lunario. Lei chiese: «Chi sei?»

«Non so se mi e permesso dirtelo» disse la voce. «Tu sei ancora viva, non e vero?»

Lei si astenne dal pronunciare una risposta sarcastica appena in tempo. Qualcosa nel tono di quella domanda la preoccupava.

«Non lo puoi stabilire tu?» chiese lei.

«Non e facile…» segui una pausa. Lei si sforzo di distinguere qualcosa nell’oscurita, di poter applicare un volto attorno a quella voce. «Potrei anche averti causato un male terribile» aggiunse la voce.

«Non mi hai appena salvato la vita?»

«Non so che cosa ho effettivamente salvato. Non ci sarebbe un po’ di luce da queste parti?»

«La mia ancella lascia a volte dei fiammiferi sulla cappa del camino» disse Keli. Senti la presenza che aveva accanto muoversi. Si udirono dei passi esitanti, un paio di tonfi e alla fine un botto, sebbene la parola non sia sufficiente a descrivere la reale e completa cacofonia di metallo caduto a terra che riecheggio per la stanza. Esso fu anche seguito dal tradizionale debole tintinnio che segue un paio di secondi dopo che uno pensa sia tutto finito.

La voce disse, in modo piuttosto confuso: «Mi trovo sotto un’armatura. In che punto dovrei essere?»

Keli scivolo silenziosamente giu dal letto, trovo la strada a tastoni verso il camino, localizzo il mucchietto di fiammiferi alla debole luce del fuoco morente, ne sfrego uno in uno scoppio di fumo sulfureo, accese una candela, trovo l’ammasso costituito dai pezzi dell’armatura, tolse la spada dal suo fodero e poi… rischio di ingoiarsi la lingua.

Qualcuno le aveva appena dato una alitata calda e umida in un orecchio.

«E Binky» disse il cumulo. «Sta soltanto cercando di fare amicizia. Penso che gradirebbe avere del fieno, se ne hai un po’.»

Con regale autocontrollo, Keli disse: «Siamo al quarto piano. Questa e la stanza di una signora. Rimarresti sorpreso nello scoprire quanti cavalli facciamo salire fin qui!»

«Oh. Potresti aiutarmi a tirarmi in piedi, per favore?»

Lei appoggio la spada a terra e scosto di lato un pettorale. Un viso sottile e pallido la guardo di rimando.

«Primo, faresti meglio a dirmi perche non dovrei mandare a chiamare le guardie comunque» disse lei. «Il solo trovarti nella mia stanza potrebbe farti condannare ad essere torturato a morte.»

Lo guardo meglio.

Alla fine lui disse: «Bene… potesti lasciarmi la mano, per favore? Grazie… primo, le guardie, probabilmente non mi potrebbero vedere, secondo non scopriresti mai perche mi trovo qui e hai tutto l’aspetto di una che odia non sapere le cose, e terzo…»

«Come terzo che?» chiese lei.

La bocca di lui si apri e si richiuse. Morty desiderava dirle: 'Come terza cosa, tu sei cosi bella o almeno molto attraente, comunque ben piu attraente di qualsiasi altra ragazza io abbia incontrato, sebbene debba ammettere di non averne incontrate moltissime.' Da questo si deduce che l’innata onesta di Morty non lo fara mai diventare un poeta: se Morty dovesse mai confrontare una ragazza ad una giornata estiva, la descrizione sarebbe seguita da una completa spiegazione di che tipo di giornata lui avesse in mente e se stesse o no piovendo in quel momento. Date le circostanze, non fu assolutamente un danno che non riuscisse a spiccicar parola.

Keli sollevo la candela e guardo la finestra. Era integra. Lo stipite in pietra era intatto. Ogni pannello, con la sua vetrata raffigurante i blasoni araldici di Sto Lat era intera. Guardo nuovamente Morty.

«Lascia perdere la terza cosa» disse lei «torniamo alla seconda.»

Un’ora dopo, l’alba raggiunse la citta. La luce del giorno sul Disco fluttua, piu che correre, in quanto essa viene rallentata dallo stabile campo magico del mondo e rotola quindi attraverso le pianure come un mare dorato. La citta sul picco ne sporse al di fuori per un istante come un castello di sabbia nella marea, finche il giorno non le mulino attorno e risali verso l’alto.

Morty e Keli sedevano l’uno accanto all’altra sul letto di lei. La clessidra giaceva fra di loro. Non era rimasta piu sabbia nel bulbo superiore.

Dall’esterno provenivano i suoni del castello che si svegliava.

«Io continuo a non capire» disse lei. «Significa forse che sono morta o che non lo sono?»

«Significa che saresti dovuta esserlo» disse lui «secondo il fato o qualsiasi altra cosa sia. Non ho studiato ancora bene la teoria.»

«E tu avresti dovuto uccidermi?»

«No! Voglio dire, no, ti avrebbe ucciso l’assassino. Ho gia cercato di spiegarti tutto questo» disse Morty.

«Perche non glielo hai lasciato fare?»

Morty la fisso inorridito.

«Tu volevi morire?»

«Ovviamente no. Ma sembra che quello che la gente vuole sia del tutto ininfluente, no? Sto cercando di essere sensata.»

Morty si fisso le ginocchia. Quindi si alzo in piedi.

«Penso che farei meglio ad andarmene» disse freddamente.

Smonto la falce e la infilo nel fodero dietro alla sella. Guardo quindi la finestra.

«Sei passato attraverso quella» disse Keli cercando di rendersi utile. «Ascoltami, quando ho detto…»

«Si puo aprire?»

«No. C’e una terrazza lungo il corridoio. Ma la gente ti vedra!»

Morty la ignoro, apri la porta e condusse Binky sul corridoio. Keli gli corse dietro. Un’ancella si fermo, fece un inchino e corrugo leggermente la fronte mentre il suo cervello le faceva saggiamente respingere l’idea di aver visto un cavallo enorme che camminava lungo il tappeto.

La terrazza dava su uno dei cortili interni. Morty getto un’occhiata da sopra al parapetto, quindi monto in sella.

«Stai attenta al duca» disse lui. «C’e lui dietro tutto questo.»

«Mio padre mi ha sempre messo in guardia contro quell’uomo» rispose la principessa. «Infatti ho assunto un assaggiatore.»

«Dovresti anche avere una guardia del corpo» disse Morty. «Io devo andare. Ho delle cose importanti da fare. Addio» aggiunse, in quello che sperava risultare il tono adeguato a uno spirito ferito.

«Ti vedro ancora?» chiese Keli. «Ci sono moltissime cose che vorrei…»

«Potrebbe non essere una buona idea, se pensi soltanto a quello» disse Morty con tono altezzoso. Schiocco la lingua e Binky balzo nell’aria, supero il parapetto e galoppo nell’azzurro cielo mattutino.

«Volevo dirti grazie!» gli grido Keli alle spalle.

L’ancella che non era riuscita a superare la sensazione che ci fosse qualche cosa di storto e che l’aveva quindi seguita, domando: «Sta bene, signora?»

Keli la guardo distrattamente.

«Cosa?» le chiese.

«Mi chiedevo soltanto… se andava tutto bene.»

Keli incurvo le spalle.

«No» disse. «Va tutto assolutamente male. C’e un assassino morto nella mia camera da letto. Potresti farmi il piacere di farci qualcosa?

«E…» sollevo una mano… «non voglio che tu dica ’Morto, signora? oppure Assassino, signora?’ oppure che tu gridi o faccia qualcosa del genere, voglio soltanto che tu ti occupi della cosa. Silenziosamente. Penso che mi sia venuto il mal di testa. Quindi, annuisci e basta.»

L’ancella annui, fece un inchino con atteggiamento incerto e torno sui propri passi.

Morty non fu certo di come fosse tornato indietro. Il cielo si trasformo semplicemente da un azzurro ghiaccio ad un grigio cupo mentre Binky rallentava entrando nella breccia fra le dimensioni. Egli non atterro sul nero terreno della proprieta della Morte, quello era semplicemente li, sotto i suoi piedi, come se una portaerei avesse fatto una delicata manovra per sistemarsi sotto ad un jet e risparmiare al pilota tutta la fatica dell’atterraggio.

L’imponente cavallo trotto nel cortile della scuderia e si fermo di fronte alla doppia porta, agitando la coda.

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