vicolo procedeva curvando tra pareti oscure ed edifici addormentati, non era una via di grande transito quanto piuttosto un buco tortuoso.

La Morte si fermo accanto ad un decrepito barile d’acqua e vi infilo dentro un braccio, tirando fuori un piccolo sacco con un mattone legato ad esso. Estrasse la spada, una linea di blu luccicante nell’oscurita, e taglio via la corda.

«SONO ARRABBIATA DAVVERO MOLTISSIMO» disse. Rovescio il sacco e Morty vide dei patetici resti di pelo intriso d’acqua scivolare fuori per andare a giacere nella pozzanghera che si stava formando sull’acciottolato. La Morte allungo una mano dalle bianche dita e li accarezzo con dolcezza.

Dopo qualche istante, qualcosa di simile ad una spirale di fumo grigio sali dai gattini e formo tre piccole nuvole dalla forma di gatto, nell’aria. Ondeggiarono un poco, incerti rispetto alla propria sagoma e fissarono Morty con grandi occhi grigi sbalorditi. Quando lui tento di toccarne uno la sua mano vi passo direttamente attraverso e gli formicolo.

«NON VEDI MAI LA GENTE NELLA SUA CONDIZIONE IDEALE, IN QUESTO LAVORO» disse la Morte. Soffio su un gattino, ribaltandolo delicatamente. Il suo miao disturbato suono come se fosse arrivato da una distanza lontanissima attraverso un tubo di latta.

«Sono anime, non e vero?» chiese Morty. «Che aspetto hanno le persone?»

«ASPETTO DI PERSONE» disse la Morte. «DIPENDE TUTTO, FONDAMENTALMENTE, DAL CAMPO MORFOGENETICO CARATTERISTICO.»

Sospiro emettendo un fruscio di velo, prese i gattini dall’aria e li ripose con delicatezza da qualche parte all’interno degli oscuri recessi della sua tunica. Si sollevo.

«E L’ORA DEL CURRY» disse.

Il Curry Gardens, che si trovava all’angolo fra la Via di Dio e il Vicolo Insanguinato, era molto affollato, ma soltanto con la crema della societa… almeno con quelle persone che si trovano a galleggiare sulla cresta dell’onda e che, di conseguenza, e estremamente saggio definire 'crema'. Cespugli profumati piantati fra i tavoli riuscivano quasi a nascondere l’odore di base della citta stessa, che poteva essere paragonato al corrispettivo olfattivo di una fogna.

Morty mangio come un lupo, tenne tuttavia a freno la propria curiosita e non si mise a osservare come potesse la Morte mangiare anche un solo boccone. Inizialmente il cibo si trovava li e alla fine non c’era piu, quindi doveva evidentemente essere successo qualche cosa nel frattempo. Morty ebbe la sensazione che la Morte non fosse effettivamente abituata a tutto questo ma che lo stesse facendo per mettere lui a suo agio, come uno zio scapolo un po’ avanti negli anni che si trova a trascorrere una vacanza con un nipote ed e terrorizzato all’idea di fare qualcosa di sbagliato.

Gli altri commensali non li degnarono di grande attenzione, nemmeno quando la Morte si appoggio all’indietro e si accese una bellissima pipa. E richiesto un certo sforzo per riuscire ad ignorare uno che emette fumo dalle orbite degli occhi, ma tutti ci riuscirono alla perfezione.

«E una magia?» chiese Morty.

«CHE INTENDI DIRE?» disse la Morte. «SE SONO DAVVERO QUI, RAGAZZO?»

«Si» disse lentamente Morty. «Io… io ho osservato le altre persone. La guardano ma non la vedono, penso. Lei fa forse qualcosa alle loro menti?»

La Morte scosse la testa.

«FANNO TUTTO DA SOLI» disse. «NON C’E ALCUNA MAGIA. LE PERSONE NON POSSONO VEDERMI, NON PERMETTEREBBERO MAI A SE STESSE DI FARLO. FINCHE NON E ARRIVATO IL LORO MOMENTO, OVVIAMENTE. I MAGHI MI POSSONO VEDERE E ANCHE I GATTI. MA L’UOMO MEDIO… NO, MAI.» Sbuffo un anello di fumo verso il cielo e aggiunse «STRANO MA VERO.»

Morty osservo il cerchio di fumo ondeggiare nell’aria e poi venire sospinto verso il fiume.

«Ma io la posso vedere» disse.

«E DIVERSO.»

Il cameriere klatchiano arrivo con il conto e lo lascio di fronte alla Morte. L’uomo era scuro e tarchiato con un taglio di capelli simile a una noce di cocco esplosa a supernova e il suo volto rotondo assunse un aspetto perplesso quando la Morte annui in maniera garbata. Scosse la testa come qualcuno che cerca di sbarazzarsi del sapone che gli e rimasto nelle orecchie e si allontano.

La Morte infilo una mano nelle profondita della sua tunica e tiro fuori una grossa borsa di cuoio piena di monete di bronzo assortite, la maggior parte di esse azzurrognole e verdi per l’eta. Esamino attentamente il conto. Scelse quindi una dozzina di monete.

«VIENI» disse. «DOBBIAMO ANDARE.»

Morty le si mise a trotterellare dietro mentre lei camminava impettita fuori dal giardino e nella strada che era ancora molto affollata sebbene all’orizzonte si notassero gia le prime avvisaglie dell’alba.

«E adesso che cosa facciamo?»

«COMPRIAMO DEI VESTITI NUOVI PER TE.»

«Ma questi erano nuovi oggi… cioe ieri.»

«DAVVERO?»

«Mio padre ha detto che quel negozio era famoso per i suoi vestiti» disse Morty mettendosi a correre per tenere il passo.

«AGGIUNGONO CERTAMENTE UNA NOTA ULTERIORMENTE ORRIBILE ALLA POVERTA.»

Svoltarono in una strada piu grande che conduceva in un quartiere piu ricco della citta (le torce erano piu vicine l’una all’altra e gli escrementi piu lontani). Qui non c’erano bancarelle e venditori ambulanti, ma lussuosi edifici con insegne appese all’esterno. Non erano semplici negozi, erano dei veri e propri empori: avevano grande scelta di merce, poltroncine e sputacchiere. La maggior parte di essi era ancora aperta a quest’ora della notte, in quanto il commerciante medio di Ankh non riesce a dormire a forza di pensare ai soldi che non sta guadagnando.

«Ma questa gente non va mai a letto?» chiese Morty.

«QUESTA E UNA CITTA» disse la Morte e apri la porta di un negozio di abbigliamento. Quando uscirono fuori, una ventina di minuti piu tardi, Morty indossava un abito nero che gli calzava a pennello con un leggero ricamo argentato mentre il negoziante osservava una manciata di antiche monete di rame e si chiedeva come avesse fatto di preciso ad esserne entrato in possesso.

«Come tira fuori tutte quelle monete?» chiese Morty.

«A COPPIE.»

Un barbiere che teneva aperta la bottega tutta la notte, aggiusto i capelli di Morty con un taglio all’ultima moda fra i rampolli cittadini mentre la Morte si rilassava nella poltroncina accanto, canticchiando fra se e se. Con sua grande sorpresa, si sentiva di buon umore.

Dopo qualche minuto, infatti, tiro indietro il cappuccio, getto un’occhiata all’apprendista del barbiere, che gli annodo un asciugamano attorno al collo in quel tipico modo ipnotizzato di chi non riesce a distinguere bene le cose, che cominciava ormai a essere familiare a Morty, e disse: «UNO SPRUZZO DI COLONIA E UNA RINFRESCATINA, BRAV’UOMO.»

Uno stregone attempato che si stava facendo dare una spuntatina alla barba, all’altra estremita del negozio, si irrigidi quando udi quei toni plumbei e gravi e si giro di scatto. Impallidi e bofonchio qualche incantesimo di protezione dopo che la Morte si era girata, lentissimamente, per ottenere il massimo effetto, e gli aveva lanciato un ghigno.

Qualche minuto dopo, sentendosi piuttosto fiero di se e infreddolito attorno alle orecchie, Morty si stava dirigendo nuovamente verso le scuderie in cui la Morte aveva lasciato il cavallo. Tento, tanto per provare, di incedere con una camminata baldanzosa, ritenendo che i nuovi vestiti e il taglio di capelli lo richiedessero. Non sembro funzionare un gran che.

Morty si sveglio.

Rimase sdraiato, fissando il soffitto, mentre i suoi ricordi eseguivano una veloce marcia indietro e gli eventi della giornata precedente gli si cristallizzavano nella mente come piccoli cubetti di ghiaccio.

Non poteva assolutamente avere incontrato la Morte. Non poteva avere consumato un pasto con uno scheletro che aveva occhi dai bagliori azzurrognoli. Doveva essere stato uno strano sogno. Non poteva avere

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