intervalli, taccuini, blocchi di fogli, e matite; e al centro del tavolo erano preparati dei vassoi d’argento carichi di brocche d’acqua e bicchieri. A un capo del tavolo c’era un blocco piu grande, dagli angoli ricoperti di cuoio bulinato, per l’Uomo Importante.
Vandenberg e Watling erano in un gruppo, Fleming e Reinhart in un altro, e un rispettoso circolo di funzionari statali in abito grigio scuro circondava un’abbagliante matrona dall’abito a fiori. Osborne, con aria esperta, li teneva d’occhio, poi fece cenno al piu giovane degli uomini in grigio, che stava in piedi dietro alla porta. Il giovane spari nel corridoio e Osborne prese posto a capotavola. «Ehm,» nitri. Gli altri occuparono i propri posti e Vandenberg, su invito di Osborne, sedette alla destra del posto principale. Fleming, accompagnato da Reinhart, sedette con ostentazione all’estremita opposta. Ci fu un istante di silenzio, poi la porta si spalanco e James Robert Ratcliff, ministro della Scienza, entro. Fece con la mano un cenno affabile a uno o due giovani che accennavano ad alzarsi. «Comodi, comodi,» e prese posto dietro la cartelletta lavorata. Aveva una nobile testa dai capelli grigi, forse eccessivamente elegante, e viso e mani dal colorito sano. Le dita erano molto forti, quadrate, capaci. Sorrise cordialmente all’assemblea.
«Buon giorno, signore e signori; spero di non essere in ritardo.»
I piu nervosi scossero il capo, mormorando di no.
«Come sta, generale?» Ratcliff si rivolse a Vandenberg con un gesto che ricordava vagamente Cesare.
«Vecchio e malato,» rispose Vandenberg che non era ne una cosa ne l’altra.
Osborne tossicchio. «Vuole che faccia qualche presentazione?»
«Grazie. Vedo delle facce nuove.»
Osborne conosceva il nome di tutti e il ministro elargiva a ciascuno un grazioso cenno del capo o un gesto della mano. Si scopri che l’infiorata primadonna era una certa Mrs. Tate-Allen, rappresentante della commissione finanziatrice. Quando giunsero a Fleming la reazione del ministro cambio.
«Ah… Fleming, non piu indiscrezioni, spero.»
Fleming gli lancio una torva occhiata.
«Ho tenuto la bocca chiusa, se e questo che vuol dire.»
«Proprio questo.» Ratcliff ebbe un sorriso affascinante e passo oltre, a Watling.
«Cercheremo di non sprecare troppo tempo.» Sollevo la sua bella testa da antico romano e guardo il professor Reinhart all’altro capo del tavolo.
«Ha qualche bella notizia per noi, professore?»
Reinhart tossicchio diffidente, dietro la sottile mano esangue.
«Il qui presente dottor Fleming ha fatto un’analisi.»
«Mi scusi.» Mrs. Tate-Allen sorrise radiosa. «Ma non credo che sia stata chiarita esattamente la posizione del qui presente Mr. Newby.»
Mr. Newby era un ometto piccolo, esile, che pareva abituato alle umiliazioni.
«Oh, giusto, forse dovreste colmare le lacune, Osborne.»
Osborne esegui.
«E ora?»
Venti paia di occhi, compresi quelli del ministro, si posarono su Fleming.
«Sappiamo di che si tratta.»
«Oh, bene,» esclamo Mrs. Tate-Allen.
«Di che si tratta?»
Fleming guardo, tranquillo, il ministro.
«Si tratta del programma di un calcolatore,» spiego pacatamente.
«Il programma per un calcolatore, ne e ben sicuro?»
Fleming si limito ad annuire. Tutti gli altri parlavano.
«Per piacere, signori,» grido Osborne, lasciando cadere un pugno sulla tavola.
La confusione si placo. Mrs. Tate-Allen alzo una mano guantata di blu.
«Temo, Eccellenza, che alcuni di noi non sappiano cos’e il programma di un calcolatore.»
Mentre Fleming spiegava, Reinhart e Osborne si appoggiarono allo schienale della sedia e respirarono, sollevati. Il ragazzo si stava comportando bene.
«L’avete provato su un calcolatore?» chiese Mrs. Tate-Allen.
«Abbiamo usato dei calcolatori per decifrarlo. Non abbiamo nulla che possa comprenderlo tutto.» Si batte i fogli contro la fronte. «E questo non e molto ampio.»
«Se aveste la possibilita di usare un calcolatore piu grande…» suggeri Osborne.
«Non e solo questione di dimensioni. Si tratta in realta di qualcosa di piu di un semplice programma.»
«Di che si tratta, allora?» chiese Vandenberg, sistemandosi piu comodamente sulla sua sedia. Gli si prospettava una seduta piuttosto lunga.
«E in tre sezioni.» Fleming sistemo i suoi fogli come se questo rendesse la cosa piu chiara. «La prima parte e una progettazione, o piuttosto e un’impostazione matematica che puo essere interpretata come una progettazione. La seconda parte e il programma vero e proprio, il codice normale, come lo chiamano. La terza e ultima parte sono i dati, cioe le informazioni mandate affinche la macchina ci lavori su.»
«Sarei lieto di poter…» Vandenberg tese una mano e i fogli gli vennero passati. «Non dico che abbia torto. Ma vorrei che il nostro personale delle segnalazioni controllasse il vostro procedimento.»
«Faccia pure,» assenti Fleming. Appena i fogli cominciarono a girare attorno al tavolo, si fece un rispettoso silenzio, ma ovviamente Mrs. Tate-Allen sentiva che era necessario un qualche commento.
«Interessantissimo, devo dire.»
«Interessante?» Fleming pareva sul punto di esplodere. Reinhart gli strinse il braccio con forza. «E la cosa piu importante che sia avvenuta dall’evoluzione del cervello in poi.»
«Bene, John,» mormoro Reinhart. Il ministro prosegui.
«Che conta di fare, ora?»
«Costruire un calcolatore che possa elaborarlo.»
«Sta davvero esponendo la possibilita,» Sua Eccellenza parlava lentamente, scegliendo con attenzione le parole, come se fossero dei cioccolatini, «che qualche altra creatura, in qualche lontana zona della galassia, qualche essere che non ha mai avuto prima alcun contatto con noi, ci abbia ora mandato, a tutto nostro vantaggio, il progetto e il programma per il tipo di macchina elettronica…»
«Si,» confermo Fleming. Sua Eccellenza prosegui: «… che noi per caso possediamo sulla Terra?»
«Non la possediamo.»
«Possediamo il tipo, se non il modello. Le par probabile?»
«E cosi.»
Fleming faceva un’impressione piuttosto dubbia sull’uditorio. Tipi del genere li avevano visti altre volte. Giovani scienziati genialoidi, ostinati e irritabili, che non sopportavano i processi delle commissioni e che tuttavia andavano trattati con grande pazienza, perche forse avevano nella loro personalita qualcosa di valido. Questi ufficiali facilmente caricaturabili non erano pazzi: erano abituati a giudicare la gente e le situazioni. Molto dipendeva da quello che pensavano Reinhart, Vandenberg e Osborne. Ratcliff si rivolse interrogativamente al professore.
«L’aritmetica e universale,» mormoro il professore, «e cosi puo essere per il calcolo elettronico.»
«Puo essere l’unica forma di calcolo, in ultima analisi…» interferi Fleming. Vandenberg alzo lo sguardo dai fogli.
«Mi chiedo…»
«Guardi.» Fleming lo interruppe. «Il messaggio continua a essere ripetuto. Se ha un’idea migliore, vada a lavorarci su.»
Reinhart, a disagio, lancio un’occhiata di sottecchi a Osborne che stava sorvegliando l’andamento della partita come l’arbitro di un incontro di cricket.
«Non si puo usare una macchina gia esistente?» chiese Osborne.
«Ho gia detto di no.»
«Sembra una domanda abbastanza ragionevole,» osservo mitemente Sua Eccellenza. Fleming gli si rivolse appassionatamente.
«Questo programma e davvero enorme. Non mi pare che lei comprenda il problema fino in fondo.»
«Allora spiega, John,» esorto Reinhart.