vostra protezione, e io sono incaricato di tutti i progetti di ricerca.»

«Non dei nostri,» dichiaro Fleming senza guardare Reinhart.

«I miei compiti sono piu pedestri ma piu immediati.» Geers cerco di evitare il piu possibile Fleming e si rivolse al professore. «Il vostro lavoro riguarda il Ministero della Scienza: piu idealistico, per quanto forse piu approssimativo.»

Su un angolo della scrivania c’era una foto in cornice di sua moglie e di due bambini piccoli.

«Chissa se vanno d’accordo,» mormoro Fleming a Reinhart quando uscirono.

Fuori diluviava ancora. Uno degli assistenti di Geers fece fare loro un giro della base attraverso i prati bagnati, lungo sentieri di cemento che correvano tra file di bassi edifici simili a bunker, incassati a meta nel terreno, e li condusse poi fino all’area di lancio in cima al promontorio.

«C’e molta calma qui, oggi,» disse, mentre camminavano a capo chino sotto la pioggia violenta. «Puo scoppiare una tempesta da un momento all’altro.»

Diversi piccoli razzi stavano sulle loro incastellature inclinate, ricoperti da fodere di nailon, puntati in direzione del mare: uno piu grande degli altri si levava verticalmente sulla principale rampa di lancio, e, legato alla sua impalcatura, aveva un aspetto massiccio e terrestre.

«Non ci occupiamo di roba grossa, qui. Questi sono tutti intercettatori; molta capacita in uno spazio limitato. Massima segretezza, naturalmente. Normalmente non accogliamo a braccia aperte i visitatori.»

Il calcolatore principale era un’attrezzatura imponente, installata in un grande laboratorio. Era d’importazione americana ed era grande tre volte quelli che avevano usato fino ad allora. Il personale di turno diede a Fleming un orario sul quale erano segnati i suoi turni: avevano un atteggiamento amichevole anche se non sembravano particolarmente interessati. C’era anche un padiglione d’uffici, vuoto, destinato a loro, e alcune villette prefabbricate, il quartiere residenziale, piccole e nude ma pulite e arredate con mobili funzionali.

Si diressero, le loro scarpe erano fradice, verso il settore del personale e vennero mostrate loro la mensa e le sale di soggiorno per i dirigenti, l’emporio, la lavanderia e il garage, il cinema e l’ufficio postale. La base era del tutto autosufficiente: non avevano bisogno di uscire per alcun motivo, salvo che per vedere il cielo e le eriche.

Nei primi due o tre mesi solo il gruppo principale si trasferi a Thorness: Fleming, Bridger, Christine e Judy, e alcuni giovani assistenti. I loro uffici traboccavano di calcoli, progetti, cianografie e strani elementi di apparecchi sperimentali di collegamento. Fleming e Bridger facevano lunghe sedute notturne a discutere di circuiti elettrici e componenti elettronici, e a poco a poco l’edificio si riempi di assistenti di ricerca e di progettazione, in numero sempre maggiore, e poi di disegnatori e di ingegneri.

All’inizio della primavera successiva, una ditta di imprenditori di Glasgow entro in scena e decoro la zona di cartelli che annunciavano MACINTYRE SONS. All’interno del recinto venne costruito un edificio per il nuovo supercalcolatore, come veniva chiamato il prodotto del cervello di Fleming, ma distaccato dalle altre costruzioni e nel suo interno arrivavano e sparivano dei carichi d’attrezzature.

Il personale permanente della base osservava tutto cio con interesse vivo ma distaccato, e continuava a lavorare ai suoi progetti. Ogni settimana circa, dalle piste di lancio provenivano scoppi e lampi; un altro mezzo miliardo dei contribuenti spariva nell’aria. Le greggi e le mandrie della brughiera fuggivano disordinatamente, spaventate, e ogni volta c’erano giornate di intensa attivita negli uffici di progettazione. A parte cio Thorness era calmo come una terra vergine, e quando la pioggia cessava era incredibilmente bello.

I membri meno qualificati della squadra di Reinhart familiarizzavano allegramente con gli scienziati della Difesa e con i soldati che li sorvegliavano: mangiavano, bevevano, andavano in gita con loro e con delle piccole imbarcazioni facevano vela assieme sulla baia; Bridger e Fleming invece passeggiavano per conto loro ed erano conosciuti come Castore e Polluce. Quando non erano nell’edificio del calcolatore o nei loro uffici, erano di solito nell’alloggio di uno dei due, al lavoro. Di tanto in tanto Fleming si rinchiudeva da solo con qualche problema, e Bridger se ne andava con una barca a motore all’isola degli uccelli, Thorholm, portando con se un binocolo.

Reinhart, da Londra, dirigeva le operazioni: faceva le sue visite a intervalli regolari, ma perlopiu gironzolava dalle parti di Whitehall, conducendo in porto progetti, permessi, bilanci, e gli interminabili resoconti richiesti dal governo. Comunque, ottenevano alla svelta tutto cio che desideravano, e ci furono ben pochi ritardi. Osborne, diceva Reinhart con modestia, era un capo di antico stampo.

Soltanto Judy era disoccupata. Il suo ufficio era distaccato dagli altri, nel gruppo principale degli uffici amministrativi, e il suo alloggio era con quelli delle scienziate della Difesa. Fleming, benche veramente gentile, non aveva tempo da trascorrere con lei; Bridger e Christine facevano di tutto per non incontrarla. Si dava daffare per avere un’idea generale di quanto accadeva e lascio che alcuni degli ufficiali la portassero un po’ in giro, ma a parte cio non le restava altro da fare. Nelle lunghe sere d’inverno si mise a ricamare e a modellare la creta e si acquisto cosi fama di artista; in realta era solo annoiata.

Quando il nuovo calcolatore fu quasi finito, Fleming la condusse a visitarlo. L’atteggiamento di Fleming era un miscuglio di orgoglio e paura: poteva aver preso un granchio colossale come poteva rivelarsi qualcosa di inimmaginabile e inquietante. Dava soprattutto l’impressione di essere affaticato: era disperatamente stanco, ormai, e stancamente disperato. La macchina era certo una creazione notevole. Cosi grande che invece di essere installata in una stanza, la sala di controllo era costruita all’interno di essa.

«Siamo come Giona nel ventre della balena,» le disse, indicando il soffitto. «Il gruppo refrigerante e lassu: un liquificatore a elio. C’e un flusso costante di elio liquido attorno al nucleo.»

Al di la delle pesanti porte antincendio si apriva un locale delle dimensioni di una sala da ballo, con una parete costituita da apparecchi, alta fino al soffitto, che divideva in due la stanza. Di fronte a questa, volgendo le spalle alle porte, era il banco principale di controllo che aveva da una parte una specie di tastiera all’ennesima potenza e dall’altra una stampatrice. Sia la tastiera sia la stampatrice erano collegate a registratori magnetici e a perforatrici. Le luci centrali non funzionavano ancora; c’era solo una lampadina, sul banco di controllo, e un certo numero di lampade a saliscendi pendevano dall’alto. Il locale era seminterrato e privo di finestre. Pareva un antro misterioso.

«Tutto questo,» disse Fleming indicando la parete di apparecchi di fronte a loro, «e il gruppo di controllo. Questa e l’unita per i dati d’ingresso.»

Le mostro la tastiera della telescrivente, l’analizzatore a nastro magnetico e la perforatrice. «Volevano che il piccolo avesse una specie di apparato di percezione magnetico, ma l’abbiamo modificato in modo da avere un analizzatore di copie. E piu facile per dei comuni mortali dotati di occhi.»

«Il piccolo?»

Fleming le rivolse una strana occhiata.

«Lo chiamo cosi, perche mi da la sensazione di essere un cervello, o quasi una persona.»

Aveva seguito cosi a lungo gli sviluppi di questa storia che a poco a poco si era abituata all’idea. Aveva dimenticato il brivido che l’aveva attraversata a Bouldershaw Fell quando per la prima volta dallo spazio era giunto fino a loro il messaggio. C’erano stati tanti allarmi, tanti cambiamenti, che l’origine del messaggio si era a poco a poco annebbiata e comunque il messaggio stesso si era ridotto a termini terreni di costruzione, di circuiti e di complicati apparecchi preparati dall’uomo. Ma, mentre stava accanto a Fleming che non solo pareva stanco ma posseduto e spinto innanzi da un impulso esterno, era impossibile non sentire nella stanza buia un potere oscuro e misterioso in agguato. Fu la sensazione di un attimo, e spari subito. Non viveva ancora nel suo cervello come pareva vivesse in quello di lui, ma la faceva ancora rabbrividire.

«E questa e l’unita per i dati di uscita,» prosegui Fleming che non pareva avere notato cio che la ragazza provava. «I suoi normali processi di pensiero sono in aritmetica in base due, ma glieli facciamo stampare in sistema decimale, cosi da avere una lettura diretta.»

La parete di apparecchi di fronte a loro era interrotta dal pannello dei quadri di controllo.

«Che cos’e?» domando Judy indicando una schiera di parecchie centinaia di luci al neon disposte in fila tra due piastre metalliche ricoperte da fodere di plastica che si levavano ad angolo retto dallo scomparto.

«E tutta l’unita di controllo. Le lampade sono semplicemente un dispositivo per un controllo progressivo. Permettono di seguire l’andamento dei dati nella macchina.»

«Non avete ancora introdotto dei dati?»

«No, non ancora.»

«Sembri certo che funzionera.»

«Non ho mai considerato la possibilita opposta. Sarebbe stato inutile per loro mandare il progetto di un qualcosa che non funziona.» La sicurezza della sua voce non era dovuta solo alla presunzione. Proveniva da qualche altro elemento che trovava espressione attraverso lui.

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