«Non abbiamo altro che ferraglia, a dire il vero, qui in questo deserto. Costruiamo una buona parte della missilistica nazionale, questo e vero, e c’e un sacco di materiale complesso che viene usato da noi, ma non mi spiacerebbe rivestirmi dei vecchi panni e tornare al lavoro di laboratorio. E abbastanza?»

Depose il bicchiere che aveva riempito sulla scrivania, al livello degli occhi della Dawnay. La base dei bicchieri era coperta da un tessuto di cellulosa per impedire che lasciassero il segno.

«Bene, grazie.» La Dawnay riusciva appena a vedere e toccare il bicchiere senza alzarsi. Geers frugo nel bar in cerca di un’altra bottiglia. «E per lei, Reinhart, dello sherry?» Lo sherry venne versato. «E cosi seccante stare dietro una scrivania da direttore… Cin cin… Che bello rivederla, Madeleine. Di che cosa si e occupata?»

«DNA, cromosomi, l’origine della vita.» La Dawnay parlava in tono burbero. Rimise il bicchiere sulla scrivania e accese una sigaretta soffiando il fumo dal naso come un uomo. «Mi sono ficcata in una strada senza uscita. Me ne stavo giusto andando via per riflettere un po’ quando ho incontrato Ernest.»

«Resti qui a riflettere.» Geers le rivolse un simpatico sorriso che subito cancello. «Dove si e cacciato Fleming?»

«Avra finito tra un minuto,» rispose Reinhart.

«Quel suo ragazzo e veramente in gamba, anche se e cosi maldestro,» osservo Geers. «In realta tutto il suo gruppo, nell’insieme, e un po’ maldestro, no?»

«Ma abbiamo anche ottenuto dei risultati.» Reinhart non si scaldava. «La macchina ha cominciato a stampare.»

Geers alzo le sopracciglia.

«Dice davvero? E che cosa stampa?»

Glielo spiegarono.

«Molto strano. Davvero molto strano. E cosa e accaduto quando avete inserito la risposta?»

«Ne e uscita una massa enorme di cifre.»

«Che cosa sono?»

«Non ne ho la piu pallida idea. Le abbiamo studiate ma per ora…» Reinhart si strinse nelle spalle.

Fleming entro, accennando appena a bussare.

«Sono capitato giusto?»

«Entri, entri,» invito Geers, come se parlasse a uno studente promettente ma goffo. «Sete?»

«Quando non ne ho?»

Fleming portava i fogli usciti dalla stampa-dati. Li butto sulla scrivania per prendere il bicchiere.

«Niente di bello?» chiese Reinhart.

«Assolutamente niente. O c’e qualcosa di sbagliato nel calcolatore o c’e qualcosa di sbagliato in noi.»

«E questo l’ultimo materiale?» chiese Geers rimettendo in ordine i fogli e chinandosi a guardarli. «Ci dovra far sopra un sacco di analisi, vero? Se possiamo aiutarla in qualche modo…»

«Dovrebbe essere semplice.» Fleming era remissivo e preoccupato, come se tentasse di vedere qualcosa che continuava a sfuggirgli. «Sono sicuro che deve esserci qualcosa di molto semplice. Qualcosa che dovremmo riconoscere.»

«C’era una parte, qui…» Reinhart prese i fogli e li scorse in cerca di qualcosa. «Mi sembra vagamente familiare. Dia un’altra occhiata a quella parte, Madeleine.» La Dawnay ubbidi.

«Che cosa si aspetta?» chiese Geers a Fleming versandogli da bere.

«Non so. Non so ancora quale sia il gioco.»

«Non l’interesserebbe l’atomo di carbonio, vero?» Con un accenno di sorriso la Dawnay sollevo lo sguardo.

«L’atomo di carbonio!»

«Non e espresso cosi come lo esprimeremmo noi: ma potrebbe essere la descrizione della struttura del carbonio.» Soffio il fumo dal naso. «Era questo che lei voleva dire, Ernest?»

Reinhart e Geers si chinarono di nuovo sui fogli.

«Io sono un po’ arrugginito, a dir la verita,» commento Geers.

«Ma potrebbe essere cosi, no?»

«Si, potrebbe essere. Ma mi chiedo se e tutto qui.»

«Non ci sara nient’altro,» rispose Fleming. Pareva molto sicuro e non piu preoccupato. «Considerate la storia fin dal principio. Pensate alla domanda sull’idrogeno. Ci sta chiedendo a che tipo di vita apparteniamo. Tutte queste altre cifre rappresentano altri modi possibili di creare esseri viventi. Ma noi, su questi, non sappiamo nulla, perche la vita sulla Terra e basata sull’atomo di carbonio.»

«Be’, puo essere una teoria,» mormoro Reinhart. «E adesso che facciamo? Introduciamo in risposta le cifre che si riferiscono al carbonio?»

«Se vogliamo che quello sappia di che cosa siamo fatti, non se ne dimentichera.»

«Presuppone forse che abbia un’intelligenza?» domando Geers che non aveva tempo per le fantasticherie.

«Senta,» Fleming gli si rivolse. «Il messaggio da noi captato ha fatto due cose: ha stabilito un progetto, e poi ci ha dato moltissime informazioni basilari da mettere nel calcolatore quando l’avessimo costruito. Noi non sapevamo allora cosa fossero quelle informazioni, ma cominciamo a saperlo ora; con quello che c’era nel programma originario e con quello che gli abbiamo detto noi, quello puo ottenere tutte le cognizioni che desidera sul nostro conto, e imparera ad agire di conseguenza. Se questa non e un’intelligenza, non so proprio cosa sia.»

«E una macchina molto utile,» commento la Dawnay.

Fleming si rivolse a lei.

«Solo perche non e fatto di protoplasma, nessun chimico riesce a considerarlo come un essere pensante.»

La Dawnay sospiro.

«Di che hai paura, John?» chiese Reinhart.

«Dei suoi fini. Non e stata messa qui per divertimento. Ne per il nostro bene.»

«Lei e un po’ nevrotico a questo proposito,» disse la Dawnay.

«Pensa?»

«Vi e stata offerta una fortuna inaspettata. Sfruttatela.» La donna si rivolse a Reinhart. «Se usate il metodo del dottor Fleming e vi introducete la formula del carbonio puo darsi che otteniate qualche altra cosa. Puo darsi che riusciate a ottenere strutture piu complicate, e avete una meravigliosa macchina per elaborarle. Tutto qui. Applicatelo.»

«John?» Reinhart si rivolse a Fleming.

«Puo fare a meno di contare su di me.»

«Vuole occuparsene lei, Madeleine?» chiese il professore.

«Perche non lei?» gli chiese la donna.

«Dall’astronomia alla biosintesi e un passo molto lungo. Se la sua universita potesse privarsi di lei…»

«Possiamo ospitarvi.» Geers, quando si muoveva, si muoveva in fretta. «Ha confessato di essere a un punto morto.»

La Dawnay rifletteva.

«Ci starebbe a lavorare con me, dottor Fleming?»

Fleming scosse il capo. «C’e qualcosa a cui dobbiamo pensare bene prima ancora di cominciare.»

«Non la vedo cosi.»

«Sono giunto dove volevo. Andare oltre, in realta, vorrebbe dire solo dimostrare che sono in grado di portare a termine la cosa. Ma per me la strada finisce qui.»

Reinhart apri la bocca per parlare ma Fleming si volse per uscire.

«D’accordo,» disse Reinhart. «Vuole occuparsene lei, Madeleine?»

Presero gli ultimi accordi dopo che Fleming se ne fu andato.

La Dawnay si trasferi alla base la settimana seguente e si mise al lavoro al calcolatore: l’aiutavano Bridger e Christine e Geers ora era pieno di entusiasmo e di attenzioni. Fleming torno a Londra e Judy non ricevette sue notizie: essendo un ufficiale in servizio, legata a un giuramento, Judy doveva restare dove le era stato ordinato. In un certo senso era un sollievo essere libera da quella loro equivoca relazione. Dopo quell’unica notte nella villetta

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