facilmente un gruppo di maestri di aikido che pesano centoventi chili.

— Sono cintura nera di aikido, generale. Penso che noi due saremo sufficienti.

L’altro sollevo le sopracciglia. — Io conosco il karate. Ma l’aikido e una delle arti marziali che non ho mai realmente capito. E voi siete cintura nera?

Il dottor T’mwarba sistemo l’equipaggiamento e annui. — Anche Rydra. Non so cosa riesca a fare il Macellaio, cosi preferisco che siano entrambi legati saldamente.

— Molto bene. — Il generale tocco qualcosa nell’angolo della cella e la spessa lastra metallica della porta si abbasso lentamente. L’orlo raggiunse il livello del pavimento e la giuntura scomparve.

— Ora siamo sigillati qui dentro. Ci troviamo al centro di dodici linee di difesa, tutte impenetrabili. Inoltre nessuno conosce l’ubicazione di questa cella, neppure io.

— E dopo quei labirinti che abbiamo attraversato, io non la ricordo certo — sospiro T’mwarba.

— Nel caso che qualcuno cerchi di localizzarci, la stanza viene spostata automaticamente ogni quindici secondi. Non potra uscire. — Il generale fece un cenno verso il Macellaio.

— Io spero solo che nessuno riesca ad entrare. — T’mwarba premette un interruttore su una macchina.

— Volete ripetermi le vostre intenzioni?

— Il Macellaio e stato colpito da amnesia, dicono i dottori di Titin. Cio significa che la sua coscienza e limitata alla sezione del cervello che contiene i ricordi datati dal ’61. La coscienza risulta in effetti ristretta a un unico segmento della corteccia. Questo apparecchio — …il dottore sollevo un elmetto metallico e lo infilo sul capo del Macellaio, continuando a lanciare occhiate a Rydra… — serve a creare una serie di “spiacevolezze” in quel segmento della corteccia e a spingere quella parte del cervello a collegarsi di nuovo con il resto, rimasto isolato.

— Ma cosa succedera se non esistono piu connessioni fra quella parte della corteccia e il cervello colpito da amnesia?

— Se riusciremo a scuoterlo a sufficienza, sara lui stesso a crearne delle nuove.

— Con il genere di vita che ha condotto finora — commento piuttosto incredulo il generale — mi chiedo cosa ci possa essere per lui di tanto spiacevole da indurlo a fuggire dal suo cervello.

— Onoff, Algol, Fortran — rispose il dottor T’mwarba.

Il generale lo osservo stupito mentre effettuava gli ultimi collegamenti.

— Di solito, questo apparecchio crea nella mente del paziente una situazione del tipo “pozzo dei serpenti”. Ma per una mente che non conosce la parola io, o che ne e rimasta priva cosi a lungo, la tattica della paura non e utile.

— E allora cosa userete?

— Algol, Onoff e Fortran, con l’aiuto di un barbiere e del fatto che oggi e mercoledi.

— Dottor T’mwarba, comincio a rimpiangere di non avere dato un’occhiata preliminare al vostro psico- indice…

— So quello che sto facendo. Nessuna di quelle lingue per calcolatori possedeva la parola io. Questo particolare evitava situazioni del tipo “Io non posso risolvere il problema”, oppure “Non sono minimamente interessato”, e una risposta come, “Ho altre cose migliori con cui perdere il mio tempo”. Generale, sul versante spagnolo dei Pirenei c’e un paese dove abita un solo barbiere. Questo barbiere rade tutti gli uomini del paese che non si fanno la barba da soli. Ora, il barbiere rade anche se stesso, oppure no?

Il generale aggrotto la fronte.

— Non mi credete? Ma generale, io dico sempre la verita. Tranne ogni mercoledi: il mercoledi, ogni mia affermazione e una bugia.

— Ma oggi e mercoledi! — esclamo il generale cominciando a sentirsi confuso.

— Molto comodo. Su, su, generale, non trattenete il fiato finche non siete blu in viso.

— Io non sto trattenendo il fiato!

— Non ho detto che lo stavate facendo. E ora rispondete con un si o un no: avete smesso di picchiare vostra moglie?

— Dannazione, non posso rispondere a una domanda che…

— Be’, mentre state pensando a vostra moglie e decidendo se trattenere il fiato, sempre tenendo a mente che oggi e mercoledi, ditemi… chi fa la barba al barbiere?

La confusione del generale scoppio in una risata. — Paradossi! Volete dire che gli imbottirete la mente di paradossi con i quali lui dovra lottare.

— Quando lo si fa con un computer, questo finisce con l’andare in corto circuito a meno che non sia programmato per spegnersi non appena ne incontra uno.

— E supponendo che lui decida di discorporarsi?

— Credete che una simile bazzecola possa fermarmi? — Indico un’altra macchina. — Quella serve appunto a impedirlo.

— Un’ultima cosa. Come sapete quali paradossi fornirgli? Di sicuro quelli che avete usato con me non…

— Non funzionerebbero, lo so. Inoltre, essi esistono solo in inglese e in poche altre lingue analiticamente impacciate. I paradossi si spezzano nelle manifestazioni linguistiche della lingua in cui sono espressi. Per il barbiere spagnolo e il mercoledi, sono le parole “tutti” e “ogni” che contengono significati contraddittori. La costruzione “non… finche” possiede un’ambiguita simile. Lo stesso vale per la parola “smettere”. Il nastro che Rydra mi ha spedito conteneva una grammatica e un vocabolario di Babel-17. Affascinanti. E la lingua piu analiticamente precisa che si possa immaginare. Ma questo perche in Babel-17 tutto e flessibile, e le idee compaiono in enormi quantita di conformazioni governate dalle stesse parole. Il che significa che il numero di paradossi possibile e impressionante. Rydra aveva letteralmente riempito l’ultima meta del nastro con alcuni degli esempi piu ingegnosi. Se una mente limitata a pensare in Babel-17 restasse invischiata in questi paradossi, andrebbe in corto circuito, si brucerebbe…

— O fuggirebbe in un’altra zona del cervello. Capisco. Bene, procedete pure. Cominciate.

— L’ho gia fatto due minuti fa.

Il generale osservo il Macellaio. — Non vedo nulla.

— E non lo vedrete per un altro minuto. — Regolo alcuni comandi. — Il sistema di paradossi che ho escogitato deve infiltrarsi attraverso l’intera parte cosciente dal suo cervello. Ci sono moltissime sinapsi che devono incominciare a scattare.

Di colpo, sul duro viso muscoloso del Macellaio, le labbra scoprirono i denti stretti in una morsa.

— Ci siamo — mormoro il dottor T’mwarba.

— Ma cosa sta succedendo alla signorina Wong?

Il volto di Rydra aveva subito la medesima contorsione.

— Avevo sperato che non sarebbe successo — sospiro T’mwarba — ma ne avevo il sospetto. Sono in unione telepatica.

Un crac improvviso dalla parte del Macellaio. La cinghia frontale si era allentata e la sua testa aveva urtato lo schienale del sedile.

Un suono lamentoso dalla parte di Rydra, che sali per un istante verso le vette di un gemito a bocca spalancata, ma subito si interruppe. I suoi occhi meravigliati ammiccarono un paio di volte, e lei grido: — Oh, Mocky, fa male!

Una delle cinghie che legavano le braccia del Macellaio si spezzo con uno schiocco sordo, e una mano stretta a pugno si sollevo. Poi una luce accanto al pollice del dottor T’mwarba si trasformo da bianca ad ambrata, e il pollice premette con forza un pulsante. Il corpo del Macellaio ebbe un sussulto; poi si rilasso.

Il generale Forester incomincio: — Si e discorpor…

Ma il Macellaio ansimava ancora.

— Liberami, Mocky — imploro Rydra.

T’mwarba avvicino la mano a un microinterruttore, e le cinghie che le stringevano la fronte, i polpacci, i polsi e le braccia, scivolarono di lato. Subito lei si precipito attraverso la cella nella direzione del Macellaio. — Anche lui?

Lei annui

T’mwarba schiaccio il secondo microinterruttore e il Macellaio scivolo in avanti fra le braccia di Rydra. Il suo

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