Era Teela. Teela, che non aveva mai avuto paura di niente, si nascondeva il viso tra le mani, cercando di celarsi a quell’immenso sguardo blu.
L’occhio era proprio davanti a loro, e li attirava.
Era un occhio bianco e azzurro, con le sopracciglia candide e la pupilla scura. Il bianco delle nuvole, l’azzurro della distanza. Sempre che l’occhio facesse parte dello stesso cielo.
— Louis! — strillo Teela. — Fai qualcosa!
— Louis! — implorava Teela. La sua paura si trasformava in terrore. La ragazza si rivolse a Speaker: — Che cosa vedi, laggiu?
— Quello che vedi tu. Un occhio umano.
Loui avrebbe usato un termine diverso.
Louis viro decisamente a destra, per evitare l’Occhio. Speaker protesto, e disse che avrebbero attraversato la bufera di fulmini. Era in gioco il coraggio di tutta la sua razza.
— Ma perche vuoi attraversarla? — chiese Louis. — In un’ora possiamo circumnavigarla.
— Se hai paura, sganciati dalla formazione. Ti aspettiamo dopo l’Occhio.
— Voglio sapere cos’e.
Lo kzin sorrise in un ghigno pauroso, mostrando le zanne: — Sei vigliacco quasi come Nessus. Non vedi? E una formazione casuale di nubi.
— Io abolirei la parola casuale — disse Louis.
— E va bene. Allora e un Luna Park. — Speaker era in vena di scherzi: il pericolo accendeva il suo scarso humour: — Oppure e il quartier generale dell’Unione Optometristi. Con la tecnologia degli antichi Anellari, potrebbe essere qualsiasi cosa.
— Se solo sbatte una palpebra, ci schiaccia tutti!
L’ultimo a parlare era stato Nessus. Louis vide la schiena del burattinaio, e lo chiamo. Nessus si scosse, alzando prudentemente una testa: — Siamo in stato di emergenza? — domando.
Louis non riusciva a guardare l’Occhio. — I nostri compagni hanno voglia di morire — disse. — Tu che cosa decidi?
Il burattinaio accenno ad appallottolarsi. Poi sciolse le membra, e rimase a fissare l’uragano che si avvicinava: — Non puo essere una tromba d’aria — concluse. — Sul Mondo ad Anello, l’atmosfera mantiene sempre la stessa temperatura e la stessa velocita. Quindi non esistono le trombe d’aria.
— Chi te lo garantisce? La scienza burattinaia?
— Certo. Ma quassu, niente e sicuro. — Nessus si guardo una testa con l’altra testa, come se ammiccasse a se stesso: — Ci sono! E un vuoto d’aria creato artificialmente.
Louis guardo l’Occhio. E rabbrividi. La palpebra si stava abbassando, poi si sollevo con un movimento terrificante. Il terrestre ricordo scene apocalittiche, lette in qualche microfilm, o immaginate durante i viaggi nel cosmo.
— Dipende dalla velocita di rotazione dell’Anello — disse il burattinaio. — La forza centripeta fa abbassare la coltre di nubi piu scura, quella che forma la pelpebra. La forza centrifuga la fa alzare. Ti convince la mia teoria?
— Per niente.
Poi, all’improvviso, Louis capi: — Accidenti! E un foro nello spessore dell’Anello… una meteora l’ha bucato!
— Forse hai ragione. Dobbiamo andare a vedere.
Il panico superstizioso di Louis era gia soltanto un ricordo. La calma analitica del burattinaio era contagiosa e rassicurante. Louis fisso l’Occhio, questa volta senza timore: — Si, andiamo.
— Non e altro che aria in un vacuum parziale — disse Nessus.
— D’accordo. Voleremo tutti nell’Occhio del ciclone.
L’Occhio era lungo almeno cento miglia, e alto quaranta. Man mano che si avvicinavano il suo contorno si tingeva di azzurro, e i vari strati diventavano visibili. Un tunnel di venti vorticosi, abbastanza compatto, formava l’immagine di un occhio umano. E assomigliava sempre a un occhio quando si lanciarono nell’iride.
Sembrava di cadere nell’occhio di Dio. L’effetto era talmente spaventoso da diventare quasi comico. Louis non sapeva se ridere o piangere, oppure se fare marcia indietro.
Ormai erano dentro.
Si calarono in un corridoio nero rischiarato ogni tanto dai lampi. Per un breve tratto trovarono aria tersa. Oltre la zona dell’iride le nuvole opache turbinarono intorno a loro, spostandosi a una velocita superiore a quella di un normale uragano.
— Il mangia-foglie aveva ragione — ruggi Speaker. — E solo bufera.
— Che ridere! E stato l’unico a non lasciarsi cogliere dal panico. Immagino che i burattinai non siano superstiziosi — grido Louis.
— Vedo qualcosa davanti a noi! — grido Teela.
Un buco nel tunnel. Louis fece una smorfia, e tenne le mani appoggiate ai comandi. Su quel buco poteva turbinare un risucchio infernale.
Si sentiva meno diffidente, meno teso di quanto non fosse al momento di entrare nell’Occhio. Che cosa diavolo poteva capitare se persino quel fifone di un burattinaio lo aveva rassicurato?
Si avvicinarono. Sorvolarono l’apertura circolare, in un vortice di lampi, nel risucchio pauroso che tentava di scagliare lontano i volocicli come pagliuzze insignificanti. La bufera mugghiava negli orecchi dei quattro esploratori, benche i campi sonici ne attenuassero l’impeto.
Le pareti dell’imbuto si illuminavano ai raggi catodici provocati dalle correnti differenziali in un vacuum quasi assoluto. Le nubi ruotavano. Ammassi giganteschi di polvere si contorcevano. I volocicli scomparivano nell’immensita, poi ricomparivano, abbaglianti nella luce, oppure opachi nel buio, verso la stretta apertura che si apriva sul fondo, a miglia e miglia di distanza… Il veicolo di Teela venne ghermito da una folata.
Louis osservo la ragazza. Teela stava per svenire. Le usciva il sangue dal naso. E chiamava, a bocca spalancata, senza voce. Louis si morse il labbro a sangue. Guardo in fondo all’imbuto, una specie di gorgo di uno scarico nauseabondo. Il volociclo di Teela precipito nel vuoto, in un turbinio di spruzzi. Una scia di vapori, poi piu nulla.
Qualche minuto dopo, Louis si risveglio dall’intontimento. Premette il pulsante di chiamate per Nessus: — Cosa possiamo fare?
Sullo schermo, Teela stava a faccia in giu, con i capelli spioventi. Era svenuta. Il suo veicolo sfuggiva ai controlli.
— Dobbiamo aspettare che si riprenda — rispose il burattinaio. — Poi le diro che cosa deve fare per tornare alla propulsione normale.
— Ma intanto, non possiamo aiutarla?
— Stai tranquillo. Il volociclo evitera gli ostacoli. E non precipitera. Il pericolo maggiore e la mancanza di ossigeno al cervello. Ma credo che non succedera.
— Accidenti, Nessus. L’anossia e pericolosissima…
— Si. Ma Teela e fortunata.
Strano: il burattinaio si nascondeva a palla solo quando il pericolo era relativo. Nei momenti drammatici, sapeva mantenersi piu calmo degli altri.
I RISCHI DI TEELA BROWN