«Entriamo?» propose Osborne.
«Si certo.» Il ministro sorrideva a tutti. «Salve, Vandenberg, simpatico da parte sua essere venuto.»
Geers li precedette e afferro la maniglia della porta.
«Faccio strada io?» Lancio un’occhiata di sfida a Reinhart.
«La prego,» rispose questi.
«Da questa parte, Eccellenza.» E Geers li guido all’interno.
Adesso nella sala del calcolatore le luci erano tutte in funzione e Geers svolse con un certo orgoglio il suo compito di cicerone. Reinhart e Osborne gli lasciarono questa incombenza; Fleming gli lancio un’occhiata amara dal banco di controllo. Geers presento Bridger e Christine e, con aria indifferente, Fleming.
«Conosce il dottor Fleming, Eccellenza? Il progettista.»
«I progettisti sono nella costellazione di Andromeda,» ribatte Fleming. Ratcliff scoppio a ridere come se fosse una battuta molto spiritosa.
«Bene, avete fatto proprio un bel lavoretto. Ora capisco perche volevate tanto denaro.»
Il gruppo prosegui nella visita. Mrs. Tate-Allen era molto colpita dalle lampade al neon; i signori in grigio studiavano, perplessi e interessati, gli scomparti verniciati di blu, e Fleming fu costretto a schierarsi con Osborne nella retroguardia.
«Non c’e niente di piu bello che sfoggiare il proprio lavoro.»
«E un complimento, a dire la verita,» ribatte Osborne. «Affidato tutto a lei: la conoscenza, l’investimento, la capacita.»
«Poveri pazzi.»
Ma Osborne non era d’accordo. Dopo aver girato attorno al gruppo della memoria, l’intera comitiva si raduno davanti al banco di controllo.
«Ebbene?» chiese Ratcliff.
Fleming raccolse un foglio coperto di cifre.
«Questi,» mormoro, a voce cosi bassa che quasi nessuno lo udi, «sono gli ultimi gruppi dei dati trovati nel messaggio.»
Reinhart ripete a voce piu alta, prese il foglio e spiego: «Ci prepariamo a inserire questi dati attraverso l’imboccatura d’ingresso e a mettere in funzione tutto il meccanismo.»
Passo il foglio a Christine che sedette alla telescrivente e comincio a battere sui tasti. Aveva un aspetto molto capace e attraente, tutti l’ammiravano. Quando ebbe finito Fleming e Bridger girarono degli interruttori e premettero dei pulsanti sul banco di controllo e attesero. Il ministro attendeva. Un ronzio continuo proveniva dal retro del calcolatore, peraltro il silenzio era completo. Qualcuno tossicchio.
«Tutto a posto, Dennis?» domando Fleming. Poi le lampade di controllo cominciarono a lampeggiare.
Dapprima la cosa fece un grande effetto. Vennero date delle spiegazioni; in tal modo si poteva osservare il procedere dei dati attraverso la macchina; non appena i calcoli fossero stati completati, i risultati sarebbero stati stampati su quel rotolo di carta…
Ma non accadde nulla; un’ora dopo stavano ancora aspettando. Alle cinque il ministro risali senza un sorriso sul suo elicottero che si alzo e si allontano verso sud. Alle sei i visitatori che rimanevano andarono alla stazione per prendere l’ultimo treno per Aberdeen, accompagnati da un Reinhart mortificato e dalle labbra ermeticamente chiuse. Alle otto Bridger e Christine finirono il turno.
Fleming rimase nella sala di controllo deserta, ascoltando il ronzio dell’apparecchio e osservando il pannello che lampeggiava senza interruzione. Judy lo raggiunse non appena pote e sedette accanto a lui al banco di controllo. Fleming non parlava, neppure per imprecare o recriminare, e Judy non trovava nulla di appropriato da dire.
Le lancette dell’orologio a muro stavano avvicinandosi alle dieci quando le lampade del quadro smisero di lampeggiare. Fleming sospiro e fece per avvicinarsi all’apparecchio. Judy gli sfioro un braccio con la punta delle dita come per confortarlo. Lui si volse per baciarla, e mentre la baciava la stampatrice entro in azione.
Reinhart si fermo per la notte ad Aberdeen, dove si svolgeva un seminario di universita scozzesi. Il seminario era una scusa; non voleva fare il resto del viaggio faccia a faccia con la comitiva educatamente condiscendente di Londra. La sua sola consolazione fu di incontrare una vecchia amica, Madeleine Dawnay, professoressa di chimica a Edimburgo. Era probabilmente la miglior biochimica del paese, meravigliosamente abile, rassicurante e con il fascino, dicevano i suoi allievi, di una provetta piena di pelle secca. Chiacchierarono a lungo, poi lui si ritiro nella sua stanza d’albergo e rimase li a rodersi.
Il mattino seguente ricevette un telegramma da Thorness: SCALA REALE ALL’ASSO. TORNI SUBITO. FLEMING. Disdisse la prenotazione sull’aereo per Londra, prese il biglietto del treno e riparti di nuovo verso nord- ovest portando la Dawnay con se.
«Che significa?» gli chiese quest’ultima.
«Spero proprio che significhi che e accaduto qualcosa. Quell’accidente di apparecchio costa parecchi milioni di sterline e ieri pensavo che saremmo diventati lo zimbello di Whitehall.»
Non sapeva davvero perche portasse con se la professoressa. Forse per averne un appoggio morale.
Quando telefono alla base da Thorness per chiedere un’auto e un secondo lasciapassare, la sua chiamata fu passata direttamente nell’ufficio di Quadring.
«Maledetti scienziati,» brontolo Quadring con il suo attendente. «Vanno e vengono come se questa fosse una fiera.»
Prese il lasciapassare che l’attendente aveva compilato e percorse il corridoio fino all’ufficio di Geers. Solitamente era una persona abbastanza cordiale, ma Judy era appena stata da lui per fare rapporto sulla sparatoria e si sentiva irritato e con i nervi a fior di pelle.
«Le dispiacerebbe firmarlo, signore?» Poso il lasciapassare sulla scrivania di Geers.
«Di chi si tratta?»
«E una persona che il professor Reinhart sta portando qui.»
«Ha gia controllato chi e questo signore?»
«E una signora, a dire il vero.»
«Come si chiama?» Geers lancio un’occhiata al documento attraverso le lenti bifocali.
«E la professoressa Dawnay.»
«Dawnay? Madeleine Dawnay?» Lo guardava con rinnovato interesse. «Non c’e da preoccuparsi per lei. Eravamo insieme a Manchester, prima che lei se ne andasse.»
Sorrise, ricordando, mentre firmava la tessera. Quadring si mosse a disagio.
«Non e facile tener d’occhio tutta questa gente del Ministero della Scienza.»
«Finche se ne stanno nei loro alloggi?» Geers gli restitui il lasciapassare.
«Ma non ci stanno.»
«Chi non ci rimane?»
«Uno e Bridger. Va molto spesso all’isola con la sua barca.»
«Gli piace studiare gli uccelli.»
«Pensiamo che si tratti d’altro. A mio parere porta con se dei documenti.»
«Documenti?» Geers alzo lo sguardo di botto, facendo luccicare gli occhiali. «Ha delle prove?»
«No.»
«Be’, allora…»
«Non potremmo farlo perquisire al molo d’attracco?»
«E se non avesse nulla addosso?»
«Mi stupirebbe.»
«E noi ci faremmo la figura degli stupidi, non le pare?» Geers si tolse gli occhiali e fisso il maggiore con aria poco incoraggiante. «E se avesse qualcosa in ballo lo metteremmo in guardia.»
«Ha senz’altro qualcosa in ballo.»
«Allora trovi dei fatti concreti su cui basarci.»
«Non vedo come sia possibile.»
«E lei il responsabile del Servizio di Sicurezza di qui.»
«Si, signore.»
Per un istante Geers gli dedico la sua piena attenzione.