suo stesso castello.
E questo, comprese, succedeva perche quel castello non era affatto suo. Il mondo rumoroso che aveva attorno, con le lavanderie fumanti e le fredde dispense, era il mondo di se stesso. Lei non poteva possederlo. Semmai era esso che possedeva lei.
Prese una coscia di pollo dalla tavola della cucina piu grande, una specie di spelonca in cui erano allineate cosi tante pentole che, alla luce dei suoi fuochi, sembrava quasi una sala delle armature per tartarughe, e provo il poco familiare brivido del furto. Furto! Nel suo proprio regno! E il cuoco la guardo passandole direttamente attraverso, con gli occhi vitrei quanto un maiale in salmi.
Keli corse attraverso i cortili delle scuderie e sguscio fuori dal cancello posteriore, passando oltre un paio di sentinelle i cui sguardi fissi non riuscirono nemmeno a notarla.
Per le strade la situazione non era altrettanto orripilante, ma lei continuava a sentirsi stranamente nuda. Era snervante trovarsi in mezzo alle persone che si facevano gli affari propri senza preoccuparsi di lanciarti uno sguardo, quando la tua intera esperienza del mondo, fino a quel momento, era stata rivolta tutta verso una singola persona. I pedoni cozzarono contro la singola persona e rimbalzarono via, chiedendosi brevemente contro che cosa avessero urtato e la singola persona dovette parecchie volte allontanarsi in fretta dalla via per non essere investita dai carri.
La coscia di pollo non aveva fatto molto per riempire il vuoto lasciato nello stomaco dall’assenza del pranzo e lei sottrasse un paio di mele da una bancarella, prendendosi mentalmente un appunto per far scoprire al ciambellano quanto costassero le mele e per fargli inviare dei soldi al proprietario della bancarella.
Scarmigliata, alquanto sudicia e con un leggero odore di sterco di cavallo, arrivo infine alla porta di Bentagliato. Il battaglio le procuro qualche problema. Per quella che era la sua esperienza, le porte le si aprivano davanti: c’erano delle persone addette che lo facevano.
Era talmente sconvolta che non noto nemmeno che il battaglio le fece l’occhietto.
Provo ancora una volta e penso di avere udito un lontano botto. Dopo qualche tempo la porta si apri di pochi centimetri e lei ebbe un colpo d’occhio su una faccia rotonda e rubizza che aveva in cima dei capelli riccioluti. Il piede destro di lei la stupi, inserendosi intelligentemente nel piccolo varco aperto.
«Esigo di vedere il mago» proclamo lei. «Prego, introducimi all’istante.»
«Al momento e alquanto impegnato» disse quel volto. «Stavi cercando una pozione amorosa?»
«Una che?»
«Ho… abbiamo uno speciale unguento di Bentagliato, Schermo di Passione» disse il volto, e le fece l’occhietto in maniera allarmante. «Ti fornisce dei bei salti alla cavallina garantendoti nel frattempo il fallimento del raccolto, se intendi quel che voglio dire.»
Keli si adombro. «No» menti freddamente «non capisco.»
«Colpi d’ariete? Lunghe fermate femminili? Collirio di Belladonna?»
«Esigo…»
«Mi dispiace, siamo chiusi» disse il volto e chiuse la porta. Keli ritiro il piede appena in tempo.
Mormoro fra se qualche parola che avrebbe sbalordito e scioccato i suoi tutori e picchio con forza contro lo stipite.
Il tamburellamento del suo martellare contro la porta rallento improvvisamente mentre le affiorava alla mente una nuova consapevolezza.
Lui l’aveva vista! L’aveva sentita!
Lei ricomincio a picchiare contro la porta con rinnovato vigore, strillando con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Una voce al suo orecchio disse: «Non funfionera. Lui e molto teftardo.»
Lei si guardo lentamente attorno ed incontro lo sguardo impertinente del battaglio. Inarcava le sopracciglia metalliche mentre le parlava con pronuncia impacciata attraverso l’anello di ferro lavorato.
«Io sono la Principessa Keli, erede al trono di Sto Lat» disse lei altezzosa, cercando di nascondere il proprio terrore. «E non parlo con arredamenti da porta.»
«Beniffimo,
«Parola magica? Qual e la parola magica?»
Il battaglio sghignazzo in maniera ben udibile. «Non ti e ftato infegnato niente, fignorina?»
Lei si raddrizzo in tutta la sua altezza, cosa che non valeva affatto lo sforzo. Sentiva di avere avuto a sua volta una giornata pesante. Suo padre aveva ammazzato personalmente centinaia di nemici in battaglia. Lei sarebbe dovuta essere in grado di affrontare un battaglio.
«Io sono stata
Il battaglio non sembro rimanere particolarmente impressionato.
«Fe non ti hanno nemmeno infegnato la parolina magica» disse in tono pacato «non poffono certo effere ftati poi tanto infigni.»
Keli allungo una mano, afferro il pesante anello e lo sbatte contro la porta. Il battaglio le getto un’occhiata impudica.
«Fi, trattami in modo rude» biascico. «E la cofa che preferifco!»
«Sei disgustoso!»
«Fi. Oooo, quefto fi che e ftato bello, fallo ancora…»
La porta si apri di uno spiraglio. Si vedeva soltanto un ciuffo di capelli ricci.
«Mia cara, ho detto che siamo chiu…»
Keli sprofondo.
«
«Vifto?» disse il battaglio con aria trionfante. «Prima o poi
Keli aveva presenziato a funzioni ufficiali ad Ankh-Morpork e aveva visto maghi anziani dell’Universita Invisibile, l’universita di magia piu importante del Disco. Alcuni di essi erano stati alti e la maggior parte era stata grassa, quasi tutti poi erano stati vestiti in maniera lussuosa o, almeno, avevano ritenuto di esserlo.
In effetti esistevano delle mode per quanto riguardava la magia come per la maggior parte delle arti mondane, e la tendenza ad apparire come vecchi consiglieri era stata soltanto temporanea. Precedenti generazioni avevano smaniato per avere un aspetto emaciato ed interessante, oppure druidico e stracciato, oppure misterico e saturnino. Keli pero era abituata a maghi simili ad una specie di piccola montagna dai bordi di pelliccia con una voce ansimante e Igneus Bentagliato non rispondeva precisamente a quella immagine.
Era giovane. Be’, per quello non ci si poteva fare nulla, presumibilmente anche i maghi dovevano nascere giovani. Non aveva la barba e l’unica cosa con cui era bordata la sua tunica alquanto sudicia era un orlo sfrangiato.
«Gradiresti da bere o qualcos’altro?» chiese il mago scalciando in maniera surrettizia una vestaglia sporca sotto la tavola.
Keli si guardo attorno per cercare un posto su cui sedersi che non fosse occupato da biancheria o stoviglie sporche e scosse la testa. Bentagliato noto la sua espressione.
«Temo che ci sia un po’ di disordine» aggiunse immediatamente, dando una gomitata ai resti di una salsa all’aglio e facendola cadere sul pavimento. «La signora Nugent viene a fare i mestieri due volte alla settimana, di solito ma e andata a trovare sua sorella che ha uno dei suoi periodi. Sei sicura? Non e un problema. Ho visto giusto ieri una tazza pulita proprio qui.»
«Ho un problema, Bentagliato» disse Keli.
«Aspetta un momento.» L’uomo allungo una mano verso un gancio che si trovava sopra il camino e tiro giu un cappello a punta che aveva visto tempi migliori, sebbene, a giudicare dall’aspetto, essi non dovessero essere stati
«Che cosa c’e di tanto importante nel cappello?»
«Oh, e assolutamente essenziale. Devi avere il cappello adatto per praticare la magia. Noi maghi