«Ma la gente mi puo vedere e sentire!»
«La prima cosa che impari quando ti iscrivi alla Universita Invisibile, temo, e che la gente non degna di eccessiva attenzione questo genere di cose. Quello che e importante e cio che la loro mente dice loro.»
«Vuoi dire che le persone non mi vedono perche le loro menti dicono loro di non farlo?»
«Temo di si. Si chiama predestinazione o qualcosa del genere» Bentagliato la guardo afflitto. «Io sono un mago. Noi sappiamo bene queste cose.»
«In realta non si tratta proprio della
«Eppure
«Ah, be’. I maghi sono allenati in maniera speciale a vedere le cose che ci sono e a non vedere quelle che non ci sono. Ti fanno fare esercizi appositi…»
Keli tamburello con le dita sulla tavola, o almeno cerco di farlo. Le risulto difficile. Lei fisso lo sguardo verso il basso con un vago senso di terrore.
Bersagliato si precipito in avanti per ripulire la tavola con la manica.
«Mi spiace» balbetto «ieri sera per cena mi sono fatto dei tramezzini con la melassa.»
«Che posso
«Nulla.»
«
«Be’… potresti diventare una ladra di successo… scusa. E stata mancanza di tatto da parte mia.»
«Lo penso anche
Bentagliato le dette qualche buffetto sulla mano con atteggiamento goffo ma Keli era troppo preoccupata anche soltanto per notare una
«Vedi, tutto e prefissato. La storia e gia stata stabilita, dall’inizio alla fine. Quello che
Lui le fece un sorrisetto di scusa. «Sei molto piu fortunata della maggior parte delle persone morte, se consideri la cosa in maniera oggettiva» disse. «Sei viva per potertela spassare.»
«Non intendo affatto accettarlo. Perche mai dovrei accettarlo? Non e colpa mia!»
«Tu non capisci. La storia sta progredendo. Tu non puoi piu venire coinvolta in essa. Non esiste piu alcuna parte di essa per te, non capisci? Meglio lasciare che le cose seguano il loro corso.» Le dette nuovamente qualche buffetto sulla mano. Lei lo fisso. Lui ritiro la mano.
«E allora che cosa dovrei fare?» chiese lei. «Non mangiare perche il cibo non era destinato ad essere mangiato da me? Andare via e vivere in una spelonca da qualche parte?»
«Questione alquanto imbarazzante, eh?» ammise Bentagliato. «Tuttavia questo e il tuo fato, temo. Se il mondo non ti puo percepire, tu non esisti. Io sono un mago. Noi sappiamo…»
«Non osare dirlo ancora.»
Keli balzo in piedi.
Cinque generazioni prima, uno degli antenati di lei aveva fermato la sua orda di tagliatori di gole a qualche miglio di distanza dalla collina di Sto Lat e aveva osservato la citta addormentata con una espressione particolarmente determinata, quindi aveva detto: 'Questa andra bene. Soltanto perche sei nato in sella non significa che tu debba morire su quel dannato affare'.
Cosa abbastanza strana, molte delle caratteristiche fisiche distintive di quell’uomo erano state trasmesse, per qualche scherzo dell’ereditarieta, a questa discendente,[3] giustificando la attrattiva piuttosto idiosincratica di lei. Esse non furono mai altrettanto evidenti quanto in quel momento. Perfino Bentagliato ne rimase impressionato. In quanto a determinazione, quella ragazza avrebbe potuto spaccare le pietre coi denti.
Esattamente con lo stesso tono di voce che il suo antenato aveva usato quando si era rivolto ai suoi stanchi, sudati seguaci prima dell’attacco,[4] ella disse: «No. No, io non accettero. Non ho alcuna intenzione di trasformarmi in una specie di fantasma. Tu mi aiuterai, mago.»
Il subconscio di Bentagliato riconobbe quel tono. Aveva degli armonici che imponevano perfino alle termiti che si trovavano nelle assi del pavimento di smettere quello che stavano facendo e di prestare attenzione. Non era come esprimere un’opinione, era come dire: cosi andranno le cose.
«Io, signora?» disse lui con voce tremolante. «Non riesco a capire che cosa potrei fare per…»
Venne strattonato via dalla seggiola e fuori, sulla strada, mentre la tunica gli svolazzava dietro. Keli marciava verso il palazzo con le spalle inquartate, trascinando il mago dietro di se come una bambola di pezza riluttante. Era il tipo di andatura che le madri adottavano per calare sulla scuola locale quando il loro piccolo tornava a casa con un occhio nero: era impossibile fermarla, era come l’Avanzata del Tempo.
«Che cosa intendi fare?» balbetto Bentagliato, terribilmente conscio del fatto che non avrebbe potuto fare nulla per resistere, qualunque cosa ella avesse avuto in mente.
«E la tua giornata fortunata, mago.»
«Oh. Bene» disse lui con un fil di voce.
«Sei stato appena proclamato Riconoscitore Reale.»
«Oh. Che cosa implica esattamente?»
«Tu dovrai ricordare a tutti che io sono viva. E molto semplice. Avrai diritto a tre robusti pasti al giorno e ti verra costodita la biancheria. Affrettati, amico.»
«Reale?»
«Tu sei un mago. Penso che ci sia qualche cosa che dovresti sapere» disse la principessa.
«CIOE?» disse la Morte.
(Questo era un trucco di tipo cinematografico adattato alla stampa. La Morte non stava affatto parlando con la principessa. Si trovava in effetti nel proprio studio e parlava con Morty. Tuttavia e di un certo effetto, no? Viene probabilmente chiamato dissolvenza rapida oppure taglio incrociato a zoom. O qualcosa del genere. In una industria in cui il tecnico piu anziano viene chiamato 'il Ragazzo Migliore' potrebbe essere definito in qualsiasi maniera.)
«E QUESTO COS’E» aggiunse, avvolgendo un pezzetto di seta nera a un amo attaccato a un morsetto che teneva fermo sulla sua scrivania.
Morty esito. Per lo piu questo atteggiamento era dovuto alla paura e all’imbarazzo, ma era anche dovuto al fatto che la vista di uno spettro incappucciato che legava tranquillamente mosche secche avrebbe bloccato chiunque. Inoltre Ysabell stava seduta all’altra estremita della stanza, apparentemente intenta ad un lavoro di cucito, ma lo guardava anche attraverso una nuvola di astiosa disapprovazione. Lui poteva percepire lo sguardo degli occhi cerchiati di rosso di lei trapanargli la parte posteriore del collo.
La Morte inseri sulla mosca artificiale qualche pezzo di penna di corvo e fischietto un motivetto tra i denti, mentre si affaccendava, non avendo null’altro attraverso cui fischiettare. Sollevo lo sguardo.
«UHMMM?»
«Loro… non e andato tutto liscio come avevo pensato» disse Morty restando in piedi sul tappeto davanti alla scrivania con atteggiamento nervoso.
«HAI AVUTO DEI PROBLEMI?» chiese la Morte, togliendo qualche pezzetto di penna.
«Insomma, vede, la strega non e voluta venire via e il monaco, be’, ha ricominciato tutto da capo.»
«NON C’E NULLA DI CUI PREOCCUPARSI, RAGAZZO…»
«…Morty…»
«…ORMAI AVRESTI DOVUTO COMPRENDERE CHE OGNUNO OTTIENE QUELLO CHE PENSA DI DOVER RICEVERE. COSI RISULTA UNA COSA MOLTO PIU SEMPLICE.»
«Lo so, signora. Ma questo significa che le persone cattive che pensano di dovere andare in una specie di paradiso ci vanno davvero. E che quelle buone che temono di doversi recare in una specie di posto terrificante soffrono davvero. Non mi sembra una cosa giusta.»