questo.

10 maggio Ne ho parlato al professor Nemur e lui insiste nel dire che io sono un innocente spettatore e che non ho alcuna ragione di rimanere coinvolto in quella che sarebbe una situazione spiacevole. Il fatto che Gimpy si e servito di me come di un intermediano non sembra preoccuparlo affatto. Se non mi rendevo conto di quel che stava accadendo, dice, la cosa non riveste alcuna importanza. Non sono piu colpevole di quanto lo sia il coltello che colpisce o l’automobile che investe.

«Ma io non sono un oggetto inanimato», ho sostenuto. «Sono una persona.»

Per un momento e sembrato confuso, poi ha riso. «Sicuro, Charlie. Ma io non mi riferivo al presente. Parlavo dei tempi prima dell’operazione.»

Presuntuoso, pomposo… mi e venuto voglia di picchiare anche lui. «Ero una creatura umana anche prima dell’intervento. Nel caso che se ne sia dimenticato…»

«Si, naturale, Charlie. Non fraintendermi. Ma era diverso…» E poi si e ricordato che doveva controllare alcune tabelle in laboratorio.

Il dottor Strauss non parla molto durante le nostre sedute psicoterapiche, ma oggi, quando ho accennato alla cosa, ha detto che avevo l’obbligo morale di dirlo al signor Donner. Tuttavia, quanto piu ci pensavo, tanto meno semplice diventava la cosa. Avevo bisogno di qualcun altro per spezzare il nodo gordiano, e la sola che mi e venuta in mente e stata Alice. Infine, alle dieci e mezzo, non ho piu saputo resistere. Ho formato il numero tre volte, interrompendomi sempre a meta, ma al quarto tentativo sono riuscito a rimanere all’apparecchio finche non ho udito la sua voce.

A tutta prima ella sembrava ritenere che non avrebbe dovuto incontrarsi con me, ma l’ho supplicata di concedermi un appuntamento al ristorante dove abbiamo cenato insieme. «Io la rispetto… lei mi ha sempre dato buoni consigli.» E poiche esitava ancora, ho insistito. «Deve aiutarmi. E in parte responsabile. Lo ha detto lei stessa. Se non fosse stato per lei non mi sarei mai trovato in questa situazione; ora non puo liberarsi di me con una scrollata di spalle.»

Deve aver intuito quanto la cosa era urgente, perche ha accettato di incontrarsi con me. Ho riattaccato e ho fissato il telefono. Perche era tanto importante per me sapere che cosa pensava lei, quello che lei provava? Da oltre un anno, al Centro per adulti, la sola cosa che avesse rivestito importanza era stata farle piacere. Per questo, forse, avevo accettato di sottopormi all’operazione?

Ho camminato su e giu davanti al ristorante finche il poliziotto ha cominciato ad adocchiarmi insospettito. Allora sono entrato e ho preso un caffe. Per fortuna il tavolo al quale ci eravamo seduti la prima volta era libero; lei avrebbe pensato di venirmi a cercare li.

Mi ha veduto e mi ha salutato con la mano, ma si e soffermata al banco a prendere un caffe prima di avvicinarsi al tavolo. Sorrideva e io ho capito perche: perche avevo scelto lo stesso tavolo. Un gesto scioccamente romantico.

«So che e tardi», mi sono scusato, «ma giuro che stavo impazzendo. Dovevo parlarle».

Alice ha sorseggiato il caffe ascoltando in silenzio mentre spiegavo come avevo scoperto le frodi di Gimpy e parlavo delle mie reazioni e dei consigli contrastanti datimi al laboratorio. Quando ho terminato, lei si e appoggiata alla spalliera della sedia e ha scosso la testa.

«Charlie, tu mi stupisci. Sotto certi aspetti hai fatto progressi enormi, eppure, quando si tratta di prendere una decisione, sei ancora un bambino. Io non posso decidere in vece tua, Charlie. La soluzione non puo essere trovata nei libri… e neppure rivolgendosi ad altri. A meno che tu non voglia rimanere un bambino per tutta la vita. La soluzione devi trovarla dentro di te… devi sentire qual e la cosa giusta da farsi. Charlie, devi imparare ad avere fiducia in te stesso.»

A tutta prima la sua predica mi ha irritato, ma poi, improvvisamente, ha incominciato a sembrarmi sensata. «Vuol dire che devo essere io a decidere?»

Alice ha annuito.

«In effetti», ho detto, «ora che ci penso, credo di avere gia deciso qualcosa! Secondo me, tanto Nemur quanto Strauss hanno torto!»

Lei mi stava osservando attentamente, eccitata. «Ti sta accadendo qualcosa, Charlie. Se soltanto potessi vedere la tua faccia.»

«Ha ragione, accidenti, qualcosa succede! C’era una nuvola di fumo sospesa davanti ai miei occhi, e con un soffio lei l’ha dispersa. Un’idea semplice. Avere fiducia in me stesso. E non ci avevo mai pensato.»

«Charlie, sei meraviglioso.»

Le ho preso la mano e l’ho trattenuta. «No, e lei ad essere meravigliosa. Mi ha toccato gli occhi e mi ha fatto vedere.»

Alice e arrossita e ha tirato indietro la mano.

«L’ultima volta che venimmo qui», ho detto, «le dissi che mi piaceva. Avrei dovuto avere fiducia in me stesso e dirle che l’amavo».

«No, Charlie. Non ancora.»

«Non ancora?» ho gridato. «E quello che disse l’ultima volta. Perche non ancora?»

«Ssst… Aspetta per qualche tempo, Charlie. Termina gli studi. Vedi dove ti condurranno. Stai cambiando troppo rapidamente.»

«Che cosa c’entra questo? I miei sentimenti per lei non cambieranno perche sto diventando piu intelligente. L’amero anzi sempre di piu.»

«Ma stai cambiando anche emotivamente. Sembra strano, ma io sono la prima donna della quale tu sia realmente conscio… in questo modo. Fino ad ora sono stata la tua maestra… una persona alla quale ti rivolgevi per avere aiuto e consiglio. E logico da parte tua pensare di essere innamorato di me. Frequenta altre donne. Concediti piu tempo.»

«Lei sta dicendo insomma che gli adolescenti si innamorano sempre delle loro insegnanti e che emotivamente io sono ancora appena un ragazzo.»

«Stai travisando le mie parole. No, non penso a te come a un ragazzo.»

«Mi crede emotivamente ritardato, allora.»

«No.»

«Allora perche?»

«Charlie, non insistere. Non lo so. Gia ti sei portato al di la delle mie capacita intellettuali. Tra pochi mesi o anche soltanto tra poche settimane sarai una persona diversa. Quando maturerai intellettualmente potremmo non essere piu in grado di comunicare. Quando maturerai emotivamente potresti anche non volermi piu. Devo pensare anche a me stessa, Charlie. Aspettiamo e stiamo a vedere. Sii paziente.»

Diceva cose ragionevoli, ma io non volevo permettere a me stesso di ascoltarla. «L’altra sera…» e mi e mancata la voce, «lei non sa come desideravo quell’appuntamento. Ero fuori di me a furia di domandarmi come avrei dovuto comportarmi, che cosa avrei dovuto dire, volevo fare una buona impressione e mi atterriva la possibilita di dire qualcosa che l’avrebbe fatta arrabbiare.»

«Non mi hai fatta arrabbiare. Mi hai lusingata.»

«Allora quando posso rivederla?»

«Non ho alcun diritto di farti innamorare.»

«Ma sono innamorato!» ho urlato, e poi, vedendo la gente voltarsi a guardare, ho abbassato la voce finche non e diventata tremula d’ira. «Sono una creatura umana… un uomo… e non posso vivere soltanto con libri e nastri magnetici e labirinti elettronici. Lei dice: ’Frequenta altre donne’. Come posso se non conosco nessun’altra donna? Qualcosa dentro mi sta incendiando e io so soltanto che questa cosa mi fa pensare a lei. Sono a meta d’una pagina e vedo su di essa il suo viso… non offuscato come quelli del mio passato, ma limpido e vivo. Tocco la pagina e il suo viso scompare e a me vien voglia di lacerare in due il libro e di gettarlo via.»

«Per piacere, Charlie…»

«Mi permetta di vederla di nuovo.»

«Domani al laboratorio.»

«Sa bene che non intendo questo. Lontano dal laboratorio. Lontano dall’universita. Noi due soli.»

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