visita del primo ministro. Voleva che tutti, diceva, avessero quel che gli spettava.

Fleming personalmente aveva dei dubbi su tali esibizioni, ma se li teneva per se: almeno avrebbe avuto una possibilita di parlare. Il giorno della visita si reco di buon’ora nell’edificio del calcolatore, dove trovo Andromeda che aspettava, sola. Anche lei sembrava trasformata. Aveva spazzolato all’indietro i lunghi capelli e invece dell’abito diritto di tutti i giorni indossava una specie di tunica greca, che le segnava busto e gambe, ondeggiandole attorno.

«Accidenti,» disse, «ti accadra qualcosa di prettamente umano se te ne vai in giro cosi addobbata.»

«Ti riferisci a questo vestito?» chiese lei, con un vago interesse.

«Farai un’impressione dell’accidente, ma d’altronde la fai lo stesso. Non ci sara possibilita di averti, ora, vero?» le chiese amaramente. Andromeda gli lancio un’occhiata senza rispondere. «Ti chiedera probabilmente di succedere al n. 10 e tu penserai che noi dormiremo tranquilli nel nostro letto ora che abbiamo visto quanto sei forte. Probabilmente pensi che siamo tutti degli sciocchi.»

«No, tu non sei uno sciocco,» ribatte lei.

«Se non fossi uno sciocco non saresti qui ora. Hai fatto piombare giu dal cielo con un colpo un pezzettino di metallo — sa Dio come — e di punto in bianco sei in una posizione di comando.»

«Era quanto si voleva.» Gli stava di fronte, senza espressione.

«E qual e il prossimo passo?»

«Dipende dal programma.»

Le si avvicino. «Sei una schiava, vero?»

«Perche non te ne vai?» gli chiese.

«Andarmene?»

«Ora. Finche puoi.»

«Fammi andare via tu.» La fissava, duro e ostile, ma lei volse il capo.

«Puo darsi che io lo debba fare,» rispose. Rimase fermo, sfidandola a continuare, ma lei non si voleva lasciar trascinare. Dopo qualche secondo Fleming guardo l’orologio e grugni.

«Vorrei tanto che questi buffoni di diplomatici l’avessero gia finita.»

Quando il primo ministro si decise ad arrivare era scortato da ufficiali, uomini politici e segugi di Scotland Yard. Geers li condusse al calcolatore. Erano seguiti da Burdett e da Hunter e da un codazzo di persone meno importanti, in una teoria che finiva con Judy, che veniva per ultima e chiudeva le porte dietro di loro. Con un ampio gesto Geers indico la sala di controllo.

«Questo, Eccellenza, e il calcolatore.»

«Del tutto incomprensibile per me,» disse il primo ministro, come se questo fosse un vantaggio. Si accorse della presenza di Andromeda. «Buon giorno, madamigella. Congratulazioni.»

Si diresse verso di lei con la mano protesa, che lei prese e strinse un po’ rigida.

«Lei capisce tutto questo?» le chiese. Andromeda sorrise educatamente. «Sono certo che e cosi, e gliene siamo tutti molto grati. E davvero un grosso cambiamento per noi, in questo paese, essere capaci di fare una dimostrazione di forza. Ci prenderemo molta cura di lei. La trattano bene?»

«Si, grazie.» La comitiva le stava attorno a semicerchio, osservandola e ammirandola, ma lei non disse altro. Fleming colse lo sguardo di Judy e accenno al primo ministro. Per un momento lei non capi che cosa lui desiderasse, poi comprese e si affianco a Geers.

«Non credo che al primo ministro sia stato presentato il dottor Fleming,» mormoro. Geers si acciglio; il suo atteggiamento amichevole pareva un po’ fragile, in alcuni punti.

«Bene, bene.» Il primo ministro non pareva trovare altro da dire ad Andromeda. Si volse di nuovo a Geers.

«E dove tenete i razzi?»

«Glielo faro vedere, Eccellenza, e vorrei che visitasse il laboratorio.»

Si mossero, lasciando Judy dov’era. «Il dottor Fleming…» tento, senza alcun successo. Ma essi non la sentirono. Fleming fece un passo avanti.

«Mi scusi un istante…»

Geers gli rivolse uno sguardo torvo.

«Non ora, Fleming.»

«Ma…»

«Cosa desidera quel giovanotto?» chiese con mitezza il primo ministro. Geers sfodero un sorriso.

«Nulla, Eccellenza, non vuole nulla.»

Il primo ministro, pieno di tatto, continuo nella sua strada e quando Fleming fece un passo avanti Hunter gli mise una mano sul braccio.

«Per amor del cielo!» sibilo Hunter.

Sulla porta che dava nell’ala del laboratorio Geers si volse.

«Meglio che lei venga con noi.» Si rivolgeva ad Andromeda, ignorando gli altri.

«Venga, mia cara,» disse il primo ministro, tirandosi da lato per lasciarla passare. «Prima la bellezza e il cervello.»

Tutta la processione sfilo nel laboratorio, salvo Judy.

«Vieni?» chiese a Fleming, che si teneva alle loro spalle, fissandoli.

Lui scosse il capo. «Magnifico, vero?»

«Ho fatto del mio meglio.»

«Splendido.»

Judy cincischiava il fazzoletto. «Avrebbero almeno dovuto permetterti di parlare. E un bel furbone, anche se sembra una vecchia zitella.»

«Come un certo altro.»

«Chi?»

«Uno che veniva dalla montagna.» Le rivolse un pallido sorriso, «Uno dei pifferi di montagna che andavano per suonare e furono suonati.»

Judy conosceva il detto, e si senti irritata. «Andremo tutti a farci suonare, tranne te, vero?»

«Sai cosa mi ha appena detto Andromeda?»

«No.»

Lui cambio idea e passo lo sguardo da Judy al quadro di controllo. «Ho un’idea in testa.»

«Un’idea che potrei capire?»

«Guarda come ticchetta bene, come e liscio e ritmico.» Il calcolatore lavorava con regolarita, con un ronzio soffocato e le luci che lampeggiavano ordinate. «Fa le fusa come se ci avesse gia pappati. E se ora io tirassi via la corrente?»

«Non te lo permetterebbero.»

«O se prendessi un martello e lo facessi a pezzetti?»

«Non riusciresti a metterti in salvo, con le sentinelle. E comunque potrebbero ricostruirlo.»

Fleming estrasse da un cassetto del banco di controllo un blocco e alcuni fogli. «Allora non ci resta che dargli un colpo dal lato intellettuale, ti pare? Ho gia procurato un colpetto alla fanciulla, ora sarebbe bene cominciare con lui.» Si avvide che lei lo fissava dubbiosa. «Non avere paura, non dovrai dare fiato alle trombe. Ritornano da questa parte?»

«No. Usciranno dalla porta del laboratorio.»

«Bene.» Comincio a copiare sul blocco dei numeri dal foglio.

«Cos’e?»

«Una formula abbreviata della creatura.»

«Andromeda?»

«Chiamala come ti pare.» Continuava a scarabocchiare. «E cosi che la chiama la macchina. Non e proprio una formula, e un numero di matricola.»

«Che vuoi fare?»

«Fare un po’ di cambiamenti.»

«Non avrai intenzione di combinare dei guai?»

Lui scoppio a ridere. «Meglio che tu continui a fare da cicerone; per questa storia ci vorra un po’ di tempo.»

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