Appena possibile! — e se si trattenevano troppo, prendevo un telefono e ci mormoravo dentro fino a quando, sorridenti ma rodendosi dentro, non se ne andavano. Mentre Dixmeister, nel cubicolo accanto al mio ufficio, mi teneva gli occhi addosso, preoccupato e torvo, finche non si accorgeva che lo guardavo, e allora mi faceva un sorriso da. cane bastonato.

Ah, come mi piaceva!

Naturalmente, il buon senso mi diceva di non tirare troppo la corda. Io ero solo un piccolo ingranaggio nei piani di Haseldyne e Mitzi. Ero tollerato, piu che necessario. Anzi: non ero necessario per niente, tranne per il fatto che era piu facile per loro tenermi li che tapparmi la bocca.

Tutto quello che dovevo fare, era continuare a render loro piu facile tenermi dentro che fuori… E poi… e poi sarebbe venuto il momento in cui l’operazione sarebbe andata in porto, e Mitzi e Haseldyne sarebbero stati proprietari. E con un po’ di fortuna, Tenny Tarb sarebbe stato dei loro. Direttore di sezione… no, pensai, bevendomi una Mokie, meglio ancora: D.G.E.! E questo era un sogno di gloria. Lo sapete cos’e un re? Ve lo dico io cos’e un re: paragonato a un Direttore Generale Esecutivo di una grossa Agenzia, un re e niente.

E il futuro?, pensai aprendo un’altra Mokie. Se Mitzi e io fossimo tornati insieme, a tempo pieno? Se ci fossimo perfino sposati? Se io non fossi stato solo un Q.G.E. ma un azionista proprietario dell’Agenzia? Sogni intossicanti! Facevano apparire il mio piccolo problema con le Mokie una cosa da niente. Con i soldi potevo permettermi la migliore disintossicazione del mondo. Potevo perfino… Un momento… cos’era? L’idea che si era formata nel mio subconscio alla riunione dei Consumisti Anonimi.

Mi alzai di scatto, e quasi rovesciai la Mokie. Dixmeister arrivo di corsa, spaventato. — Signor Tarb? State bene?

— Sto benissimo, Dixmeister — gli dissi. — Senti, non ho visto il Vecchio passare lungo il corridoio un momento fa? Vedi se puoi raggiungerlo… chiedigli se vuole venire nel mio ufficio un momento.

Mi sedetti e aspettai, mentre l’idea assumeva la sua forma perfetta nella mia mente.

Non si puo avere il Vecchio senza il suo branco di tirapiedi, tre o quattro, che lo seguivano passo passo e si affollavano sulla soglia mentre lui faceva le sue visite. Tutti avevano titoli altisonanti, e ciascuno di loro guadagnava quattro volte quello che guadagnavo io, ma erano sempre tirapiedi. Li ignorai. — Grazie per essere venuto, signore — dissi con un gran sorriso. — Volete sedervi? Prego, prendete la mia sedia.

Non si puo avere il Vecchio, inoltre, senza cinque minuti di chiacchiere preliminari. Si sedette e comincio a raccontarmi dei vecchi tempi, e di come aveva fatto i soldi, evitando di guardare il distributore di Mokie, come se fosse una dentiera che mi ero dimenticato sul tavolo. Riascoltai per la seconda volta la saga di come era tornato da Venere con i milioni vinti alla lotteria, e li aveva scommessi tutti sulla speranza di trasformare due Agenzie defunte in un successo strepitoso. — Ha funzionato, Tenn — disse con voce roca, — grazie ai prodotti! E su questo che e stata costruita la T.G.&S. i prodotti. Non ho niente da dire contro gli Intangibili, ma sono le merci che la gente ha bisogno di farsi vendere, per il loro bene e per il bene della stessa umanita!

— Giusto, signore — dissi, perche nessun’altra risposta e permessa quando parla il Potere. — Pero ho una piccola idea che vorrei proporvi. Conoscete i Consumisti Anonimi?

Mi lancio un’occhiata come una folgore di tempesta. I solchi verticali fra gli occhi erano profondi come quelli di Mitzi e ce n’erano molti di piu. — Quando vedo i Consumisti Anonimi penso sempre che sono manovrati dai Venusiani. Quando va bene, sono degli spostati!

— Sicuro che sono degli spostati, ma c’e qui un mercato potenziale che secondo me non abbiamo sfruttato. Vedete, questi Consumisti Anonimi sono fuori controllo. Prendono Caffeissimo cinquanta volte al giorno, o tante di quelle Mia-menta che manderebbero in rovina un Funzionario di prima classe; hanno ogni genere di mega- ipertropia del normale e decente consumo. Cosi vanno dai C.A. Poi cosa succede? La maggior parte riescono a trattenersi un paio di giorni. O meno. Poi ci ricascano. Entro una settimana sono peggio di prima. Diventano casi clinici, e sono persi per sempre al consumo. E nei casi di successo, e ancora peggio. Un vero e proprio lavaggio del cervello li porta a economizzare. Perfino a risparmiare.

—  Ho sempre detto — annuncio con voce grave il Vecchio, — che i C.A. sono l’anticamera del Conservazionismo.

— Giusto! Ma noi non dobbiamo perderli. Dobbiamo solo indirizzarli. Non astinenza. Sostituzione.

Il Vecchio strinse le labbra. Naturalmente i vari tirapiedi seguirono il suo esempio. Nessuno aveva afferrato l’idea, e nessuno era disposto ad ammetterlo.

Li sciolsi dal dubbio. — Organizziamo un gruppo di mutuo soccorso per ogni tipo di sovra-consumo — spiegai — e li addestriamo a sostituire. Se sono Caffeissimo-dipendenti, li facciamo passare alla Nic-O-Chew. Dalla Nic-O-Chew alla zecca di San Jacinto…

Schiarita di gola dalla porta. — La Zecca di San Jacinto non e uno dei nostri clienti — disse il Tirapiedi n. 2.

Continuai imperturbato: — Allora a qualcuno che sia nostro cliente, naturalmente… siamo un’Agenzia a spettro completo, abbiamo qualcosa per ogni settore di consumo, no? Per esempio, un consumatore che da cinque anni abbia sviluppato una dipendenza da Caffeissimo, e che sia sul punto di andare in tilt, ha ancora anni di vita utile come divoratore di Diete Starrzelius. — Il Vecchio getto una sola occhiata al suo tirapiedi, che si zitti. — La parte successiva — dissi, — e quella che ritengo ci rendera di piu. Pensiamo a questi gruppi di mutuo soccorso. Perche non potrebbero essere veri e propri club? Come logge. Con tasse di iscrizione. I membri potrebbero comprare insegne e cose del genere: orologi, anelli, magliette. Vestiti da cerimonia. Sempre diversi ad ogni gradino della gerarchia, e fatti in maniera tale da non poter essere utilizzati di seconda mano…

— Prodotti — sussurro il Vecchio, e i suoi occhi scintillavano.

Era la parola magica; l’avevo conquistato. Il suo seguito se ne accorse prima di me, naturalmente, e la stanza si riempi di congratulazioni e di progetti. Un dipartimento interamente nuovo all’interno degli Intangibili. Prima un’indagine preliminare di due settimane, tanto per essere sicuri che non ci fossero ostacoli, e per individuare le zone di maggior profitto. Il progetto doveva passare al Comitato di Pianificazione, ma poi… — Quanto entrera in azione, Tenny — disse il Vecchio con un gran sorriso, — sara tutto tuo! — E poi fece il gesto rituale che generazioni di dirigenti pubblicitari hanno fatto per mostrare la loro ammirazione incondizionata: si tolse il cappello e lo mise sul tavolo.

Fu un momento di gloria. Mi sentivo scoppiare il cuore. E non vedevo l’ora che se ne uscissero dall’ufficio, perche quel progetto geniale avrebbe beneficato ben poco il suo inventore. Denaro, si. Promozioni e prestigio, si. Ma la sostituzione non poteva curare le compulsione limbale… mio Dio, come volevo una Mokie!

Riuscivo anche a vedere la mia signora di ottone, una volta ogni tanto, anche se non molto spesso. Si fece vedere nel mio ufficio, in risposta alla nota che le avevo fatto avere sul mio nuovo progetto, e si guardo intorno con aria distratta mentre io mi scusavo per essere andato dal Vecchio invece di aspettare… ehm, dopo. — Nessun problema, Tenn — disse allegramente, ma come se pensasse ad altro. — Non interferira con i nostri… ehm, piani. Se possiamo vederci? Ma certo… prestissimo… ci sentiamo… ciao! — Non fu proprio prestissimo. Non venne a trovarmi, ne mi invito ad andare da lei, e quando cercai di chiamarla per telefono, o era fuori, o aveva troppa fretta per parlarmi. Be’, non c’era niente di strano. Adesso che sapevo quali erano i suoi obiettivi, potevo capire che non avesse tempo per tutto, nella sua vita.

Ma volevo ancora vederla, e quando ricevetti una chiamata a sorpresa, nel mio ufficio, poco prima della chiusura, corsi subito da lei, scavalcai la Terza Segretaria, superai in fretta e furia la Seconda Segretaria e mi venne permesso di chiamare Mitzi dalla scrivania della Prima Segretaria. — Ho appena parlato al telefono con Honolulu — dissi. — Tua madre. Ho un messaggio da parte sua.

Silenzio all’altro capo del filo. Poi: — Puoi aspettarmi per un’ora, Tenny? Poi andiamo a berci qualcosa al bar dei Dirigenti.

Be’, non fu un’ora: furono quasi due, ma non mi importo di aspettare. Anche se ero sulla buona strada per diventare un pezzo grosso, il mio status ufficiale non era ancora cosi elevato da permettermi privilegi dirigenziali. Era gia una soddisfazione essere stato ammesso, grazie all’invito di Mitzi, e poter sedere con il mio Drambuie, contemplando la citta nebbiosa e nuvolosa, con tutta la sua meravigliosa ricchezza e le sue promesse, in

Вы читаете Gli antimercanti dello spazio
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×