— State attenti ai sassi! — si raccomandava giungendo le mani.

Fagiolone e i due servitori stavano attenti ai sassi e la carriola andava a finire nelle buche.

— State attenti alle buche, per l'amor del cielo! — supplicava il barone.

Mentre lo portavano a spasso, pero, non dimenticava la sua occupazione preferita e sgranocchiava un tacchino arrosto che Donna Prima gli aveva fatto preparare come antipasto.

Anche il Duchino Mandarino diede un bel da fare al Castello.

La povera Fragoletta — cameriera personale di Donna Seconda — non finiva mai di stirargli le camicie. Quando gliele riportava, il Duchino torceva il naso, si metteva a piangere e balzava in cima all'armadio, gridando:

— Aiuto! Aiuto!

Accorreva Donna Seconda con le mani nei capelli:

— Mandarino, che cosa ti fanno?

— Non mi stirano bene le camicie, e io voglio morire!

Per convincerlo a restare in vita Donna Seconda gli regalo tutte le camicie di seta del suo povero marito.

Il duchino Mandarino salto giu dall'armadio e comincio a provarsi le camicie.

Dopo un poco lo si udi nuovamente gridare:

— Aiuto! Aiuto!

Donna Seconda accorse con il batticuore:

— Cugino Mandarino, che cosa ti fanno?

— Ho perso il bottone del colletto e non voglio piu stare al mondo!

Questa volta si era arrampicato in cima allo specchio e minacciava di buttarsi a capofitto sul pavimento.

Per farlo chetare Donna Seconda gli regalo tutti i bottoni del suo povero marito, che erano d'oro, d'argento e di pietre preziose.

Prima di sera, Donna Seconda non aveva piu gioielli, il Duchino Mandarino aveva ammassato parecchi bauli di roba e si fregava le mani soddisfatto.

Le Contesse cominciavano ad essere molto preoccupate per quei loro parenti cosi voraci, e sfogavano l'irritazione sul povero Ciliegino, il loro nipotino, orfano di padre e di madre.

— Mangiapane a tradimento! — lo sgridava Donna Prima, — vai subito a fare i compiti.

— Li ho gia fatti.

— Fanne degli altri! — ordinava severamente Donna Seconda.

Ciliegino, ubbidiente, andava a fare degli altri compiti: ogni giorno ne faceva dei quaderni intieri, in una settimana ne faceva una montagna di quaderni.

Quel giorno, le Contesse non finivano mai di fargli fare dei nuovi compiti.

— Che cosa fai in giro, bighellone?

— Vorrei fare una passeggiata nel parco.

— Nel parco ci passeggia il barone Melarancia, non c'e posto per i fannulloni come te. Va' subito a studiare la lezione.

— L'ho gia studiata.

— Studiane un'altra.

Ciliegino, ubbidiente, ando a studiare un'altra lezione: ogni giorno ne studiava centinaia e centinaia. Aveva gia letto tutti i libri della biblioteca del Castello.

Ma se le Contesse lo vedevano con in mano un libro subito prendevano a sgridarlo:

— Posa quei libri, incosciente. Non vedi che li consumi?

— Ma come posso studiare le lezioni senza toccare i libri?

— Studiale a memoria.

Ciliegino si chiudeva in camera sua e studiava, studiava, studiava. Sempre senza libri, si capisce. Aveva tutto nel cervello e continuava a pensare nuove cose. A pensare gli veniva il mal di testa e le Contesse lo sgridavano:

— Sei sempre ammalato perche pensi troppo. Non pensare e ci farai risparmiare i soldi delle medicine.

Insomma, tutto quello che faceva Ciliegino per le Contesse era malfatto.

Ciliegino non sapeva da che parte voltarsi per non prendersi dei rabbuffi e si sentiva veramente infelice.

In tutto il Castello aveva un solo amico, ed era Fragoletta, la servetta di Donna Seconda. Fragoletta aveva compassione di quel povero piccolo ragazzo con gli occhiali, a cui nessuno voleva bene: era gentile con lui e di sera, quando andava a letto, gli portava qualche pezzo di dolce.

Ma quella sera, a tavola, il dolce se lo mangio il barone Melarancia.

Il duchino Mandarino ne voleva un pezzo anche lui. Per farselo dare salto in cima alla credenza e comincio a strillare:

— Aiuto! Aiuto! Tenetemi, se no mi butto!

Ma ebbe un bello strillare: il barone mando giu il dolce intero senza dargli retta.

Donna Seconda, in ginocchio davanti alla credenza, pregava il suo cuginetto di non ammazzarsi. Per convincerlo a scendere a terra gli doveva promettere qualcosa, ma non aveva piu niente.

Del resto, quando comprese che non c'era piu niente da arraffare, il duchino Mandarino calo a terra da solo, sbuffando.

Proprio in quel momento Pomodoro fu avvertito che la casa del sor Zucchina era scomparsa. Il Cavaliere non ci penso su due volte: mando un messaggio al Governatore e gli chiese in prestito una ventina di poliziotti, ossia di Limoncini.

* * *

I Limoncini arrivarono il giorno dopo e fecero piazza pulita. Questo vuoi dire che fecero il giro del paese e arrestarono tutti quelli che trovarono.

Arrestarono Mastro Uvetta, naturalmente. Il ciabattino prese la lesina per grattarsi la testa e li segui brontolando. I Limoncini gli sequestrarono la lesina.

— Non potete portare armi con voi, — dissero severamente a Mastro Uvetta.

— E io con che cosa mi gratto?

— Quando vi volete grattare, avvisate il comandante e ci pensera lui.

Cosi Mastro Uvetta, quando aveva bisogno di grattarsi la testa per riflettere, avvisava il comandante dei Limoncini e subito un Limoncino gli grattava la testa con la sciabola.

Anche il professor Pero Pera fu arrestato: gli lasciarono prendere solo il violino e una candela.

— Che cosa ne volete fare della candela?

— Mia moglie me l'ha messa in tasca, perche dice che le prigioni del Castello sono molto scure.

Insomma, furono arrestati tutti gli abitanti del villaggio, eccetto il sor Pisello, perche era un avvocato, e Pirro Porro, perche non lo trovarono.

Pirro Porro non si era mica nascosto, anzi: se ne stava tranquillo sul balcone, con i baffi tirati dalle due parti, e sui baffi il bucato steso ad asciugare. Le guardie lo scambiarono per un palo e non gli badarono.

Zucchina segui i Limoncini sospirando secondo il suo solito.

— Perche sospirate tanto? — gli domando severamente il comandante.

— Perche ho tanti sospiri. Ho lavorato tutta la vita e ogni giorno ne mettevo da parte una dozzina: adesso ne ho migliaia e migliaia e bisogna pure che li adoperi.

Fra le donne, fu arrestata solamente la sora Zucca: e siccome si rifiutava di camminare, le guardie la rovesciarono e la fecero rotolare fin sulla porta della prigione. Era cosi rotonda.

Siccome erano molto furbi, i Limoncini non arrestarono nemmeno Cipollino, che se ne stava tranquillo seduto sul muricciolo a vederli passare, in compagnia di una bambina qualunque, che si chiamava Ravanella.

I Limoncini domandarono proprio a loro se avessero visto da quelle parti un pericoloso malandrino di nome Cipollino.

Essi risposero che l'avevano visto nascondersi sotto il berretto del comandante e scapparono sghignazzando.

Quel giorno stesso, pero, andarono a fare un giro d'ispezione al Castello, per sapere che ne era stato dei

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