«Quali tracce?»

«In particolare e stato il vostro radiotelescopio a captarle. E il solo apparecchio in nostro possesso che abbia un livello di precisione abbastanza alto. Ci sta dando la rotta di molti ordigni in orbita.»

«Terrestri?» Reinhart esamino le traiettorie tracciate sulla carta. «E questo che vi preoccupa tanto?»

«Si. Qualche potenza dell’altro emisfero li mette in orbita uno dopo l’altro; ma i nostri vecchi schermi di controllo non hanno un raggio d’azione abbastanza vasto. L’Agenzia spaziale nelle Nazioni Unite non ha alcuna idea in proposito, come non ne ha l’alleanza occidentale. Nessuno ne ha.»

Geers concluse per lui: «Cosi desiderano che se ne occupi lei.»

«Ma non e il mio campo.» Reinhart stava deciso di fronte alla scrivania. «Io sono un astronomo.»

«E quello che sta facendo adesso, e forse nel suo campo?» chiese Vandenberg.

«No, ma e di li che prende le mosse… Da una sorgente astronomica.»

Per un minuto nessuno gli rispose.

«Bene, questo e quanto vuole il governo,» disse alla fine Osborne.

«E il lavoro di Thorness?»

Vandenberg si volse a lui. «La vostra squadra — quello che ne rimane — sara diretta dal dottor Geers.»

«Geers!»

«Io sono il direttore della base.»

«Ma lei non ne conosce neppure i primi elementi…» Reinhart si trattenne.

«Sono un fisico,» ribatte Geers. «O, perlomeno, lo ero. Credo di poter rispolverare tutto quanto in fretta.»

Reinhart lo fisso, sprezzante. «E quello che ha sempre voluto, no?»

«Non l’ho voluto io,» rispose Geers astioso.

«Signori!» nitri Osborne con aria di riprovazione.

Vandenberg torno pesantemente alla sua scrivania. «Non facciamone una questione personale.»

«E il lavoro di Fleming e della Dawnay?» chiese Reinhart.

«Non li buttero a mare,» disse Geers. «Avremo bisogno, qualche ora al giorno, del calcolatore, ma ci si puo mettere d’accordo…»

«Se buttate a mare me…»

«Non vi si muove nessuna accusa, Ernest,» disse Osborne. «Come vedrete dalla prossima lista d’onorificenze.»

«Al diavolo la vostra lista.» Le unghie di Reinhart si conficcarono nel palmo della mano. «Il lavoro in cui sono impegnati Fleming e la Dawnay e il progetto di ricerca piu importante che sia mai stato fatto in questo paese. E l’unica cosa che mi interessa.»

Geers lo guardo attraverso gli occhiali scintillanti. «Faremo il possibile per loro, se si comportano bene.»

«Ci saranno alcuni cambiamenti, Miss Adamson.»

Judy si trovava nell’ufficio di Geers, di fronte al dottor Hunter, il sovrintendente sanitario della base. Questi era un omone ossuto, che aveva molto piu del militare che del medico.

«La professoressa Dawnay si prepara a iniziare un nuovo esperimento, ma non sotto la direzione del professor Reinhart, questa volta. Reinhart ne e fuori.»

«E allora chi?…» Lascio la domanda in sospeso. Non le piaceva quell’uomo, e non le piaceva avere a che fare con lui.

«Saro io il responsabile.»

«Lei?»

Hunter, forse, era abituato a questo genere di insulti; sulla sua faccia larga, grossolana, apparve solo l’ombra di una smorfia.

«Certo, io sono soltanto un umile medico. L’autorita suprema sara nelle mani del dottor Geers.»

«E se la professoressa Dawnay avesse qualcosa da obiettare?»

«No, non ha nulla da obiettare. L’organizzazione non le importa molto. Quello che dobbiamo fare per lei e disporre le cose in bell’ordine. Il dottor Geers avra la suprema giurisdizione sul calcolatore, e io lo aiutero negli esperimenti biologici. Ora lei…» raccolse un foglio dalla scrivania del direttore, «… lei era stata assegnata al Ministero della Scienza. Bene, puo dimenticarselo. Tornera con noi. Ho bisogno del suo aiuto per mantenere ben sicura la nostra parte dell’operazione.»

«Cioe il programma della professoressa Dawnay?»

«Si. Penso che stiamo per creare una nuova forma di vita.»

«Una nuova forma di vita?»

«Le toglie il respiro l’idea, vero?»

«Che genere di forma?»

«Non lo sappiamo ancora, ma quando lo sapremo dovremo tenercelo per noi.»

Le rivolse un sorriso confidenziale. «Avremo il privilegio di fare da padrini a un grande avvenimento.»

«E il dottor Fleming?» chiese Judy guardando dritto di fronte a se.

«Rimarra qui, su richiesta del Ministero della Scienza: ma credo che ormai non abbia piu gran che da fare.»

Fleming e la Dawnay accolsero quasi senza commenti la notizia dell’allontanamento di Reinhart. La Dawnay era completamente assorbita da quello che stava facendo, e Fleming isolato e solitario. La sola persona a cui avrebbe potuto parlare era Judy, ma la evitava. Sebbene lui e la Dawnay lavorassero sempre insieme, continuavano a diffidare l’uno dell’altra e non parlavano mai tranquillamente di qualcosa che non fosse l’esperimento: e anche allora gli riusciva difficile convincerla di qualsiasi postulato fondamentale.

«Suppongo,» disse lei una volta che se ne stavano vicino alla stampa-dati d’uscita a controllare nuove valanghe di cifre, «suppongo che queste siano tutte informazioni che ha inserito Ciclope.»

«Alcune, piu quello che la macchina ha appreso da Christine quando l’ha presa in trappola.»

«Che cosa poteva apprendere da lei?»

«Non si ricorda quando le dissi che la macchina doveva avere un sistema piu svelto per ottenere informazioni sul nostro conto?»

«Ricordo che lei era impaziente.»

«Non solo io. In quei pochi secondi prima che saltassero le valvole, credo che abbia ottenuto molti piu dati fisiologici di quanti non se ne potrebbero ottenere in tutta una vita.»

La Dawnay ebbe uno di quei suoi brevi sbuffi asciutti, e lo lascio a crogiolarsi nelle sue riflessioni. Fleming raccolse un pezzo di cavo e si diresse al gruppo di controllo, dove si fermo di fronte al quadro lampeggiante, tenendo in mano, sovrappensiero, i capi scoperti del filo. Raggiunto uno dei terminali, vi fisso uno dei capi del cavo, poi, tenendolo per la parte isolata, avvicino lentamente l’altro capo al terminale opposto.

«Che sta cercando di fare?» La Dawnay si precipito verso di lui. «Ne fara un arco voltaico.»

«Non credo,» rispose Fleming. Mise il capo scoperto del filo a contatto con il terminale. «Vede?» Al contatto delle due superfici metalliche ci fu solo una piccola scintilla.

Fleming lascio cadere il filo e rimase pensieroso per qualche istante, poi alzo lentamente le mani verso i terminali, cosi come aveva fatto Christine.

La Dawnay fece un passo avanti per fermarlo. «Per l’amor di Dio!»

«Non si preoccupi.» Fleming tocco simultaneamente i due terminali e non accadde nulla. Rimase immobile, le braccia distese, stringendo le piastre metalliche mentre la Dawnay lo osservava con un miscuglio di scetticismo e e paura.

«Non le pare che ci siano stati abbastanza morti?»

«Ha imparato.» Abbasso le braccia. «Ha imparato. Non conosceva l’effetto degli alti voltaggi sui tessuti organici, finche non l’ha sperimentato su Christine. Non sapeva che avrebbe danneggiato anche se stesso. Ma ora che lo sa, prende le sue precauzioni. Se prova a passare attraverso questi elettrodi, la macchina ridurra il voltaggio. Su, provi.»

«No, grazie, ne ho abbastanza delle sue idee.»

Fleming la guardo duramente.

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