poteva essere ripescato nella memoria a loro piacimento. Oppure, al contrario, poteva essere eliminato per un certo periodo di tempo, o per sempre. Forse e questo che alimento le loro ossessive ricerche nel campo della tecnologia dell’informazione. Per gli Esotici, l’idea dell’oblio era inseparabile dall’idea della morte. Uscire dalla memoria voleva dire uscire dal mondo. Preservare i ricordi serviva ad assicurarsi l’immortalita.
Byron accompagno Wexler sull’argine per un lungo tratto.
La fuori nessuno avrebbe udito le loro parole, e l’oceano avrebbe conferito maggiore credibilita a quella lunga chiacchierata sul tempo, l’immortalita e la memoria.
Byron aveva perso quasi tutto il proprio scetticismo. L’argomento aveva acceso il viso segnato di Wexler di un antico entusiasmo, troppo spontaneo per essere fasullo. Non c’entrava nulla con il problema del tradimento, del denaro e di Teresa, tuttavia Byron si accontento, per il momento, che l’altro continuasse a parlare.
— Desideravo una di quelle nuove pietre, e ovvio. Mi sembrava che avremmo potuto usarla per fare grandi cose. In Virginia le sperimentano gia su soggetti umani, ma usano dei criminali pazzi, che reagiscono male all’esperienza presentando gravi forme di ipermnesia, soprattutto riguardo al materiale rimosso dall’inconscio. A Carmel, invece, i risultati erano quasi sempre positivi, almeno per le pietre tradizionali. Perche non avrebbero dovuto esserlo altrettanto con quelle nuove? Anzi, i risultati sarebbero stati piu precisi, piu evidenti, migliori. Questa volta avremmo ottenuto dei contatti reali con una sapienza aliena… Non riesco a spiegarti quanto fosse esaltante questa prospettiva. Non piu trasposizioni matematiche, capisci? Ma un contatto vero. Un contatto spirituale.
— Spirituale? — ripete Byron sorpreso.
Di nuovo il sorriso. — Ero abituato a usare questo genere di parole con grande liberta. Comunque si, spirituale. Era quello che volevamo. Un contatto autentico, attraverso il baratro che ci divide. — Wexler agito la mano in direzione del cielo. — Purtroppo, su tutto era mantenuto il massimo riserbo. L’Organizzazione aveva paura. Negli ultimi trent’anni i governi nazionali hanno assistito a mutamenti sociali piuttosto tumultuosi, conseguenza diretta dello sfruttamento degli oneiroliti. Immense fortune sono state create e poi distrutte. Questo genere di instabilita fa sicuramente paura. L’idea di altri cambiamenti, e per di piu accelerati, li rendeva nervosi.
— E allora hai organizzato un acquisto direttamente a Pau Seco.
— Credevo davvero che non avreste corso grossi pericoli. Ho sborsato una somma considerevole. Ho comperato la collaborazione di personaggi ad alto livello nella scala burocratica della SUDAM. Qualche rischio c’era, naturalmente. Lo feci presente a Teresa, quando si offri volontaria. Ma anche se ci fossero stati intoppi legali, con il denaro sarei stato in grado di tirarvi fuori dai guai. Il regime di Valverde e molto accomodante.
— E stato molto peggio, invece — gli fece notare Byron.
Wexler distolse lo sguardo. — Me l’hanno detto. Il mio contatto in Virginia era nel mirino dei servizi segreti, e anche l’istituto di Carmel. Cosi il castello di carta e crollato. Non ho alcuna influenza sull’Organizzazione. Non sapevo nemmeno che sarebbero stati coinvolti. — Torno a guardare Byron. — Siete riusciti a portare con voi la pietra?
— Si. — Non c’era piu motivo di nasconderlo, ormai.
— L’avete ancora?
Lui annui.
— Teresa l’ha usata?
— Si.
— Le sue reazioni sono state positive?
— No — rispose Byron.
Wexler annui, riflettendo su quell’informazione. Guardo il mare. Le sue acque erano ampie e profonde, penso Byron. Sconfinate. Come il cielo. Come le stelle.
— Dubito che gli Esotici ci avessero veramente capiti — disse Wexler all’improvviso. — Ci diedero le pietre, come dono, e fecero in modo che rimanessero nascoste finche non saremmo stati in grado di decifrarle e di riprodurle. Un codice binario che si propaga attraverso assi di simmetria. Microvoltaggi che trapelano in dimensioni spazio temporali complesse. Ma per quanto riguarda l’aspetto spirituale… — Sorrise ancora. Questa volta con amarezza, penso Byron. — Credo che volessero semplicemente renderci piu completi, curare quello che secondo loro era un difetto tragico. La mancanza di memoria, che per loro s’identificava con la mancanza di coscienza. Immagino che siano rimasti sorpresi dalla nostra aggressivita. Dalla crudelta, dalla capacita di infliggere dolore. La coscienza e anche capacita di ricordare… e le pietre l’avrebbero ripristinata.
— Ma in realta non funzionano cosi.
— Credo che dipenda dal fatto che noi stessi siamo divisi, nell’intimo. Loro non potevano immaginarlo. Noi sopprimiamo i ricordi, e gli stessi ricordi a volte hanno una vita propria. Creiamo immagini di noi stessi e le immagini prendono vita. Questi meccanismi hanno un nome: conscio e inconscio. Ego e Id. E cosi via. Il sollievo maggiore, da sempre, e quello di dimenticare. — Scrollo la testa. — L’obbligo di confrontarsi continuamente con il passato, in modo sincero, richiederebbe una grande forza d’animo.
— Sono preoccupato per lei — disse Byron.
— Non posso aiutarla — sospiro Wexler, con rassegnazione.
Quando si allontanarono dall’oceano il sole era ormai basso sull’orizzonte.
— Se tu avessi la pietra — chiese Byron — se l’avessi qui in questo momento, che cosa ne faresti?
Wexler camminava come un vecchio. Il tramonto gli aveva dato un’aria meno ispirata. Aveva le gambe malferme e teneva la testa china. — Non lo so — rispose.
— La toccheresti?
— Non lo so… non credo.
— Perche no?
Ci mise un po’ a rispondere. Le labbra erano imbronciate e lo sguardo assente. — Forse ci sono episodi che non mi piacerebbe ricordare.
— Per esempio?
Silenzio.
— Tu eri l’unico a sapere — lo incalzo Byron. — Sei stato tu a mandarci a Pau Seco e a organizzare tutto. Nessun altro era informato.
— Supponi che stia mentendo — replico Wexler. La sua voce era ormai tremula, quasi un soffio. — Supponi che io sia stato arrestato quando hanno chiuso l’istituto. E che gli uomini dell’Organizzazione mi abbiano interrogato. — Chiuse gli occhi. — Supponi che avessi paura e che, spinto dalla paura, io abbia confessato tutto cio che riguardava la vostra missione in Brasile. E supponi che, per ricompensarmi della confessione, loro mi abbiano rilasciato. — Il suo sorriso adesso era desolato, tutt’altro che allegro. — Non ti pare che sarebbe qualcosa da dimenticare in fretta?
Quando raggiunsero nuovamente il caffe faceva gia buio. L’aria si era rinfrescata e i tavoli erano quasi tutti vuoti. Wexler ordino qualcosa da bere e Byron disse che doveva andare.
— C’e ancora una cosa che potrebbe esserti utile — gli comunico Wexler.
Lui attese. L’aspetto abbattuto del vecchio scienziato cominciava a renderlo nervoso.
— Ho ancora qualche informatore nell’istituto della Virginia — continuo Wexler. — Un paio di canali liberi, che nessuno ha saputo scovare. Le ultime notizie dicono che l’Organizzazione si e molto calmata. Sanno che la pietra ha lasciato Pau Seco, ma non sono particolarmente interessati a rintracciarla. Secondo loro non avra un grosso futuro sul mercato nero, e da quello che mi hai riferito probabilmente hanno ragione. Installeranno un presidio militare a Pau Seco per controllare i brasiliani, ma a parte questo il caso e chiuso
— Tuttavia potreste avere ancora delle noie. All’istituto, in Virginia, c’era un uomo dell’Organizzazione, un sociopatico latente che lavorava per loro dalla fine della guerra. Il suo nome e Stephen Oberg. Aveva il compito di intercettarvi a Pau Seco. Certe voci dicono che abbia sviluppato una fobia personale ed ossessiva nei confronti degli oneiroliti e che non abbia digerito la sparizione della pietra di Pau Seco. — Wexler scruto Byron, con il respiro leggermente sibilante. — Potrebbe essere ancora interessato a voi.
— Oberg — ripete lui. Il nome aveva qualcosa di familiare. Un’eco sinistra.
Il vecchio si sedette nell’ombra. Alzo il bavero, come per ripararsi da un freddo che era il solo a sentire. — Dicono che sia completamente pazzo — aggiunse.
Byron guido la barca a noleggio verso casa, attraverso i canali rischiarati dalle luci al neon delle baracche e da miriadi di lanterne di carta.
Era consapevole del tatuaggio da Angelo sul braccio; Wexler ne aveva parlato. Eppure, per tanto tempo si era sforzato di cancellarlo. Non il simbolo in se, ma il suo significato, e l’uomo che lui era diventato in guerra.
Cio che aveva detto a Keller laggiu a Belem era vero. Non voleva essere una macchina. Capiva di esserlo diventato in parte, e capiva anche che il cammino per tornare nel mondo era irto di trabocchetti e di dolori. Teresa rappresentava la sua salvezza. Tutto cio che voleva era una vita con lei. Gli sarebbe bastato. In mancanza di questo, si sarebbe accontentato delle cicatrici dell’umanita: del dolore di un impegno non revocato.
Per la prima volta, la questione era: quando sarebbe bastato? Fino a che punto il dolore rappresentava una prova? Dov’era il limite massimo?
Era un pensiero esaltante, ma pericoloso. Lo scaccio mentre attraccava la barca al molo. Il suo compito non era ancora concluso. Teresa aveva bisogno di lui. C’era ancora la possibilita che potesse fare qualcosa per aiutarla.
L’interno della
Premette un interruttore sulla parete e una vecchia lampadina a incandescenza irradio una luce debole e giallastra. — Teresa? — Gli rispose un altro gemito. Avrebbe potuto significare piacere come dolore.
Byron scosto un lembo della tenda. Lei era sola sul letto, e sbatteva le palpebre per abituarsi alla luce. Le sue pupille erano fortemente dilatate.
Byron raccolse il flaconcino caduto sul pavimento accanto al letto. Era pieno per tre quarti di minuscole pastiglie nere. Encefaline, penso. Concentrate, potenti. — Cristo — bisbiglio.
Erano gemiti di piacere astratto. Forse, in fondo alla mente, Teresa si vergognava di essersi fatta trovare cosi. Infatti volse il viso. Tuttavia la vergogna non poteva annullare il flusso di benessere chimico. La sua fronte era imperlata di sudore.
Quasi senza accorgersene, Byron si sedette sul letto e le prese la testa tra le braccia.
Lei si scosto. — Mi dispiace — disse. La sua voce era fievole, vacua, distante interi oceani. — Mi dispiace, mi dispiace.
Non c’era niente da dire. Niente che ne valesse la pena.
Lui la tenne stretta, mentre la
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