Mallory si avvicino alla donna: «Come reagi alla morte della madre?».
«Natalie mori ad agosto,» disse Riker «e sappiamo che suo marito non mando il figlio a scuola a settembre.»
«Mi dica cosa ne ha fatto» l'aggredi Mallory.
Gli occhi di Jane Homer si spalancarono. Finalmente l'aveva capito: non era una conversazione qualunque, era un interrogatorio. «I nonni…»
«Non ci siamo» Riker si avvicino al letto. «No Jane, non credo che ci stia dicendo tutta la verita.»
Mallory le sussurro all'orecchio: «Sappiamo come Erik Homer trattava la prima moglie. Non le dava mai soldi, non le permetteva di uscire di casa».
«Io non avevo bisogno di uscire, Erik faceva la spesa. Io non…»
«Quando la polizia la interrogo la prima volta, si era sposata da poco, vero?» disse Riker. «I poliziotti hanno pensato che avesse paura… Paura di suo marito.»
«Quando ha cominciato a picchiarla?» la incalzo Mallory. «Durante il viaggio di nozze? E stata quella la prima volta?»
«Lei ha davvero molte fotografie.» Riker indico le cornici sul tavolo. «Qui e con suo marito, ma il bambino non c'e, non ha mai vissuto con lei, vero?» Colse la paura negli occhi della donna. «Che cosa ha fatto al figlio di Natalie? E ancora vivo?»
«No.» Jane Homer scuoteva il capo.
«Che cosa significa?» chiese Mallory. «Vuol dire che e morto?»
La donna comincio a tremare. Singhiozzava. Non riusciva a parlare. L'unica frase comprensibile era: «
Mallory si avvicino. «Come puo non sapere?»
Anche Riker si fece piu vicino. «Ha creduto che suo marito potesse fare del male al bambino, che potesse uccidere suo figlio?»
Jane muoveva la testa da Mallory a Riker, fra una parola e l'altra. Cercava il loro consenso.
«La notte in cui trovarono Natalie… Erik torno molto tardi. Gli domandai del bambino. Erik mi picchio… forte.» Si porto una mano alla bocca. «Mi ruppe un dente… Poi butto via tutte le cose del bambino, vestiti, giocattoli. E strappo tutte le fotografie.» Fisso la fotografia. Jane sorrideva accanto al marito: giorni felici. Afferro la cornice d'argento e se la strinse al petto. Proteggeva i suoi ricordi. Grosse lacrime solcavano il suo volto.
Non potevano fare piu niente con lei, ne per lei.
Fuori dalla stazione di polizia di SoHo le giovani attrici accalcate sul marciapiede posavano per la stampa e i turisti. Gli agenti stavano al gioco, compiaciuti di quel colpo di fortuna: il paradiso del poliziotto. Lavoravano in mezzo a una folla di belle ragazze, mandavano a casa le brune e compilavano schede per le bionde, nome e numero di telefono.
L'auto di Mallory accosto. Lascio il motore acceso. Riker apri la portiera: «Tu non vieni?».
«Ho da fare» disse Mallory. «Vado a casa di Natalie. Vuoi venire?» La proposta era senza entusiasmo.
«No, conosco il posto. Ci sono passato in macchina. L'hanno ristrutturato e a giudicare dall'esterno il nuovo proprietario ha rifatto tutto il condominio» spiego Riker, con una gamba in macchina e una fuori, osservando senza interesse il marciapiede pieno di belle ragazze. «Ho mandato due agenti da Susan Qualen. Ti perderai tutto il divertimento quando andranno a prenderla.» Riker capi che Mallory non era interessata all'argomento. Cosi scese dall'auto, saluto e spari in un mare di capelli biondi.
Mallory attraverso l'East Village diretta verso la casa dove Natalie era stata uccisa, vent'anni prima. Jack Coffey aveva commesso un altro errore fatale: invece di lavorare alle indagini, i suoi uomini stavano interrogando delle aspiranti attrici. Come se a quel modo potesse sperare di trovare la vittima designata.
Mallory svolto nella Prima Avenue e scivolo lungo una via laterale. Tempo prima, il quartiere era abitato dai piu poveri fra i poveri, che ora non avrebbero potuto permettersi nemmeno di guardarlo. Parcheggio di fronte all'edificio dove viveva Natalie Homer, lo stesso dov'era morta. Solo la struttura era rimasta invariata. La facciata rimessa nuovo, e cosi le finestre e le ringhiere in ferro battuto. Secondo gli appunti di Geldorf, il proprietario precedente era morto e i vecchi inquilini se n'erano andati prima che l'edificio fosse ristrutturato.
Riker aveva ragione. Era una perdita di tempo. E un'altra donna sarebbe morta.
Mallory sbatte la portiera e raggiunse l'edificio. Sali le scale di corsa e suono all'appartamento del padrone di casa. Una donna paffuta apri la porta, sorridendo alla sconosciuta. Non era di New York, penso Mallory, doveva venire da qualche tranquilla cittadina di provincia. «Signora White?» Le mostro il tesserino.
La donna smise di sorridere. «E per Natalie Homer? Mi chiedevo quanto ci avreste messo a venire.»
Eve Forelli, l'ausiliaria civile che lavorava al distretto di Midtown era una donna magra con i capelli scuri, e odiava le bionde con tutto il cuore. Prese il suo tabloid preferito e lesse i titoli: «Attrice accoltellata in pieno giorno». Guardo la bella ragazza che le sedeva di fronte. «Sei meglio di persona.»
Era una battuta, naturalmente, perche la fotografia mostrava soltanto la nuca dell'attrice, il viso premuto contro il petto di un uomo. L'attore teneva in braccio la vittima svenuta e sanguinante e intanto sorrideva, in posa per lo scatto.
La ragazza spalanco i grandi occhi blu. «Come fa a essere gia sul giornale? E successo soltanto stamattina.»
Eve Forelli indico la scritta sotto la testata: «E l'edizione della sera».
La ragazza non capiva.
«La seconda edizione, la distribuiscono gratis, una trovata promozionale per un giornale sull'orlo del fallimento. Ho bisogno di sapere la grafia esatta del tuo nome una o due 'l'? All'ospedale l'hanno scritto con una sola.» Allungo il giornale alla ragazza. «E sul giornale il tuo nome non c'e.»
La ragazza smise di guardare l'orologio sulla parete e lesse l'articolo. «Merda, ha ragione.»
«Allora, come fai esattamente di cognome?»
«Small, due 'l'. Pero mi chiami pure Stella.» Sorrise. «Ci vorra tanto? E un'ora che aspetto, e sono gia in ritardo, ho un appuntamento a SoHo.»
Eve Forelli squadro quella bionda senza cervello. Aveva lasciato l'ospedale prima di rilasciare una dichiarazione alla polizia. E un principe della Crimini Speciali aveva chiamato per chiedere la documentazione. Il supervisore di turno l'aveva incaricata di risolvere la faccenda, sicche lei, semplice ausiliaria, si era trovata a litigare con il personale dell'ospedale. Alla fine l'attrice era stata identificata. Eve Forelli doveva confermare la veridicita del rapporto medico. «Sei stata accoltellata da…»
«Oh Dio!» esclamo l'attrice. «Non voglio guai con la polizia. Ascolti, agente, mi rincresce ma io…»
«Non sono un'agente.» Eve Forelli indico il nome appuntato sulla camicia, la targhetta diceva chiaramente il suo ruolo: ausiliaria. «Mi occupo soltanto delle scartoffie.»
«Mi scusi.» Stella Small si tocco il braccio fasciato. «E stata una macchina fotografica. Niente di grave.»
«Un uomo ti ha accoltellata… con la macchina fotografica? Davvero curioso…» Questa ragazza comprovava la sua teoria: le radici dei capelli biondi danneggiano le cellule cerebrali.
«No.» L'attrice indico il giornale. «I giornalisti sbagliano. Non sono stata accoltellata, ma
«Con una macchina fotografica» sottolineo Eve Forelli.
«Ci siamo soltanto scontrati, voglio dire, uno scontro accidentale…» La bionda sprofondo nella sedia, roteo gli occhi, poi, con un sospiro di sconfitta, disse: «Va bene, ora le spiego com'e successo. La mia agente dice che una ferita da rasoio e piu interessante per la stampa, ma io… cioe quel tipo, mi e venuto addosso sul marciapiede…».
«Roba da matti…»
«Non immaginavo che il dottore avrebbe steso un rapporto per la polizia.»
«Mai fidarsi dei dottori» sospiro Eve Forelli. «Denunciano tutto. Vai a capire perche.»
«Non finiro nei guai, vero?»
«No, tranquilla.» Eve Forelli aveva troppo da fare, era stanca e aveva la testa che scoppiava. Sulla denuncia scrisse: