crepitio da insetto dei libri mentre essi si auto-scrivevano.

Un tempo Morty l’aveva trovato inquietante. Ora lo trovava… rassicurante. La cosa dimostrava che l’universo stava scorrendo liscio come l’olio. La sua coscienza, che aveva cercato un po’ di sollievo, gli ricordo allegramente che l’universo poteva anche stare procedendo liscio come l’olio ma che certamente si stava dirigendo dalla parte sbagliata.

Si fece strada attraverso il labirinto di scansie fino alla misteriosa pila di libri e trovo che era sparita. Albert era stato in cucina e Morty non aveva mai visto la Morte entrare personalmente nella biblioteca. E allora che ci stava cercando Ysabell?

Getto un’occhiata alla parete di scansie che gli torreggiavano sopra e senti lo stomaco farglisi di ghiaccio quando penso a quello che stava per accadere…

Non poteva farci assolutamente nulla. Doveva trovare qualcuno con cui parlarne.

Nel frattempo anche Keli stava trovando difficile la vita.

Questo in quanto la causalita aveva una incredibile forza di inerzia. Il colpo mal assestato di Morty, provocato da rabbia, disperazione e amore nascente, l’aveva indirizzata su una nuova rotta ma essa, la causalita, non se ne era ancora accorta. Lui aveva dato un calcio alla coda del dinosauro, ma ci sarebbe voluto del tempo prima che l’altra estremita si rendesse conto che era arrivato il momento di dire: 'Ahi!'

In breve, l’universo sapeva che Keli era morta e fu di conseguenza alquanto sorpreso di scoprire che lei non aveva ancora smesso di camminare e di respirare.

Questo si rendeva evidente in piccoli dettagli. I cortigiani che le avevano gettato furtive e strane occhiate durante la mattinata non sarebbero stati in grado di dire perche la vista di lei li faceva sentire insolitamente a disagio. Con estremo imbarazzo da parte loro e con grave dispetto da parte sua, essi si trovarono a ignorarla o a parlare a voce bassissima.

Il Ciambellano scopri che aveva dato istruzioni perche lo stendardo reale fosse issato a mezz’asta e, per tutto l’oro del mondo, non avrebbe saputo spiegare il perche. Venne gentilmente condotto al proprio letto in preda a una lieve crisi di nervi dopo avere ordinato mille metri di stamigna nera senza nessun motivo apparente.

Quella sensazione misteriosa, irreale, si diffuse ben presto per tutto il castello. Il capo cocchiere ordino che il catafalco di stato venisse tirato fuori e lucidato nuovamente e poi rimase inebetito nel cortile delle scuderie e pianse sulla sua pelle di camoscio in quanto non riusciva a ricordare perche lo avesse fatto. I servitori camminavano con passo leggero lungo i corridoi. Il cuoco dovette combattere una urgenza travolgente di preparare semplici banchetti di carne fredda. I cani ulularono, quindi smisero, sentendosi parecchio stupidi. I due stalloni neri che per tradizione conducevano il corteo funebre di Sto Lat divennero sempre piu inquieti nelle loro stalle e uccisero quasi uno stalliere a calci.

Nel suo castello di Sto Helit, il duca aspetto invano un messaggero che era in effetti partito da Sto Lat ma che si era fermato a meta strada incapace di ricordare che cosa si riteneva dovesse riferire.

In mezzo a tutto cio, Keli si muoveva come un fantasma solido e crescentemente irritato.

Le cose raggiunsero il loro culmine a pranzo. Lei entro impettita nella grande sala e scopri che non era stato sistemato alcun piatto di fronte alla poltrona reale. Parlando a voce molto alta e distinta al maggiordomo, era riuscita a fare rettificare la mancanza, quindi pero aveva visto che i piatti di portata passavano rapidamente di fronte a lei prima che lei riuscisse ad infilarvi dentro la forchetta. Rimase a guardare con astiosa incredulita mentre il vino veniva portato e versato prima al Lord del Gabinetto della Corona.

Fu un’azione poco regale da compiere, ma lei tiro fuori un piede e fece lo sgambetto al cameriere col vino. Lui inciampo, bofonchio qualcosa fra se e se e fisso lo sguardo sul pavimento.

Lei si sporse dall’altra parte e grido nell’orecchio del Cerimoniere della Dispensa: «Riesci a vedermi, caro mio? Perche mai siamo ridotti a mangiare prosciutto e carne di maiale fredda?»

Lui si volto interrompendo la conversazione a bassa voce che stava intrattenendo con la Signora della Piccola Sala Esagonale della Torretta a Nord, le dette una lunga occhiata in cui lo shock si fece strada attraverso una specie di sfuocata perplessita e disse: «Ehm, si… io… ehm…»

«Vostra Altezza Reale» lo imbecco Keli.

«Ma… si… Altezza» balbetto lui. Segui un pesante silenzio.

Poi, come se si fosse rimesso in funzione, le volto le spalle e riprese la conversazione.

Keli rimase seduta per qualche istante, pallida per la rabbia e lo stupore, quindi tiro indietro la poltrona e si avvio come un fulmine verso le sue stanze. Un paio di servitori che stavano dividendo un veloce abbraccio nel corridoio esterno, vennero sbattuti da una parte da qualcosa che non riuscirono a distinguere chiaramente.

Keli corse in camera sua e si attacco alla corda che avrebbe dovuto fare arrivare di corsa la cameriera in servizio dal salottino in fondo al corridoio. Non successe nulla per qualche tempo e poi la porta venne aperta lentamente e un volto pallido sbircio dentro, fissandola.

Questa volta Keli riconobbe lo sguardo e fu pronta ad affrontarlo. Afferro l’ancella per le spalle e la trascino a forza all’interno della camera, sbattendo fragorosamente la porta dietro di lei. Mentre la donna, impaurita, guardava qualsiasi cosa eccetto Keli, lei balzo in avanti e le mollo un sonoro ceffone su una guancia.

«Questo l’hai sentito? L’hai sentito?» strillo.

«Ma… voi… io…» piagnucolo la domestica, barcollando all’indietro finche non ando a sbattere contro il letto e vi si sedette pesantemente sopra.

«Guardami! Guardami in faccia quando ti parlo!» urlo Keli, avanzando verso di lei. «Tu riesci a vedermi, no? Dimmi che riesci a vedermi o ti faro giustiziare!»

La donna la fisso nei terrorizzanti occhi.

«Io riesco a vedervi» disse «ma…»

«Ma cosa? Ma cosa?»

«Certamente voi siete… ho sentito dire… pensavo…»

«Che cosa pensavi?» disse bruscamente Keli. Non gridava piu ormai. Le sue parole venivano pronunciate come staffilate incandescenti.

La donna collasso in un ammasso singhiozzante. Keli rimase li, battendo un piede per qualche istante, e poi la scosse gentilmente.

«C’e un mago in citta?» chiese. «Guardami, guardami. C’e un mago qui, non e vero? Voi ragazze vi imboscate in continuazione per andare a parlare con i maghi! Dove abita?»

La donna le rivolse un volto rigato di lacrime, combattendo contro i propri istinti che le dicevano che la principessa non esisteva.

«Ehm… mago, si… Bentagliato, a Wall Street…»

Le labbra di Keli si contrassero in un fugace sorriso. Si chiese dove venissero tenuti i suoi mantelli, ma la fredda ragione le suggeri che sarebbe stato maledettamente piu semplice per lei trovarseli da sola piuttosto che cercare di costringere la domestica a rendersi conto della sua presenza. Aspetto un attimo, osservando attentamente mentre la donna la smetteva di singhiozzare, si guardava attorno con un vago smarrimento e si affrettava ad uscire dalla stanza.

Mi ha gia dimenticato, penso lei. Si guardo le mani. Eppure sembrava abbastanza solida.

Doveva essere una magia.

Girovago nella camera dei guardaroba e apri qualche armadio, andando a tentativi, finche non trovo un mantello nero con il cappuccio. Se lo mise addosso e sfreccio via sul corridoio e giu lungo le scale della servitu.

Non era piu passata da quella parte da quando era bambina. Quello era il mondo degli armadi della biancheria, dei nudi pavimenti e degli ottusi camerieri. Puzzava di croste di pane leggermente ammuffite.

Keli vi passo attraverso come uno spettro legato alla terra. Aveva coscienza delle zone della servitu, piu o meno come la gente ha coscienza, a determinati livelli nella propria testa, delle fognature o dei canali di scolo. Lei sarebbe stata pronta ad ammettere che sebbene i servitori si assomigliassero tutti moltissimo, essi dovevano possedere qualche fattore caratterizzante nei loro lineamenti attraverso il quale i loro vicini e i loro cari potevano, presumibilmente, identificarli; tuttavia non era pronta a vedere Moghedron, il degustatore di vini, che aveva visto fino ad allora soltanto in uniforme ufficiale muoversi come un galeone a gonfie vele, seduto nella sua dispensa con la giacchetta aperta a fumare la pipa.

Un paio di serve le passarono accanto senza gettarle una seconda occhiata, ridacchiando. Lei si affretto ulteriormente, rendendosi conto, in qualche strano modo che era come se lei si fosse introdotta abusivamente nel

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