centro del palcoscenico cosmico, rende l’uomo un animale del tutto diverso.

Qualcosa premeva contro il fianco di Thorn. Piegando la sua mano sinistra in un’angolazione scomodissima… la mano destra stringeva ancora il coltello… sposto la sacca e ne estrasse l’oggetto che provocava fastidio. Era l’enigmatica sfera che era rimasta con lui durante tutti i suoi passaggi tra i mondi. Irato, la getto via. Aveva sprecato abbastanza tempo a cercare di scoprire la natura e lo scopo della cosa. Era inutile come… come quegli scheletri di pigliastelle che sorgevano la fuori.

Senti che la sfera risaliva un po’ la galleria, poi tornava indietro rotolando per qualche metro, e si fermava.

Evidentemente anche i suoi guardiani sentirono, perche si udi un confuso concerto di miagolii e di guaiti, che non furono emessi all’unisono, ma in una strana mescolanza alternata di scatti e di pause che ricordava un discorso. Un paio di volte tra i miagolii gli sembro di distinguere qualche parola umana, sebbene distorta dalle gole feline e canine. Non era piacevole essere intrappolato nel fondo di una galleria e doversi domandare che cosa stessero dicendo gatti e cani, parlando di lui nella loro lingua semicomprensibile.

E poi, pianissimo, Thorn credette che qualcuno chiamasse il suo nome.

La sua reazione immediata fu un sorriso ironico, al pensiero di quanto fosse facile confondere il proprio nome con i suoni piu impensati. Ma gradualmente l’inesplicabile suono comincio a esercitare una sottile pressione sui suoi pensieri, conducendolo a meditazioni ingiustificabili nelle sue condizioni attuali.

Ma quali devono essere i pensieri di un uomo in trappola e condannato a morte sicura? Con una certa calma, Thorn si disse che quelli erano probabilmente i suoi ultimi ragionamenti logici. Certo, quando la morte si fosse avvicinata a sufficienza, la paura avrebbe potuto permettergli di fuggire in un altro corpo. Ma questo non era affatto certo, e neppure probabile. Si rese conto di un fatto: ogni cambiamento lo aveva portato in un mondo peggiore. E ora, presumibilmente, si trovava sul fondo, e come una forza che abbia raggiunto il nadir del suo ciclo di esaurimento, non avrebbe potuto risollevarsi senza l’influsso di un agente esterno.

Inoltre, non gli sorrideva l’idea di condannare un altro Thorn al suo destino, anche se temeva di poterlo fare, se ne avesse avuta la possibilita.

E nuovamente immagino, come attraverso un velo di sogno, di udire qualcuno che chiamava il suo nome.

Si domando cosa stesse accadendo agli altri Thorn, dai destini cosi mischiati. Thorn III nel Mondo II… era morto nell’istante del suo arrivo, o i Servitori avevano notato in tempo il mutamento di personalita, e avevano deciso di risparmiarlo? Thorn II nel Mondo I. Thorn I nel Mondo III. Era una specie di gioco pazzesco… un gioco escogitato da un dio pazzo e crudele.

Eppure cos’era l’intero universo, perlomeno, come si era rivelato finora a lui, se non una commedia pazza e crudele? Il mito dell’Alba della Civilta era giusto… c’erano dei serpenti che insidiavano ogni radice dell’albero cosmico Yggdrasil. In tre giorni aveva visto tre mondi, e nessuno di essi era buono. Il Mondo III, distrutto dalla energia subtronica, gelido campo di battaglia di un’ultima disperata resistenza. Il Mondo II, oppresso da una tirannia paternalistica, soffocato dall’odio e dalla noia. Il Mondo I, una utopia in apparenza, ma mancante di un autentico valore intrinseco, niente affatto migliore degli altri… soltanto piu fortunato.

Tre mondi sbagliati.

Sobbalzo. Gli sembro che, con quest’ultimo pensiero, qualcosa di estraneo alla sua mente le si fosse attaccato nella maniera piu intima immaginabile. Ebbe la stranissima sensazione di avere acquistato una nuova forza di pensiero, di non essere piu legato a un ammasso di ossa e di pelle, ma di potersi librare al di sopra di esso, di potere allungare i suoi pensieri come tentacoli verso orizzonti nuovi e assolutamente sconosciuti.

Un debole rumore, verso l’imboccatura della galleria, riporto la sua mente alla situazione attuale. Forse era stato il rumore di zampe sulla roccia. Comunque, non si ripete. Strinse forte il coltello. Forse un animale stava tentando un attacco di sorpresa. Se ci fosse stata la luce…

Una fiamma giallastra, del colore del fuoco che aveva immaginato, apparve senza preavviso a qualche metro di distanza, davanti a lui, proiettando un intricato disegno di luci e ombre sulle pareti irregolari della galleria. Illumino i musi di un magro cane grigio e di un gatto nero che si stavano avvicinando silenziosamente, fianco a fianco. Per un istante gli animali furono gelati dalla sorpresa. Poi il cane indietreggio disperatamente, emettendo un guaito di paura. Il gatto soffio minacciosamente e osservo furioso la fiamma, come se cercasse disperatamente di scoprire il suo modus operandi.

Ma, seguendo il pensiero di Thorn, la fiamma avanzo e il gatto indietreggio di fronte a essa. Dapprima si limito a indietreggiare, guardando e soffiando. Poi si volto e, rispondendo con un miagolio disperato al coro di guaiti e di miagolii che giungeva dall’imboccatura della galleria, scappo a gambe levate.

La fiamma continuo ad avanzare, cambiando colore quando Thorn penso alla luce del sole. E quando Thorn comincio ad avanzare a sua volta, gli sembro che la strada fosse molto piu agevole.

La galleria diventava piu alta, si allargava. Emerse nella caverna esterna e udi un ultimo rumore di zampe in fuga.

La fiamma, ora diventata bianca, si era fermata al centro della caverna. Mentre lui avanzava si sollevo per venirgli incontro, lo raggiunse… e nel palmo della mano di Thorn si trovo la grigia sfera, fredda e intatta, che lui aveva gettato via pochi minuti prima.

Ma non si trattava piu di un oggetto esterno e separato. Era parte di lui, era sensibile a ogni mutamento di umore e di pensiero, era legata alla sua mente per mezzo di legami invisibili ma reali come nervi e muscoli. Non era una macchina controllata telepaticamente. Era un secondo corpo.

Sollievo, meraviglia, e consapevolezza esaltante del suo nuovo potere, lo resero debole. Per un istante tutto ondeggio e si confuse, ma fu solo un istante… gli sembro di suggere una vitalita inesauribile dalla sfera.

In lui sgorgo un fiotto di forza creativa, tanto forte da sembrare doloroso, come una fiamma improvvisamente esplosa nel suo cervello. Poteva fare tutto cio che desiderava, andare dove voleva, creare tutto cio che gli era necessario, creare la vita, cambiare il mondo, distruggerlo, se lo avesse desiderato.

E poi giunse la paura.

Paura che la cosa, obbedendo ai suoi pensieri, potesse obbedire anche a quelli stupiti, ignoranti e distruttivi. Non si potevano controllare a lungo i propri pensieri. Anche gli individui piu equilibrati pensavano spesso al delitto, alla catastrofe, al suicidio…

Improvvisamente, la sfera gli apparve come un grigio globo fatto di minaccia.

E poi… dopotutto, non avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. A parte le altre limitazioni che la cosa poteva avere, rimaneva il fatto che i suoi pensieri erano limitati. Non avrebbe potuto fare cose che lui non riusciva a comprendere… per esempio, costruire un motore subtronico…

Oppure…

Per la prima volta, dopo essere emerso dalla galleria, cerco di pensare in maniera collettiva, servendosi non soltanto della superficie della sua mente.

Scopri che i recessi della sua mente erano stranamente alterati. Il suo subcosciente non era piu uno schermo opaco e impenetrabile. Poteva vedere in esso, come in un corridoio male illuminato, affondarvi, udire i pensieri che giungevano dalla parte opposta, i pensieri degli altri Thorn.

Uno di loro, senti, stava istruendolo, affidandogli una… responsabilita.

Il messaggio riguardava argomenti che facevano tremare la mente. Sembro avvolgere la sua personalita, la sua coscienza.

L’ultima scena che vide del Mondo III fu una parete di abeti oscuri e coperti di neve, incorniciata da una superficie rocciosa. Poi tutto fu oscurato, svani, e lui si trovo in un’oscurita senza limiti dove i sensi comuni non esistevano e soltanto il pensiero… esso stesso divenuto un senso… aveva potere.

Era un’oscurita completamente estranea a lui, in cui non esistevano alto e basso, questo e quello, ne qualsiasi altra situazione spaziale. Gli sembro che ogni punto fosse adiacente a ogni altro punto, e cosi l’infinito era ovunque, e tutti i sentieri portavano ovunque, e solo il pensiero poteva imporre l’ordine, o differenziare. E l’oscurita non era dovuta alla mancanza di luce, ma era fatta di pensiero… percorsa da visioni spettrali, da reminiscenza, da percezioni.

E poi, senza sorpresa e senza rendersi conto del passaggio, comprese di non essere piu un solo Thorn, ma tre. Un Thorn che aveva vissuto tre vite… e il fatto che queste vite fossero state vissute contemporaneamente o secondo una sequenza non importava affatto. Un Thorn che aveva appreso la pazienza e la sopportazione e l’autosufficienza del selvaggio Mondo III, che aveva ben radicato nella mente il concetto secondo il quale l’uomo era un animale in competizione con altri animali, che tutte le aspirazioni umane erano cose vaghe, false e

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