nessuno guardi in quella direzione, che nessuno voglia studiare quei particolari tabulati che rivelerebbero la posizione di Nemesis.»
«E come?»
«Facile. Ho parlato al Commissario e, da questo momento, la direzione del progetto di ricerca della Sonda Remota passa a te.»
«Ma questo significherebbe scavalcare…»
«Esattamente. Questo comporta maggiori responsabilita, uno stipendio piu alto, una posizione sociale piu elevata. Qualcosa in contrario?»
«No, assolutamente» rispose lei, mentre il cuore cominciava a batterle forte.
«Sono certo che sarai all’altezza del tuo compito di Primo Astronomo, ma il tuo scopo principale sara quello di assicurarti che il lavoro svolto si mantenga su un livello qualitativo il piu alto possibile, sia importante, ma non abbia niente a che fare con Nemesis.»
«Ma, Janus, questo segreto non puo durare in eterno.»
«Non deve durare in eterno. Una volta abbandonato il Sistema Solare, conosceremo tutti la nostra destinazione. Fino ad allora, ne sara informato il minor numero possibile di persone, e quei pochi lo sapranno il piu tardi possibile.»
La promozione aveva soffocato la sua smania di obiettare, constato Eugenia vergognandosi un po’.
Un’altra volta, Pitt le disse: «E tuo marito?»
«Mio marito, cosa?» Eugenia assunse subito un atteggiamento difensivo.
«E un terrestre, a quanto pare.»
Eugenia serro le labbra. «E di origine terrestre, ma e un cittadino rotoriano.»
«Capisco. Immagino che tu non gli abbia rivelato nulla di Nemesis.»
«Assolutamente.»
«E questo tuo marito non ti ha spiegato perche ha lasciato la Terra e si e impegnato tanto per diventare cittadino rotoriano?»
«No. E io non gliel’ho chiesto.»
«Ma non te lo domandi mai?»
Eugenia esito, poi gli disse la verita. «Si, me lo sono domandato, a volte.»
Pitt sorrise. «Dovrei dirtelo, forse.»
E lo fece, a poco a poco. Mai in maniera diretta e invadente. Non fu mai una rivelazione traumatica per lei, ma piuttosto un lento stillicidio ad ogni conversazione, che la aiuto a uscire dal suo guscio intellettuale. Vivendo su Rotor, in fin dei conti, era fin troppo facile prendere in considerazione solo le cose rotoriane.
Ma, grazie a Pitt, a quello che le disse, ai film che le suggeri di vedere, Eugenia acquisto una nuova consapevolezza della Terra e dei suoi miliardi di abitanti, della violenza e della carestia endemiche, delle sue droghe e della sua alienazione. Comincio a vederla come un abisso immane di miserie, un luogo da cui fuggire. Non si chiese piu come mai Crile Fisher avesse lasciato la Terra. Si chiese come mai cosi pochi terrestri seguissero il suo esempio.
E la situazione delle Colonie non era molto migliore. Eugenia si rese conto che erano chiuse in se stesse, che alla gente veniva impedito di muoversi liberamente da un insediamento all’altro. Nessuno voleva la flora e la fauna microscopiche delle altre Colonie. Gli scambi commerciali languivano, e ci si serviva sempre piu spesso di navi automatizzate che trasportavano carichi accuratamente sterilizzati.
Le Colonie litigavano e si detestavano a vicenda. Per le Colonie circummarziane le cose non andavano molto meglio. Solo nella zona asteroidale le Colonie stavano moltiplicandosi liberamente, e perfino quelle ormai guardavano con diffidenza tutte le Colonie interne.
Eugenia comincio a sentirsi d’accordo con Pitt, ad entusiasmarsi addirittura al pensiero di fuggire da una miseria insopportabile per dar vita a un sistema di mondi da cui i semi della sofferenza fossero stati estirpati. Un nuovo inizio, una nuova possibilita.
Poi scopri che c’era un figlio in arrivo, e il suo entusiasmo comincio a scemare. Per lei e per Crile valeva la pena di rischiare e di affrontare il lungo viaggio, d’accordo. Ma esporre a certi rischi un neonato, un bambino…
Pitt rimase imperturbabile. Si congratulo con lei. «Nascera qui, e tu avrai un po’ di tempo per abituarti alla situazione. Ci vorra almeno un anno e mezzo prima che siamo pronti a partire. E allora sarai contenta di non dovere piu aspettare. Il bambino non avra alcun ricordo delle miserie di un pianeta in rovina e di un’umanita disperatamente divisa. Conoscera solo un nuovo mondo, dove regnera un’armonia culturale… Un bambino fortunato. Mio figlio e mia figlia sono gia grandi, sono gia segnati.»
Ed Eugenia comincio di nuovo a condividere l’opinione di Pitt, e alla nascita di Marlene aveva gia paura, paura che prima della partenza la bambina venisse contagiata dal fallimento caotico che rispondeva al nome di Sistema Solare.
Ormai, era schierata completamente dalla parte di Janus Pitt.
Fisher sembrava affascinato da Marlene, con grande sollievo di Eugenia. Lei non se lo aspettava, immaginava che non sarebbe stato granche come padre. Invece Crile Fisher era sempre accanto alla figlia e, quando bisognava accudirla, non si tirava mai indietro, anzi lo faceva volentieri, sembrava piu allegro.
Quando Marlene stava avvicinandosi al suo primo compleanno, in tutto il Sistema Solare si sparse la voce che Rotor intendeva andarsene. Ne derivo quasi una crisi generale e Pitt, che a questo punto aveva ottime probabilita di diventare Commissario, ebbe una reazione di macabro divertimento.
«Be’, cosa possono fare?» disse. «Non possono fermarci in nessun modo, e tutte queste accuse di slealta, questa dimostrazione di sciovinismo «solare», serviranno solo a ostacolare le loro indagini nel campo dell’iperassistenza, il che, per noi, va benissimo.»
«Ma come si e sparsa la notizia, Janus?» chiese Eugenia.
«Ho provveduto io.» Pitt sorrise. «Ormai possono anche sapere che
«Una votazione?»
«Certo. Rifletti. Non possiamo partire con una Colonia di persone troppo impaurite o troppo malate di nostalgia per il Sole. Non ce la faremmo mai. Vogliamo con noi solo quelli disposti a partire volentieri, ansiosi di andarsene, magari.»
Pitt aveva ragione. La campagna per convincere l’opinione pubblica a lasciare il Sistema Solare inizio quasi subito, e il fatto che la notizia fosse gia trapelata servi ad attenuare le reazioni esterne ed interne.
Alcuni rotoriani erano eccitati all’idea, altri avevano paura.
Fisher si acciglio moltissimo, e un giorno disse: «E pazzesco!»
«E inevitabile» replico Eugenia con circospezione, senza sbilanciarsi.
«Perche? Per quale motivo dovremmo cominciare a vagare tra le stelle? Dove andremmo? Non c’e nulla la fuori.»
«Ci sono miliardi di stelle.»
«E quanti pianeti? Per quel che ne sappiamo, ci sono pochissimi pianeti, e nessuno abitabile. Il nostro Sistema Solare e l’unica casa che conosciamo.»
«L’umanita ha l’esplorazione nel sangue.» Era una massima di Pitt.
«Sciocchezze romantiche. Qualcuno crede davvero che la gente votera per separarsi dall’umanita e scomparire nello spazio?»
«A quanto pare, i rotoriani sono abbastanza favorevoli, Crile» disse Eugenia.
«Propaganda del Consiglio. Pensi che la gente votera per lasciare la Terra? Il Sole? Mai. Se arriveremo a tanto, noi andremo sulla Terra.»
Eugenia provo un tuffo al cuore. «Oh, no. Vuoi proprio uno di quei
Crile aggrotto le ciglia. «Non esagerare. Di tanto in tanto ci sono delle bufere, ma e possibile prevederle. A dire il vero, sono interessanti… quando non sono troppo violente. E affascinante… un po’ di freddo, un po’ di caldo, un po’ di precipitazioni. Tutte cose che rendono la vita piu varia, che ti fanno sentire vivo, arzillo. E poi, pensa alla varieta di cucine.»