Il Rito di Ashk-Ente, molto semplicemente, convoca e trattiene la Morte. Gli studenti dell’occulto sapranno benissimo che esso puo venire eseguito tramite un banale incantesimo, tre pezzetti di legno e quattro centilitri di sangue di topo, ma nessun mago che vale il proprio cappello aguzzo si sognerebbe mai di fare qualcosa di cosi poco impressionante: tutti sapevano nel profondo del cuore che se un incantesimo non prevedeva imponenti candele gialle, enormi quantita di incenso raro, cerchi tracciati a terra con otto differenti gessetti colorati e qualche calderone sistemato attorno al posto, non valeva semplicemente la pena di prenderlo nemmeno in considerazione.
Gli otto maghi che si trovavano ai posti assegnati sulle punte del grande ottogramma cerimoniale, ondeggiavano e intonavano inni, con le braccia allungate di fianco in modo da riuscire a toccare appena con le punta delle dita i maghi che avevano ai lati.
Tuttavia qualcosa stava andando storto. Si, era vero che si era formata una specie di foschia proprio al centro dell’ottogramma vivente, ma si stava contorcendo e ritornando in se stessa, rifiutandosi di mettersi a fuoco.
«Piu potere!» grido Albert. «Date piu forza!»
Nel fumo apparve, per un momento, una figura, vestita di nero e con una spada luccicante in mano. Albert lancio una bestemmia quando capto un’occhiata del pallido volto sotto al cappuccio: non era sufficientemente pallido.
«No!» strillo Albert, infilandosi nell’ottogramma e allontanando la sagoma traballante ed indistinta con le mani. «Non tu, non tu…»
E, nel distante Tsort, Ysabell dimentico di essere una signora, serro stretto un pugno, strizzo gli occhi e becco Morty direttamente alla mascella. Il mondo attorno a lei esplose…
Nella cucina della Casa delle Costolette di Harga la padella per friggere si schianto al suolo, facendo scappar via tutti i gatti dalla porta…
Nella grande sala della Universita Invisibile tutto successe un solo istante.[9]
La tremenda forza che i maghi stavano esercitando sul reame delle ombre improvvisamente ebbe un centro. Come un tappo di bottiglia riluttante, come una mestolata di fiero ketchup dalla bottiglia di salsa ribaltata dell’Infinito, la Morte atterro nell’ottogramma e bestemmio.
Albert si rese conto troppo tardi di trovarsi all’interno del cerchio magico e cerco di tuffarsi verso il bordo. Dita scheletriche, pero, lo afferrarono per l’orlo della tunica.
I maghi, alcuni dei quali stavano ancora in piedi ed erano in stato di coscienza, restarono alquanto sorpresi dal notare che la Morte stava indossando un grambiule e tenendo in mano un gattino.
«Perche mai hai ROVINATO TUTTO?»
«Rovinato tutto? Ha visto che cosa ha fatto il ragazzo?» disse bruscamente Albert, mentre continuava a tentare di raggiungere il bordo del cerchio.
La Morte sollevo il cranio e annuso l’aria.
Quel suono elimino tutti gli altri rumori della grande sala e li obbligo al silenzio.
Era il tipo di rumore che viene sentito ai crepuscolari limiti del sogno di quel particolare genere da cui ci si sveglia sudando freddo in preda ad un mortale terrore. Era l’annusare sotto la porta della paura. Era come l’annusare di un porcospino, ma, in questo caso, di un porcospino che e in grado di distruggere palizzate e appiattire autocarri. Era il genere di rumore che non si sarebbe voluto sentire due volte: non lo si sarebbe voluto sentire nemmeno
La Morte si raddrizzo lentamente.
«E QUESTO IL MODO IN CUI RIPAGA LA MIA GENTILEZZA? RAPENDO MIA FIGLIA, INSULTANDO I MIEI SERVITORI E RISCHIANDO LA TRAMA STESSA DELLA REALTA PER UN CAPRICCIO PERSONALE? OH, PAZZA, PAZZA, SONO STATA, PAZZA TROPPO A LUNGO!»
«Padrona, se volesse essere soltanto cosi gentile da lasciarmi la tunica…» comincio a dire Albert e il mago noto una sfumatura di preghiera nella propria voce che non vi era stata in precedenza.
La Morte lo ignoro. Schiocco le dita come fossero nacchere e il grembiule che aveva attorno alla vita esplose in piccole fiammelle. Il gattino, tuttavia, venne adagiato a terra con grande attenzione e spinto delicatamente via con un piede.
«NON GLI AVEVO FORSE DATO LA PIU GRANDE DELLE OPPORTUNITA?»
«Esattamente, Padrona, e se adesso mi volesse lasciare andare…»
«ABILITA? UNA CARRIERA STRUTTURATA? PROSPETTIVE? UN LAVORO PER LA VITA?»
«Davvero, se pero volesse soltanto lasciarmi…»
Il cambiamento nella voce di Albert era stato completo. Le trombe del comando erano divenute ottavini di supplica. Sembrava, in effetti, terrorizzato, ma riusci a incrociare lo sguardo di Scuotivento e a sibilargli:
«Il mio bastone! Gettami il bastone! Mentre si trova all’interno del cerchio non e invincibile! Fammi avere il bastone e mi potro liberare!»
Scuotivento disse. «Come, scusi?»
«OH, MIA E LA COLPA PER ESSERE CADUTA IN QUESTA DEBOLEZZA CHE, IN MANCANZA DI UNA PAROLA MIGLIORE, POTREI DEFINIRE DELLA CARNE!»
«Il mio bastone, pezzo di un idiota, il mio bastone!» farfuglio Albert.
«Scusi?»
«BEN FATTO, MIO SERVITORE, PER AVERMI RICHIAMATO AI MIEI DOVERI» disse la Morte. «NON PERDIAMO ALTRO TEMPO.»
«Il mio bas…!»
Ci fu un’implosione e una raffica di vento. Le fiammelle delle candele si allungarono come linee di fuoco per un momento e poi si spensero.
Passo qualche istante.
Quindi la voce dell’economo, che proveniva piu o meno dal pavimento, disse: «E stata una cosa davvero poco carina, Scuotivento, perdere il suo bastone in quel modo. Ricordami di punirti severamente uno di questi giorni. C’e qualcuno che possa fare un po’ di luce?»
«Non so che cosa sia successo al bastone! Io l’ho soltanto appoggiato contro questo pilastro e adesso e…»
«Oook.»
«Oh» esclamo Scuotivento.
«Razione di banane extra a questa scimmia» disse l’economo con voce pacata. Si noto la fiammella di un fiammifero e qualcuno riusci ad accendere una candela. I maghi cominciarono a rialzarsi dal pavimento.
«Bene, e stata una lezione per tutti noi» continuo a dire l’economo, spazzolandosi via polvere e cera di candela dalla tunica. Sollevo lo sguardo, aspettandosi di vedere la statua di Alberto Malich di nuovo sul proprio piedistallo.
«Evidentemente anche le statue hanno dei sentimenti» disse. «Io stesso ricordo che quando ero soltanto studente del primo anno e stavo scrivendo il mio nome sul suo… be’, non importa. Il fatto e che io suggerisco di far sostituire immediatamente la statua.»
Un silenzio di tomba accolse la sua proposta.
«Diciamo… fusa in oro e con una perfetta somiglianza. Adeguatamente abbellita di gioielli come si addice al nostro grande fondatore» prosegui in modo raggiante.
'E per essere sicuri che nessuno studente la possa profanare in alcun modo, suggerisco di erigerla nella piu profonda cantina' continuo a dire.
«E poi di chiudere a chiave la porta» aggiunse. Parecchi maghi cominciarono a rallegrarsi.
«E di gettare via la chiave?» domando Scuotivento.
«E di
«E quindi di murare l’entrata» termino. Si levo uno scroscio di applausi.
«E di allontanare il muratore!» ridacchio Scuotivento, che stava per la prima volta comprendendo il senso del ragionamento.
L’economo lo fisso con sguardo truce. «Non c’e alcun motivo di lasciarsi trasportare dall’entusiasmo» disse.