Morty scese a terra e corse verso la casa.

E si fermo, torno indietro di corsa, riempi la mangiatoia e corse verso la casa, si fermo, bofonchio qualcosa fra se, torno indietro di corsa, striglio il cavallo, controllo il secchio dell’acqua e corse verso la casa, torno indietro di corsa un’altra volta e stacco la coperta del cavallo dal gancio sulla parete e gliela aggancio addosso. Binky gli strofino contro il muso con grande dignita.

Sembrava non esserci in giro nessuno quando Morty sgattaiolo in casa, dalla porta sul retro, e si fece strada verso la biblioteca, dove anche a quest’ora della notte l’aria pareva essere di cocente polvere secca. Gli sembro che gli fossero occorsi degli anni per localizzare la biografia della principessa Keli, ma alla fine la trovo. Era un volume sottile in maniera avvilente posto su una scansia raggiungibile soltanto tramite la scala della biblioteca, una struttura traballante su ruote che assomigliava notevolmente a una antica macchina d’assedio.

Con dita tremanti apri il libro all’ultima pagina, e mugolo.

'L’assassinio della principessa all’eta di quindici anni' lesse 'fu seguito dall’unione di Sto Lat e Sto Helit e, indirettamente, dal collasso delle citta stato della pianura centrale e dalla nascita di…'

Lui continuo a leggere, incapace di fermarsi. Di tanto in tanto, mugolava ancora.

Alla fine rimise il libro a posto, esito, quindi lo spinse dietro qualche altro volume. Poteva sentirne ancora la presenza mentre scendeva giu dalla scala che scricchiolava, denunciando la sua incriminante esistenza al mondo intero.

Esistevano poche navi dirette verso l’oceano, sul Disco. Nessun Capitano gradiva avventurarsi lontano dalla vista della costa. Era un fatto estremamente spiacevole che le navi che apparivano essere ad una distanza tale da stare superando il margine del mondo non stessero in effetti sparendo dietro l’orizzonte, ma stessero realmente cadendo giu dal Bordo di esso.

Piu o meno ad ogni generazione qualche esploratore entusiasta dubitava di questa storia e partiva per poterne dimostrare la falsita. Cosa alquanto strana, nessuno di essi era mai tornato indietro per rivelare il risultato delle sue scoperte.

La seguente analogia, quindi, sarebbe stata priva di significato per Morty.

Lui si sentiva come se fosse naufragato con il Titanic ma, nello stesso istante, fosse stato tratto in salvo. Dal Lusitania.

Si sentiva come se avesse lanciato una palla di neve sotto l’impulso del momento e stesse ora guardando la risultante valanga spazzar via tre stazioni sciistiche.

Sentiva la storia che si sfasciava attorno a se.

Sentiva di aver bisogno di qualcuno con cui parlare, e in fretta.

Questo significava o Albert o Ysabell, visto che il pensiero di spiegare tutto ai piccoli puntini azzurrognoli non era proprio quello che intendeva prendere in considerazione dopo una lunga nottata. Nelle rare occasioni in cui Ysabell si era degnata di guardare nella sua direzione ella aveva chiarito che l’unica differenza che scorgeva fra Morty e un gufo morto era il colore. Per quanto riguardava Albert…

D’accordo, non era il confidente perfetto, era tuttavia decisamente il migliore, potendo scegliere fra uno solo.

Morty scivolo lungo i gradini e intraprese la strada di ritorno attraverso le scansie cariche di libri. Anche un sonnellino di qualche ora non sarebbe stata una idea malvagia.

Udi quindi un rantolo, alcuni veloci passi di corsa e lo sbattere di una porta. Quando sbircio attorno alla piu vicina libreria, non c’era nulla a parte uno sgabello con un paio di libri appoggiati sopra. Ne prese in mano uno e getto uno sguardo al nome, quindi ne lesse qualche pagina. Accanto ad esso si trovava un fazzoletto di pizzo umido.

Morty si alzo tardi e si affretto verso la cucina aspettandosi, da un istante all’altro, di sentire toni profondi di disapprovazione. Non successe nulla.

Albert si trovava di fronte al lavello di pietra, e fissava pensieroso la padella per le patatine fritte, chiedendosi, probabilmente, se fosse arrivato il momento di cambiare l’olio o se fosse il caso di lasciarlo li ancora per un anno. Si volto mentre Morty scivolava su una sedia.

«Hai avuto parecchio da fare, allora» disse. «Ho sentito che sei stato a girovagare per casa fino alle ore piccole. Potrei prepararti un uovo. Oppure c’e del porridge.»

«Uovo, grazie» disse Morty. Non aveva mai avuto il coraggio sufficiente a provare il porridge di Albert, che conduceva una vita privata per proprio conto nelle profondita della sua casseruola e corrodeva i cucchiai.

«La padrona ti vuole vedere, dopo» aggiunse Albert «ma ha detto che non ti devi precipitare da lei.»

«Ah.» Morty fisso la tavola. «Ha detto qualcos’altro?»

«Ha detto che non aveva avuto una serata libera da migliaia di anni» disse Albert. «Stava canticchiando. Non mi piace questa cosa. Non l’ho mai vista in questo stato.»

«Oh.» Morty prese la palla al balzo. «Albert, tu sei qui da molto tempo?»

Albert guardo verso di lui da sopra gli occhiali.

«Forse» disse. «E difficile tenere il conto del tempo esterno, ragazzo. Sono qui da quando e morto il vecchio re.»

«Quale re, Albert?»

«Mi sembra si chiamasse Artorollo. Ometto piccolo e grasso. Voce stridula. Comunque l’ho visto soltanto una volta.»

«Dove?»

«Ad Ankh, ovviamente.»

«Cosa?» disse Morty. «Ad Ankh-Morpork non esistono re, lo sanno tutti!»

«E successo un bel po’ di tempo fa, te l’ho detto» continuo Albert. Si verso una tazza di te dalla teiera personale della Morte e si sedette, con uno sguardo sognante negli occhi cisposi. Morty aspettava trepidante.

«Ed erano re a quei tempi, veri re, non del tipo che c’e adesso in giro. Erano monarchi» prosegui Albert, versando con grande cura del te nel piattino e sventolandolo con atteggiamento cerimonioso con il bordo della sua sciarpa. «Voglio dire, erano saggi e giusti, insomma, abbastanza saggi. Non ci avrebbero pensato due volte prima di farti staccare la testa appena ti avessero beccato» aggiunse con l’espressione di chi approva. «E tutte le regine erano alte e pallide e indossavano quella specie di passamontagna…»

«Il soggolo?» chiese Morty.

«Gia, proprio quello e le principesse erano belle quanto il giorno e lungo e tanto nobili che… che potevano far passare un pisciarello attraverso dodici materassi…»

«Cosa?»

Albert esito. «Be’, comunque era qualcosa del genere» ammise. «E c’erano balli, tornei ed esecuzioni. Gran bei tempi.» Sorrise sognante ai suoi ricordi.

«Non come i tempi di adesso» disse, emergendo di cattivo umore dal suo sogno ad occhi aperti.

«Hai degli altri nomi, Albert?» chiese Morty. Ma il breve incantesimo era stato rotto e il vecchio non sarebbe stato piu adescato.

«Oh, lo so» disse bruscamente «appena hai il nome di Albert ti precipiterai a guardare quel che c’e scritto di lui in biblioteca, non e cosi? Investigando e cacciando il naso. Ti conosco, stai immerso nella lettura fino alle ore piccole a controllare le vite delle giovani donne…»

Gli araldi della colpa dovevano aver sbandierato le loro trombe ossidate all’interno degli occhi di Morty, in quanto Albert emise una risata chioccia e lo pungolo con un dito ossuto.

«Potresti almeno rimetterli dove li hai trovati» disse «e non lasciarne dei mucchi in giro da far riporre al vecchio Albert.»

«In ogni caso non e giusto smaniare per piccole povere morte. Potrebbe finire con l’accecarti.»

«Ma io ho soltanto…» comincio a dire Morty, poi si ricordo del fazzoletto di pizzo umido che aveva in tasca e chiuse la bocca.

Lascio Albert bofonchiare fra se mentre lavava i piatti e scivolo nuovamente in biblioteca. La pallida luce del sole si proiettava all’interno, passando dalle immense finestre, sbiadendo dolcemente le copertine dei pazienti, antichi volumi. Di tanto in tanto, un granello di polvere rifletteva la luce mentre fluttuava attraverso i dardi dorati e lampeggiava come una supernova in miniatura.

Morty sapeva che se si fosse messo ad ascoltare con grande concentrazione, avrebbe potuto sentire il

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