spalle. Dopo un momento sentii scorrere la doccia. Rimasi li, studiando le bizzarre idee di Mitzi a proposito di arredamento, cercando di capire cosa ci si potesse trovare di bello nel quadro di Venere appeso alla parete… cercando di dare un senso a quello che lei aveva detto.

Mitzi mi lascio un sacco di tempo per pensare. Ma non ci capii niente lo stesso, e quando usci, perfettamente vestita, coni capelli pettinati, la faccia composta, era una persona completamente diversa. — Tenny — disse subito,stammi a sentire. Credo di essere matta, e sono sicura che avro dei guai. Comunque, ti diro tre cose.

«Primo: non mi interessano le tue idee per nuovi prodotti o i tuoi imbrogli sui Consumasti Anonimi. La nostra Agenzia si occupa di altre cose.

«Secondo: in questo momento non posso fare niente per te. Probabilmente non dovrei, anche se potessi. Probabilmente fra un giorno o due, ricomincero a ragionare, e allora non ti rivedro piu. In questo momento non c’e posto per un altro pubblicitario nei nostri uffici… e non c’e neppure tempo nella mia vita.

«Terzo… — esito, poi alzo le spalle. — Terzo: potrebbe esserci qualcosa di cui potremmo parlare, fra un po’ di tempo. Intangibili. Politica. Un progetto speciale. Ma non parlarne con nessuno. Non dovrei neppure dirti che esiste. Forse non esistera mai. A meno che non riusciamo a mettere insieme un sacco di cose… Abbiamo perfino bisogno di un posto per prepararlo, con discrezione, perche e davvero segreto. E anche allora potremmo decidere che il momento non e maturo, e che non possiamo cominciare. Capisci quanto e aleatorio tutto quanto? Ma se andra in porto, allora forse, solo forse, potrei trovare un posto per te. Chiamami fra una settimana.»

Avanzo svelta verso di me. Con il cuore in gola, allargai le braccia, ma lei mi schivo, mi diede un casto bacetto sulla guancia e ando verso la porta. — Non uscire con me — ordino. — Aspetta dieci minuti, poi vattene.

E spari.

Anche se le pastiglie verdi sembravano avere degli effetti chiarificatori sulle mie idee, non servirono a chiarirmi le idee su Mitzi. Ripensai ad ogni parola della nostra conversazione, rigirandomi sul materassino, mentre i bambini frignavano e i genitori russavano o litigavano a bassa voce fra di loro, nella piccola stanza. Non aveva senso. Non riuscivo a capire cosa provasse Mitzi per me (oh, non si era mai sognata di pronunciare la parola «amore»… ma di sicuro non aveva mai finto con me). Non riuscivo a far quadrare la Mitzi che avevo conosciuto cosi superficialmente e carnalmente su Venere, i cui unici segreti erano quelli dell’Agenzia, con quella sempre piu misteriosa e imprevedibile della Terra.

Non riuscivo a capire niente… tranne una cosa, che si era fissata chiaramente nella mia memoria. Cosi, quando finii il turno in fabbrica, mi ripulii ben bene, mi pettinai e mi presentai all’ufficio di vetro del principale. Semmelweiss non era solo; l’uomo che era con lui veniva a trovarlo almeno una volta alla settimana, si fermava a volte per ore, uscivano a pranzo insieme e tornavano malfermi sulle gambe. Sapevo di cosa parlavano: di niente. Tossicchiai sulla soglia e dissi: — Scusatemi, signor Semmelweiss.

Lui grugni, con il tono di chi vuol dire: non vedi che sono in riunione? — Aspettate un minuto, Tarb! — E torno al suo amico. La conversazione verteva sulle loro pedauto.

— Accelerazione? Senti, avevo una vecchia Ford a spinta esterna. La prima pedauto che abbia avuto, di seconda mano, un vero rottame… ma quando dovevo ripartire a un semaforo, bastava che mettessi fuori il piede, e zac! passavo davanti anche ai taxi!

Tossii ancora. Semmelweiss rivolse un’occhiata disperata al cielo e si volto verso di me. — Perche non siete alla vostra macchina, Tarb?

— Ho finito il turno, signor Semmelweiss. Volevo chiedervi una cosa.

— Uffa — disse lui guardando l’amico, le sopracciglia sollevate con aria di disprezzo… disprezzo per me, che una volta avevo un bicicletta a batteria! — Cosa diavolo volete?

— E per quello spazio vuoto, signor Semmelweiss. Conosco qualcuno che potrebbe affittarlo. Un’Agenzia.

Lui spalanco gli occhi. — Diavolo, Tarb! Perche non me l’avete detto subito? — E da quel momento tutto filo liscio come l’olio. Certo che potevo portare Mitzi e Haseldyne a vedere il posto. Certo che potevo uscire prima dal lavoro per portarli li. Certo che potevo interromperlo, diavolo, Tarb, sicuro, ogni volta che volete! Andava tutto nel migliore dei modi possibili… Tranne forse per me, e per tutte le preoccupazioni, le paure, i dubbi a cui non riuscivo a dare neppure un nome.

3

Quando finalmente riuscii a parlare con Mitzi per telefono, lei era molto irritata, esattamente come se fosse arrabbiata con se stessa per avermi incoraggiato… e doveva essere proprio cosi. Sollevo obiezioni, tergiverso; alla fine ammise che si, aveva detto che avevano bisogno di un posto segreto. Pero doveva sentire Haseldyne.

Ma quando la richiamai, come mi aveva detto, dieci minuti piu tardi, disse: — Ci saremo. — E cosi fu.

Quando andai loro incontro, sul marciapiede sporco fuori dalla fabbrica, Haseldyne sembrava assai piu irritato di quanto non lo fosse stata Mitzi per telefono. Gli porsi la mano. — Salve Des — dissi.

Lui la ignoro. — Hai un aspetto orribile — disse con evidente antipatia. — Dov’e questo buco che vuoi rifilarci?

— Da questa parte, prego — dissi, come un portiere, e li feci entrare con un inchino. Non dissi loro di stare attenti allo sporco. Potevano vederlo da soli. Non mi scusai per lo sporco, ne per i borbottii, i ruggiti, qualche volta i colpi di pistola delle macchine che sputavano fuori il loro milione di anelli di tenuta all’ora; e neppure per Semmelweiss che ci salutava untuosamente dal suo cubicolo; ne per la puzza; ne per il quartiere. Ne per qualsiasi altra cosa. Erano loro a dover prendere la decisione. Non avevo intenzione di pregarlo.

Una volta saliti al piano di sopra, fu un po’ meglio. Quei vecchi edifici erano stati costruiti solidamente. Si sentivano le macchine, di sotto, ma solo come un mormorio lontano e non spiacevole. Le luci funzionavano sempre a intermittenza, e la polvere fece starnutire Mitzi. Ma loro sembrarono non accorgersene. Erano piu interessati alle scale antincendio, al montacarichi, alle porticine con la scritta USCITA, che nessuno apriva da decenni. — Ci sono un sacco di entrate e uscite — disse Desmond rudemente. Annuii, ma non l’avevo veramente sentito. Ero perso nei miei pensieri. Era buffo. Con Mitzi nella stessa stanza con me, mi sembrava di essere piu che mai lontano da lei. Forse ero solo intossicato. Anche le pillole avevano il loro effetto, e anche se la perdita di peso aveva rallentato, non si era arrestata, ne era finita la mia insonnia. Eppure c’era qualcosa di molto strano…

— Tarb! — chiamo bruscamente Haseldyne. — Vi state addormentando? Vi ho chiesto dei trasporti.

— Trasporti? — Contai sulle dita. — Vediamo, ci sono due linee metropolitane, tutti i bus dell’asse nord- sud, quelli che attraversano la citta, la striscia pedonale. E naturalmente i taxi.

— E la disponibilita di energia? — chiese Mitzi con uno starnuto. — Ce n’e di energia. Se no con che cosa farebbero funzionare le macchine? — spiegai.

— Voglio dire, e affidabile? Non ci sono interruzioni?

Alzai le spalle. Non ci avevo fatto caso. — Credo di no — dissi.

Non mi ero reso conto che lei era piu tesa di me. — Credi? — sbraito. — Cristo, Tenny, anche per un mokomane sei… eh, eh… sei proprio stupido… eh…

Quando il ciu arrivo fu violento. Lei si mise le mani sulla faccia. — Al diavolo! — grugni. Si inginocchio per terra, frugando in mezzo alla polvere, e quando alzo la faccia inviperita, uno dei suoi occhi blu era marrone.

Immagino che se non fossi stato un mokomane, l’avrei capito da un pezzo. Mangiava insalata. Lenti a contatto per nascondere il colore degli occhi. Evitava la madre che voleva disperatamente vederla. Mi chiamava «imbroglione» quando si arrabbiava. Un’altra dozzina di piccole incongruenze.

E una sola spiegazione si adattava a tutte.

Immagino che se non fossi stato prima un mokomane, e poi un succhia-pillole, avrei reagito in maniera completamente diversa. Chiamando la polizia, per esempio. O almeno avrei cercato di farlo, anche se questo mi sarebbe probabilmente costato la vita. Ma ero stato torchiato. Quello che lei stava facendo era forse terribilmente

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