— Eccezioni! — disse lui gongolando. — Si, Tarb, ci sono proprio diverse eccezioni. Abbiamo testimonianze giurate da parte di non meno di otto ex detenuti, secondo cui i prigionieri sono stati spinti dagli annunci pubblicitari a scrivere alle loro famiglie e amici sulla Terra per farsi mandare alcuni dei prodotti pubblicizzati! In particolare abbiamo le prove che confezioni di Caffeissimo, Mokie-Koke, Starrzelius e caramelle Nick-O-Tin sono state infilate in pacchi della Croce Rossa…

Ormai non c’era piu niente da fare: abbandonai ogni speranza di prendere il volo della sera, perche sapevo che ne avremmo avuto fin dopo mezzanotte.

E cosi fu, fra continue consultazioni di «note di chiarimento», «dichiarazioni di principio», «emendamenti senza pregiudizio». Sapevo che Harriman non faceva sul serio. Stava cercando solo di assicurarsi una posizione di forza per ottenere quello che veramente voleva. Ma contratto con tenacia, finche non gli offrii di cancellare tutti i pacchi della Croce Rossa destinati ai grek, se questo poteva servire a farlo felice. Be’, evidentemente non voleva una cosa del genere, cosi mi offri un compromesso. Avrebbe lasciato cadere il problema dei comunicati commerciali, in cambio di un anticipo nella liberazione per alcuni dei suoi grek favoriti.

Cosi lo fregai: dieci giorni in meno per Moskowicz, McCastry; Bliven, la famiglia Farnell… e Hamid. Come avevo avuto in mente fin dall’inizio.

Harriman era tutto sorrisi e ospitalita, una volta che gli ebbi dato quello che voleva. Insistette perche dormissi nell’appartamentino che aveva alla citta Polare. Dormii male, avendo rifiutato la sua offerta di un bicchierino o due: non volevo correre il rischio di lasciarmi sfuggire delle informazioni. E poi continuavo a svegliarmi con quella terribile sensazione di agorafobia che viene quando uno si trova in un posto troppo grande. Maledetti Venusiani! Devono conquistarsi coi denti ogni metro cubo di spazio, eppure Harriman aveva tre stanze intere! E in un appartamento che usava non piu di dieci volte all’anno! Cosi la mattina dopo mi alzai presto, e per le sei ero in fila all’aeroporto per il controllo dei biglietti. Davanti a me c’era un ragazzino venusiano, con una di quelle magliette «patriottiche» con scritto Imbroglioni, go home sul davanti e ABBASSO P*BBL*C*T* sulla schiena… come se «pubblicita» fosse una parolaccia! Non gli diedi la soddisfazione di guardarlo, e mi voltai. Alle mie spalle c’era una negra, piccola ed esile, dall’aria vagamente familiare. — Salve signor Tarb — disse cortesemente, e scoprii chi era: un’ispettrice dei vigili del fuoco o qualcosa del genere. Era venuta a controllare l’ambasciata un paio di volte.

Quando salimmo sull’aereo, salto fuori che aveva il posto accanto al mio. Avevo pensato subito che fosse una spia: chiunque entrava nell’ambasciata, per qualsiasi ragione, avrebbe probabilmente compilato un rapporto su quello che aveva visto. Ma fu sorprendentemente aperta e amichevole. Non assomigliava per niente alla tipica fanatica venusiana. Non parlo di politica. Mi parlo di una cosa che mi interessava molto di piu: Mitzi. Ci aveva visto insieme nell’ambasciata, e aveva immaginato che fossimo amanti (e allora era proprio cosi!), e disse tutte le cose giuste su di lei: bella, intelligente, energica.

Avevo avuto l’intenzione di dormire, durante il viaggio, ma la conversazione era cosi piacevole che passai tutto il tempo a chiacchierare. Prima dell’atterraggio avevo cominciato a raccontarle dei miei sogni, delle mie speranze. Del fatto che stavo per tornare sulla Terra. Che avrei voluto che Mitzi tornasse con me, ma lei era decisa a rimanere. Che sognavo una relazione a lungo termine… magari perfino il matrimonio. Una casa a New York, magari fuori, verso La Foresta Protetta di Milford… magari un bambino o due… Fu una cosa strana. Piu parlavo, piu lei diventava triste e pensierosa.

Ma io ero gia abbastanza triste per conto mio, perche non riuscivo a credere che quei sogni potessero avverarsi.

3

Ma le cose cominciarono ad apparirmi in una luce migliore non appena arrivai all’ambasciata. Per prima cosa incontrai Hay Lopez che usciva dal gabinetto degli uomini… cioe quasi sicuramente dal nascondiglio di Mitzi. Non disse niente: si limito a grugnire passandomi accanto. L’espressione cupa e irritata sulla sua faccia era proprio quello che avevo sperato di vedere.

E quando, facendo scorrere l’acqua del water, aprii la porta segreta ed entrai nella Sala di Guerra, l’espressione sulla faccia di Mitzi era altrettanto promettente. Batteva rabbiosamente sui tasti dell’archivio, nervosa e irritata. Qualunque cosa fosse successa in quelle due notti in cui ero stato via, non era stato un idillio. — Gli ho rifilato Hamid — le dissi soddisfatto, e mi chinai a baciarla. Nessun problema! Neppure entusiasmo, ma rispose al mio bacio, tiepidamente.

— Ne ero certa, Tenny — disse lei con un sospiro, e le linee corrucciate cominciarono a distendersi; non erano indirizzate a me. — Quando potra venire a rapporto?

— Be’, non gli ho parlato di persona, naturalmente. Sara fuori fra dieci giorni, sulla parola. Direi due settimane al massimo.

Mitzi parve alquanto soddisfatta. Scrisse un appunto, poi spinse indietro la sedia, fissando il vuoto. — Due settimane — disse pensierosamente. — Peccato che non l’abbiamo avuto qui il giorno del Lutto Nazionale. Avrebbe potuto sentire un sacco di cose in mezzo alla folla. Comunque ci sono altre occasioni in arrivo. Il mese prossimo avranno un’altra delle loro elezioni, ci saranno riunioni politiche di ogni genere…

Le appoggiai le dita sulle labbra. — Quello che e in arrivo — dissi, — domani sera, e la mia festa di addio. Posso invitarti?

Mi rivolse un vero sorriso. — Alla tua festa? Naturalmente.

— E perche non ti prendi una giornata di liberta, domani, per fare qualcosa insieme?

Di nuovo l’ombra del corruccio sulla fronte. — Be’, ho un sacco di cose da fare, Tenn…

Colsi l’occasione al volo. — Ma non con Hay Lopez, giusto?

I solchi fra gli occhi si approfondirono, furiosamente. — Neanche morta! — sibilo. — Nessuno puo trattarmi in quella maniera… credere che io sia di sua proprieta!

Mantenni un’espressione blanda e comprensiva, ma dentro di me sorridevo da un orecchio all’altro. — Che facciamo domani, allora?

— E va bene, perche no? Magari potremmo… non so… andare sulle Colline Russe. Qualcosa faremo. — Mi sfioro la guancia con un bacio. — Se domani voglio prendermi una giornata libera, dovro lavorare sodo oggi, Tenny… percio sparisci, d’accordo? — Ma lo disse con affetto.

Con mia grande sorpresa, aveva parlato sul serio a proposito della gita alla vecchia sonda russa. L’accontentai. Immagino che mi sarebbe mancato qualcosa, in un certo senso, se me ne fossi andato da Venere senza vedere uno dei suoi monumenti piu famosi. Uscimmo dall’ambasciata resto, e prendemmo un taxi elettrico fino alla stazione dei tram, prima che le strade si riempissero di traffico.

Attorno alle loro citta piu grandi i Venusiani sono riusciti a far crescere erba, cespugli, perfino alcune cose striminzite che loro chiamano alberi. Naturalmente sono state manipolate geneticamente, ma ogni tanto mostrano un po’ di verde. Le Colline Russe invece non sono state cambiate per niente. Di proposito.

Volete avere un’idea di quanto sono matti i Venusiani? Vi racconto un piccolo aneddoto. Bene, hanno un intero pianeta, cinque volte la superficie delle terre emerse della Terra, perche non ci sono oceani. Per poterlo trasformare in un posto decente e farci crescere qualcosa di verde si sono spaccati a schiena per quarant’anni e piu. E una cosa maledettamente difficile, perche Venere e quello che e. Le piante se la vedono brutta. Per prima cosa, non c’e abbastanza luce; secondo, non esiste quasi acqua; terzo, fa troppo caldo. Cosi perche qualcosa cresca ci vogliono un sacco di trucchi tecnologici e un enorme sforzo. Per prima cosa bisogna piazzare diverse cariche atomiche in qualche faglia tettonica per aprire uno sfogo ai vulcani: questo serve a portare in superficie i vapori d’acqua contenuti nel nucleo del pianeta (e cosi che la Terra ha avuto la sua acqua, miliardi di anni fa, dicono). Secondo, bisogna incappucciare i vulcani per catturare il vapore. Terzo, bisogna trovare qualcosa di abbastanza freddo per condensare il vapore; questa cosa e l’estremita fredda dei tubi di Hilsch: se ne vedono sulle cime delle montagne, dappertutto su Venere; sono specie di pifferi con un solo buco: l’estremita calda espelle gas attraverso l’atmosfera, disperdendoli nello spazio, quella fredda serve a raffreddare le citta, generando nel processo un po’ di elettricita. Quarto, devono far arrivare quel poco d’acqua nelle zone di cultura, e devono farlo

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