carponi.
Fuori era un’ora qualsiasi del giorno, forse l’inizio o la fine della notte, ma anche a mezzanotte la chiarita della luce siderale trafiggeva i suoi occhi come una punta di spillo. L’aria gli sembrava polverosa, pungente, gli irritava i polmoni, il paesaggio era duro, Grenouille inciampava contro le pietre. E anche gli odori piu delicati sembravano acri e corrosivi al suo naso disabituato al mondo. Grenouille, la zecca, era diventato sensibile come un granchio che ha lasciato il suo guscio e di notte vaga per il mare.
Si diresse verso il punto dell’acqua, lecco l’umidita dalla parete per una, due ore, era una tortura, il tempo non passava mai, quel tempo in cui il mondo reale gli bruciava la pelle. Strappo qualche brandello di muschio dalle pietre, lo inghiotti di furia, si accuccio, cago mentre mangiava — in fretta, in fretta, tutto doveva accadere in fretta — e, come se fosse stato un piccolo animale dalla carne tenera e in cielo stessero gia volando in cerchio i rapaci, torno di corsa alla sua caverna e s’inoltro sino alla fine della galleria, dove c’era la sua coperta da cavallo. Qui finalmente era di nuovo al sicuro.
Si appoggio contro il cumulo di detriti, allungo le gambe e attese. Ora doveva tenere il corpo totalmente immobile, immobile come una botte che per troppo movimento rischia di traboccare. A poco a poco riusci a dominare il respiro. Il suo cuore agitato prese a battere piu lento e l’onda interna di marea si placo lentamente. E d’un tratto la solitudine calo sul suo animo come una nera superficie di specchio. Chiuse gli occhi. La porta oscura del suo io si spalanco, ed egli vi entro. La successiva rappresentazione del teatro interiore di Grenouille ebbe inizio.
28
Cosi avvenne giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese. Cosi avvenne per sette anni interi.
Durante questo periodo nel mondo esterno c’era la guerra, e precisamente una guerra mondiale. Si combatte in Slesia e in Sassonia, ad Hannover e nel Belgio, in Boemia e in Pomerania. Le truppe del re morirono nell’Essen e in Westfalia, nelle Baleari, in India, nel Mississippi e nel Canada, quando non erano gia morte di tifo durante il viaggio d’andata. La guerra costo la vita di un milione di uomini, al re di Francia costo il suo impero coloniale, e a tutti gli Stati partecipanti tanto denaro che essi infine col cuore oppresso decisero di porvi termine.
Durante questo periodo una volta, d’inverno, Grenouille stava per morire congelato senza accorgersene. Resto cinque giorni nel salotto purpureo, e quando si sveglio nella galleria non riusciva piu a muoversi dal freddo. Richiuse subito gli occhi per dormire fino alla morte. Ma poi ci fu un improvviso aumento della temperatura, che lo sgelo e lo salvo.
Una volta la neve era cosi alta che non ebbe piu la forza di trascinarsi fino ai licheni. Allora si nutri di pipistrelli congelati.
Un’altra volta un corvo morto giaceva davanti alla grotta. Mangio anche quello. Furono gli unici avvenimenti del mondo esterno di cui prese conoscenza in sette anni. Per il resto visse soltanto nella sua montagna, soltanto nel regno della sua anima da lui stesso creato. E sarebbe rimasto la fino alla morte (poiche nulla gli mancava), se non si fosse verificata una catastrofe, che l’avrebbe scacciato dalla montagna e risputato nel mondo.
29
La catastrofe non fu un terremoto, ne un incendio del bosco, ne una frana, ne un crollo della galleria. Non fu affatto una catastrofe esterna, bensi interna, e quindi tanto piu grave, in quanto blocco la via di scampo privilegiata di Grenouille. Avvenne nel sonno. Per meglio dire in sogno. O piuttosto, nel sogno nel sonno nel cuore nella sua fantasia.
Era disteso sul divano nel salotto purpureo e dormiva. Intorno a lui c’erano le bottiglie vuote. Aveva bevuto enormemente, alla fine addirittura due bottiglie del profumo della fanciulla dai capelli rossi. Probabilmente era stato eccessivo, perche il suo sonno, per quanto di una profondita simile alla morte, questa volta non fu privo di sogni, bensi pervaso da scie di sogni spettrali. Queste scie erano tracce chiaramente riconoscibili di un odore. Dapprima passarono sotto il naso di Grenouille in traiettorie sottili, poi divennero piu dense, come nubi. Adesso era come se si trovasse in mezzo a una palude, da cui saliva la nebbia. La nebbia saliva lenta sempre piu in alto. Presto Grenouille fu completamente avvolto dalla nebbia, intriso di nebbia, e tra i vapori della nebbia non c’era piu un filo d’aria pura. Se non voleva soffocare, doveva respirare questa nebbia. E la nebbia era, come si e detto, un odore. E Grenouille sapeva anche quale odore. La nebbia era il suo odore personale. L’odore personale di lui, di Grenouille, questo era la nebbia.
E ora la cosa piu spaventosa era che Grenouille, sebbene sapesse che quest’odore era il
Quando lo capi con chiarezza, dette in un grido terribile, come se stesse bruciando vivo. Il grido fece crollare le pareti del salotto purpureo, le mura del castello, gli usci dal cuore e attraverso fossati e paludi e deserti, imperverso per il paesaggio notturno della sua anima come una tempesta di fuoco, tuono dalla sua bocca attraverso la tortuosa galleria e risuono fuori nel mondo, lontano, oltre l’altopiano di Saint-Flour… come se la montagna stessa gridasse. E Grenouille si sveglio al proprio grido. Mentre si svegliava, annaspo furiosamente attorno a se, come se avesse dovuto scacciare la nebbia invisibile che voleva soffocarlo. Era spaventato a morte, tremava da capo a piedi, di pura angoscia mortale. Se il grido non avesse lacerato la nebbia, sarebbe annegato in se stesso: uria morte atroce. Gli venivano i brividi a ripensarci. E mentre era ancora seduto, tremante, e cercava di radunare i suoi pensieri confusi e angosciati, sapeva gia una cosa con certezza assoluta: avrebbe cambiato vita, foss’anche solo per non sognare un sogno cosi atroce una seconda volta. Non avrebbe retto a una seconda volta.
Si getto sulle spalle la coperta da cavallo e striscio fuori all’aperto. Fuori era giusto mattina, una mattina di fine febbraio. Il sole splendeva. La terra sapeva di pietra umida, di muschio e d’acqua. Il vento portava gia con se un lieve profumo di anemoni. Davanti alla caverna si accuccio a terra. La luce del sole lo scaldava. Inspiro l’aria fresca. Rabbrividiva ancora ripensando alla nebbia a cui era sfuggito, ed ebbe un fremito di piacere quando senti il calore sulla schiena. Era pur bello che questo mondo esterno continuasse a esistere, foss’anche soltanto come punto di fuga. Inconcepibile l’orrore, se all’uscita dalla caverna non avesse piu trovato un mondo! Non una luce, non un odore, nulla di nulla: soltanto quell’orribile nebbia, dentro, fuori, ovunque…
A poco a poco lo shock passo. A poco a poco la morsa dell’angoscia si allento, e Grenouille comincio a sentirsi piu sicuro. Verso mezzogiorno aveva riacquistato il suo sangue freddo. Mise sotto il naso il dito indice e il medio della mano sinistra e respiro attraverso il dorso delle dita. Senti l’aria di primavera, umida e sapida di anemoni. Dalle proprie dita non senti provenire odore. Giro la mano e fiuto il suo lato interno. Avverti il calore della mano, ma non senti alcun odore. Allora si rimbocco una manica della camicia e affondo il naso nell’incavo del gomito. Sapeva che questo era il punto in cui tutti gli esseri umani hanno odore di se. Tuttavia non senti odore alcuno. Non senti nulla neppure sotto la sua ascella, nulla sui piedi, nulla sul sesso, verso il quale si chino per quanto poteva. Era grottesco: lui, Grenouille, che riusciva a fiutare qualsiasi altro essere umano a distanza di miglia, non era in grado di sentire l’odore del proprio sesso a distanza di meno di una spanna! Cio nonostante non si lascio prendere dal panico, ma, riflettendo con calma, disse a se stesso: «Non e che io non abbia odore, perche tutto ha un odore. Piuttosto non sento l’odore che ho perche da quando sono nato ho sentito il mio odore ogni giorno, e quindi il mio naso e diventato insensibile al mio odore personale. Se potessi separare da me il mio odore, o almeno una parte di esso, e tornare ad annusarlo dopo un certo periodo di disassuefazione, riuscirei a sentirlo — e quindi a sentirmi — perfettamente».
Poso a terra la coperta da cavallo e si tolse i vestiti, o per lo meno cio che ancora era rimasto dei suoi vestiti, i brandelli, gli stracci. Non se li era tolti di dosso per sette anni. Dovevano essere impregnati del suo odore da cima a fondo. Li ammucchio l’uno sull’altro davanti all’ingresso della caverna e si allontano. Poi, per la prima volta dopo sette anni, risali di nuovo sulla cima della montagna. La si fermo di nuovo nello stesso punto in cui si