ancora l’unica possibilita. E l’unica speranza.
— Hai individuato la montagna? — domando il terrestre. — L’immenso Pugno-di-Dio?
— No. Strano, vero?
— Preoccupante, direi.
— Stanotte ho avuto una strana impressione. Che esistano luoghi segreti, su Ringworld.
— Se esistono, dovremo trovarli da soli. Non saranno sicuramente registrati sui nastri.
Un lieve ronzio, fuori dalla sala, fece voltare di scatto Louis e Speaker. Il terrestre sbatte le palpebre. Lo kzin allargo le orecchie. Sembrava il ron-ron di antichi macchinari che si mettevano improvvisamente in funzione.
Balzarono fuori dalla stanza delle mappe. Louis aveva imbracciato il laser a flash. In cima alle scale, sorridente, Teela si stava avvicinando. Louis chino l’arma verso il pavimento.
— Accidenti — stava dicendo la ragazza. — Questi scaloni funzionano soltanto per la salita.
Louis le fece la domanda piu ovvia: — Come sei riuscita ad avviarli?
— Funzionano quando ci si appoggia contro. L’ho scoperto per caso.
— Per caso, eh? Io ho fatto quindici rampe di scale, stamattina. E tu quanti gradini hai fatto, prima della scoperta?
— Io? Neanche uno. Volevo fare colazione. Sono inciampata sul primo gradino, e mi sono afferrata alla balaustra. — La ragazza osservo la faccia scura dello kzin e di Louis. — Be’, non e colpa mia se sono piu fortunata di voi…
— Lascia perdere. Hai trovato una cucina funzionante?
— No, purtroppo. Allora, mi sono fermata a osservare la gente sulla piazza.
— La gente? Quale gente?
— Ah, non so. Entrano in fila, marciano. Sono centinaia. — Il sorriso di Teela Brown, bellissima nello stupore del risveglio, sembrava piu luminoso del solito. — E tutti stanno cantando. — Guardo dalla finestra: — Sono ancora li.
Guardarono. Migliaia di individui camminavano sulla piazza. — Sembra che stiano adorando il castello — disse Speaker.
— Forse siamo capitati in un giorno speciale — azzardo Louis. — Magari un giorno festivo.
— Puo darsi che sia successo qualcosa di speciale — disse Teela. — L’arrivo di qualcuno… noi, per esempio.
— Oppure, la presenza di quel filo — sussurro lo kzin.
— Allora l’hai visto anche tu — disse Louis.
— Si. E non ci ho capito niente. Louis, era quel filo che volevi farmi vedere?
Il terrestre non rispose. Penso alla distanza di sei milioni di miglia fra una zona d’ombra e l’altra. Penso a sei milioni di miglia di filo metallico fatto a pezzi nello scontro con la
Speaker si mordeva un labbro, pensieroso: — Immaginate se proprio oggi tornassero i costruttori di Ringworld. Se apparissero oggi, scendendo in volo dal castello sospeso. Louis, che ne dici?
— Il gioco degli dei, vero?
— L’idea e sua — disse Speaker a Teela. E indicava Louis Wu. — Recitando la parte dei costruttori, possiamo avere qualche successo con i nativi. Io sarei il Grande Ingegnere, tu e Louis i miei sacerdoti. Nessus rappresenterebbe un demone nostro prigioniero.
— No — disse Louis. — Sarebbe una cosa troppo azzardata.
— Ieri ne eri entusiasta.
— Ieri non eri cosi spelacchiato. Non puoi recitare la parte di un Dio-Ingegnere, col pelo bruciato e il sedere rosa!
Lo kzin si infurio. Non intendeva essere preso in giro. Agguanto il terrestre per il bavero, e lo scosse duramente: — Ma se facessi a pezzi qualche umano, sarei piu convincente, come Dio della guerra!
— Calma — disse Louis. Tento di liberarsi dalla stretta dell’orso spaziale. — E smettila di ruggire. Speaker, bisogna aspettare che ti ricresca il pelo. E poi, bisogna convincere Nessus.
— Il burattinaio non serve a niente.
— Ma possiede il tasp!
— Ti dico che e inutile. Ci mettiamo in contatto con i nativi?
— Tu rimarrai qui. Vedi se riesci a cavare fuori ancora qualcosa dalla stanza delle mappe. Teela e io… — S’interruppe. — A proposito, Teela, hai visto le mappe?
— Cosa?
— Fattele mostrare da Speaker. Scendero da solo. Potete controllarmi per mezzo del disco comunicatore, e venirmi in aiuto in caso di guai. Speaker, voglio il tuo laser a flash.
Lo kzin brontolo ma gli consegno l’arma. Gli rimaneva sempre il disintegratore Slaver.
Li guardo, da trecento metri di altezza. Il silenzio reverenziale si mutava in un mormorio di meraviglia. Mille individui alzavano le facce verso Louis Wu, un punto che si staccava nel riquadro dell’immensa finestra del castello. Agito un braccio, in segno di saluto. Il mormorio si spense di colpo. E ricominciarono i canti.
Era musica monotona, su dodici toni: musica sacra, lenta e solenne, caratterizzata dalle ripetizioni di gruppi di note. Priva di armonia. Eppure grandiosa. Un nativo dirigeva il coro, agitando le braccia dal piedestallo situato al centro della piazza. Ma nessuno lo seguiva. Tutti guardavano in alto, verso l’apparizione.
Louis corse al suo volociclo. Voleva eseguire una discesa trionfale. Infatti, lentamente, ieraticamente, si calo sulla piazza, vicino al piedestallo che sorreggeva una specie di altare.
Scese ancora. Louis osservo la testa del direttore del coro, e per poco non mando il veicolo a fracassarsi contro il piedestallo. Era un cranio rosa, quello che aveva visto. L’unico, nella marea di teste simili a fiori d’oro, di facce coperte di pelo biondo. Il viso del direttore era rasato, come quello di Louis.
Con le palme rivolte in basso, il direttore filo l’ultima nota del canto, poi lo tronco. L’eco del coro risuono dagli angoli della piazza. Louis scese, accanto al direttore — o al sacerdote? — in silenzio.
Era alto quanto Louis Wu. Troppo alto per essere un nativo. La pelle del viso e del cranio era cosi pallida da sembrare trasparente. Doveva essersi rasato molte ore prima con un rasoio poco affilato, e gli stava gia spuntando una peluria corta e ispida che ombreggiava di grigio il viso.
Si mise a parlare con una nota di biasimo, o perlomeno cosi sembrava. Il disco di Louis tradusse immediatamente:
— Siete arrivati, finalmente.
— Non sapevamo di essere attesi — rispose Louis Wu con sincerita.
— Tu ti lasci crescere i capelli in testa — disse il prete.
— Cio mi fa presumere che tu non sia un purosangue, o Ingegnere.
Cosi stavano le cose! La stirpe degli Ingegneri doveva essere pelata. Oppure… gli Ingegneri usavano la crema depilatoria, o qualcosa di altrettanto sbigativo, per una questione di moda? Il prete assomigliava al ritratto di metallo della sala dei banchetti.
— Il mio sangue non ti riguarda — disse Louis aggirando l’ostacolo. — Siete sulla nostra rotta. Che cosa potere riferirci sulla via da seguire?
Il prete era sconcertato. — Tu chiedi un’informazione a me? Tu, un Ingegnere?
— Non sono un Ingegnere. — Louis teneva la mano sul congegno del campo sonico.
Il prete era confuso. — Allora perche sei parzialmente senza peli? Come fai a volare? Che cosa vuoi? Sei venuto per rubarmi la congregazione?
L’ultima domanda sembrava la piu importante. — Siamo diretti alla parete del bordo. Vogliamo informazioni, da voi.
— Le risposte le troverai in Paradiso.
— Non mancarmi di rispetto — disse Louis nello stesso tono.
— Ma sei arrivato direttamente dal Paradiso! Ti ho visto!
— Ah, il