cavalcato, sulla parte posteriore della sella, in groppa a un grosso cavallo bianco che aveva galoppato su nel cielo e poi essere andato a finire…

…dove?

La risposta gli piombo nella mente con la inevitabilita di una cambiale in scadenza.

Qui.

Tastando con le mani arrivo fino ai capelli tagliati e poi giu sulle lenzuola che erano di uno strano e lucido tessuto liscio. Era ben piu sottile della lana alla quale era abituato a casa che era ruvida e puzzava sempre di pecora: questo dava una sensazione paragonabile al caldo ghiaccio secco.

Si precipito giu dal letto e si guardo attorno nella stanza. Tanto per cominciare essa era spaziosa, molto piu spaziosa dell’intera casa in cui aveva abitato, ed era asciutta come le vecchie tombe sotto gli antichi deserti. L’aria sembrava avere ribollito per ore prima di essere stata lasciata raffreddare. Il tappeto che aveva sotto i piedi era sufficientemente spesso da poter nascondere una tribu di pigmei e produceva minuscole scariche elettriche mentre lui vi camminava sopra a piedi nudi. Tutto era arredato con i toni del porpora e del nero.

Guardo quindi il proprio corpo che era avvolto in una lunga camicia da notte bianca. I suoi vestiti erano stati ripiegati con grande cura su una sedia ai piedi del letto: la sedia stessa, non pote fare a meno di osservare, era decorata con un intaglio dal motivo raffigurante teschio e ossa.

Morty si sedette sul bordo del letto e comincio a vestirsi, mentre la mente gli vorticava all’impazzata.

Apri la pesante porta di quercia e si senti stranamente deluso quando essa manco di cigolare in maniera sinistra.

C’era, all’esterno, uno spoglio corridoio di legno, con enormi candele gialle sistemate in candelabri sulla parete opposta. Morty scivolo fuori e striscio cautamente sulle assi del pavimento finche non raggiunse la tromba delle scale. Riusci ad arrivarvi con successo senza che gli accadesse nulla di terrorizzante, giungendo in quello che sembrava un pianerottolo su cui davano molte porte. C’erano parecchi drappi funebri e una enorme pendola che produceva un tic-tac simile al battito del cuore di una montagna. Di fianco ad essa si trovava una ombrelliera.

C’era dentro una falce.

Morty guardo le porte che aveva attorno. Sembravano tutte importanti. Le loro arcate erano intagliate col motivo, ormai familiare, raffigurante ossa. Lui si avvio a provare quella che gli stava piu vicina e una voce dietro di lui disse:

«Non devi entrare li ragazzo.»

A Morty occorse qualche istante per rendersi conto del fatto che quella non era una voce che sentiva nel cervello, ma che erano state formate da una bocca vere parole umane che erano poi state trasferite alle sue orecchie attraverso un utile sistema di compressione dell’aria, come natura comandava. La natura si era presa un sacco di fastidi per sei parole che avevano, oltretutto, un tono leggermente petulante.

Lui si volto. C’era una ragazza, piu o meno della sua stessa altezza e forse di qualche anno maggiore di lui. Aveva i capelli argentati, gli occhi dal bagliore perlaceo e il classico tipo di abito lungo molto interessante, ma anche ben poco pratico, che tendeva a essere indossato dalle eroine tragiche che stringono al petto singole rose mentre gettano languidi sguardi verso la luna. Morty non aveva mai udito la parola 'Pre-Raffaellita' ed era un vero peccato in quanto essa avrebbe fornito una definizione pressoche perfetta. Tuttavia, quel genere di ragazze erano tendenzialmente di tipo pallido e consunto mentre questa dava l’impressione di avere abusato di cioccolatini.

Lei lo fisso tenendo la testa piegata da una parte mentre un piede le tamburellava sul pavimento per l’irritazione. Allungo quindi velocemente una mano e gli dette un maligno pizzicotto sul braccio.

«Ahi!»

«Uhmm. Allora sei davvero vero» disse lei. «Come ti chiami, ragazzo?»

«Mortimer. Ma mi chiamano Morty» disse lui sfregandosi il braccio. «Perche lo hai fatto?»

«Io ti chiamero Ragazzo» disse lei. «E non sono tenuta a spiegarti assolutamente nulla, hai capito? Devi pero sapere che pensavo tu fossi morto. Sembri morto.»

Morty non disse nulla.

«Hai perso la lingua?»

Morty stava, in effetti, contando fino a dieci.

«Non sono morto» disse alla fine. «Almeno non penso. E un po’ difficile da stabilire. E tu chi sei?»

«Puoi chiamarmi Signorina Ysabell» rispose lei, altezzosa. «Mia madre mi ha detto che devi mangiare qualcosa. Seguimi.»

Lei incedette maestosamente verso una delle altre porte. Morty la segui a ruota, alla distanza opportuna per potersi girare, e sbatte l’altro gomito.

Dall’altra parte della porta c’era una cucina… lunga, bassa e calda, con pentole di rame appese al soffitto e una immensa stufa di ferro che occupava interamente una delle lunghe pareti. Un vecchio stava in piedi di fronte ad essa, friggendo uova e pancetta e fischiettando fra i denti.

L’odorino attiro le papille gustative di Morty fin dall’altro lato della stanza, facendogli presagire che, se entrambi fossero riusciti ad incontrarsi, si sarebbero potuti davvero divertire moltissimo. Scopri di essersi mosso in avanti senza avere nemmeno consultato le proprie gambe.

«Albert» disse Ysabell in modo brusco «ce n’e un altro per colazione.»

L’uomo volto lentamente la testa ed annui senza dire una sola parola. Lei si rivolse nuovamente a Morty.

«Devo dire» disse «che con l’intero Disco a disposizione per poter scegliere, avrei pensato che mia madre potesse procurarsi qualcosa di meglio di te. Suppongo che ci si dovra accontentare e basta.»

La ragazza usci impettita dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.

«Fare che cosa?» chiese Morty, a nessuno in particolare.

La stanza rimaneva nel piu assoluto silenzio, eccetto che per lo sfrigolio della padella e il rumorino del carbone che si frantumava nel calore ardente della stufa. Morty noto che essa aveva impresse le parole 'Il Piccolo Moloch' sullo sportello del forno.

Il cuoco non sembro prestargli eccessiva attenzione e cosi Morty prese una sedia e si sedette alla tavola bianca e consunta.

«Funghi?» chiese il vecchio senza voltarsi?

«Ehm? Cosa?»

«Ho detto, vuoi dei funghi?»

«Oh. Scusa. No, grazie» disse Morty.

«Allora e pronto, mio giovane signore.»

Si volto e si diresse verso la tavola.

Perfino dopo che ci si fu abituato, Morty continuava a trattenere il respiro quando osservava Albert camminare. Il maggiordomo della Morte era uno di quegli uomini ossuti dal naso a uncino che sembra sempre stiano indossando i guanti con le mezze dita… anche quando non li hanno… e il suo modo di camminare implicava una complessa sequenza di movimenti. Albert si sporgeva in avanti e il braccio sinistro cominciava ad oscillargli, dapprima lentamente ma poi evolvendo presto in un selvaggio movimento a scatto che, alla fine, improvvisamente, piu o meno nel momento in cui lo spettatore si sarebbe aspettato che il braccio gli schizzasse via dal gomito, gli si trasferiva giu per la lunghezza di tutto il corpo fino ad arrivare alle gambe e lo proiettava in avanti come uno che camminasse sui trampoli a velocita vertiginosa. La padella segui una serie di intricate volute nell’aria e arrivo a un alt proprio sopra al piatto di Morty.

Albert possedeva davvero il giusto tipo di occhiali a mezzaluna dai quali si poteva guardare al di sopra della montatura.

«Ci sarebbe del porridge come contorno» disse e strizzo un occhio, apparentemente per coinvolgere Morty nella parola porridge in maniera cospiratoria.

«Scusa» disse Morty «ma dove mi trovo, esattamente?»

«Non lo sai? Questa e la casa della Morte, ragazzo. Ti ha portato qui la notte scorsa.»

«Io… mi sembra di ricordare. Soltanto che…»

«Eh?»

«Be’. Le uova e la pancetta» riprese Morty in tono vago. «Non mi sembrano, per cosi dire, appropriate.»

«Ho anche del budino nero da qualche parte» disse Albert.

«No. Volevo dire…» Morty esito. «E soltanto che non riesco a immaginarmi lei

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