guardo e penso che noi due un giorno potremmo…
Lei ando su tutte le furie. — Basta cosi, Tarb!
— Volevo solo dire…
— Lo so cosa volevi dire! Adesso ascolta quello che ti dico io: primo, non mi piacciono i bambini; secondo, non c’e bisogno che mi piacciano, perche non c’e bisogno che ne abbia… ci sono gia un sacco di consumatori per mantenere alta la popolazione; terzo, neanche a te interessano i bambini, ti interessa solo quello che si fa per averli, e la risposta e no.
Lasciai perdere. Comunque non era vero. Non del tutto, almeno.
Poi le cose cominciarono a migliorare un po’. Avevo un alleato prezioso nel vino venusiano; anche se non era granche, giocava lo stesso brutti scherzi. E l’altro alleato era Mitzi stessa, perche la logica della situazione la porto alle stesse mie conclusioni: non aveva senso mettersi a litigare quando ci restava cosi poco tempo.
Prima di finire la bottiglia, mi ero messo vicino a lei. E quando le misi la mano attorno alla vita, fu come ai vecchi tempi, e come ai vecchi tempi lei si appoggio a me. Usando la mano libera, presi il bicchiere con l’ultimo dito di vino e lo sollevai per un brindisi. — A noi due, Mitzi, e alle poste ultime ore insieme. — Lo sguardo mi cadde su una cameriera che stava sparecchiando i tavoli. Strano, pensai: assomigliava moltissimo alla donna che si era seduta vicino a me durante il volo dal Polo.
Poi me ne dimenticai, perche Mitzi levo il suo bicchiere, sorridendomi al di sopra dell’orlo, e mi restitui il brindisi. — Al nostro ultimo giorno insieme, Tenn, e alla nostra ultima notte.
Un invito piu chiaro di questo non l’avevo ancora sentito. Ci alzammo e ci dirigemmo verso le scale che portavano alla stazione, abbracciati l’uno all’altra. Eravamo tutt’e due un po’ alticci, ma diedi lo stesso uno strattone a Mitzi mentre passavamo accanto al tavolo vicino alla porta. Meta dei Venusiani che conoscevo sembravano radunati in quel posto; quello era il vecchio testarossa. Evidentemente aveva risolto la sua discussione vicino all’ambulanza, perche era seduto da solo, facendo finta di leggere il menu. Come se ci volesse piu di una decina di secondi! Alzo gli occhi, proprio mentre passavamo. Al diavolo. Non avrei piu dovuto vedere quelle facce da citrulli, fra poche ore, cosi gli sorrisi. Lui non rispose al sorriso.
Non me l’ero neppure aspettato. Cosi scesi insieme a Mitzi lungo le scale, e dimenticai tutta la faccenda… per un po’.
Mano nella mano, raggiungemmo il tram piu vicino in attesa. Mi era sembrato di vedere della gente salirci, ma al momento di entrare un vigile ci raggiunse di corsa. — Spiacente — ansimo, — ma questo e fuori servizio. C’e stato… un guasto. Il prossimo — indico, — parte dal binario tre fra poco.
Non c’era ancora nessun tram sul binario tre, ma ne vidi uno sul raccordo, appena fuori dal tunnel, un attesa del segnale di via libera.
Per qualche ragione, mi sentivo la testa girare. Il vino, pensai. Mi aveva anche fatto passare la voglia di discutere. Ci voltammo per tornare indietro lungo il marciapiede, ma il vigile ci fece cenno di attraversare i binari. — Di qui fate prima — disse.
Anche Mitzi sembrava un po’ confusa, pero chiese: — Non e pericoloso? — e il vigile fece una risatina come per dire: la prossima volta andateci piano con il vino, e ci guardo attraverso i binari. No, non ci guido. Ci
— Salta! — gridai, e — Salta, Tenny! — grido Mitzi nello stesso istante, e tutti e due saltammo. Io afferrai Mitzi e lei afferro me, e sarebbe andata benissimo se avessimo saltato nella stessa direzione. Invece sbattemmo l’uno addosso all’altra. Se Mitzi fosse stata piu piccola, invece che piu alta di me, avrei potuto spingerla via o trascinarla con me. Cosi fini che io andai da una parte e lei dall’altra. Ma non in tempo. Il tram mi scaravento sul marciapiede, fra grida, imprecazioni, stridere di freni. Vampate di dolore mi corsero lungo la gamba, mentre strisciavo con le ginocchia sul cemento ruvido. Ad un certo punto diedi una brutta botta con la testa… o il tram la diede a me.
L’istante seguente, la testa e le ginocchia facevano a gara a chi mi faceva piu male, e sentivo delle voci…
— …un paio di Terrestri hanno cercato di attraversare i binari…
— …una e morta, l’altro e conciato male…
— Chiamate quel medico!
E qualcuno era chino su di me, baffi rossastri e occhi spalancati, e con mia grande sorpresa era Marty MacLeod, il Vice Capo Stazione.
Non ricordo molto di quello che successe dopo. Solo scene staccate: Marty che insisteva perche venissi portato subito all’ambasciata, il medico che si ostinava a dire che i pazienti messi sull’ambulanza potevano andare solo all’ospedale, qualcuno che sbirciava da dietro le spalle di Marty e diceva: — Accidenti, e l’imbroglione! Ed e ancora vivo! — Quel qualcuno era il solito Venusiano coi capelli rossi.
Poi ricordo i sobbalzi da betoniera dell’elicottero ambulanza, mentre superava le colline attorno al parco, e mi addormentai. Pensando a Mitzi. Pensando a come mi sentivo. Pensando che non si poteva dire esattamente che l’amavo, e certo nulla di quello che mi aveva detto, dentro o fuori dal letto, indicava che lei sentisse qualcosa del genere… ma soprattutto pensando che era davvero triste che fosse morta.
Ma non era morta.
Mi tennero un’ora al pronto soccorso, mi appiccicarono un paio di cerotti e mi fecero una serie di lastre, e quando mi riconsegnarono a Marty, mi dissero che Mitzi aveva nove fratture certe, e almeno sei lesioni interne, rivelate dalla tomografia. Era in sala rianimazione, e ci avrebbero tenuti informati.
Buone notizie! Ma non mi sentii troppo allegro. Perche avevo cominciato a riordinare le idee, e piu le riordinavo, piu mi convincevo che l’incidente non era stato un incidente.
Devo dare atto a Marty che quando ci trovammo nell’edificio a prova di microfoni-spie dell’ambasciata, ascolto con attenzione quello che pensavo. — Controlleremo — promise cupamente, — pero non possiamo fare niente, fino a quando non abbiamo sentito Mitzi… e per il momento devi dormire. — Non era un suggerimento. E nemmeno un ordine. Era un fatto, perche mi avevano fatto un’iniezione che ormai stava facendo effetto.
Quando mi svegliai ebbi appena il tempo di vestirmi e di scendere per la festa di addio in mio onore.
Questo, in effetti, e tutto uno scherzo. I Venusiani non hanno molte feste nazionali, ma quelle che hanno le celebrano con grande entusiasmo. Per noi la cosa e imbarazzante. Dobbiamo prendere parte ai festeggiamenti, perche lo richiede l’etichetta diplomatica, ma non possiamo neanche festeggiare la maggior parte delle loro ricorrenze: per esempio il Giorno della Liberazione dalla Pubblicita, oppure l’Antinatale. Pero dobbiamo pur fare qualcosa, e cosi per ogni festivita troviamo una scusa per festeggiare qualcosa, di completamente diverso naturalmente. C’e sempre qualche scusa. Certe volte vengono preparate ancora prima che il personale arrivi su Venere. Il vecchio Jim Holder, per esempio, della sezione Decifrazione Codici, dicono che sia stato mandato li perche e nato lo stesso giorno del rinnegato Mitchell Courtenay.
Cosi, la festa di quella sera doveva celebrare, in teoria, la mia partenza. Tutti quelli che incontrai si congratularono con me perche finalmente potevo andarmene… e solo in secondo luogo, perche non ci avevo lasciato la pelle sotto il tram. Questo i Terrestri; i Venusiani, come al solito, erano tutta un’altra cosa.
Bisogna essere onesti. A loro questi ricevimenti non piacciono piu di quanto piacciano a noi. Se sono abbastanza importanti, vengono invitati. Se sono invitati, vengono. Nessuno li obbliga a divertirsi. Sono cortesi. Ragionevolmente cortesi. Se sono donne fanno due balli con due maschi terrestri diversi. Penso che almeno questo non gli dispiaccia, perche sono quasi sempre piu alte dei loro partner. La conversazione e quasi sempre la stessa…
— Fa caldo oggi.
— Davvero? Non me n’ero accorta.
— La costruzione del nuovo impianto di Hilsch prosegue bene.
— Grazie.
…quindi il secondo ballo obbligatorio con un diverso partner, e poi, se vi guardate attorno per cercarle (anche se non saprei perche dovreste farlo), sono sparite. I maschi venusiani fanno piu o meno la stessa cosa, tranne che si tratta di bere due bicchieri al bar, invece che di ballare, e la conversazione non e sul tempo, ma sulla prossima partita fra il Port Kathy e il North Star nel campionato di hockey. E altrettanto triste quando siamo noi a dover andare a una delle loro feste. Neanche noi ci tratteniamo molto. Mitzi dice che le sue spie riferiscono che le