altri, non da una folla in preda al panico e meno che mai da un solo cialtrone anonimo d’un assassino. E cosi per tutto quel terribile periodo era stato uno dei pochi in citta a restare immune dalla febbre della paura e a serbare la mente fredda. Ma ora, stranamente, tutto cambio. Cioe, mentre gli altri la fuori, come se avessero gia impiccato l’assassino, festeggiavano la fine delle sue imprese e presto dimenticarono del tutto i tempi infausti, nel cuore di Antoine Richis si annido la paura, come un orribile veleno. Per molto tempo non volle ammettere che era la paura che lo portava a differire viaggi a lunga scadenza, a lasciare la casa malvolentieri, ad abbreviare le visite e le sedute per poter rientrare presto. Si giustificava di fronte a se stesso adducendo un’indisposizione o un eccesso di lavoro, ammetteva anche di essere un po’ preoccupato, proprio come qualsiasi padre che ha una figlia in eta da marito, una preoccupazione del tutto normale… La fama della bellezza di Laure non era forse di pubblico dominio? Non si allungavano gia forse i colli, quando la domenica qualcuno l’accompagnava in chiesa? E certi membri del Consiglio non facevano gia delle avance, a nome proprio o dei loro figli?…
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Poi, un giorno di marzo, Richis era seduto in salotto e osservava Laure passeggiare fuori in giardino: la ragazza indossava un abito blu su cui ricadevano i suoi capelli rossi, fiammeggianti alla luce del sole; Richis non l’aveva ancora mai vista cosi bella. La scorse sparire dietro una siepe. E poi attese un po’ piu a lungo di quanto si era aspettato, forse soltanto il tempo di due battiti del cuore in piu, prima che lei ricomparisse… e si spavento a morte, perche in quei due istanti aveva pensato di averla persa per sempre.
Quella notte stessa si desto da un sogno terribile, del quale non riusci piu a ricordare il contenuto, ma sapeva che aveva a che fare con Laure, e si precipito nella sua stanza, convinto che fosse morta, che giacesse nel letto assassinata, violentata, coi capelli tagliati… e la trovo incolume.
Torno nella sua camera, bagnato di sudore e tremante di eccitazione, no, non d’eccitazione, bensi di paura, ora finalmente confesso a se stesso che era stato soltanto un attacco di paura e, mentre se lo confessava, la sua mente divenne lucida e tranquilla. Se doveva essere onesto, fin dall’inizio non aveva creduto alla scomunica del vescovo; ne aveva creduto che l’assassino si fosse poi spostato a Grenoble; e neppure che avesse lasciato definitivamente la citta. No, viveva sempre li, tra i cittadini di Grasse, e un giorno o l’altro avrebbe colpito ancora. In agosto e in settembre Richis aveva visto alcune delle fanciulle assassinate. Quella vista l’aveva orripilato e affascinato a un tempo, doveva ammetterlo, perche tutte, e ognuna in modo molto particolare, erano di una notevole bellezza. Mai avrebbe pensato che a Grasse esistesse tanta bellezza nascosta. L’assassino gli aveva aperto gli occhi. L’assassino aveva un gusto squisito. E aveva un sistema. Non soltanto perche tutti i delitti erano eseguiti con la stessa tecnica metodica, ma anche la scelta delle vittime rivelava un proposito, per cosi dire, di pianificazione economica. In verita Richis non sapeva
Ora, posto il caso — continuava a riflettere Richis — che l’assassino fosse un simile collezionista di bellezza e agisce per creare l’immagine della perfezione, foss’anche soltanto nella fantasia del suo cervello malato; posto inoltre che fosse un uomo di gusto sublime e con un metodo perfetto, come in effetti sembrava essere, non si poteva supporre che rinunciasse all’elemento piu prezioso che esisteva sulla terra per completare quell’immagine, alla bellezza di Laure. Tutto il suo lavoro omicida fino a oggi non avrebbe avuto senso senza di lei. Lei era l’elemento conclusivo della sua costruzione.
Mentre formulava quest’orrendo pensiero, Richis era seduto sul suo letto in camicia da notte e si stupiva della propria calma. Non rabbrividiva e non tremava piu. La paura indeterminata, che lo aveva tormentato per settimane, era scomparsa per dar luogo alla consapevolezza di un pericolo concreto: le intenzioni e le mire dell’assassino erano dirette con estrema chiarezza verso Laure, fin dall’inizio. E tutti gli altri assassinii erano stati accessori di quest’ultimo delitto, quello culminante. In verita lo scopo materiale dei delitti e comunque l’esistenza di un tale scopo restavano oscuri. Ma l’essenziale, cioe il metodo sistematico dell’assassino e il suo movente ideale, Richis l’aveva intuito. E quanto piu vi rifletteva, tanto piu gli piacevano entrambe le cose e tanto piu cresceva la sua considerazione per l’assassino: una considerazione, certo, che subito riverberava come da un nitido specchio anche su di lui, perche comunque era stato lui, Richis, con la sua mente sottile e analitica, a scoprire i trucchi dell’avversario.
Se anche lui, Richis, fosse stato un assassino e fosse stato ossessionato dalle stesse idee passionali dell’assassino, non avrebbe potuto agire altrimenti, e come l’assassino avrebbe arrischiato tutto per coronare l’opera della sua follia con la splendida, incomparabile Laure.
Quest’ultimo pensiero in particolare lo affascinava. Infatti, che lui fosse in grado di trasferirsi col pensiero nella condizione del futuro assassino di sua figlia lo rendeva di gran lunga superiore all’assassino stesso. Questi infatti, senza alcun dubbio, con tutta la sua intelligenza non era in grado di mettersi nelle condizioni di Richis… foss’anche soltanto perche certo non poteva sospettare che da tempo Richis si era messo nella condizione di lui, dell’assassino. In fondo era cosi anche nel mondo degli affari…
Ora stava meglio. Dopo essere riuscito a portare le sue riflessioni notturne circa la lotta con il demone sul campo piu ristretto di una disputa commerciale, si senti pieno di coraggio, addirittura di baldanza. Era svanito l’ultimo residuo di paura, scomparso lo scoramento e scomparsa l’ansia struggente, che lo avevano tormentato come se fosse stato un vecchio tremebondo, dileguata la nebbia dei foschi presentimenti, in cui brancolava da settimane. Si trovava su un terreno familiare, e si sentiva all’altezza di qualsiasi sfida.
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Sollevato, quasi divertito, salto fuori del letto, tiro il nastro del campanello e ordino al suo domestico assonnato di preparare abiti e provviste, perche sul far del giorno pensava di partire per Grenoble in compagnia della figlia. Poi si vesti e caccio fuori dei letti il resto del personale.
Nel cuore della notte la casa di Rue Droite si ridesto a una vita operosa. In cucina si accesero i fuochi, le serve correvano agitate per i corridoi, il domestico si affrettava su e giu per le scale, nelle volte delle cantine risuonava il clangore delle chiavi del magazziniere, in cortile ardevano le fiaccole, alcuni servi correvano a prendere i cavalli e altri tiravano fuori i muli dalle stalle, era tutto un imbrigliare, un sellare, un correre e un caricare: si sarebbe potuto credere che stessero avanzando le orde austrosarde, saccheggiando e bruciando tutto come nell’anno 1746, e che il padrone di casa, in preda al panico, si preparasse a una rapida fuga. Ma niente di tutto questo! Il padrone di casa era seduto sovranamente, come un Maresciallo di Francia, allo scrittoio del suo ufficio, beveva caffellatte e dava istruzioni ai domestici che irrompevano uno dopo l’altro. Nel frattempo scriveva