vederlo.

Una mezza dozzina di guardie stava cercando con grande cautela di tener fermo l’animale, nel lento cervello del quale aveva cominciato ad albeggiare il pensiero che si sarebbe dovuto trovare nella sua familiare stalla, con un sacco di fieno, acqua e tempo per sognare i cocenti giorni nelle grandi pianure color terra bruciata di Klatch. Si stava facendo irrequieto.

Presto risultera chiaro che un altro motivo per la sua crescente vivacita era dato dal fatto che, nella generale confusione precedente alla cerimonia, la sua lunga proboscide aveva trovato il calice cerimoniale contenente cinque litri di vino robusto e aveva scolato il tutto. Strane e calorose immagini stavano cominciando a ribollirgli davanti agli occhi incispati riguardanti baobab sradicati, lotte per l’accoppiamento con altri maschi, gloriose incursioni attraverso villaggi indigeni e altre piacevolezze mezzo ricordate. Presto avrebbe cominciato a vedere persone rosa.

Fortunatamente tutto questo era completamente ignoto a Bentagliato il quale colse lo sguardo dell’assistente dell’Alto Sacerdote… un giovanotto di belle speranze che aveva avuto la preveggenza di fornirsi di un lungo grembiule di tela cerata e di stivaloni impermeabili… e gli segnalo che la cerimonia sarebbe dovuta iniziare.

Egli sfreccio nella stanza della vestizione dei sacerdoti e si dimeno per infilarsi nella speciale tunica da cerimonia che la sarta del palazzo aveva cucito per lui, dandoci dentro con pizzi, lustrini e fili dorati per confezionare un abito di tale abbacinante cattivo gusto che perfino l’Arcicancelliere dell’Universita Invisibile non si sarebbe vergognato di indossare. Bentagliato si concesse cinque secondi per ammirarsi nello specchio prima di calzarsi in testa il cappello a punta e di ritornare correndo alla porta, fermandosi appena in tempo per emergere a passo tranquillo come si confaceva ad una persona di rango.

Raggiunse l’Alto Sacerdote mentre Keli iniziava la sua avanzata lungo il corridoio centrale, affiancata da ancelle che si accalcavano dietro a lei come rimorchiatori attorno ad una nave di linea.

Nonostante gli inconvenienti dell’abito ereditario, Bentagliato penso che lei sembrava bellissima. C’era qualcosa in lei che lo…

Digrigno i denti e cerco di concentrarsi sulle disposizioni di sicurezza. Aveva sistemato delle guardie in diversi punti cardine della sala, nel caso in cui il Duca di Sto Helit avesse cercato di realizzare all’ultimo momento un rimaneggiamento della successione reale, e si ricordo di tenere personalmente sott’occhio il duca stesso, che si trovava seduto in prima fila sfoggiando uno strano e pacato sorriso sul volto. Il duca colse lo sguardo di Bentagliato e il mago, prontamente, distolse il proprio.

L’Alto Sacerdote sollevo le mani per ottenere silenzio. Bentagliato gli scivolo accanto mentre il vecchio si voltava in direzione del Centro e con voce gracchiante cominciava l’invocazione agli dei.

Bentagliato lascio che i propri occhi tornassero fugacemente sul duca.

«Ascoltatemi, ehm, o dei…»

Sto Helit non stava forse guardando in alto nell’oscurita del sottotetto infestata di pipistrelli?

«…ascoltami, o Cieco Io dei Cento Occhi; ascoltami o Grande Offler dalla Bocca Piena di Uccelli; ascoltami, o Pietoso Fato; ascoltami o Freddo, ehm, destino; ascoltami, o Sek dalle Sette Mani; ascoltami, o Hoki dei Boschi; ascoltami, o…»

Sgomento dall’orrore, Bentagliato si rese conto che quel vecchio pazzo scatenato, contro tutte le istruzioni, stava per menzionare l’intera serie. C’erano piu di novecento dei conosciuti sul Disco e ricercatori teologici ne stavano scoprendo ogni anno qualcuno in piu. Potevano volerci ore. La congregazione cominciava gia a scalpitare.

Keli si trovava in piedi di fronte all’altare con uno sguardo furioso in volto. Bentagliato dette all’Alto Sacerdote una gomitatina nelle costole, che non sorti alcun effetto apprezzabile, e poi agito le sopracciglia in modo feroce in direzione del giovane novizio.

«Fermalo!» sibilo. «Non abbiamo abbastanza tempo!»

«Gli dei resterebbero dispiaciuti…»

«Non certo dispiaciuti quanto me, e io sono qui.»

Il novizio fisso per un istante l’espressione di Bentagliato e decise che avrebbe fatto meglio a spiegarsi con gli dei successivamente. Dette un colpetto sulle spalle dell’Alto Sacerdote e gli sussurro qualcosa all’orecchio.

«'…o Steikhegel dio di, ehm, stalle isolate per vacche; ascoltami, o… salve?' Cosa?»

Mormorio, mormorio.

«Questo e, ehm, altamente irregolare. Benissimo, andremo direttamente alla, ehm, Recitazione del Lignaggio.»

Mormorio, mormorio.

L’Alto Sacerdote guardo Bentagliato con atteggiamento truce, o almeno nel punto in cui credeva si trovasse Bentagliato.

«Oh, d’accordo. Ehm, prepara l’incenso e le fragranze odorose per l’Assoluzione del Sentiero-Avvolto- Quattro-Volte.»

Mormorio, mormorio.

Il volto dell’Alto Sacerdote si rabbuio.

«Suppongo che… ehm… una breve preghiera, ehm, sia completamente fuori discussione» disse in tono acido.

«Se certa gente non si sbrighera» intervenne Keli in modo contegnoso «ci saranno dei bei guai.»

Mormorio.

«Non so se ho capito bene» replico l’Alto Sacerdote. «Determinate persone potrebbero non avere alcun interesse nella cerimonia religiosa in se. Andate a prendere quel dannato elefante, allora.»

Il novizio getto a Bentagliato uno sguardo frenetico e fece un cenno alle guardie. Mentre esse spingevano in avanti il loro affidato che ondeggiava delicatamente, pungolandolo con lance e bastoni appuntiti, il giovane sacerdote si avvicino a Bentagliato e gli infilo qualcosa in mano.

Egli abbasso lo sguardo. Era un cappello impermeabile.

«E necessario?»

«Lui e molto devoto» disse il novizio. «Potremmo avere bisogno di un respiratore.»

L’elefante raggiunse l’altare e venne costretto, senza eccessiva difficolta, ad inginocchiarsi. Aveva il singhiozzo.

«Bene, dov’e, allora?» domando seccamente l’Alto Sacerdote. «Vediamo di portare a termine questa farsa

Il novizio gli mormoro qualcosa. L’Alto Sacerdote lo stette ad ascoltare, annui gravemente, prese il coltello sacrificale dalla bianca impugnatura e lo sollevo a due mani al di sopra della propria testa. L’intera sala lo guardava, trattenendo il respiro. Quindi egli lo abbasso di nuovo.

«Davanti a me dove

Mormorio.

«Non ho certo bisogno del tuo aiuto, ragazzo mio! Ho sacrificato uomini e bambini… e, ehm, donne e animali… per settant’anni e se non so usare il, ehm, il coltello, puoi mettermi a letto con una pala!»

Abbasso la lama con una selvaggia sferzata che, per pura fortuna, provoco all’elefante una leggera ferita superficiale sulla proboscide.

La creatura si risveglio dal suo gradevole e riflessivo instupidimento e barri. Il novizio si volto in preda al terrore per guardare due piccoli occhi iniettati di sangue che lo fissavano passando per tutta la lunghezza della proboscide oltraggiata e supero l’altare con un balzo a pie pari.

L’elefante era furioso. Vaghe e confuse rimembranze di fuochi e di grida di uomini con reti, di gabbie e lance, e dei troppi anni in cui aveva trascinato pesanti tronchi d’albero gli fluivano nella testa indolenzita. Abbasso la proboscide sull’altare di pietra e, anche con sua grande sorpresa, lo spezzo in due, sollevando in aria le due parti con le zanne; cerco di sradicare un pilastro senza successo e poi, sentendo l’improvviso bisogno di una boccata di aria fresca, comincio a caricare, in maniera un po’ artritica, lungo tutta la sala.

Colpi la porta a capofitto, col sangue che gli pulsava per il richiamo della foresta e lo stimolo dell’alcool, e la strappo via dai cardini. Portandosene ancora lo stipite sulle spalle, sbando attraversando il cortile, abbatte i cancelli esterni, rutto, tuono attraverso la citta dormiente e stava ancora leggermente accelerando quando annuso il distante continente nero di Klatch nella brezza notturna e, a coda sollevata, segui l’antico richiamo di casa.

Intanto, nella sala, regnavano grida, polvere e gran confusione. Bentagliato sollevo il cappello dagli occhi e si alzo mettendosi carponi.

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