… coperta da uno strato uniforme e lucente di sangue su ogni centimetro quadrato…

— … quando lei non e uscita…

… cominciava con un grosso livido in alto vicino alla clavicola e continuava giu tra i seni fino a quando superava il sostegno dello sterno…

— … mi sono avvicinato e ho aperto…

… e poi si apriva in uno squarcio che diventava piu profondo mentre scendeva lungo il ventre e dove si fermava…

— … si, e ancora…

… pochi centimetri al di sopra del pube sporgeva un cappio di budella ricoperto dalla membrana…

— … okay, anca sinistra. Mandella…

Marygay era ancora viva, il cuore palpitava, ma la testa striata di sangue penzolava inerte, gli occhi erano rivoltati e si vedevano solo due fessure bianche, e bollicine di schiuma rossa apparivano e scoppiavano all’angolo della bocca ogni volta che esalava un respiro fievole.

— … tatuato sull’anca sinistra. Mandella! Svegliati! Girala e guarda qual e il suo gruppo sanguigno…

— Gruppo zero Rh negativo. Dannazione!… Scusa. Zero negativo. — Non avevo visto quel tatuaggio diecimila volte?

Struve comunico l’informazione e io mi ricordai all’improvviso dell’astuccio del pronto soccorso che portavo alla cintura, lo sganciai e cominciai a frugarlo.

Arrestare l’emorragia… proteggere la ferita… trattamento antishock: era quel che diceva il manuale delle istruzioni. Ne avevo dimenticato uno, dimenticato uno… liberare le vie respiratorie. Lei respirava, se era questo che intendevano. Come si fa ad arrestare l’emorragia o a proteggere la ferita con una miserabile benda a pressione, quando la ferita e lunga quasi un metro? Il trattamento antishock: quello potevo praticarlo. Tirai fuori la fiala verde, gliela appoggiai contro il braccio e premetti il bottone. Poi posai il lato sterile della benda, molto delicatamente, sopra gli intestini esposti, e le passai la fascia elastica sotto la schiena, la regolai su una tensione quasi zero e la fissai.

— Puoi fare qualcosa d’altro? — chiese Struve.

Mi scostai. Mi sentivo impotente. — Non lo so. A te viene in mente qualcosa?

— Non sono un medico piu di quanto non lo sia tu. — Guardo la porta e strinse il pugno, gonfiando il bicipite. — Dove diavolo sono? Hai la morph-plex in quell’astuccio?

— Si, ma qualcuno mi ha detto di non usarla per le lesioni interne…

— William?

Marygay aveva gli occhi aperti, e cercava di alzare la testa. Mi precipitai a tenerla giu. — Tutto a posto, Marygay. Il medico sta arrivando.

— Cosa… tutto a posto? Ho sete. Acqua.

— No, tesoro, non posso darti dell’acqua, per un po’, almeno. Non potevo dargliela, se doveva finire in chirurgia.

— Perche tutto questo sangue? — disse lei con un filo di voce. Lascio ricadere la testa all’indietro. — Sono stata cattiva.

— Deve essere stata la tuta — dissi io, rapidamente. — Ricordi le grinze, l’altra volta?

Lei scosse il capo. — La tuta? — Impallidi di colpo e vomito, debolmente. — Acqua… William, per piacere.

Una voce autoritaria, alle mie spalle: — Prendi una spugna o un pezzo di stoffa intriso d’acqua. — Mi voltai e vidi Doc Wilson con due portabarella.

— Il primo mezzo litro femorale — disse, a nessuno in particolare, mentre guardava sotto la benda a pressione. — Segui il tubo d’evacuazione per un paio di metri e taglialo. Vedi se ha passato del sangue.

Uno degli infermieri pianto un ago lungo dieci centimetri nella coscia di Marygay e comincio a trasfonderle il sangue da un sacco di plastica.

— Scusate il ritardo — disse Doc Wilson con voce stanca. — C’e molta richiesta. Cosa dicevi della tuta?

— La Potter aveva gia avuto due lesioni di poco conto. La tuta non aderisce a dovere, sotto l’effetto della pressione fa le grinze.

Quello annui distrattamente, mentre le controllava la pressione sanguigna. — Qualcuno mi dia… — Qualcuno gli porse un tovagliolo di carta sgocciolante acqua. — Uh, le avete dato qualcosa?

— Una fiala di Anti-shock.

Doc Wilson appallottolo il tovagliolo di carta e lo mise nella mano di Marygay. — Come si chiama? — Glielo dissi.

— Marygay, non possiamo darti dell’acqua da bere, ma puoi succhiare questo. Adesso ti puntero negli occhi una luce intensa.

Mentre le guardava la pupilla chiese: — Temperatura? — e uno della sanita lesse un numero sulla cassetta degli indicatori e ritiro una sonda. — Ha passato sangue?

— Si. Un po’.

Doc Wilson poso delicatamente la mano sulla benda a pressione. — Marygay, puoi girarti un po’ sul fianco destro?

— Si — disse lei lentamente, e puntello il gomito per far leva. No — disse allora, e si mise a piangere.

— Su, su — fece lui distrattamente, e le spinse il fianco, quanto bastava per guardarle la schiena. — Solo una ferita — borbotto. Ma ha perso un sacco di sangue.

Premette due volte il lato del suo anello, e se l’accosto all’orecchio, scuotendolo. — C’e qualcuno a bottega?

— Harrison, a meno che lo abbiano chiamato da qualche parte.

Si avvicino una donna, e in un primo momento non la riconobbi, cosi pallida e scarmigliata, con la tunica chiazzata di sangue. Era Estelle Harmony.

Doc Wilson alzo la testa. Altri clienti, dottor Harmony?

— No — fece lei con voce spenta. — L’addetto alla manutenzione aveva una doppia amputazione traumatica. E vissuto solo pochi minuti. Adesso lo tengono artificialmente in funzione per utilizzarne gli organi per i trapianti.

— E tutti gli altri?

— Decompressione esplosiva. — La Harmony fiuto l’aria. — Posso fare qualcosa, qui?

— Si, un minuto solo. — Doc Wilson riprovo con l’anello. — Dio lo maledica. Sai dov’e Harrison?

— No… be’, forse potrebbe essere in Chirurgia B, se c’e qualche difficolta a tenere in efficienza il cadavere. Ma credo che sia tutto a posto.

— Gia, bene, diavolo se come…

— Finito! — disse l’infermiere con il sacco del sangue.

— Un altro mezzo litro per via femorale — disse Doc Wilson. — Estelle, ti spiace prendere il posto di uno degli infermieri, qui, e preparare la ragazza per la chirurgia?

— No, almeno avro qualcosa da fare.

— Bene… Hopkins, va’ su a bottega e porta giu una lettiga e un litro, uhm, due litri di fluorocarbonio isotonico con lo spettro primario. Se sono Merck, sopra ci sara scritto 'spettro addominale'. Trovo un lembo della manica che non era macchiato di sangue e ci si asciugo la fronte. — Se trovi Harrison, mandalo in Chirurgia A e digli che prepari la sequenza anestetica per un intervento addominale.

— E portiamo la ragazza in Chirurgia A?

— Giusto. Se non riesci a pescare Harrison, di’ a qualcuno.

E punto il dito nella mia direzione. — Questo qui, per portare su la paziente all’A; tu vai avanti e prepari la sequenza.

Prese la borsa e guardo nel suo interno. — Potremmo cominciare la sequenza gia qui — borbotto. — Ma diavolo, senza parametadone… Marygay? Come ti senti? Lei stava ancora piangendo.

— Mi fa… male.

— Lo so — disse Doc Wilson dolcemente. Riflette per un secondo poi disse a Estelle: — E impossibile stabilire esattamente quanto sangue ha perduto. Puo darsi che lo abbia passato sotto la pressione. E ce n’e un po’ che ristagna nella cavita addominale. Dato che e ancora viva, non credo che l’emorragia sotto pressione sia durata

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