Morty getto un’ultima occhiata lungo il corridoio. Le grandi porte si erano spalancate e i cortigiani stavano uscendo fuori. Due donne anziane si sforzavano di offrire conforto alla principessa, ma lei stava camminando impettita davanti a loro cosi che le due poverette le si precipitavano dietro come una coppia di ingombranti palloni. Scomparvero in un altro corridoio.
«E GIA UNA REGINA» disse la Morte con tono di approvazione. Alla Morte piaceva la classe.
Prima che parlasse ancora una volta si trovarono di nuovo sul tetto.
«TU HAI CERCATO DI AVVERTIRLO» disse, togliendo il sacco del foraggio dal collo di Binky.
«Si, signora, mi dispiace.»
«NON PUOI INTERFERIRE CON IL FATO. CHI SEI TU PER GIUDICARE CHI DOVREBBE VIVERE E CHI MORIRE?»
La Morte osservo con grande attenzione l’espressione di Morty.
«SOLAMENTE AGLI DEI E PERMESSA UNA COSA SIMILE» aggiunse. «CERCARE DI MUTARE IL FATO ANCHE DI UN SINGOLO INDIVIDUO POTREBBE DISTRUGGERE L’INTERO MONDO. HAI CAPITO?»
Morty annui con espressione avvilita.
«Mi rimandera a casa?» chiese.
La Morte allungo una mano e lo fece salire con un balzo sulla parte posteriore della sella.
«PERCHE HAI MOSTRATO COMPASSIONE? NO. AVREI POTUTO FARLO SE TU AVESSI MOSTRATO COMPIACIMENTO. TUTTAVIA DEVI IMPARARE LA COMPASSIONE ADEGUATA AL TUO MESTIERE.»
«Di che tipo e?»
«HA UNA SFUMATURA MOLTO
I giorni passavano, sebbene Morty non fosse certo di quanti fossero, fi malinconico sole del mondo della Morte girava regolarmente attraverso il cielo, ma le visite allo spazio mortale sembravano non avvenire secondo un qualche particolare schema. La Morte, inoltre, non visitava soltanto re o importanti battaglie: la maggior parte delle visite personali erano fatte a gente comune.
I pasti venivano serviti da Albert che sorrideva moltissimo fra se e se e non raccontava un gran che. Ysabell si tratteneva per gran parte del tempo in camera sua oppure cavalcava il proprio pony nelle nere brughiere oltre la casa. La vista della ragazza con i capelli svolazzanti al vento sarebbe potuta essere piu suggestiva se lei fosse stata una migliore amazzone, o se il pony fosse stato un pochino piu grosso, o anche se i suoi capelli fossero stati del tipo che svolazza in maniera naturale. Alcuni capelli lo fanno, altri no. I suoi non lo facevano.
Quando non era impegnato in quello che la Morte chiamava IL DOVERE, Morty aiutava Albert, si trovava qualche lavoretto da fare in giardino o nella scuderia, oppure curiosava nell’immensa biblioteca della Morte, leggendo con la velocita e la voracita tipiche di quelli che hanno scoperto la magia del mondo scritto per la prima volta.
La maggior parte dei libri delia biblioteca erano, ovviamente, biografie.
Tuttavia avevano una caratteristica insolita. Essi si auto-scrivevano. La gente che era gia morta, come era ovvio, aveva riempito il proprio libro dall’inizio alla fine e quelli che non erano ancora nati si dovevano accontentare di pagine vuote. Quelli che invece si trovavano in mezzo… Morty prese alcune annotazioni, segno dei punti, conto le linee in eccesso, e stabili che alcuni libri aggiungevano paragrafi alla velocita di quattro o cinque ogni giorno. Non riconobbe la scrittura.
Alla fine prese il coraggio a quattro mani.
«UN CHE COSA?» chiese la Morte, stupita, seduta dietro alla scrivania a volute, rigirandosi in continuazione fra le mani il tagliacarte a forma di falce.
«Un pomeriggio libero» ripete Morty. La stanza sembro essere diventata all’improvviso oppressivamente grande, e lui estremamente esposto al centro del tappeto che aveva piu o meno la dimensione di un campo.
«MA PERCHE?» chiese la Morte. «NON PUO CERTO ESSERE PER ASSISTERE AL FUNERALE DI TUA NONNA» aggiunse. «IO LO SAPREI.»
«Io vorrei soltanto, be’, insomma, uscire fuori e incontrare delle persone» disse Morty cercando di evitare quello sguardo azzurrognolo immobile.
«MA TU INCONTRI PERSONE OGNI GIORNO» replico la Morte.
«Si, lo so, soltanto che, insomma, non per molto tempo» disse Morty. «Voglio dire, sarebbe carino incontrare qualcuno con una prospettiva di vita piu lunga di cinque minuti, signora» aggiunse.
La Morte tamburello le dita sulla scrivania, producendo un suono simile a quello di un topo che balla il tip- tap e getto a Morty un altro sguardo lungo qualche secondo. Noto che il ragazzo sembrava meno male in arnese di quanto non si ricordasse, che stesse un po’ piu dritto con la schiena e che, senza troppe cerimonie, fosse in grado di usare un termine del tipo 'prospettiva di vita'. Dipendeva tutto da quella biblioteca.
«D’ACCORDO» disse di malavoglia. «TUTTAVIA MI SEMBRA CHE TU ABBIA QUI TUTTO QUELLO DI CUI HAI BISOGNO. IL LAVORO NON E TROPPO ONEROSO, NO?»
«No, signora.»
«HAI ANCHE DEL BUON CIBO A DISPOSIZIONE, UN LETTO CALDO, DEGLI SVAGHI E PERSONE DELLA TUA STESSA ETA.»
«Come, signora?» chiese Morty.
«MIA FIGLIA» disse la Morte. «L’HAI GIA CONOSCIUTA, MI PARE.»
«Oh, si, signora.»
«HA UNA PERSONALITA DAVVERO AFFETTUOSA QUANDO IMPARI A CONOSCERLA.»
«Sono certo che l’abbia, signora.»
«NONOSTANTE TUTTO, TU DESIDERI…» la Morte lancio quelle parole con una sfumatura di disgusto… «UN POMERIGGIO LIBERO?»
«Si, signora. Se non le spiace, signora.»
«BENISSIMO, E SIA. SARAI LIBERO FINO AL TRAMONTO.»
La Morte apri il grande libro, prese in mano una penna e comincio a scrivere. Di tanto in tanto allungava una mano e spostava le palline di un abaco.
Dopo un minuto sollevo lo sguardo.
«SEI ANCORA QUI?» chiese. «E DURANTE IL TUO TEMPO LIBERO, COME SE NON BASTASSE» aggiunse in modo acido.
«Ehm» domando Morty «le persone saranno in grado di vedermi, signora?»
«IMMAGINO DI SI, NE SONO ANZI CERTA» rispose la Morte. «C’E QUALCOSA D’ALTRO IN CUI IO TI POTREI ESSERE DI AIUTO PRIMA CHE TU TE NE VADA PER LA TUA USCITA DISSOLUTA?»
«Be’, signora. Ci sarebbe una cosa, signora, io non so come arrivare al mondo dei mortali, signora» disse Morty disperato.
La Morte sospiro in modo greve e apri un cassetto della scrivania.
«A PIEDI.»
Morty annui avvilito e si diresse a passo lungo verso la porta dello studio. Mentre la apriva, la Morte tossi.
«RAGAZZO!» grido e gli getto qualcosa attraverso la stanza.
Morty l’afferro al volo mentre la porta si spalancava.
L’arco della porta scomparve. Lo spesso tappeto che aveva sotto ai piedi si trasformo in acciottolato fangoso. La vivida luce del sole gli si riverso addosso come fosse mercurio.
«Morty» esclamo Morty, all’intero universo.
«Come?» disse un venditore ambulante che gli stava accanto. Morty si guardo attorno. Si trovava in una affollata piazza di mercato, stipata di gente e animali. Veniva venduto ogni genere di cosa che andava dagli aghi (passando attraverso qualche profeta girovago) a visioni di salvezza. Era impossibile intrattenere una conversazione usando parole che fossero piu deboli di grida.
Morty busso sulla spalla dell’ambulante.
«Riesci a vedermi?» chiese.
Il venditore gli indirizzo di sbieco uno sguardo critico.
«Direi proprio di si» rispose «almeno vedo qualcuno che ti asssomiglia parecchio.»
«Grazie» disse Morty, immensamente sollevato.