Kaufmann scocco un sorriso a Fleming soffiando dal naso una piccola nube di fumo. Fleming tolse le mani di tasca.
«Sloggi.»
«Prego?»
«Se ne vada da questo terreno entro cinque minuti o chiamero le sentinelle.»
«No, per piacere.» Kaufmann sembrava offeso. «E stata una cosi bella occasione, questa, di incontrarla.»
«E cosi bella per Bridger?»
«A nessuno e spiaciuto piu che a me. Inoltre era molto utile.»
«E molto morto.» Fleming guardo l’orologio. «Mi ci vorranno cinque minuti per risalire la scogliera. Quando saro in cima avvisero le sentinelle.»
Si volse per andarsene, ma Kaufmann lo richiamo.
«Dottor Fleming, lei ha dei sistemi molto piu redditizi per passare i prossimi cinque minuti. Non le sto suggerendo di far qualcosa di disonesto.»
«E questo e splendido, vero?» commento Fleming tenendosi a distanza.
«Pensavamo, piuttosto, che le sarebbe piaciuto lasciare il servizio statale per un onorevole lavoro con noi. Credo che lei non sia molto contento, qui.»
«Lasciamo stare, mio Herr amico, d’accordo?» Fleming indietreggio e si fermo a guardarlo dall’alto. «Forse non adoro il governo, forse non sono felice, ma anche se li odiassi a morte, anche se fossi all’ultimo respiro e non ci fosse nessun altro al mondo a cui rivolgersi, preferirei crepare piuttosto che rivolgermi a voi.»
Poi gli volse le spalle e risali il sentiero della scogliera senza voltarsi indietro.
Ando diritto all’ufficio di Geers e trovo il direttore intento a dettare un rapporto al magnetofono.
«E lei che gli ha risposto?» chiese Geers quando Fleming ebbe terminato il suo resoconto.
«Ma le pare…» Sul viso di Fleming affioro un’ombra di disgusto. «E gia abbastanza difficile tenere questa storia fuori dalle mani dei bambini e dei lattanti, senza offrirla in pasto anche ai truffatori.»
Lascio l’ufficio chiedendosi perche mai si fosse preso quella briga: ma in realta era una delle poche azioni che in tutti quei mesi parlassero in suo favore.
Sulla spiaggia vennero istituiti dei turni di sorveglianza, furono innalzate barriere di cavalli di Frisia che dal promontorio si spingevano nel mare, il personale di sicurezza di Quadring esegui un rastrellamento del territorio circostante e della Intel per molto tempo non si ebbero piu notizie. Nell’edificio del calcolatore gli esperimenti proseguivano senza alcun risultato tangibile, fino a quando la Dawnay non torno dalle sue vacanze; e allora, un mattino, all’improvviso, il calcolatore comincio a stampare dati. Fleming si rinchiuse nel suo alloggio con i fogli di stampa, e dopo un centinaio di ore di lavoro telefono, chiedendo di Reinhart.
Da quello che era riuscito a decifrare, il calcolatore stava facendo una serie di domande assolutamente nuove, che riguardavano tutte dimensioni, aspetto e funzioni del corpo. Era possibile, a quanto diceva Fleming, ridurre qualunque forma fisica in termini matematici e questo era, a quanto sembrava, cio che chiedeva il calcolatore.
«Per esempio,» disse a Reinhart e alla Dawnay quando si disposero tutti insieme a lavorarci, «vuole avere notizie sull’udito. C’e un’enorme quantita di domande che riguardano le frequenze acustiche, e ci chiede ovviamente come produciamo i suoni e come li sentiamo.»
«Ma come puo sapere che parliamo?» indago la Dawnay.
«Perche la sua creatura ci vede usare la bocca per comunicare e le orecchie per ascoltare. Tutte queste domande derivano dalle osservazioni del vostro mostriciattolo. Probabilmente puo anche avvertire le vibrazioni delle voci e ora che e collegato alla macchina puo trasmetterle tutte le sue osservazioni.»
«Lei sta lavorando di fantasia.»
«Come se lo spiega, altrimenti?»
«Non vedo come possiamo analizzare tutta la struttura umana,» disse Reinhart.
«Non e necessario. La macchina continua a fare delle ipotesi intelligenti, e noi dobbiamo solo reintrodurre quelle giuste. E la solita storia. Non riesco a capire come mai, a questo punto, non abbia ancora trovato un sistema piu veloce. Sono certo che ne e capace. Forse la creatura non ha risposto alla sua aspettativa.»
«Vuole tentare?» chiese Reinhart alla Dawnay.
«Tentero qualunque cosa,» rispose.
In questo modo la seconda fase del progetto ando avanti: Christine se ne stava al calcolatore, facendo le letture e reintroducendo i risultati. Era sempre in stato di tensione nervosa, ma non diceva nulla.
«Vuoi passare a qualche altra incombenza?» le chiese Fleming una sera in cui si ritrovarono da soli nella sala del calcolatore.
«No. Mi affascina.»
Fleming fisso il suo viso pensoso, molto bello. Non la corteggiava piu come era solito fare prima di cominciare a interessarsi veramente a lei, quando Christine era solo una ragazza del laboratorio. Si ficco le mani in tasca, voltandole la schiena e usci dall’edificio. Quando lui se ne fu andato, Christine attraverso la sala di controllo dirigendosi verso l’ala del laboratorio. Le costava sempre un certo sforzo entrare nella sala dove si trovava il serbatoio, e si fermo un istante sulla soglia, il viso teso, facendosi forza. Non si udiva alcun suono, salvo il continuo ronzio del calcolatore, ma quando giunse nel raggio dello spioncino praticato nel fianco del serbatoio, la creatura comincio ad agitarsi, dimenandosi contro le pareti del serbatoio e facendo schizzare il liquido dall’apertura superiore.
«Buona,» disse a voce alta. «Sta’ buona!»
Si piego, meccanicamente, e guardo attraverso lo spioncino: l’occhio era la, che la guardava fisso, ma la creatura si stava facendo sempre piu agitata e muoveva le estremita del suo corpo come una medusa. Christine si passo una mano sulla fronte; si sentiva lievemente stordita per la posizione china, ma quell’occhio la teneva legata, come per ipnosi. Rimase cosi per un lungo minuto, e poi per un altro, riuscendo sempre meno a pensare. Lentamente, come per volonta sua, la mano destra sali lungo la parete del serbatoio e le sue dita cercarono il filo che lo collegava al cavo encefalografico. Toccarono il filo, e, quando furono percorse dalla leggera corrente, ne vibrarono.
Nell’attimo in cui tocco il filo la creatura si mise tranquilla. La guardava ancora fissamente, ma non si muoveva piu. L’intera costruzione era immersa in un profondo silenzio; si sentiva solo il ronzio del calcolatore. Christine si raddrizzo lentamente, come se fosse in
Lascio ricadere la mano destra e passo nell’altra stanza tenendo il cavo nella sinistra. Continuo il suo cammino lungo la parete, lentamente, fino all’estremita dell’intelaiatura dell’apparecchio di controllo, con un respiro profondo e faticoso, come se dormisse e fosse tormentata da un sogno. Al centro dell’intelaiatura dell’apparecchio il cavo passava nel trasformatore sotto il quadro di controllo. Le luci del quadro lampeggiavano continuamente, con un ritmo quasi ipnotico, e gli occhi di Christine si fissarono su di esse come si erano fissati sull’occhio della creatura. Rimase di fronte al quadro, per alcuni istanti, come se non intendesse andare oltre: poi, lentamente, la sinistra lascio il cavo. Alzo di nuovo la destra e con tutte e due si attacco ai fili ad alta tensione che correvano dal trasformatore ai due terminali dietro la sua testa. Questi fili erano ricoperti di nastro isolante, fino sotto ai terminali, dove il filo scoperto era fissato alle piastre sporgenti. Le mani di Christine li risalirono lentamente, centimetro per centimetro.
Il suo viso era pallido e teso: comincio a tremare come il giorno in cui Fleming per la prima volta l’aveva fatta andare tra le piastre dei terminali. Stringeva i cavi: le dita si muovevano lentamente lungo di essi. Poi tocco il filo scoperto.
Accadde tutto molto rapidamente. Quando la corrente la percorse in pieno, il suo corpo si contorse. Comincio a gridare, le gambe le si piegarono, la testa le cadde all’indietro, e resto appesa ai terminali con le