«E che mi dice di Miss Adamson?»
Quadring racconto.
«Null’altro?»
«Che si sappia, no.»
«Hum.» Ripiego le stanghette degli occhiali con un colpo secco che chiudeva l’argomento. «Se sta andando all’edificio del calcolatore puo dare il lasciapassare alla professoressa Dawnay.»
«Non sto andando la.»
«Allora mandi qualcuno. E le porga i miei saluti. Anzi, se finiscono a un’ora ragionevole potrebbero passare da me per bere un bicchierino.»
«Benissimo, signore.» Quadring si allontano lentamente dalla scrivania.
«E anche Fleming, direi, se e con loro.»
«Sissignore.»
Giunse alla porta. Geers fissava il soffitto con aria meditabonda, ripensando a Madeleine Dawnay.
«Vorrei che potessimo fare piu ricerca fondamentale. Ci si stanca del lavoro di realizzazione.»
Quadring usci dalla comune.
In conclusione fu Judy a portare il lasciapassare. La Dawnay era nella sala di controllo del calcolatore e Reinhart e Bridger glielo facevano visitare, mentre Christine cercava di rintracciare al telefono Fleming. Judy consegno il lasciapassare e venne presentata.
«Relazioni pubbliche? Bene, sono contenta che si permette alle ragazze di fare qualcosa,» disse la Dawnay con la sua voce maschile e animata. Fissava tutti con occhi acuti ma non privi di gentilezza. Reinhart si agito un poco: era piu nervoso del solito.
«Che cosa voleva, John?»
«Non lo so,» rispose Judy. «Per lo meno io non ci capisco gran che.»
«Mi ha mandato un telegramma.»
Dopo un minuto Fleming si precipito dentro.
«Ah, eccoti qua.»
Reinhart gli balzo incontro.
«Cos’e accaduto?»
«E solo?» chiese Fleming guardando gelido la Dawnay.
Un po’ irritato Reinhart fece le presentazioni, e spostava il peso del corpo nervosamente da un piede all’altro mentre la Dawnay interrogava Fleming a proposito del calcolatore.
«Madeleine e perfettamente al corrente.»
«Beata lei. Vorrei esserlo anch’io.» Fleming pesco in tasca un foglio ripiegato e lo diede al professore.
«Di che si tratta?» Reinhart l’apri. Fleming l’osservava divertito come un ragazzino che stia facendo uno scherzo a un adulto. Il foglio portava stampate parecchie righe di cifre.
«Quando le ha stampate?» chiese Reinhart.
«Ieri notte, dopo che lei se n’era andato. Judy e io eravamo qui.»
«Non me l’avevi detto,» intervenne Bridger in tono di rimprovero.
«Te n’eri gia andato.»
Alla vista delle cifre Reinhart si acciglio: «Ha un qualche significato per te?»
«Non lo riconosce?»
«Non posso dire di si.»
«Non e la spaziatura relativa dei livelli di energia nell’atomo di idrogeno?»
«Davvero?» Reinhart passo il foglio alla Dawnay.
«Vuoi dire,» chiese Bridger, «che all’improvviso si e messo a stampare questo?»
«Si, potrebbe essere.» La Dawnay scorreva lentamente con lo sguardo le cifre. «Sembrano le frequenze relative. Che cosa straordinaria.»
«Tutta la cosa e un po’ fuori dal comune,» commento Fleming.
La Dawnay rilesse le cifre e annui.
«Non capisco bene.» Judy si domandava se non fosse insolitamente ottusa.
«Sembra che qualcuno lassu,» la Dawnay indico il cielo, «si sia dato un gran daffare per dirci quello che gia sappiamo sull’atomo di idrogeno.»
«
«E un po’ una delusione.»
«Per me non e una delusione,» ribatte calmo Fleming. «E un punto di partenza. Il problema e questo: vogliamo andare avanti?»
«Come potete andare avanti?» chiese la Dawnay.
«Be’, l’idrogeno e l’elemento comune a tutto l’universo, no? Di conseguenza questa e una cognizione, anche se molto semplice, universale. Se non la riconoscessimo nella macchina non ci sarebbe nessun elemento che le permetta di andare avanti. Ma se noi la riconosciamo puo procedere alla domanda seguente.»
«Quale domanda seguente?»
«Non lo sappiamo ancora. Ma questo, ci scommetto, e una prima mossa di un gioco molto lungo di domande e risposte.» Le tolse di mano il foglio e lo passo a Christine. «Inseriscilo.»
«Davvero?» Christine passo lo sguardo da lui a Reinhart.
«Davvero.»
Reinhart rimase in silenzio, ma qualcosa in lui era mutato. Non era piu scoraggiato, e i suoi occhi guizzavano vivaci. Mentre tutti gli altri formavano un gruppo silenzioso e pensieroso, Christine sedette alla telescrivente d’entrata e Bridger armeggio al banco di controllo.
«Adesso,» disse. Era, se possibile, piu silenzioso di Fleming e Judy non riusciva a decidere se era geloso, apprensivo, o se soltanto cercava, come gli altri, di risolvere il problema.
Christine batteva rapidamente sulla tastiera, e il calcolatore continuava a ronzare dietro i suoi pannelli di metallo. Si sentiva incombere la sua presenza massiccia, indifferente, in attesa. La Dawnay guardava le file di comparti blu, le luci che lampeggiavano ritmicamente con meno timore di quello provato da Judy, ma con interesse.
«Domande e risposte: ci crede, lei?»
«Se lei se ne stesse lassu, tra le stelle, non potrebbe chiederci direttamente quel che sappiamo, ma questo coso si.» Fleming indico le attrezzature di controllo del calcolatore. «Se partiamo dall’idea che sia progettato e programmato appunto per fare questo lavoro per conto loro.»
La Dawnay si rivolse nuovamente a Reinhart. «Se il dottor Fleming e sulla strada giusta, siete davvero in possesso di qualcosa di terribile.»
«Fleming ha un istinto particolare per queste cose,» disse Reinhart guardando Christine.
Quando questa ebbe terminato di battere non accadde nulla. Bridger muoveva le manopole del banco di controllo mentre gli altri aspettavano. Fleming pareva perplesso.
«Che succede, Dennis?»
«Non so.»
«Potresti esserti sbagliato,» disse Judy.
«Non ci siamo ancora sbagliati.»
Un attimo dopo le lampade sul quadro di controllo cominciarono ad accendersi e spegnersi e un minuto piu tardi la stampa-dati di uscita entro rumorosamente in azione. Le si radunarono tutti intorno, guardando la larga striscia bianca di carta che si svolgeva dal suo rullo, coperta da righe e righe di cifre.
In uno dei lunghi e bassi mobili dell’ufficio di Geers era installato un mobile bar. Il direttore poso quattro bicchieri sul ripiano ed estrasse dallo scaffale inferiore una bottiglia di gin.
«Quel che Reinhart e i suoi ragazzi stanno facendo e molto emozionante.» Indossava il suo secondo miglior vestito ma sfoggiava i suoi modi piu raffinati a beneficio della Dawnay. «Un piccolo contrattempo, ieri, ma penso che ora tutto sia in perfetto ordine.»
La Dawnay, sprofondata in una poltrona, levo lo sguardo e fisso Reinhart negli occhi. Geers, intento a versare del bitter in un bicchiere, continuava a chiacchierare.