penso fiacco. Che bei disegni fanno gli schiavisti.

— Senta, capitano, — disse Saul, — vada a dormire. Tanto finche il nostro linguista non avra finito, qui non c’e bisogno di lei.

— Crede?

— Ne sono sicuro.

La voce di Vadim dalla sala dei comandi ordino:

— Caffe e marmellata.

— Arriva! — grido Saul. — Vada Anton, vada.

— Non me ne vado, — disse Anton. — Restero qui.

Abbasso le palpebre e smise di opporre resistenza. Dormi un sonno inquieto: di tanto in tanto si svegliava e apriva gli occhi. Vide Saul che passava in punta di piedi reggendo in una mano un barattolo vuoto e nell’altra una caffettiera. Vide poi Saul che portava un vassoio nella sala dei comandi, e nel quadrato giunse un odore di pomodoro. Poi Saul sedette al tavolo e si mise a succhiare la pipa vuota, fissando attentamente Anton. Dalla sala dei comandi giungevano voci monotone. «Su-o… Mu-u… Bu-u…» diceva Vadim, e l’analizzatore ripeteva meccanicamente: «Su-a… Ma-a… Bu-a… Lavorare, karosuu… Lavoratore, karobu… Diventare un lavoratore, karomuu…». Anton si addormentava e tornava a svegliarsi. La voce di Vadim aleggiava incomprensibile: «Rupe lucente, grande e possente… idai-hikari… tika — udo…», e la voce stridula del prigioniero correggeva: «Tiko-o… udo-o…». Vadim gridava: «Saul! Caffe!». «E gia la terza caffettiera!» Saul borbottava scontento.

Poi Anton si sveglio e senti che non aveva piu voglia di dormire. Saul non era nella sala. Dal piano di sopra echeggiava la voce ormai rauca di Vadim: «Sorinaka-ba… torunaka-bu… capunori-cu…». Il prigioniero tubava qualcosa in risposta con voce di basso. Anton guardo l’orologio. Erano le tre del mattino, ora locale. Bravo il nostro superlinguista, penso Anton con rispetto. Improvvisamente fu preso dall’impazienza. Bisognava concludere.

— Dimka! — grido. — Come va?

— Ti sei svegliato? — rispose Vadim senza fiato. — Ora scendiamo. Aspettavamo che fossi pronto.

Saul si affaccio sulla soglia della sua cabina, dalla quale uscivano nuvole di fumo.

— E gia ora? — si informo.

— Venga Saul, — disse Anton. — Ora cominciamo.

Saul sedette in poltrona e getto sul tavolo il disegno. Dalla sala dei comandi scese barcollando il prigioniero. Aveva le guance sporche di marmellata. Si fermo senza guardare nessuno e comincio a lanciare occhiate di canina venerazione verso Vadim, che stava scendendo con la grossa scatola lucida dell’analizzatore. Accostatosi alla tavola, Vadim poso l’analizzatore e crollo su una poltrona. Il suo volto esprimeva tripudio.

— Sono un genio! — comunico con voce spenta. — Sono in-tel-li-gen-tis-si-mo! Sono una rupe grande e potente! Hikaritiko-udo!

A queste parole il prigioniero smise di leccarsi le dita e incrocio rispettosamente le braccia sul petto.

— Vedete? — esclamo Vadim, volgendo una mano nella sua direzione. Poi declamo:

Per qualsiasi occasione C’e qui lo specialista: L’astronave dispone Del linguista superstrutturalista.

Anton lo guardo soddisfatto. Sulle tempie Vadim portava le piccole corna gialle dei cristalli mnemonici. Anche il prigioniero portava sulle tempie le piccole corna gialle dei cristalli mnemonici. Parevano dei giovani diavoli di buon carattere. No, il prigioniero sembrava piuttosto un vitello.

— Vi avverto, — dichiaro Vadim, — non bisogna rivolgergli domande astratte. E tonto come pochi. Ha una cultura da seconda elementare. — Si alzo e diede un paio di cristalli mnemonici sia a Saul che ad Anton. — Pensa solo in modo concreto. — Si giro verso il prigioniero: — Ringa bosi-ma?

«Vuoi della marmellata?», capi Anton.

Il prigioniero sorrise eccitato e di nuovo incrocio le braccia sul petto.

— Ecco, vedete? — disse Vadim. — Vuole dell’altra marmellata. Ma gli tocchera aspettare un po’. Cominciamo.

Anton rimase imbarazzato. Si era accorto improvvisamente di non avere la minima idea sul modo di condurre un interrogatorio. Vadim e Saul lo guardavano attendendo l’inizio. Il prigioniero si dondolava a destra e a sinistra con aria tetra.

— Come si chiama? — chiese Anton con la massima delicatezza. La diffidenza e l’indubbia paura del prigioniero lo mettevano a disagio.

Il prigioniero lo guardo stupito.

— Haira, — rispose smettendo di dondolare.

«Del dan dei colli», capi Anton.

— Molto piacere, — disse. — Mi chiamo Anton.

Lo stupore sul volto di Haira aumento.

— Mi dica, per favore, Haira, che lavoro fa?

— Io non lavoro. Sono un guerriero.

— Vede, — disse Anton, — probabilmente lei si sente offeso per la violenza che siamo stati costretti ad usare nei suoi confronti. Ma la prego di non aversela a male. Non avevamo altra via d’uscita.

Il prigioniero appoggio le braccia sui fianchi, sporse in fuori il labbro inferiore e si mise a guardare oltre Anton. Saul tossicchio e si mise a tamburellare sul tavolo con le dita.

— Non deve aver paura, — continuo Anton. — Non le faremo nulla di male.

Il volto del prigioniero assunse un’espressione chiaramente altezzosa. Guardatosi intorno, si sposto, ando a sedersi al fianco di Anton e accavallo le gambe. Si sente a suo agio, penso Anton. E un bene. Vadim, semisdraiato sulla poltrona, osservava la scena con soddisfazione. Saul smise di tamburellare con le dita e comincio a battere la pipa sul tavolo.

— Vorremmo rivolgerle alcune domande, — continuo Anton in tono piu sollevato, — perche ci e indispensabile sapere che cosa stia succedendo qui.

— Marmellata, — proferi Haira con voce sgradevole. — Ed in fretta.

Vadim ridacchio divertito.

— Such a little pig![23] — disse.

Anton arrossi e sbircio Saul. Saul si alzo lentamente. Il suo volto era immobile e annoiato.

— Perche non mi portano la marmellata? — si informo Haira senza rivolgersi a nessuno in particolare. — Adesso saro io a far domande e voi tenete chiuso il becco. Ed oltre alla marmellata, portatemi anche delle coperte, perche questo sedile e duro.

Subentro il silenzio. Vadim smise di ridacchiare e guardo con disappunto l’analizzatore.

— Do you think — chiese Anton confuso — we could better bring him some jam?[24]

Saul, senza rispondere, si avvicino lentamente al prigioniero. Il prigioniero sedeva impassibile. Saul si rivolse ad Anton.

— You have taken the wrong way, boys, — disse. — It won’t pay with SS-men . — Abbasso lentamente la mano sul collo di Haira. Sul volto di Haira baleno l’inquietudine. — He is a pitekantropos, that’s what he is, — continuo dolcemente Saul. — He mistakes your soft handling for a kind of weakness.[26]

— Saul, Saul! — disse Anton allarmato.

— Speak but English,[27] — si affretto ad

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