mutamento avviene piu che altro in senso psicologico. Quando un bambino di razza umana cessa di essere un bambino, i riti di passaggio che deve compiere sono pericolosi e dolorosi almeno quanto quelli di un granchio dal guscio morbido. Il processo di maturazione e difficile per chiunque, ma forse lo e molto di piu per coloro che, come Lisandro Washington, sono sempre stati convinti di essere maturi gia fin dall’inizio.

Sandy non si sorprese affatto quando vide profilarsi la sagoma dell’edificio dell’InterSec. — Avete intenzione di mostrarmi altre fotografie di cio che stanno costruendo gli hakh’hli? — domando.

— No, questa volta no — rispose Marguery mentre mostrava il distintivo alla guardia. — Ma stanno ancora costruendo, e anche molto rapidamente.

— E siete ancora convinti che si tratti di un’arma? Gli rivolse uno sguardo impenetrabile.

— No, adesso non crediamo piu che quella sia un’arma. Senti, Sandy, cerca di avere un poco di pazienza. Adesso Ham Boyle ti spieghera tutto.

Stranamente, Hamilton Boyle non stava sorridendo quando venne loro incontro. Il gran campione del sorriso questa volta aveva stampata sul volto un’espressione seria, determinata e apparentemente immutevole. Non pronuncio nemmeno una parola finche non ebbero portato a termine il passaggio rituale delle varie porte, dei vari ascensori e dei vari controlli. Sandy ebbe modo di notare che l’ascensore questa volta si era diretto verso il basso piuttosto che verso l’alto, e che aveva percorso un bel po’ di strada prima di fermarsi. Marguery e Hamilton Boyle fissavano i numeri elettronici che si alternavano rapidamente sull’indicatore come se fossero quotazioni di Borsa in una giornata decisamente negativa.

— Eccoci arrivati — disse infine Boyle, facendo cenno di entrare in una piccola stanza. Era poco piu grande di una cella, noto Sandy con preoccupazione una volta entrato. — Accomodati — ordino Boyle indicando a Sandy la poltrona dall’aspetto piu solido. Proprio accanto ve ne era una piu piccola sulla quale si sarebbe potuta accomodare Marguery, ma questa la ignoro, dirigendosi invece dalla parte opposta della stanza, dove si piazzo accanto a una scrivania con uno schermo e una tastiera. Alle sue spalle vi era una specie di tenda a listelle, di quelle che venivano chiamate “veneziane”. Le listelle erano inclinate in modo tale da non far passare luce da dietro, ma Sandy riflette che in effetti non vi erano finestre in quell’edificio.

Quel luogo era ostile, penso Sandy producendosi in una smorfia. Si sentiva molto teso, con i nervi a fior di pelle. Di tanto in tanto udiva un suono distante, come una specie di debole lamento. Quel suono naturalmente aumentava il suo disagio, anche se non riusciva a capire di che cosa potesse trattarsi.

— Allora, quali sono questi segreti che non volete che gli hakh’hli sappiano? — domando.

Boyle sbatte le palpebre mentre lo fissava con aria sorpresa. — Temo che tu abbia capito tutto al contrario — disse. — Stiamo parlando dei segreti che gli hakh’hli non volevano che noi sapessimo. Come per esempio i loro piani per attaccarci.

Nonostante tutto cio che gli aveva detto Marguery, per Sandy questa rimaneva comunque un’idea assurda. — Non hanno alcun piano simile — disse convinto.

— Sandy — intervenne Marguery in tono paziente — lo hanno eccome. Vogliono stabilirsi qui. Vogliono occupare il continente africano. Hanno intenzione di proporci la costruzione di alcuni habitat orbitanti, ma e solo una misura diversiva per distrarci dal loro vero obiettivo, e cioe l’insediamento in pianta stabile sulla Terra. In Africa, tanto per iniziare.

— Che cosa intendi con “habitat”?

— Dei grossi gusci metallici nello spazio, Lisandro — intervenne Boyle con voce cupa. — Come delle astronavi, ma molto piu grandi. Gli hakh’hli hanno milioni di uova pronte a schiudersi, e hanno bisogno di un luogo per farle schiudere.

— Non credo a una sola parola di cio che state dicendo! — grido Sandy, protendendosi in avanti. La sua poltrona emise un preoccupante scricchiolio, ma lui non vi fece caso. — E anche se fosse vero — aggiunse — che cosa ci sarebbe di male? Non danneggerebbero nulla sulla Terra rimanendo in orbita.

— Ma Sandy, caro — disse Marguery con tono suadente — il problema e che loro non hanno intenzione di rimanere in orbita. Una volta che le loro uova si saranno schiuse e che i nuovi hakh’hli saranno cresciuti, scenderanno giu da noi. Ce l’ha detto Polly.

Sandy la fisso, assolutamente sconvolto. Questa era realmente la cosa piu assurda che quei due avessero detto fino a quel momento. Cerco di farli ragionare. — Polly? Impossibile! Lei non vi rivelerebbe mai un’informazione segreta, sempre ammesso che esistano segreti da non rivelare.

— Non aveva scelta — disse Marguery cupa.

Sandy la guardo con aria truce. — Cosa stai cercando di dire? Non potete averla costretta a parlare. Che cosa potete fare, minacciarla? Torturarla? Ti ho gia detto che non funzionerebbe mai!

Marguery emise un sospiro. — Ma mi hai anche detto cio che avrebbe invece funzionato — rispose con tono colpevole. A quel punto si alzo in piedi e tiro la corda della veneziana.

Dietro alla tenda vi era un vetro, apparentemente di quelli specchiati da un solo lato. E dietro al vetro vi era Polly.

Sandy rimase a fissare la scena con la bocca spalancata. Polly! Viva! Solo che si trattava di una Polly che Sandy non aveva mai visto in precedenza, singhiozzante e accovacciata in maniera disordinata davanti a uno schermo per comunicazioni. Marguery agi sul cursore del volume della sua console, e il debole lamento che Sandy aveva sentito poco prima divenne perfettamente udibile in tutta la stanza. Si trattava della voce di Polly, rotta dal pianto, che supplicava sia in hakh’hli sia in inglese: — Per favore! Le mie uova! Non lasciatele andare a male!

Sandy rabbrividi davanti a quella scena orribile. Il bracciolo della sua poltrona si stacco per la spinta che vi esercito alzandosi in piedi. Incespicando sui suoi passi, rivolse ai due agenti dell’InterSec un’occhiata di fuoco. — Siete dei bastardi! — grido. — Come avete potuto fare una cosa del genere? — Non riusciva a trovare altre parole. Anche Marguery lo aveva tradito, e di conseguenza ora non poteva piu fidarsi di nessuno!

Boyle ebbe un attimo di esitazione di fronte alla rabbia di Sandy, ma poi disse con tono secco: — Non avevamo altra scelta.

Non negava nulla. Sandy lo ascolto, letteralmente disgustato da cio che avevano fatto. Minacciare una femmina hakh’hli usando le sue uova come ostaggio era una crudelta assolutamente inconcepibile! E come avevano fatto a fertilizzarle, dato che non avevano a disposizione nessun hakh’hli di sesso maschile?

La risposta a quella domanda gli venne fornita da una Marguery dal volto esangue e privo di espressione. — Invece lo avevamo, Sandy. Avevamo il tuo amico Obie.

La faccenda stava diventando sempre piu assurda, e sempre piu orribile! — Ma Obie e morto! — protesto Sandy.

Marguery annui. — Si, ma avevamo il suo corpo. Non ti abbiamo raccontato tutta la verita. Non abbiamo affatto cremato il suo corpo. Lo abbiamo consegnato a un laboratorio per delle analisi… anzi, per una dissezione! Che altro potevamo fare? Dovevamo far tesoro di ogni possibile conoscenza in piu! — Guardo Sandy con aria di supplica, ma lui non tradiva alcuna emozione. — Insomma — continuo Marguery — abbiamo conservato tutti i campioni di tessuto, congelati. Incluso naturalmente lo sperma. Cosi, mentre Polly si trovava nel suo periodo di intontimento, l’abbiamo rapita. Poi l’abbiamo portata qui e l’abbiamo inseminata artificialmente.

— Mostragli i nastri — ordino Boyle.

Gli orrori immaginati in molti casi sono meno orribili di quelli reali. Cio che Sandy ebbe modo di vedere non appena si accese lo schermo era molto peggio di quanto non avesse immaginato. Dapprincipio le immagini mostrarono Polly che si risvegliava, gia gravida. Poi, ancora intontita dal sonno, piu sconvolta e confusa che mai, Polly inizio a deporre le sue uova. Sandy non aveva mai visto una deposizione di uova cosi infelice in tutta la sua vita.

A quel punto si udi la voce di Boyle, fuori campo, che giungeva a Polly attraverso un microfono. — Ippolita, ascoltami bene. Tu ora sei nostra prigioniera di guerra. Non ti verra concesso il permesso di lasciare questa stanza. Ti faremo mangiare, ma non potrai uscire di qui e non potrai comunicare con l’esterno.

Sandy stacco gli occhi dallo schermo per fissare nuovamente l’infelice realta che si trovava al di la del vetro.

— Polly! — grido. — Sono qui! Non permettero loro di farti questo!

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