Louis apri il circuito di collegamento. Senti che il volocicli sbatteva violentemente. Subito dopo manco l’energia.

Intorno a lui cominciarono a esplodere i palloni frenati. Lo stringevano come un paio di mani giunte. Louis era immobilizzato, non riusciva a muovere le mani ne a girare la testa.

— Sto cadendo — riferi. Gli era rimasta la mano sulla leva del circuito di collegamento, schiacciata sotto la pressione dei palloni. Louis attese ancora, nella speranza che il circuito resistesse. Ma le case si stavano avvicinando troppo. Fu costretto a guidare a mano.

Non successe nulla, continuava solo a cadere.

Con un tono tranquillo, frutto di pura millanteria, disse a Speaker: — E inutile che colleghi il circuito, tanto non funziona — e rimase col viso impassibile e gli occhi ben aperti. Si aspettava che il Mondo ad Anello lo colpisse a morte.

Il volociclo freno e capoto, lasciando Louis a testa in giu, sotto un peso di cinque gravita.

Perse i sensi.

Rinvenne. Era ancora a testa in giu, trattenuto fra i palloni. La testa gli batteva. Ebbe la folle visione del Grande Burattinaio che imprecava cercando di non ingarbugliare i fili della marionetta Louis che, intanto, ciondolava a testa in giu.

La parte inferiore del palazzo, formato da un cono rovesciato, spalanco una fessura orizzontale. I volocicli vennero calamitati, inghiottiti, inglobati nell’interno. I palloni strinsero anche Speaker. Il terrestre aggrotto le sopracciglia con maligna soddisfazione: era tanto avvilito che la compagnia di un’altra marionetta gli faceva piacere.

— Sono palloni che formano un campo elettromagnetico — stava spiegando Nessus. — Sostengono i metalli, ma non il protoplasma. Il risultato e che ora siete penzoloni.

— Consolante lezione teorica — commento Louis. Si dimeno per liberarsi. Ma temette di precipitare, e si fermo.

Alle loro spalle, l’apertura orizzontale si chiuse sull’oscurita completa. Speaker ebbe un urlo spaventoso: — Accidenti, il motore scotta. Deve essere bruciato… Addio volocicli!

Louis si sforzava di vedere qualcosa. Poteva girare la testa, ma le guance gli fregavano la pelle della faccia. Senza speranza, allungo la mano verso il cruscotto. Trovo l’interruttore e due fanali sprigionarono fasci di luce bianchissima contro la parete ricurva.

Una dozzina di veicoli pendevano dal soffitto invisibile. Alcuni sembravano zaini-jet a propulsione. Altri erano aerocar, fra i quali spiccava una specie di autocarro volante dalla carcassa trasparente.

— I campi elettromagnetici dei vostri volocicli — diceva Nessus, — sono saltati.

— Una prigione — disse Louis a fior di labbra. Si sentiva la testa gonfia.

— Se e una prigione — brontolo lo kzin — come mai non c’e nemmeno un paralizzatore?

— Meglio cosi — intervenne il burattinaio. — Forse potrai usare la scavatrice Slaver.

Louis si guardo intorno. Uno degli zaini-jet, di tipo arcaico, era occupato da uno scheletro paurosamente candido. Uno scheletro umano, vestito con abiti vivacemente colorati.

Gli altri veicoli erano vuoti. Le ossa dovevano essere state eliminate. Louis vide sotto di se diverse botole, e alcune scale a chiocciola che portavano a una costruzione concentrica. Le porte non potevano che essere quelle di celle.

Non era il caso di meravigliarsi se uno solo degli uomini attaccati agli zaini aveva avuto paura di staccarsene. Tutti gli altri, intrappolati nelle loro macchine, avevano preferito una caduta veloce piuttosto che aspettare di morire di sete.

— Non riesco a capire su che cosa si possa usare il disintegratore — disse Speaker.

— Invece io ci ho riflettuto.

— Scavare un buco nella parete non serve a niente. Idem per il soffitto, che non riuscirebbe a raggiungere comunque. Se colpisco il generatore del campo che ci trattiene, piomberemo da un’altezza di trenta metri. E se non lo fa, rimarremo qui appesi aspettando di morire di fame o finche non decideremo di darci l’addio e buttarci dai volocicli.

— Si.

— Tutto qui? Solo si?

— Uno di voi mi deve descrivere che cosa vede attorno a se. Io vedo soltanto una parete ricurva.

Fecero a turno per descrivergli il gruppo conico di celle che intravedevano nel debole fascio di luci; anche Speaker accese i suoi fari, migliorando la situazione.

Ma quando finirono di elencare ogni cosa, erano ancora intrappolati, penzolanti su un trabocchetto mortale.

Louis sentiva l’urlo che ribolliva nel piu profondo del suo essere, ancora controllato ma sempre piu impellente. Presto sarebbe esploso… Gli venne il dubbio che Nessus volesse abbandonarli. Esistevano un sacco di ragioni perche il burattinaio se ne lavasse le mani, e nessuna perche li salvasse.

A meno che non s’illudesse ancora di trovare dei nativi civilizzati.

— I veicoli sospesi in aria e lo scheletro indicano che non c’e nessuno incaricato al funzionamento dei meccanismi — disse Speaker pensoso. — I campi che ci hanno incastrato devono avere raccolto alcuni veicoli dopo lo spopolamento della citta. Ma a quel tempo, sull’Anello, non esistevano piu veicoli. Quindi questi macchinari funzionano ancora perche l’energia non si e esaurita.

— Puo darsi — disse Nessus. — Pero ti avviso che qualcuno sta controllando la nostra conversazione.

Louis drizzo gli orecchi. Quelli di Speaker si aprirono a ventaglio. — Ci vuole una tecnica eccellente per intercettare un circuito chiuso.

— Riesci a capirci qualcosa?

— Conosco solo la sua provenienza. L’interferenza parte proprio da un punto vicino a voi. Magari la spia e sopra la vostra testa.

Louis tento di guardare in alto. Niente da fare. Era sempre capovolto, con due palloni che lo premevano da ogni lato. — Allora, abbiamo trovato la civilta — disse a voce alta.

— Forse. Lasciami pensare…

Il burattinaio se ne usci a fischiettare musica di Beethoven, o dei Beatles. Secondo Louis, stava componendo per conto suo. Lo zufolamento non finiva piu. Louis cominciava a sentire la testa battergli furiosamente.

Dopo un alternarsi di speranza e disperazione, il burattinaio si fece vivo di nuovo: — Niente disintegratore. Louis Wu, tocca a te. Discendi dalle scimmie, quindi ti arrampichi meglio dello kzin.

— Arrampicarmi?

— Le domande me le farai dopo. Aggancia il laser alla cintura: colpisci il pallone di fronte a te. Vedrai che si buchera. Quando starai per cadere, afferra la tela del pallone. Poi ti arrampichi lungo la tela, sul volociclo.

— Tu stai dando i numeri.

— Numeri? Quali numeri… Non interrompermi, terrestre! Sto tentando di salvare la tua pelle. Dovrai distruggere l’arma che ha fatto saltare i motori. Probabilmente ce ne sono due. Una e sopra la fessura d’ingresso. L’altra, non so. Ma sono identiche.

— Se lo dici tu, scommetto che sono diverse. Ma il guaio e che io non ce la faccio ad arrampicarmi lungo la tela…

— Speri che ci si arrampichi Speaker?

— Ma i gatti sono capaci di arrampicarsi!

— Non vi abbandonero — disse Nessus. — Aspettero, per ora. Puo darsi che vi venga in mente un piano migliore del mio.

Louis non riusciva a rendersi conto del passare del tempo. Tutto era immutabile. Si sentiva, in lontananza, soltanto lo zufolio di Nessus.

Alla fine, comincio a contare i battiti del suo cuore. Settantadue al minuto, calcolo. Pochi minuti dopo disse: — Settantadue. Uno. Cosa sto facendo?

— Parli con me?

— Maledizione, Speaker, non lo sopporto. Preferisco morire subito senza aspettare di impazzire.

Comincio a spingere le braccia con forza.

— Louis, comando io. Ti ordino di rimanere calmo.

— Scusa. — Louis comincio a spingere le braccia ritmicamente, riposandosi ogni tanto.

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