Con un agile guizzo trasferi il pezzetto di cibo alla ciotola dell’Imperatore in cui esso ballonzolo fino a fermarsi. Il ragazzo lo guardo per un istante e poi lo arrotolo sui bastoncini.
«Gia» disse «ma non e anche stato scritto, nientemeno che dal grande filosofo Ly Tin Wheedle che un erudito puo essere inquadrato anche al di sopra di un principe? Mi sembra di ricordare che tu stesso mi abbia dato da leggere quel brano, una volta, o Fedele e Assiduo Ricercatore della Conoscenza.»
Il pezzo di cibo percorse un altro breve arco nell’aria e ricadde con atteggiamento contrito nella ciotola del Visir. Lui lo raccolse con un movimento rapido e lo tenne in equilibrio per un secondo spostamento. Gli occhi gli si restrinsero fino a diventare due fessure.
«Questo potrebbe essere vero parlando in generale, o Fiume di Giada di Saggezza, ma, nel caso specifico, non posso venire valutato piu dell’Imperatore che amo come fosse il mio stesso figlio e che ho servito dal giorno della disgraziata morte del suo defunto padre e, di conseguenza, depongo questa umile offerta ai tuoi piedi.»
Gli occhi della corte seguirono l’organo a brandelli al suo terzo volo al di sopra della stuoia: tuttavia l’Imperatore apri il proprio ventaglio ed esegui una magnifica
«Che
«Tu sei davvero il piu premuroso dei servitori, o Devoto e Reale Unico Compagno del mio Defunto Padre e Nonno Quando Essi Trapassarono e, di conseguenza, io pretendo che il tuo premio sia il cibo fra i piu rari e squisiti.»
Il Visir cincischio la cosa con incertezza e fisso lo sguardo dell’Imperatore. Esso era luminoso e terribile. L’uomo cerco disperatamente di accampare una scusa.
«Ahime, sembra che io abbia mangiato gia troppo…» comincio a dire, ma l’Imperatore fece un gesto perche rimanesse in silenzio.
«Indiscutibilmente esso necessita di un adeguato condimento» aggiunse e sbatte le mani. La parete che aveva alle spalle si strappo da capo a piedi ed entrarono quattro Guardie Celesti: tre di esse brandivano spade
Al Visir cadde la ciotola dalle mani.
«Il mio piu fedele servitore crede di non avere piu nemmeno uno spazio libero per questo boccone finale» disse l’Imperatore. «Senza dubbio voi potete investigare nel suo stomaco per controllare se e vero. Perche mai quest’uomo ha del fumo che gli esce dalle orecchie?»
«E ansioso di entrare in azione, o Eminenza del Cielo» disse velocemente il sergente. «Temo che non ci sia modo di fermarlo.»
«Allora fa che sia lui a prendere il coltello, e… oh, il Visir sembra avere ancora un briciolo di fame, dopo tutto. Ben fatto.»
Ci fu un silenzio assoluto mentre le guance del Visir si gonfiavano ritmicamente. A quel punto egli degluti.
«Delizioso» disse. «Superbo. Davvero cibo degno degli dei, e adesso, se vorrete scusarmi…» Allungo le gambe e fece per alzarsi. Cominciarono ad apparirgli delle perle di sudore sulla fronte.
«Desideri dipartire?» domando l’Imperatore sollevando le sopracciglia.
«Urgenti questioni di Stato, o Perspicace Rappresentante di…»
«Siediti. Alzarsi cosi presto dopo i pasti puo essere dannoso per la digestione» riprese l’Imperatore, e le guardie annuirono in segno d’assenso. «Inoltre non ci sono urgenti questioni di Stato a meno che tu non ti riferisca a quelle che si trovano nella boccettina rossa con scritto 'Antidoto' che e riposta nella credenzina laccata di nero sulla stuoia di bambu nei tuoi quartieri, o Lampada dell’Olio di Mezzanotte.»
Il Visir comincio a sentire le orecchie che gli ronzavano. Il suo volto si fece cianotico.
«Vedi?» disse l’Imperatore. «L’attivita svolta in momenti poco tempestivi a stomaco pieno conduce a brutti malanni. Che questo messaggio raggiunga velocemente ogni angolo del mio Paese, che tutti gli uomini sappiano della tua sfortunata condizione e ne traggano insegnamento.»
«Io… devo… congratularmi… con Vostra… Personalita di… una tale… considerazione» disse il Visir e cadde a faccia in giu su un piatto di granchi bolliti dal guscio molle.
«Ho avuto un insegnante
«ED ERA ANCHE ORA» osservo Morty, facendo vibrare la spada.
Un istante dopo l’anima del Visir si alzo dalla stuoia e guardo Morty da capo a piedi.
«Chi sei, barbaro?» disse seccamente.
«LA MORTE.»
«Non la mia Morte» disse fermamente il Visir. «Dov’e il Celestiale Dragone Nero di Fuoco?»
«NON E POTUTO VENIRE» rispose Morty. Nell’aria si stavano formando delle ombre attorno all’anima del Visir. Parecchie di esse indossavano vestiti da imperatore, ma se ne stavano creando attorno molte altre e sembravano tutte estremamente ansiose di dare il benvenuto al nuovo arrivato nella terra dei morti.
«Penso che ti siano venute a trovare un bel po’ di persone» disse Morty e scappo via di fretta. Mentre raggiungeva il corridoio, l’anima del Visir comincio a strillare…
Ysabell si trovava in piedi pazientemente accanto a Binky, che stava facendo un tardo spuntino con un albero bonsai di cinquecento anni.
«Meno uno» disse Morty montando in sella. «Forza. Ho una brutta sensazione riguardo al prossimo e non abbiamo molto tempo.»
Albert si materializzo al centro della Universita Invisibile, nello stesso punto, per essere piu precisi, dal quale aveva lasciato il mondo un paio di migliaia di anni prima.
Grugni di soddisfazione e si spazzolo via qualche chiazza di polvere dalla tunica.
Si rese conto di essere osservato: sollevo lo sguardo e scopri di essere in un lampo ricomparso all’esistenza sotto l’austero sguardo di marmo di se stesso.
Si aggiusto gli occhiali e scruto con disapprovazione la targa di bronzo avvitata al suo piedistallo. C’era scritto:
'Alberto Malich, Fondatore di Questa Universita. AM 1222-1289. ’Non Lo Vedremo Mai Piu’ '.
'Bella predizione' penso fra se. Se lo stimavano tanto avrebbero almeno potuto assoldare uno scultore decente. La statua era disgustosa. Il naso era completamente sbagliato. Chiamare quella poi una gamba? Come se non bastasse, la gente vi aveva inciso sopra i propri nomi. Inoltre non si sarebbe mai presentato nemmeno morto con un cappello come quello. Ovviamente, se avesse potuto farci qualcosa, non sarebbe morto affatto.
Albert punto una saetta di ottarino contro l’orribile cosa e sghignazzo diabolicamente quando quella esplose, polverizzandosi.
«Benissimo» disse al Disco intero «sono tornato.»
Il solletico dell’incantesimo gli percorse tutto il braccio e gli esplose come un bagliore nella mente. Quanto gli erano mancate queste cose in tutti quegli anni…
I maghi arrivarono di corsa, al rumore dell’esplosione, attraverso il grande portone a due ante e giunsero alla conclusione sbagliata partendo da basi erronee.
Li c’era il piedistallo, vuoto. C’era anche una nuvola di polvere di marmo che ricopriva ogni cosa. E, proveniente da essa, bofonchiando fra se, c’era Albert.
I maghi che si trovavano in fondo alla folla, cominciarono ad allontanarsi il piu velocemente e silenziosamente possibile. Non c’era uno solo di essi che non avesse, in qualche periodo della propria giocosa gioventu, sistemato un comune oggetto da letto sulla testa del vecchio Albert o che non avese inciso il proprio nome sulle fredde caratteristiche anatomiche della statua oppure ancora che non avesse versato birra sul piedistallo. E anche qualcosa di peggio, a dire il vero, durante la Settimana Stracciata quando le bevande scorrevano velocemente e i gabinetti sembravano troppo lontani da raggiungere barcollando. Erano sembrate tutte idee estrememente spiritose a quel tempo. Adesso, improvvisamente, non lo sembravano piu.
Soltanto due figure rimasero a fronteggiare l’ira della statua, una perche gli era rimasta impigliata la tunica sotto la porta e l’altra perche era, in effetti, uno scimmione e si poteva permettere, di conseguenza, di assumere un atteggiamento rilassato nei confronti delle questioni umane.