancia» continuo Serpentine.
La donna dal vitino di vespa si trovava ora accanto a Richard, con in mano un piccolo vassoio. Sul vassoio c’era un bicchierino contenente un liquido dall’aggressivo color smeraldo. Richard lo fisso, poi guardo Porta.
«Cosa gli dai?» chiese Porta.
«Niente che possa fargli male» disse Serpentine con un sorriso glaciale. «Siete ospiti.»
Richard tracanno il liquido verde, che sapeva di timo, menta piperita e mattine d’inverno.
Lo senti scendere, e si preparo a cercare di evitare che risalisse. Fece un respiro profondo e si accorse con un po’ di stupore che invece la testa non gli doleva piu.
E che aveva una gran fame.
Old Bailey non era, intrinsecamente, una di quelle persone messe al mondo per raccontare barzellette. Nonostante questo handicap, continuava imperterrito a raccontarle. Le barzellette che si ostinava a riferire tendevano a essere storielle eccessivamente lunghe dal finale paradossale, di norma un infelice gioco di parole che, peraltro, spesso e volentieri Old Bailey non riusciva a ricordare al momento giusto.
Gli unici ascoltatori delle barzellette di Old Bailey erano i suoi uccelli in gabbia e, in particolare i corvi comuni, vedevano le storielle come parabole profonde e filosofiche recanti profondi e penetranti indicazioni di cio che significa essere umani, e in realta ogni tanto gli chiedevano di raccontarne qualcuna.
«Va bene, va bene, va bene» stava dicendo Old Bailey. «Se l’avete gia sentita, fermatemi. C’e un uomo che entra in un bar. No, non era un uomo. E per questo che fa ridere. Scusate. Era un cavallo. Un cavallo… no… un filo. Tre fili. D’accordo. Tre fili entrano in un bar.»
Un gigantesco vecchio corvo gracchio una domanda.
Old Bailey si sfrego il mento, poi si strinse nelle spalle. «Lo fanno e basta. E una barzelletta. Nelle barzellette possono camminare. Chiede un drink per se e per i suoi amici. E il barista dice, qui non serviamo i fili. A un filo. Questo torna dagli amici e riferisce che in quel bar non servono i fili. Vedete, e una storiella, percio anche il secondo filo va dal barista, e gli altri restano al tavolo, perche sono in tre, giusto? Finche l’ultimo, invece di andare al bancone, ordina il drink ad alta voce da lontano…»
Il corvo gracchio di nuovo, con espressione saggia.
«I drink. Va bene, sono tre. E il barista, arrivato al tavolo con i bicchieri, gli fa, ehi, ma non sei un pezzo di filo anche tu? E il filo gli risponde, no di certo, non ti sei accorto che sono solo un gran filone? Capito? Filo, filone. E una battuta. Molto, molto divertente.»
Gli storni rumoreggiarono educatamente. I corvi annuirono e chinarono la testa da un lato. Poi il corvo piu anziano gracchio di nuovo qualcosa a Old Bailey.
«Un’altra? Non sono mica fatto di ilarita, io. Lasciatemi pensare…»
Dalla tenda si udi un rumore. Un suono profondo e pulsante, come il battito di un cuore lontano. Old Bailey si precipito dentro. Il rumore proveniva da una cassapanca di legno in cui teneva le cose di maggior valore. Apri la cassapanca.
Il battito divenne molto, molto piu forte.
La scatolina d’argento era posta in cima ai tesori di Old Bailey. Allungo una mano nodosa e la prese. Dentro, una luce rossa pulsava e brillava ritmicamente, come un cuore che batte, e risplendeva all’esterno attraverso la filigrana, le incrinature e le cerniere.
«E nei guai» disse Old Bailey.
Il corvo piu vecchio gracchio una domanda.
«Il Marchese» rispose Old Bailey. «E in grossi guai.»
Quando Serpentine allontano la sedia dal tavolo, Richard era a meta del secondo piatto di cibo.
«Penso di avere adempiuto ai miei doveri di ospite» disse. «Bambina, giovanotto, buon giorno. Hunter…» fece una pausa. Quindi passo un dito simile a un artiglio lungo la linea della mascella di Hunter. «Hunter, sei sempre la benvenuta.»