Stava ghignando proprio come la Morte, a parte il fatto che la Morte non aveva uno stormo di uccelli sacri che gli portavano notizie dei suoi fedeli e, come compenso, aveva anche i denti puliti.
I Klatchiani stimavano l’ospitalita al di sopra di ogni altra virtu. Mentre Morty si guardava attorno, la donna prese un altro piatto dalla mensola che si trovava dietro di lei e comincio silenziosamente a riempirlo con i contenuti della grossa terrina, strappando un pezzo di pesce gatto dalle mani del vecchio dopo una breve colluttazione. Gli occhi della donna, orlati di nero col carboncino, rimanevano comunque fissi su Morty.
Era stato il padre quello che aveva parlato. Morty si inchino con atteggiamento nervoso.
«Mi spiace» disse. «Ehm, sembra che io sia passato attraverso questo muro.» Era un’affermazione che non reggeva, doveva ammetterlo.
«Come, scusi?» chiese l’uomo. La donna, con i bracciali che tintinnavano, aggiunse con cura qualche grano di pepe sul piatto e vi spruzzo sopra una salsa verde scura che Morty temette di avere riconosciuto. L’aveva provata qualche settimana prima e, sebbene si trattasse di una ricetta complicata, un singolo assaggio era stato sufficiente per sapere che essa era a base di interiora di pesce marinate per parecchi anni in un vaso di bile di squalo. La Morte aveva detto che era un gusto da acquisire. Morty aveva deciso di non volersi sforzare troppo.
Cerco di svicolare attorno ai lati della stanza verso l’arco della porta schermato da una tenda a palline, mentre tutte le teste si giravano per guardarlo. Tento di fare un sorrisetto storto.
La donna domando: «Come mai il demone mostra i suoi denti, uomo della mia vita?»
Il marito le rispose: «Potrebbe essere fame, luna dei miei desideri. Aggiungi un po’ piu di pesce!»
L’antenato grugni: «Lo stavo mangiando io, quello, figlio infame. Che sia maledetto il mondo in cui non esiste piu rispetto per l’eta!»
Ora il fatto era che mentre le parole penetravano nell’orecchio di Morty nel loro Klatchiano parlato, con tutti gli svolazzi e i sottili dittonghi di un linguaggio tanto antico e sofisticato da possedere quindici diversi termini per la parola 'assassinio' prima che il resto del mondo fosse arrivato a comprendere il solo concetto relativo allo sfracellarsi la testa l’uno con l’altro con delle pietre, esse gli arrivavano nel cervello chiare e comprensibili come se fossero state pronunciate nella sua lingua madre.
«Non sono un demone! Sono un umano!» disse bloccandosi per lo shock quando le sue stesse parole gli emersero dalla bocca in un perfetto Klatchiano.
«Sei un ladro?» chiese il padre. «Un assassino? Per insinuarti qui in questo modo, sei forse un
Morty osservo la lama roteare nell’aria e lascio perdere.
«Vi porto i saluti dagli estremi gironi dell’inferno» provo a dire.
Il cambiamento fu repentino e significativo. La mannaia venne abbassata e la famiglia comincio a rivolgergli ampi sorrisi.
«Ci verra grande fortuna se un demone viene a visitarci» disse il padre raggiante. «Qual e il tuo desiderio, o corrotta pedina dei lombi di Offler?»
«Prego?» disse Morty.
«Un demone porta benessere e fortuna all’uomo che lo aiuta» rispose l’uomo. «Come possiamo fornirti assistenza, oh, malefico fiato di cane della fossa piu profonda?»
«Be’, non ho troppa fame» disse Morty «ma se sapete dove io possa procurarmi un cavallo veloce potrei arrivare a Sto Lat prima del tramonto.»
L’uomo sorrise radiosamente e si inchino. «Conosco il posto adatto, dannosa estrusione di budella, se sarai tanto gentile da seguirmi.»
Morty si affretto dietro di lui. Il vecchio antenato li guardo andare via con una espressione critica, mentre le mandibole masticavano ritmicamente.
«Quello sarebbe cio che da queste parti chiamano demone?» disse. «Offler ha fatto marcire questo paese con l’umidita, perfino i demoni qui sono di terza categoria, non sono nulla in confronto ai demoni che avevamo nel Vecchio Stato.»
La donna sistemo una piccola tazza di riso nella coppia centrale di mani ripiegate della statuetta di Offler (sarebbe sparita per la mattina successiva) e indietreggio.
«Il mio uomo ha detto che il mese scorso nel
Dieci minuti dopo l’uomo torno e, in solenne silenzio, depose un mucchietto di monete d’oro sulla tavola. Esse rappresentavano una ricchezza sufficiente per acquistare una bella parte della citta.
«Ne aveva un sacchetto pieno» disse.
L’intera famiglia fisso il denaro per qualche tempo. La donna sospiro.
«Le ricchezze portano con se molti problemi» disse. «Che cosa faremo, adesso?»
«Torneremo nel Klatch» esclamo fermamente il marito «dove i nostri figli potranno crescere in un paese adeguato, fedele alle gloriose tradizioni della nostra antica razza, e gli uomini non hanno bisogno di lavorare come camerieri per malefici padroni e possono camminare a testa alta, con orgoglio. E dobbiamo partire immediatamente, fragrante bocciolo di palma da dattero.»
«Perche tanto presto, oh, indefesso lavoratore figlio del deserto?»
«Perche» rispose l’uomo «ho appena venduto il campione dei cavalli da corsa del Patrizio.»
Il cavallo non era altrettanto bello, ne veloce quanto Binky, ma spazzo via le miglia sotto i suoi zoccoli e distanzio facilmente alcune guardie a cavallo che, per qualche strano motivo, sembravano essere estremamente ansiose di parlare con Morty. Presto si lascio alle spalle i sobborghi a bidonville di Morpork e la strada si dipano lungo il paese caratterizzato dalla fertile terra nera della pianura di Sto, creata nel corso dei secoli dalle mondazioni periodiche del grande e lento Ankh che forniva alla regione prosperita, sicurezza economica e artriti croniche.
Era anche un paesaggio tremendamente noioso. Mentre la luce si distillava passando dal colore argentato a quello dorato, Morty galoppava attraverso un territorio piatto, poco gradevole, pieno di appezzamenti piantati a cavoli da un’estremita all’altra. C’erano molte cose da dire sui cavoli. Si poteva parlare a lungo del loro cospicuo contenuto vitaminico, del loro vitale apporto di ferro, della loro ricchezza di cellulosa e del loro lodevole valore nutritivo. Nel conplesso, tuttavia, mancavano di un certo non so che: nonostante le loro rivendicazioni di essere infinitamente superiori a livello nutrizionale e morale rispetto ai… diciamo… ai narcisi, non avevano mai fornito una visuale che ispirasse la musa del poeta. A meno che il poeta non avesse fame, ovviamente. C’erano soltanto venti miglia per arrivare a Sto Lat, ma in termini di insignificante esperienza umana, sembravano duemila.
Alle porte di Sto Lat c’erano delle guardie anche se, confrontate con quelle che pattugliavano Ankh, esse avevano un aspetto mansueto e amichevole. Morty trotterello oltre di esse e uno dei soldati, sentendosi perfettamente pazzo, gli chiese dove stesse andando.
«Temo di non potermi fermare» rispose Morty.
La guardia era nuova del mestiere e piuttosto intelligente. Fare la guardia non era esattamente quello che si era aspettato. Stare tutto il giorno in piedi con una cotta di maglia e un’ascia fissata su una lunga asta non era propriamente quello per cui si era arruolato: si era aspettato di avere avventure eccitanti, sfide, una balestra e una uniforme che non si arrugginisse sotto la pioggia.
Fece un passo avanti, pronto a difendere la citta contro la gente che non rispettava gli ordini dati da un impiegato civico autorizzato. Morty osservo per benino la lama della picca che gli ondeggiava a pochi centimetri dalla faccia. Le cose si stavano complicando.
«D’altra parte» disse in tono calmo «che ne diresti se io ti facessi dono di questo bel cavallo?»
Non fu difficile trovare l’entrata del castello. Anche li c’erano delle guardie, esse avevano balestre e una concezione di vita sensibilmente meno simpatica della prima che aveva incontrato, e poi, in ogni caso, Morty era a corto di cavalli. Girello un po’ li attorno finche esse non cominciarono a rivolgergli una esagerata attenzione e quindi si allontano, sconsolato, vagando per le strade della cittadina, sentendosi molto stupido.
Dopo tutto quello che aveva passato, dopo miglia di cavoli e un posteriore che gli sembrava ora un blocco di legno, non sapeva nemmeno perche si trovasse li. Lei lo aveva visto anche quando lui era invisibile, e allora? Significava forse qualche cosa? Certo che no. Il fatto era soltanto che lui continuava a rivedere quel volto e il