Charles riconobbe le frasi trascritte da Mallory sul computer. «Louis e rimasto in quella stanza soltanto pochi minuti.»
Riker annui. «Geldorf aveva gia levato i capelli dalla bocca della vittima. Lou non era al corrente di quel particolare.»
Charles lesse le prime righe: «Pensava che l'assassino le avesse ficcato in bocca del nastro adesivo, non dei capelli, ma non dice per quale motivo». Scorse rapidamente le pagine, decifrando senza difficolta gli appunti di Louis Markowitz. Lou non amava le frasi complesse. Sfrondava i pensieri lunghi, riportando sulla carta solo le conclusioni essenziali. «Rossetto.» Si volto verso Mallory. «Forse aveva visto tracce di rossetto su un pezzo di nastro adesivo?»
«Che razza di bastardo.» Riker si sporse per prendere una fetta di pane all'aglio e l'intinse nel sugo degli spaghetti. «Lou scriveva in codice di modo che i suoi taccuini non potessero essere ammessi come prove in tribunale. E il materiale di Geldorf? Hai guardato le foto, i rapporti?»
«Non ancora. Lars portera qui un altro scatolone, domani.»
Mallory rimase con la forchetta sospesa. «Ci teneva nascoste delle prove?»
«Non direi» disse Charles. «Sta ragionando su alcuni spunti che non possono essere definiti prove. Ha detto che non voleva confondervi con particolari inutili. Ha ancora qualche fotografia e degli appunti.»
«Uno scatolone intero» disse Riker.
Charles osservo i due detective. Si rese conto che avrebbe dovuto rispondere semplicemente di si: Geldorf aveva tenuto loro nascosto qualcosa. «Be', forse ha pensato che non vi avrebbero interessato. Ma quando ha capito che volevate occuparvi del caso…»
«Lascia stare.» Mallory scosto il piatto. «Che cosa hai scoperto finora?»
«Forse un paio di discrepanze e un grosso problema.»
Riker si servi una seconda porzione di spaghetti. «Ne hai parlato con Geldorf?»
«No, ho pensato che potesse offendersi.»
«Bene» disse Riker. «Per qualsiasi cosa rivolgiti a noi, non a lui. Geldorf non e piu un poliziotto, e soltanto in visita.»
Mallory poso una mano sul braccio di Charles, e quel gesto ebbe l'effetto di una scossa. Raramente toccava qualcuno. «Qual e il problema?» chiese.
Charles avvertiva una strana sensazione, come se avesse delle farfalle nello stomaco. Si chiese quanto sarebbe durato quel contatto se non avesse mosso il braccio.
Mallory si avvicino: «Charles, prova a respirare».
«Come?»
Quando capi che il problema non era un boccone andato di traverso, Mallory sollevo la mano dal suo braccio. Charles aveva perso il filo del discorso. Sentiva la faccia scottare. Riker gli rivolse il piu gentile dei sorrisi, quello che significava
«Il problema» disse Mallory, impaziente. «Qual e il problema a cui hai accennato?»
Ah gia, la serratura dell'appartamento di Natalie Homer. «Secondo le dichiarazioni della padrona di casa, l'odore nel corridoio era insopportabile e lei aveva cercato piu volte di entrare nell'appartamento. Aveva le chiavi, ma non riusciva ad aprire quella maledetta porta. Capite, la serratura era stata cambiata oppure ne avevano aggiunta un'altra…»
I detective si guardarono.
«Natalie aveva paura.» Charles fece un'altra pausa. «Qualcuno la pedinava. Forse lo sapete gia. Non voglio annoiarvi con dettagli risaputi…»
«Prosegui» disse Riker. «Non ci stai annoiando.»
«Be', la padrona di casa fece un ultimo tentativo per aprire la porta prima di chiamare la polizia. Il primo agente arrivato sul luogo del delitto fece un rapporto dettagliato, ma non menziono la porta, non dovette buttarla giu. Entro e basta. Da questo si ricava che una terza persona dovesse aver aperto la porta prima…»
«E Geldorf non ci e arrivato?» Riker riempi di nuovo il bicchiere di vino. «Non e possibile, non me lo vedo tralasciare un elemento cosi importante. Da qualche parte esistera una ricevuta per la riparazione di una serratura rotta.»
«Eppure,» disse Charles «ho letto ogni parola del rapporto. Tra la chiamata della padrona di casa e l'intervento della polizia c'e un intervallo di quattro ore. Immagino che non scattino immediatamente i controlli soltanto per via di un cattivo odore. Quindi, in questo lasso di tempo, qualcuno deve aver aperto la porta con la chiave.»
«L'assassino aveva le chiavi dell'appartamento di Natalie» disse Riker. «E stato lui a chiudere dopo l'omicidio. Magari ha dimenticato qualcosa ed e tornato indietro…»
«No» disse Mallory. «Non avrebbe rischiato tanto, non quel giorno, almeno.»
«Sono d'accordo» disse Charles. «Fra il caldo e gli insetti, il corpo era in stato di decomposizione. Il tanfo era insostenibile, lo dice l'agente nel rapporto. Il killer doveva sapere che la polizia sarebbe arrivata da un momento all'altro… E poi era domenica sera. La maggior parte della gente resta a casa domenica sera. Un rischio ulteriore…»
«Va bene» disse Riker. «Poniamo che l'intruso non sia l'assassino.»
«Ma qualcuno in possesso delle chiavi dell'appartamento» disse Charles. «Magari un amante. Vede la scena del delitto, uno spettacolo terribile, che lo turba profondamente, distruggendo il suo equilibrio mentale. Non e l'uomo che ha ucciso Natalie Homer…»
«…ma e il responsabile dei delitti-fotocopia.» Mallory guardo Riker. «Combacia con la teoria dell'anniversario, prima una donna con i capelli biondi come Natalie. Poi Sparrow…»
«Povera Sparrow.» Riker verso le ultime gocce di vino nel bicchiere. «L'assassino l'ha scelta solo perche e una bionda come tante.»
Verso mezzanotte Mallory fece nuovamente il giro dell'isolato. Spense motore e fari, e accosto al marciapiede. Alzo lo sguardo. Una finestra al terzo piano, illuminata dallo schermo del televisore. Era l'appartamento di Riker. Sapeva cosa stava facendo lassu. Fumava una sigaretta dietro l'altra scolandosi del bourbon, la sua medicina per sopportare la mancanza di Angie. Probabilmente non aveva piu bicchieri puliti, ma Riker non beveva mai dalla bottiglia, solo gli ubriaconi lo fanno.
Mallory gli tenne compagnia per un po', seduta in macchina, al buio. Il genere di cose che si fanno tra colleghi. Era passato un anno dall'ultima volta che si era ubriacato per via della ex moglie. Mallory l'aveva aiutato a fare le scale, l'aveva sistemato sul letto sfatto, e lui aveva dormito vestito. Lei si era limitata a togliergli le scarpe, la pistola e i proiettili. Riker aveva la sbronza triste, e non sarebbe mai cambiato. Mallory si ripromise di aiutarlo, come aveva sempre fatto. Sempre. La luce al terzo piano si spense.
Mise in moto e se ne torno a casa.
Non si sarebbe ammazzato al buio. E difficile per un ubriaco barcollante e intontito infilare il dito nel grilletto. Non se lo immaginava nemmeno crepare nel bagno, illuminato soltanto dalla luce di un crocefisso di plastica.
8
La luce del mattino inondava l'ufficio. Charles penso che la temperatura della stanza fosse scesa di qualche grado dall'ultima volta in cui vi si era affacciato. Per il resto, niente era cambiato. Mallory continuava a evitare di posare gli occhi sulla marea di fogli appuntati alla parete di sughero: era terribilmente ordinata, il genere di persona che raddrizza i quadri in casa d'altri. Era seduta davanti ai computer, le tre macchine ronzavano mentre sfogliava le pagine del taccuino di Louis Markowitz. L'unico rumore umano era quello prodotto dalle scarpe di Lars Geldorf che camminava avanti e indietro per la stanza.
Impaziente di cominciare la giornata, il detective in pensione si tolse la giacca e allento la cravatta. Inutilmente. Ogni tanto Mallory alzava gli occhi e lo vedeva vagare per la stanza, la