Dal buio, una calda voce femminile domando, «Pss. Avete idea di dove sia il prossimo mercato?»

Usci alla luce. Portava gioielli d’argento, i capelli neri acconciati alla perfezione. Era molto pallida e il suo lungo abito di velluto era nero ebano.

Richard la riconobbe immediatamente, sapeva di averla gia vista anche se gli ci volle qualche istante per ricordare dove: il primo Mercato Fluttuante, ecco dove: da Harrods. Gli aveva sorriso.

«Stasera» disse Hunter. «Belfast.»

«Grazie» disse la donna. Aveva degli occhi davvero incredibili, penso Richard. Del colore della digitale.

«Ci vediamo la» disse, e mentre lo diceva guardava Richard. Poi distolse timidamente lo sguardo.

Rientro nell’ombra e scomparve.

«Chi era?» chiese Richard.

«E una Velluto, si fanno chiamare cosi» rispose Porta. «Durante il giorno dormono qua sotto, e la notte salgono nel Mondo di Sopra.»

«Sono pericolose?»

«Tutti sono pericolosi» disse Hunter.

«Sentite,» disse Richard «per tornare al mercato. Chi decide dove farlo svolgere e quando? E come fanno le prime persone a saperlo?»

Hunter si strinse nelle spalle.

«Porta?»

«Non ci avevo mai pensato.»

Svoltarono un angolo.

Porta sollevo la lampada. «Proprio niente male» commento.

«E veloce, anche» aggiunse Hunter. Con la punta delle dita sfioro il dipinto sul muro di roccia. La pittura era ancora fresca.

Si trattava di un ritratto di Hunter, Porta e Richard. E non era affatto lusinghiero.

Il ratto nero entro nella tana dei Dorati con la testa bassa e le orecchie all’indietro in segno di deferenza. Striscio in avanti, squittendo e schiattendo.

I Dorati si erano costruiti la tana in un cumulo di ossa. Tali ossa un tempo erano appartenute a un mammut peloso, e risalivano alle epoche glaciali quando le grandi bestie lanuginose percorrevano in lungo e in largo la tundra innevata dell’Inghilterra del sud come se, a detta dei Dorati, ne fossero i proprietari.

Quel mammut in particolare, quantomeno, era stato disilluso al riguardo in maniera piuttosto esauriente e decisamente definitiva da parte dei Dorati.

Alla base del cumulo di ossa, il ratto nero fece l’inchino, poi si sdraio sulla schiena esponendo la gola, chiuse gli occhi e attese.

Dopo un po’ uno squittio dall’alto gli disse che poteva girarsi.

Uno dei Dorati striscio fuori dal cranio del mammut, in cima alla catasta di ossa. Striscio lungo la vecchia zanna d’avorio, un ratto dalla pelliccia dorata e gli occhi color rame, delle dimensioni di un grosso gatto domestico.

Il ratto nero parlo. Il Dorato ci penso un attimo e sbraito un ordine. Il ratto nero si rotolo sulla schiena, esponendo nuovamente la gola per un momento. Quindi una torsione e un dimenamento e aveva ripreso la sua strada.

Naturalmente, il Popolo delle Fogne esisteva gia prima della Grande Puzza, e aveva vissuto nelle fognature del periodo elisabettiano, della Restaurazione e della Reggenza, quando un numero sempre maggiore di vie d’acqua londinesi veniva imbrigliato in tubazioni e passaggi coperti, quando la popolazione produceva quantita sempre maggiori di immondizia, di rifiuti, di effluenti. Fu dopo la Grande Puzza, pero, dopo il grande progetto vittoriano di costruzione di fognature, che entro in possesso di cio a cui aveva diritto.

Se ne trovavano membri in ogni zona delle fogne, ma per le loro abitazioni permanenti avevano scelto alcuni degli ambienti a volta di mattoni rossi, simili a chiese, dell’area est, alla confluenza di molte delle ribollenti acque schiumose. Era la che si mettevano a sedere, tenendo accanto canne, reti e ami improvvisati, a osservare la superficie torbida dell’acqua.

Indossavano abiti — abiti verdi e marrone, coperti da uno spesso strato di quella che poteva essere muffa o una fanghiglia derivata da prodotti petroliferi, e poteva anche tranquillamente essere qualcosa di molto peggio. Portavano i capelli lunghi e aggrovigliati. Puzzavano piu o meno come si puo facilmente immaginare.

Lungo il tunnel erano appese vecchie lanterne a vento. Nessuno sapeva cosa il Popolo delle Fogne utilizzasse come combustibile, ma nelle loro lanterne ardeva una fiamma blu e verde piuttosto ripugnante.

Si ignorava in che modo quelle persone comunicassero tra loro. Nei pochi contatti con il mondo esterno usavano una sorta di linguaggio dei segni. Vivevano in un mondo di gorgoglii e sgocciolii, gli uomini, le donne e i silenziosi bambini delle fogne.

Dunnikin individuo qualcosa nell’acqua. Era il capo del Popolo delle Fogne, il piu saggio e il piu anziano. Conosceva le fogne meglio dei costruttori originali. Dunnikin prese una lunga rete per la pesca ai gamberetti; un abile movimento della mano, e aveva pescato un telefonino alquanto sporco. Cammino fino a un mucchietto di robaccia messo in un angolo, e aggiunse il telefono portatile al resto del bottino. Fino a quel momento il frutto di una giornata di lavoro consisteva in: due guanti spaiati, una scarpa, un cranio di gatto, una copia di Fiesta, un pacchetto di sigarette fradicio, una gamba artificiale, un cocker spaniel morto, un paio di corna di cervo (montate) e la meta inferiore di una carrozzina.

Non avevano fatto una buona pesca. E quella sera era sera di mercato.

Dunnikin continuava a tenere gli occhi sull’acqua. Non si sa mai cosa puo saltar fuori.

Old Bailey stava stendendo il bucato ad asciugare. Sventolava e si gonfiava nel vento, sulla cima del Centre Point. A Old Bailey non importava molto del Centre Point in se, ma, come spesso aveva spiegato agli uccelli, la vista dal tetto era incomparabile.

Il vento strappo alcune penne dal cappotto di Old Bailey e le soffio via, lontano, sopra Londra. Non se ne curava. Come aveva spesso detto agli uccelli, nel posto da cui provenivano ce n’erano molte altre.

Un grosso ratto nero attraverso strisciando la copertura strappata di un cunicolo di ventilazione, si guardo intorno, quindi ando fino alla tenda chiazzata dagli uccelli. Risali il lato della tenda, poi percorse la fune da bucato di Old Bailey e gli squitti qualcosa con tono pressante.

«Piano, piano» disse Old Bailey. Il ratto ripete quanto aveva detto con voce meno acuta e piu lentamente. «Santo cielo!» disse Old Bailey.

Si precipito nella tenda e torno con le sue armi — il forchettone da barbecue e una pala per il carbone. Poi corse di nuovo nella tenda e ne usci con alcuni arnesi da barattare. Quindi rientro nella tenda camminando, apri la cassapanca di legno e si mise in tasca la scatola d’argento.

«Proprio non ho tempo per queste scempiaggini» disse al ratto, una volta fatta l’ultima uscita dalla tenda. «Sono un uomo molto impegnato. Gli uccelli non si prendono da soli, sai?»

Il ratto squitti ancora.

Old Bailey stava slegando il rotolo di corda che portava alla cintola. «Be’,» disse al ratto «non sono l’unico che puo prendere il corpo. Non sono piu giovane come una volta. Non mi piacciono i luoghi sotterranei. Sono un uomo dei tetti, io, nato e cresciuto.»

Il ratto fece un rumore aspro.

«La gatta frettolosa fece i gattini ciechi!» replico Old Bailey. «Sto andando. Giovane presuntuosello. Conoscevo il tuo bis-bisnonno, giovane amico-ratto, percio non provare a darti tante arie… Allora, dov’e il mercato?»

Il ratto glielo disse. Poi Old Bailey si mise il ratto in tasca e scavalco la facciata dell’edificio.

Seduto sulla sporgenza a lato della fognatura, nella sua poltroncina da giardino di plastica, Dunnikin era sopraffatto da un presentimento di ricchezza e prosperita. Sentiva che stava arrivando da ovest a est, proprio verso di loro.

Batte forte le mani. Altri uomini corsero da lui, e le donne e i bambini, e allo stesso tempo afferravano ami e reti. Si misero in fila lungo la sudicia sporgenza, nella crepitante luce verde della fognatura.

Dunnikin punto il dito e aspettarono, in silenzio, perche e cosi che il Popolo delle Fogne aspetta.

Il corpo del Marchese de Carabas giunse galleggiando a faccia in giu lungo la fognatura, la corrente che lo portava con la lentezza e la solennita di un vascello funebre.

Lo trascinarono con gli ami e le reti, in silenzio, e ben presto lo adagiarono sulla sporgenza. Gli tolsero il soprabito, gli stivali e il contenuto delle tasche del soprabito, ma il resto degli indumenti venne lasciato sul cadavere.

«Sei sicura che il Marchese verra al mercato?» Richard domando a Porta, mentre il sentiero cominciava, lentamente, a salire.

«Non ci pianterebbe mai in asso» rispose, con tutta la baldanza che riusciva a mostrare. «Sono certa che verra.»

QUATTORDICI

La nave di Sua Maesta battezzata Belfast e un incrociatore di 11.000 tonnellate, commissionato nel 1939 e in servizio attivo durante la seconda guerra mondiale. Terminato il conflitto, e stato ormeggiato alla sponda sud del Tamigi, in zona cartoline, tra Tower Bridge e London Bridge, di fronte alla Torre di Londra. Da li si possono vedere la cattedrale di St Paul e il monumento al grande incendio eretto da Cristopher Wren. Viene utilizzato come museo galleggiante, come monumento alla memoria e come campo di addestramento.

Una passerella collegava la nave alla riva, e su quella passerella c’era un grande andirivieni di persone che salivano e scendevano a due e a tre per volta, poi a decine. Tutte le tribu di Londra Sotto posizionavano le bancarelle il prima possibile, unite dall’Armistizio del Mercato e dal desiderio comune di sistemare le loro cose quanto piu lontano si riesce dal banco del Popolo delle Fogne.

Oltre un secolo prima era stato concordato che il Popolo delle Fogne aveva il diritto di montare un chiosco solo durante i mercati all’aria aperta.

Dunnikin e i suoi rovesciarono il loro bottino su un telo di gomma sotto una gigantesca arma da fuoco, creando un gran mucchio. Nessuno si dirigeva subito al banco del Popolo delle Fogne, ma verso la fine del mercato arrivavano i cercatori di buone occasioni, i curiosi e quei pochi fortunati individui benedetti dalla mancanza del senso dell’olfatto.

Richard, Hunter e Porta si fecero strada in mezzo alla folla sul ponte della nave.

Richard si accorse di non sentire piu la necessita di fermarsi a fissare il prossimo. La gente non era meno strana che al precedente Mercato Fluttuante, ma, pensava, con ogni probabilita lui era strano allo stesso modo.

Si guardo intorno, esaminando con attenzione i volti tra la folla, alla ricerca del sorriso ironico del Marchese.

«Non lo vedo» disse.

Si stavano avvicinando al banco del fabbro. Un uomo, che se non fosse stato per l’ispida barba marrone sarebbe stato scambiato per una piccola montagna, stava gettando un rosso pezzo di metallo arroventato su un’incudine. Richard non aveva mai visto una vera incudine. Poteva sentire il calore del metallo rovente a qualche metro di distanza.

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