Quando superai la porta, rimasi stupito vedendo che razza di posto aveva Mitzi. Non voglio dire che era lussuoso… me lo sarei aspettato, considerando il suo conto in banca. Al contrario, quello che mi colpi quando Mitzi mi fece entrare, fu la sua nudita.

Certamente non era la poverta a renderlo cosi. Non si puo avere un appartamento di quaranta metri quadri, in un edificio sorvegliato ventiquattrore su ventiquattro da guardie con riflessi condizionati all’attacco, senza pagarlo salato… Questo l’avrei capito anche se non avessi saputo del risarcimento danni venusiano. La cosa sorprendente era che lo sfoggio finiva con l’appartamento stesso. Nessun RotaBagno. Niente acquario con pesci tropicali. Non aveva neppure i patetici busti e i medaglioni di Nelson Rockwell. Qualche mobile, una piccola Omni-V in un angolo… e basta. Anche le pareti erano strane: tutte dipinte a rossi brillanti e gialli, e su una c’era un grande quadro statico (neppure a cristalli liquidi), che mi lascio perplesso per un momento. Poi riconobbi la scena: era un famoso evento della storia venusiana: la costruzione del primo tubo di Hilsch sulla cima della montagna piu alta, nella catena dei Freysa, per soffiare i gas nocivi in orbita e cominciare a rendere l’atmosfera respirabile.

— Scusa se sono in ritardo — dissi, fissando il quadro, — ma c’era una fila che non finiva piu al supermercato. — Sollevai le Mokie-Koke come spiegazione.

— Ma Tenny, cosa ce ne facciamo di quella brodaglia? — Poi si morse le labbra. — Vieni in cucina, mentre finisco di preparare la cena, e raccontami come ti vanno le cose.

Con mia grande sorpresa, mi mise al lavoro mentre parlavo. E con mia ancor piu grande sorpresa, il lavoro consisteva nel pelare le patate! Voglio dire patate crude, vegetali, alcune con ancora la terra attaccata! — Come hai fatto a trovarle? — chiesi, mentre cercavo di capire come dovevo fare a «pelarle».

— I soldi possono tutto — disse lei, tagliano a fette delle altre verdure crude, verdi e arancione. Non era esattamente una risposta, dal momento che io in effetti non volevo chiedere «dove» o «come», ma «perche».

Ma i miei mi hanno insegnato ad essere educato. Mangiai un bel po’ della cena che aveva preparato, anche le radici crude e le foglie che lei chiamava «insalata», e non dissi niente che potesse suonare come una critica. O quasi. Dopo un po’, quando la conversazione sembrava languire, le chiesi se le piaceva davvero quella roba.

Mitzi stava masticando con aria assente, ma si riscosse. — Se mi piace? Certo che mi piace! E… — Si interruppe, come se le fosse venuto in mente qualche cosa. — E sana.

— Gia, mi pareva — dissi.

— No, davvero! Ci sono… dei nuovi studi, non ancora pubblicati, che lo dimostrano. Per esempio, lo sapevi che il cibo preconfezionato puo provocare vuoti di memoria?

— Andiamo, Mitzi — mi misi a ridere. — Nessuno venderebbe ai consumatori cose che possono far male.

Lei mi diede un’occhiata strana. — Be’, non di proposito — disse, — forse. Ma ti ho detto che sono studi nuovi. Sai cosa? Facciamo una prova!

— Una prova di cosa?

— Una prova per vedere se la dieta ti ha provocato dei vuoti mentali, diamine — sbotto lei. — Faremo un piccolo esperimento, per determinare fino a che punto ti ricordi di certe cose, e io registrero tutto, in maniera che potremo ricontrollare.

Non mi pareva un gioco molto divertente, ma non volevo essere scortese. — Perche no? — dissi.

— Per esempio, potrei darti i fatturati annui della nostra agenzia per gli ultimi quindici anni, suddivisi per…

— No, no, troppo noioso — si lamento lei. — Ho un’idea! Vediamo quanto ti ricordi di quello che succedeva all’ambasciata su Venere. Qualche aspetto articolare… per esempio… ecco! Sentiamo tutto quello che ti ricordi sulla mia catena di spie.

— Ma non e giusto! — protestai. — Eri tu che la dirigevi: io conosco solo qualcosa.

— Va bene, ne terremo conto — promise lei.

Alzai le spalle e cominciai. — Bene, prima di tutto avevi ventitre agenti attivi e circa centocinquanta occasionali, a tempo parziale… la maggior parte non erano veri agenti, o almeno non sapevano per chi lavoravano.

— I nomi, Tenny!

La guardai sorpreso. Sembrava che prendesse la cosa molto sul serio… — Be’, c’era Glenda Pattison del Dipartimento Parchi, quella che ha introdotto le parti difettose nella nuova centrale elettrica. Poi Al Tischler, di Learoyd City… Non so cosa facesse, ma me lo ricordo perche era particolarmente basso per essere un Venusiano. Margaret Tucsnak, la dottoressa che mescolava pillole anticoncezionali con le aspirine. Mike Vaccaro, la guardia del Penitenziario Polare… Devo contare anche Hamid?

— Hamid?

— Il grek — spiegai. — Quello che sono riuscito a rifilare al vecchio Harriman, facendogli credere che fosse un rifugiato politico. Naturalmente tu te ne sei andata molto prima che riuscisse a prendere contatto, percio non so se includerlo nella lista. Pero mi sorprende che tu non te ne ricordi. — Sogghignai. — Adesso mi dirai che non ti ricordi di Hay — aggiunsi. Con mia grande sorpresa, lei sembro perplessa ancora una volta. — Jesus Maria Lopez, per la miseria — dissi esasperato, e per un momento lei mi guardo con espressione opaca.

Poi disse: — Tutto questo e successo su Venere, Tenny. Lui e la. Noi siamo qui.

— Cosi mi piaci! — Le cose cominciavano a migliorare. Mi feci piu vicino, e lei mi guardo in maniera quasi invitante. Ma c’era ancora l’ombra di un cipiglio sulla sua faccia. Allungai una mano e le toccai i solchi fra le sopracciglia: sembravano veramente incisi. — Mitzi — le dissi con tenerezza, — tu lavori troppo.

Lei si scosto quasi con rabbia dalla mia mano, ma io non mollai. — Davvero. Sei… non so. Piu stanca. E piu calda, anche. — Ed era cosi: la mia signora di ottone era di bronzo ora. Anche la sua voce si era fatta piu profonda e piu morbida.

In effetti, mi piaceva di piu adesso. Disse: — Continua coi nomi, vuoi? — Ma sorrise nel dirlo.

— Perche no? Weeks, Theiller, Storz, i fratelli Yurkewitch… Come me la sto cavando?

Lei si mordeva le labbra… seccata, pensai, perche dopo tutto la mia memoria era ottima. — Continua — disse. — Ce ne sono ancora un sacco.

L’accontentai. In effetti mi ricordavo solo una dozzina di nomi, ma lei accetto che di alcuni agenti le dicessi solo dove lavoravano e quello che facevano per lei, e quando non ero sicuro di qualcosa, lei mi aiutava facendomi delle domande. La cosa ando avanti per un pezzo. — Proviamo qualcos’altro — proposi. — Per esempio, vediamo chi di noi due si ricorda piu cose sull’ultima notte che abbiamo passato insieme.

Lei sorrise con aria assente. — Fra un momento, Tenn. Prima dimmi di quel tale di Myers-White che aveva rovinato il raccolto di grano…

Io mi misi a ridere. — Mitzi cara, l’agente di Myers-White coltivava riso; e stato a Nevindale che hanno rovinato il raccolto di grano! Vedi? Se la dieta provoca vuoti di memoria, allora forse devi cominciare a mangiare Kelpy Crisp!

Lei si stava mordendo di nuovo le labbra, e per un momento la sua espressione non fu affatto amichevole. Strano. Non avevo mai pensato che Mitzi fosse una che non sopportava di perdere. Poi sorrise e si arrese, spegnendo il registratore. — Suppongo che abbia vinto tu — disse, e batte sul divano, al suo fianco. — Perche non vieni qui a riscuotere la vincita? — E cosi, alla fine, la serata si concluse nel migliore dei modi.

3

L’occasione non si ripresento tanto rapidamente. Mitzi non mi lascio altri messaggi. La chiamai, qualche volta: fu carina, senza dubbio… ma era anche tanto occupata… forse la settimana prossima, Tenn caro, o ai primi del prossimo mese… oppure chissa mai quando.

Naturalmente anch’io avevo un sacco di cose da fare. Me la cavavo molto bene nel ramo religioso, e anche Desmond Haseldyne si congratulava con me. Ma volevo vedere Mitzi. Non solo per quelle cose che… be’, capite, quelle cose che mi avevano interessato in lei all’inizio. Ce n’erano anche altre, adesso.

Un paio di volte, quando entrai nell’ufficio di Haseldyne, lui stava facendo telefonate misteriose, e avevo chissa perche il sospetto che alcune fossero per Mitzi. E poi vidi, insieme a Val Dambois, li e il Vecchio in persona in un self-service piuttosto lontano dall’Agenzia. Non era il tipo di posto dove andavano di solito i dirigenti. Non era

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