Noleggio una barca e giro fino a trovare una cabina telefonica funzionante. Il numero che compose era riservato, e non si sorprese di sentire che non prendeva la linea. Si udi un silenzio sinistro, poi un trillo elettronico e infine un messaggio pseudorassicurante. IL NUMERO CHE AVETE COMPOSTO E FUORI SERVIZIO. RIMANETE IN LINEA E LA VOSTRA CHIAMATA SARA CORRETTAMENTE INOLTRATA.

Si, all’Organizzazione!, penso Byron amareggiato. Schiaccio il tasto per l’annullamento e balzo a bordo della sua barca a noleggio. Pochi secondi piu tardi era gia svanito nel traffico.

In una seconda cabina, nel cuore della zona industriale, fece un’altra chiamata, questa volta nei confini della Citta Galleggiante. Parlo con un suo amico artista, un certo Montoya, e gli chiese come mai la linea video-ottica dell’istituto di Cruz Wexler a Carmel fosse stata disattivata.

Montoya sgrano gli occhi. — Forse non e stata una buona idea chiamarlo. Sei appena tornato in citta? L’Organizzazione ha attaccato Wexler qualche settimana fa. L’istituto e chiuso e tutto il materiale e stato requisito.

Byron valuto l’informazione. Doveva essere successo subito dopo la loro partenza per il Brasile. E non era una coincidenza.

— Hanno fatto irruzione anche in alcune basi della Citta Galleggiante — continuo Montoya. — Un brutto momento. C’era della brava gente lassu a Carmel quando l’azione e iniziata. — Scrollo la testa.

— Wexler l’hanno preso?

Montoya socchiuse gli occhi e si passo la lingua sulle labbra.

— Non e che non mi fidi di te, chiaro? Ma qualcuno potrebbe averti chiesto di domandarlo.

Byron afferro l’obiettivo della telecamera e fece forza per orientarlo prima a destra e poi a sinistra, ruotandolo sul suo perno arrugginito. — Vedi qualcuno?

— Chiedilo a Cat — disse Montoya, e interruppe la comunicazione.

'Cat' Katsuma era un’abitante della Citta della seconda generazione, molto graziosa e minuta, che eseguiva dipinti su cristallo per le gallerie in terraferma. Conosceva Byron e Teresa da anni, e si dimostro felice di rivederlo. — Avevo sentito delle brutte voci — confesso. — Sono felice di sapere che stai bene.

— Non posso lamentarmi — replico Byron. — Dimmi di Wexler.

— Devi proprio parlare di lui?

— Vorrei chiarire alcune cose. — Purtroppo la speranza di ottenere del denaro sembrava ormai svanita.

— Bene. Incontriamoci nel pomeriggio, allora. — Cat nomino un caffe vicino alla diga, a sud delle fabbriche.

Lui penso che Wexler gli dovesse, come minimo, una spiegazione.

Mentre dirigeva la barca, a sud, riesamino mentalmente tutto cio che sapeva di Cruz Wexler.

Molti particolari erano di dominio pubblico. Wexler era, o era stato, una celebrita. Durante gli anni della guerra, gli oneiroliti di cristallo avevano cominciato a circolare sul mercato sotterraneo della droga. Avevano goduto di un momento di grande popolarita quando la curiosita generale aveva raggiunto il massimo. Wexler aveva tenuto una cattedra di Dinamica Caotica, ma era stato liquidato dopo la pubblicazione di alcuni articoli in cui definiva le pietre 'manna psichica proveniente da una civilta piu antica e piu sana'. Perse la cattedra, ma in compenso guadagno dei proseliti. Per alcuni anni era stato una figura di spicco nei circoli bohemien della Citta Galleggiante, dove aveva anche delle proprieta. Ma la notorieta decrebbe e Wexler fini per ritirarsi nel suo istituto di Carmel, a lottare contro un enfisema progressivo e assumendo il ruolo di saggio per i seguaci piu ostinati e fedeli. Aveva ancora un seguito tra gli artisti della Citta che traevano la loro ispirazione dalle pietre. Tutti, di tanto in tanto, facevano un viaggio a Carmel per attingere alle sue presunte illuminazioni. Byron pensava che in gran parte fossero panzane. Ma era Wexler che gli aveva fornito le basi per il suo laboratorio e solo lui, probabilmente, era in grado di dare un senso al disastro di Pau Seco.

Ancoro la barca a un parcheggio dietro le rovine di un impianto di demolizione e raggiunse a piedi il bar che Cat gli aveva indicato. Era un quartiere abbastanza particolare. Non che fosse proprio brutto, ma risentiva dell’influsso dei bassifondi che si stendevano a sud. Riconobbe Cat, seduta a un grande tavolo con vista sul canale, all’interno del perimetro tracciato da una catena. C’era qualcuno con lei: un uomo con un berretto della Marina calcato sulle orecchie e la barba lunga di due giorni. Per Byron non fu difficile riconoscere Wexler. Ordino una birra, sentendosi piuttosto nervoso, e si diresse al loro tavolo.

— Ciao — lo saluto Cat, con affetto.

Lui continuava a fissare Wexler. Wexler sosteneva lo sguardo, senza parlare. Aveva gli occhi calmi, azzurri. Era pur sempre una figura carismatica. La gente non credeva che potesse mentire, con quegli occhi cosi limpidi.

Respirava a fatica.

Cat si alzo, con un sospiro. — Noi parleremo piu tardi — disse. Tocco la spalla di Byron e si chino su di lui. — Trattalo bene, d’accordo? L’ho sistemato a casa mia. Non sa dove andare e ha i polmoni ridotti molto male.

Byron apri bocca solo quando lei fu abbastanza lontana da non sentire. — Ho tutte le ragioni per credere che tu ci abbia fottuto — dichiaro.

Wexler annui. — Immaginavo che l’avresti presa cosi.

— Una passeggiata, avevi detto. Una vacanza.

— Ci sono state delle circostanze impreviste — replico Wexler. — Teresa sta bene?

— Abbastanza. — La domanda lo urto.

— Avete la pietra?

No, penso Byron. Non aveva il diritto di saperlo. Non ancora. Sorrise. — Preferisco lasciarti nel dubbio — rispose.

Wexler si appoggio all’indietro e sorseggio il caffe. — Non sono qui per mia scelta — disse infine. Si riferiva sicuramente alla Citta-Galleggiante. — Forse l’avrai gia capito.

— Cat mi ha detto che ti hanno silurato.

— Hanno fatto un’irruzione. Non me l’aspettavo.

— Non eri in casa? Una bella coincidenza.

— Non mi aspettavo niente del genere, altrimenti non vi avrei mandato in Brasile. Mi lasci spiegare, o preferisci rompermi il naso?

Byron si accorse di avere i pugni chiusi. Altre panzane, penso tristemente. Tanto valeva ascoltarle. Di colpo si accorse che non era andato li ne per denaro ne per vendetta, ma solo per il bene di Teresa. La sua infelicita era palese e preoccupante, e soprattutto intimamente collegata alla natura delle pietre. Se c’era qualcuno in grado di capire, si trattava sicuramente di Wexler.

Un gabbiano descrisse un cerchio sopra la loro testa, stridendo. Byron prese un pezzo di pane dal tavolo e lo butto nelle acque scure del canale, osservando l’uccello che si lanciava in picchiata per prenderlo. — Ti ascolto — disse.

Wexler racconto che l’Organizzazione aveva chiuso l’istituto. Era stata una mossa a sorpresa. Prima di allora lo avevano sempre ignorato. I privati in possesso di pietre dei sogni potevano essere tecnicamente accusati di contrabbando, ma le leggi non erano troppo severe. Il reato era considerato minore e una persecuzione rigorosa sarebbe stata troppo dispendiosa.

— I nuovi oneiroliti, quelli di profondita, hanno fatto loro cambiare idea — spiego Wexler.

— Tu lo sapevi — accuso Byron.

— Mi avevano messo in guardia — ammise lui. — Anch’io ho i miei informatori, si capisce.

— C’erano dei bravi ragazzi, all’istituto.

— Non ho fatto in tempo ad avvertirli. Li hanno presi, ma sono sicuro che li rilasceranno presto. — Wexler sorseggio di nuovo il caffe, riprendendo fiato. — Lasciami parlare delle pietre.

Racconto di avere un amico all’istituto di ricerca della Virginia, membro di un gruppo di studio sugli oneiroliti di profondita, che l’aveva tenuto informato. — Informazioni di prima mano, capisci? Non potevamo desiderare di piu. Tutto cio che si era saputo prima, per quanto impressionante, non era nulla in confronto a quello che si stava scoprendo. Nelle pietre su cui avevamo lavorato per anni, un dato su tre era stato cancellato dal tempo. Non si poteva far altro che cercare di ricostruirlo, e pur con questo handicap eravamo riusciti a imparare molto dagli Esotici. Ma non eravamo mai arrivati a svelare i misteri piu pronfodi della loro natura. Sembrava quasi che lo facessero apposta, a mantenersi fuori dalla nostra portata.

— Ma a un certo punto — continuo Wexler — i dati arrivarono a fiumi. Non solo, in Virginia avevano cominciato a compiere studi intensivi su cio che veniva chiamato 'l’interfaccia umana', utilizzando in massima parte gli ergastolani di Vacaville. Non era una notizia ufficiale, la provenienza era dubbia e talvolta contraddittoria. Tuttavia era plausibile. In pratica, cominciava a emergere una nuova e piu approfondita comprensione degli Esotici.

— La domanda e sempre la stessa. Perche gli oneiroliti sono giunti in nostro possesso? Perche gli Esotici li hanno seppelliti nel Mato Grosso? E stato un dono, o un incidente? Ecco il grande mistero.

— C’e una risposta? — chiese Byron.

— Solo qualche accenno — rispose Wexler. Si chino in avanti. Il suo antico fascino era evidente e immutato. — Abbiamo decifrato un po’ della loro storia. Specialmente la parte che riguarda la tecnologia dell’informazione.

— Non capisco.

— Be’… — Wexler fu costretto a fermarsi per riprendere fiato. — La nascita dell’informazione e rappresentata dalle storie attorno al fuoco. Una specie di immagazzinamento dati dell’eta neolitica. Il passato viene ricordato e tramandato per via orale, ma la trasmissione non e molto efficiente. E nemmeno fedele. Poi subentra la parola scritta, con l’inizio di una vera tradizione storica, e il passato comincia a essere meglio conservato. In confronto alla trasmissione orale e un gran passo avanti. Poi arriva la stampa, e con essa i libri: meglio ancora. La fotografia, i nastri audio e i nastri video… e all’improvviso, il passato e li a portata di mano. Ora abbiamo le tecnologie digitali e la memoria molecolare. Abbiamo gente come te. — Guardo per un attimo il tatuaggio sbiadito sul braccio di Byron, il simbolo dell’Angelo. — Un magazzino di memoria che cammina. Gli Esotici erano come noi, a questo riguardo, solo piu attenti. Potremmo dire addirittura ossessionati. L’idea di perdere il passato, in qualche modo, li terrorizzava. Avevano una paura profonda e irriducibile dell’oblio. Per loro, senza memoria non esisteva il significato. E senza il significato, c’era il caos. — Si riappoggio all’indietro. — Gli oneiroliti sono il prodotto logico di quell’ossessione, ripiegati in modo complesso nello spazio temporale, connessi direttamente alla sfera della conoscenza. Si potrebbe dire che contengono una specie di registrazione dell’esperienza, un archivio della vita umana dal momento del loro sbarco sul loro pianeta. O forse e meglio considerarli come un accesso all’esperienza del passato, l’unica macchina del tempo che ci sara mai consentito di avere.

Bene, penso Byron. Aveva visto Teresa compiere proprio quell’operazione per i vecchi che andavano a visitarla nello studio. Estraeva dalla pietra il loro passato. Strano, ma non sconvolgente. Lo disse.

— E questo il nocciolo della questione — ribadi lui. — Secondo i nostri calcoli, gli Esotici incontrarono il nostro pianeta qualcosa come mille anni prima della nascita di Cristo. La Terra li affascino. E comprensibile. Probabilmente si posero le stesse domande che noi ci poniamo su di loro. In che cosa queste creature sono simili a noi? In che cosa sono diverse?

Sorseggio ancora una volta il caffe, faticando a normalizzare il respiro. Byron attese.

— La mia ipotesi e che ci considerassero difettosi — riprese Wexler. — Supponiamo di raggiungere un altro mondo e di scoprire che e abitato da una razza di miopi… Capisci? E cosi che devono averci visti. Un’umanita intelligente, composta di individui abili e attivi, con caratteristiche fisiche non troppo diverse dalle loro. Anche noi abbiamo pollici opponibili. La caratteristica che costituiva la differenza… — si batte un dito sulla fronte — era la memoria. — Abbozzo un sorriso. — Le migliori testimonianze suggeriscono che gli Esotici possedevano cio che noi chiamiamo 'memoria eidetica'. La mente dell’uomo non e in grado di contenerla. I pochi casi di mnemonismo umano si sono riscontrati in individui fortemente disturbati. Dipende dalla nostra costituzione. Quanto agli Esotici, dobbiamo supporre che potessero dimenticare, nel senso che il passato non era sempre vivido nella loro mente, altrimenti nemmeno loro sarebbero sopravvissuti. Tuttavia ogni momento vissuto

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