l’ancor piu fantastica speranza che un giorno gli anelli di tenuta avrebbero conosciuto un nuovo boom, e tutto lo spazio sarebbe stato utilizzato.

Sogni, pensavo… con invidia, perche le pillole verdi non solo eliminavano il bisogno di Mokie, ma avevano tarpato anche le ali ai miei sogni. E una cosa terribile svegliarsi alla mattina e rendersi conto che il giorno appena iniziato non sara migliore di quello precedente.

2

Cosa cambio la situazione? Non lo so. Non ci fu nulla. Non presi nessuna decisione, non ottenni la risposta a nessuna domanda irrisolvibile. Ma una mattina mi alzai presto, presi un’altra linea a una stazione diversa, e risalii alla superficie in un punto dove da tempo non ero piu stato, e mi presentai all’appartamento di Mitzi.

La porta apri le sue mascelle per annusarmi la punta delle dita e leggermi le impronte del palmo. Ebbi successo a meta. Non mi fece entrare, ma non mi blocco neppure la mano, fino a quando non fossero arrivati i poliziotti. Un minuto dopo, la faccia assonnata di Mitzi apparve sullo schermo. — Sei proprio tu — disse; penso un momento, poi aggiunse: — Tanto vale che tu venga su.

La porta si apri il tempo sufficiente per farmi passare, e mentre salivo appeso alla maniglia dell’ascensore, cercavo di capire cosa c’era di strano nel suo aspetto. I capelli in disordine? Evidentemente l’avevo fatta alzare. L’espressione? Forse. Non era sembrata particolarmente contenta di vedermi.

Scacciai la domanda in un angolo della mente, dove si stava accumulando una montagna di domande senza risposta e di dubbi vari. Quando mi fece entrare, si era lavata la faccia, e si era annodata un foulard attorno ai capelli. L’unica espressione che avesse era di cortese curiosita. Cortese e distante. — Non so perche sono qui — dissi. — Solo che… be’, non avevo nessun altro posto dove andare. — Non avevo avuto intenzione di dire cosi. Non avevo avuto nessuna intenzione, ma mentre le parole mi uscivano di bocca e le sentivo, mi accorgevo che erano vere.

Lei guardo le mie mani vuote, le tasche altrettanto vuote. — Non ho Mokie, qui, Tenny.

Feci un gesto. — Non bevo piu Mokie. No, non le ho eliminate. Le ho sostituite.

Lei spalanco gli occhi. — Pillole? Capisco perche hai un’aria distrutta.

Con calma dissi: — Mitzi, non sono pazzo, e non penso che tu mi debba qualcosa, ma pensavo che mi avresti ascoltato. Ho bisogno di un lavoro. Un lavoro che mi permetta di usare le mie capacita, perche adesso, per quello che faccio, potrei anche essere morto, e una mattina non saro capace di svegliarmi perche non riusciro a vedere la differenza. Sono sulla lista nera, lo sai. Non e colpa tua; non dico questo. Ma tu sei la mia sola speranza.

— Ah — disse lei. L’espressione di cortese curiosita spari, e per un momento pensai che stesse per piangere. — Ah, Tenny… Vieni in cucina e facciamo colazione.

Anche quando il mondo e tutto grigio, quanto tutte le circostanze sono talmente diverse da quelle che avete conosciuto prima, che la vostra mente si morde la coda, le abitudini e l’educazione vi fanno tirare avanti. Osservai Mitzi spremere le arance (veri frutti! Spremuti!), e macinare semi di caffe per fare il caffe, e nel frattempo snocciolavo il mio discorsetto come se fossi davanti al Vecchio. — Il prodotto, Mitzi. L questa la mia specialita, e ho pensato nuove campagne promozionali. Per esempio: non ti e mai venuto in mente che e un grosso fastidio usare i prodotti da gettare: fazzoletti di carta, rasoi, spazzolini da denti, pettini? Bisogna sempre averne una scorta. Se invece uno ne avesse di permanenti…

Lei aggrotto la fronte. I solchi erano evidenti. — Non capisco dove vuoi arrivare, Tenny.

— Un sostituto permanente per i fazzolettini, per esempio. Ho fatto delle ricerche. Una volta li usavano di stoffa. Un articolo di lusso, capisci? Di prestigio, e quindi caro.

Lei disse dubbiosamente: — Pero non hanno un mercato illimitato. Se sono permanenti…

Scossi la testa. — L permanente solo fino a quando il consumatore vuole tenerlo. Il segreto e la moda. Il primo anno li vendiamo quadrati. Quello dopo triangolari, per esempio… poi con disegni e colori diversi, magari con dei ricami; se fai i conti, ti accorgi che il guadagno lordo e maggiore che con i prodotti a perdere.

— Non e male come idea, Tenny — ammise lei, mettendomi davanti una tazza del suo caffe. In effetti non era male.

— Questa e solo una, e delle meno importanti — dissi inghiottendo il primo sorso. — Ne ho delle altre piu grosse. Molto grosse. Val Dambois ha cercato di portarmi via i gruppi di auto-sostituzione, ma non si immagina cosa altro si potrebbe tirarne fuori.

— Perche, c’e dell’altro? — disse guardando l’orologio.

— Puoi scommetterci! Non mi hanno lasciato andare fino in fondo, ecco il guaio. Vedi, dopo che i gruppi si sono formati, ogni membro cerca altri membri. Per ognuno che ne trova prende una percentuale. Se procura dieci membri, a cinquanta dollari l’anno ciascuno, ha una percentuale del dieci per cento su ognuno… questo serve a pagare la sua quota.

Lei strinse le labbra. — Suppongo sia un buon sistema per espandersi.

— Non solo per espandersi! Come si fa a reclutare questi nuovi membri? Si da una festa nel proprio condominio. Si invitano amici. C’e da mangiare, da bere, dei regalini (e i regalini glieli vendiamo noi), e poi… — tirai un profondo respiro. — Poi viene il bello. Il membro che recluta nuovi membri viene promosso. Diventa Socio Onorario, e la sua quota sale a settantacinque dollari. Con venti iscritti, diventa Consigliere… quota, cento dollari. Con trenta e… non so… Eminentissimo Eccellente Selezionatore, o qualcosa del genere. Vedi, noi gli stiamo sempre davanti: per quanti membri raccolga, ci ripaga la meta della sua quota… e noi continuiamo a vendergli la mercanzia.

Mi accomodai col mio caffe, osservando la sua espressione. Qualsiasi fosse. Avevo pensato che potesse essere di ammirazione, ma non riuscivo a capire bene. — Tenny — disse lei con un sospiro, — sei il piu colossale imbroglione che abbia mai conosciuto.

E ancora una volta, questo fece scattare qualcosa. Misi giu la tazza con tale forza che un po’ di caffe si rovescio sul piattino. Ascoltai le parole uscirmi dalla bocca, e anche se non avevo progettato di dirle, riconobbi che erano vere. — No — dissi, — non lo sono. Per quello che vedo, non sono niente di niente. La ragione per cui voglio tornare al mio lavoro e che mi pare che devo volerlo. Ma quello che voglio veramente e solo…

E mi fermai li, perche avevo paura a finire la frase con la parola «te»… e perche mi ero accorto che la voce mi tremava.

— Vorrei — dissi disperatamente, e pensai un minuto prima di continuare:

— Vorrei che questo fosse un mondo diverso.

Voi cosa pensate che volessi dire con quelle parole? Non e una domanda retorica. Non conoscevo la risposta allora, e non la conosco adesso; il mio cuore diceva qualcosa che la mia mente non aveva ancora preso in considerazione. Immagino che la domanda non sia cosi importante. Quello che contava era il sentimento, e vidi che aveva toccato Mitzi. — Oh, accidenti, Tenny — disse, e abbasso gli occhi.

Quando li rialzo, mi scruto un momento prima di parlare. — Lo sai — disse, rivolgendosi piu a se stessa, mi parve, che a me — che mi tieni sveglia la notte?

Esterrefatto, cominciai: — Non immaginavo… — ma lei non mi lascio continuare.

— E assurdo — disse pensierosamente. — Perche tu sei un imbroglione. E vero che adesso te la passi male, e che pensi cose che non ti saresti permesso di pensare qualche settimana fa. Ma sei sempre un imbroglione.

Non per essere polemico, ma per la precisione, dissi: — Sono un pubblicitario, Mitzi. — Non era da lei usare quel linguaggio.

Fu come se non mi avesse sentito. — Quando ero piccola, mio padre mi diceva che se mi innamoravo, non avrei piu potuto farci niente, e che la cosa migliore per me era stare lontano dal tipo di uomo che mi avrebbe fatto innamorare. Avrei dovuto dare ascolto a mio padre.

Il cuore mi si gonfio in petto. Con voce rauca dissi: — Oh, Mitzi! — E allungai una mano per toccarla. Ma non la toccai. Con calma, ma abbastanza in fretta perche la mia mano non arrivasse a sfiorarla, lei si alzo e fece un passo indietro. — Rimani fermo li, Tenny — mi ordino, e spari nella camera da letto. La porta si chiuse alle sue

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