— Si tratta di un titolo, — spiego Vadim. — Simboleggia l’eternita.
— Vadim, mi faccia un favore. Glielo chieda lei a che gli servono le macchine.
— A chi?
— Ma a quella maledetta rupe!
— Dica semplicemente — disse Vadim — la Grande Rupe Potente.
Saul sbuffo e poso la pipa sul tavolo.
— Allora, che cosa se ne fa delle macchine la Grande Rupe Potente?
— Nessuno sa cosa faccia la Grande Rupe Potente, — rispose con dignita il prigioniero.
Anton non resse e scoppio a ridere, Vadim gli fece eco, stringendo i braccioli della poltrona. Il prigioniero li guardo esterrefatto.
— Da dove arrivano i disegni?
— Da dietro le montagne.
— Cosa c’e dietro le montagne?
— Il mondo.
— Quanti abitanti ha il mondo?
— Moltissimi. Non e possibile contarli.
— Chi porta le macchine nella conca?
— I prigionieri.
— Da dove?
— Da dove la strada e dura. Li ci sono moltissime macchine. — Il prigioniero ci penso su e aggiunse: — E impossibile contarle.
— Chi costruisce le macchine?
Haira sorrise sorpreso.
— Non le costruisce nessuno. Ci sono e basta.
— Ma da dove sono venute?
Haira pronuncio un discorso. Parlando, si soffregava il volto, si lisciava i fianchi, volgeva lo sguardo al soffitto. Strabuzzava gli occhi e a volte si metteva persino a cantare. La storia era pressappoco questa.
Molto tempo prima, quando non era ancora nato nessuno dei viventi, dalla luna rossa erano cadute delle grosse casse. Nelle casse c’era l’acqua, un’acqua densa, rossa e appiccicosa come marmellata. Dapprima quest’acqua aveva costruito una citta. Poi aveva scavato in terra due buchi e li aveva riempiti di fumo mortale. Poi l’acqua si era trasformata in una solida strada fra i due buchi e dal fumo erano nate le prime macchine. Da allora un buco generava le macchine e un buco le divorava e sarebbe stato sempre cosi.
— Ma questo lo sapevamo gia, — disse Saul. — E se i condannati non vogliono far muovere le macchine?
— Vengono uccisi.
— Da chi?
— Dai guardiani.
— Ne hai uccisi anche tu?
— Si, tre, — disse orgoglioso Haira.
Anton chiuse gli occhi. E un ragazzo, pensava. Un ragazzo simpatico. Ed e orgoglioso di una cosa del genere.
— Come li hai uccisi? — chiese Saul.
— Uno l’ho ucciso con la spada. Ho fatto vedere al mio capo che ero capace di tagliare a meta un corpo con un colpo solo. Adesso sa che sono capace. Il secondo l’ho ammazzato con un pugno. Ed il terzo me lo sono fatto gettare e l’ho colto al volo con la lancia.
— Da chi te lo sei fatto gettare?
— Dagli altri condannati.
Saul tacque per un po’.
— Ci si annoia, — disse il prigioniero. — Il mio servizio e molto nobile ma e noioso. Non ci sono donne. Non c’e nessuno con cui intrattenersi in una conversazione intelligente. Ci si annoia, — ripete e sospiro.
— Perche i condannati non scappano?
— Scappano. Ma non ha importanza. Nella pianura ci sono la neve e gli uccelli. Sui monti vigilano altri guardiani. Chi e intelligente non scappa. Tutti hanno voglia di vivere.
— Perche alcuni hanno le unghie dorate?
Il prigioniero disse sussurrando:
— Erano uomini di grande ricchezza. Ma volevano cose strane, alcuni volevano persino prendere il posto della Grande Rupe Potente. Sono schifosi come carogne, — disse ad alta voce. — La Grande Rupe Potente, la Battaglia Scintillante li manda qui con tutti i loro parenti. Eccetto le donne, — aggiunse con rammarico.
— Sapete, — disse Saul, — non sto in me dalla voglia di impiccarlo insieme a tutti gli altri portatori di spada e di lancia che si trovano in questa pianura. Ma, purtroppo, non servirebbe a niente. — Si riempi di nuovo la pipa. — Non ho piu nulla da chiedere. Continuate voi, se volete.
— Non potete impiccarci, — disse in fretta Haira che era impallidito. — La Grande Rupe Potente, che posa un piede nel cielo, vi punirebbe.
— Gli sputo sopra alla tua Rupe, — disse Saul, fumando la pipa. Gli tremavano le dita. — Beh, l’interrogate o no?
Anton scosse il capo. In vita sua non si era mai sentito tanto nauseato. Vadim si avvicino ad Haira e gli strappo dalle tempie i cristalli mnemonici.
— Che cosa facciamo? — chiese.
— Ecco l’uomo, — disse pensosamente Saul. — Prima di arrivare a cio che siamo noi deve passare per queste cose e per molte altre ancora. Per quanto tempo rimane una bestia, anche dopo aver imparato a camminare con due sole zampe e ad usare gli arnesi da lavoro! E questi qui possiamo ancora scusarli, in fin dei conti non hanno la piu pallida idea di cosa sia la liberta, l’uguaglianza e la fraternita. Arrivera anche il loro turno. Li vedremo salvare la civilta con le camere a gas. Li vedremo trasformati in filistei che porteranno il mondo ad un passo dalla catastrofe. Pero sono soddisfatto. In questo mondo regna il medioevo, questo e assolutamente chiaro. Tutti questi titoli pomposi, le unghie dorate, l’ignoranza… E cio nonostante c’e gia qualcuno che desidera strane cose. Com’e bello! C’e qualcuno che desidera strane cose! Naturalmente un uomo del genere fa paura. Anche lui dovra percorrere un lungo cammino. Lo bruceranno sul rogo, lo squarteranno, lo getteranno in galera, lo rinchiuderanno dietro il filo spinato… Si. — Tacque.
— Pero che impresa! — esclamo. — Vogliono impadronirsi delle macchine e non hanno idea di cosa siano! Ve ne rendete conto? Deve averlo progettato una mente audace. Ora naturalmente finirebbe qui fra i condannati. Ora il progetto e gia diventato routine. Fa venire in mente il culto degli antenati… Mi sa che adesso nessuno si chiede piu quale sia lo scopo, al piu crede che sia un pretesto per tenere aperti questi lager. Eppure una volta e stato un lampo di genio… — Tacque e concentro la sua attenzione sulla pipa. Anton disse:
— Perche la vede cosi nera, Saul? Non e necessario che ci siano camere a gas o roba simile. Siamo arrivati noi.
— Noi! — Saul si mise a ridere. — Cosa possiamo fare noi? Eccoci qui in tre, e tutti e tre vogliamo fare del bene attivamente. E che cosa possiamo fare noi? Certo possiamo andare dalla Grande Rupe a fare i parlamentari della ragione e a chieder loro di rinunciare allo schiavismo e di dare al popolo la liberta. Ci prendono per il fondo dei pantaloni e buttano pure noi nella conca. Oppure possiamo indossare delle tuniche bianche e recarci in mezzo al popolo. Lei, Anton, fara la parte di Cristo. Vadim fara l’apostolo Paolo ed io, naturalmente, faro San Tommaso. E ci mettiamo a predicare il socialismo e, magari, riusciamo pure a fare qualche miracolo. Qualcosa del genere del trasporto-zero. I farisei locali ci faranno impalare, e la gente che volevamo salvare ci tirera lo sterco in faccia…
Si alzo e si mise a girare intorno al tavolo. — E vero, abbiamo lo
Si rimise a sedere. Anton e Vadim sorridevano.
— Noi non siamo tre, disse Anton. — Noi, caro Saul, siamo venti miliardi. Probabilmente siamo venti volte piu